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Nel cuore di Monte Compatri, il tema dell’isola ecologica in via Santa Maria Le Quinte, località Pantano, continua a sollevare un polverone di voci e preoccupazioni.
Da qualche giorno, un piccolo container si è aggiunto ai già esistenti allestimenti, utilizzati come spogliatoi e docce per i lavoratori della Tekneko s.r.l., la società appaltante del servizio di raccolta rifiuti.
Ma ad un osservatore attento, è evidente che la situazione solleva più interrogativi che certezze.
Secondo alcune voci emerse, i dipendenti che si occupano della raccolta si trovano a dover affrontare non poche difficoltà: si cambiano in un container e, per lavarsi, sono costretti a uscire, attraversare un piazzale all’aperto e accedere a un ulteriore container adibito a docce.
Un percorso poco pratico, che stride con le buone pratiche di gestione dei servizi, soprattutto quando si parla della dignità dei lavoratori.
La vicenda si infittisce ulteriormente se si considera la precedente richiesta della Tekneko s.r.l., datata 7 maggio 2024, con nota prot. 13340, nella quale si richiedeva la “deolocalizzazione del centro logistico” situato in via Fontana delle Cannetacce.
L’azienda sosteneva di voler ottimizzare la gestione del Servizio di igiene urbana, promettendo nel contempo “moduli prefabbricati ad uso igienici, spogliatoi e uffici”.
Una delibera della Giunta Comunale di Monte Compatri, datata 9 maggio 2024, la numero 64, ha dato seguito a tale richiesta, ma a oggi ciò sembra più un miraggio che una concreta realtà.
Le “voci” dalla comunità non si limitano solo ai container.
Si “vocifera”, infatti, di mezzi dedicati alla raccolta dei rifiuti del vicino comune di Colonna, sempre gestiti da Tekneko, che “parcheggerebbero” i loro mezzi su un piazzale sterrato dell’isola ecologica di Monte Compatri.
È lecito, ancora una volta di più, interrogarsi se esista una vera e propria autorizzazione che legittimi questa pratica e, di conseguenza, se i diritti degli operai e la loro sicurezza siano adeguatamente tutelati.
Il 6 novembre, abbiamo deciso di fare richiesta agli uffici competenti, inoltrando una PEC al vicesindaco, Nicoletta Felici. con copia al sindaco, Francesco Ferri, al responsabile dell’ufficio ambiente, e alla comandante della Polizia Locale, elencando cinque questioni cruciali, che rimangono finora senza risposta.
Questa la pec inviata al protocollo del comune di Monte Compatri
Oltre a quest’ultima questione, i dubbi si allungano come un’ombra, sollevando interrogativi sulla dignità e il benessere dei lavoratori stessi.
Così, ci si chiede: le promesse di miglioramento delle condizioni lavorative preannunciate dall’azienda, con lo spostamento del centro logistico, sono state mantenute, o sono rimaste solo parole al vento?
È doveroso ricordare che il servizio di raccolta rifiuti, finanziato con i soldi dei contribuenti di Monte Compatri, deve rispondere a standard di efficienza e sostenibilità.
Gli amministratori pubblici hanno il compito di garantire che le risorse siano utilizzate al meglio, per il bene della collettività e il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Finché non ci saranno risposte chiare e trasparenti, il dubbio rimarrà e la necessità di chiedere conto di quanto avviene all’interno dell’isola ecologica diventerà sempre più urgente e legittima.
Il nostro impegno nel richiedere e diffondere queste informazioni non si fermerà qui.
I cittadini di Monte Compatri meritano di sapere come vengono gestiti i loro soldi e come vengono trattati coloro che si prendono cura della loro città.
in copertina foto dell’isola ecologica di Monte Compatri
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