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Il capo del gruppo islamista, responsabile del peggiore attacco contro il popolo ebraico dalla Shoah, è stato eliminato durante uno scontro a fuoco a Gaza. Netanyahu: “Il conto è stato pagato”, ma la tensione nella regione resta alta
Mercoledì è stata segnata la fine della caccia all’uomo che ha terrorizzato Israele per decenni. Yahya Sinwar, il leader di Hamas responsabile del massacro del 7 ottobre 2023, il più grave attacco contro il popolo ebraico dai tempi della Shoah, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano (IDF). La sua morte segna un momento cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha definito l’operazione “il pagamento di un conto in sospeso”.
La caccia a Sinwar: un colpo quasi casuale
La caccia a Sinwar, durata un anno e dieci giorni, si è conclusa in modo quasi accidentale. L’operazione in corso non era specificamente mirata a lui, ma a gruppi di terroristi nell’area di Tel Sultan, a Rafah, nel sud di Gaza. Le forze della brigata 828 dell’IDF si sono trovate nel mezzo di uno scontro a fuoco in cui un edificio è stato colpito da un tank, causando un crollo parziale. Solo dopo la bonifica dell’area e la rimozione delle macerie, i soldati si sono resi conto che uno dei corpi apparteneva proprio a Sinwar, riconoscibile anche grazie al volto rimasto relativamente integro.
La conferma definitiva è arrivata grazie all’arcata dentale e agli altri dati biometrici, già in possesso delle autorità israeliane, che avevano arrestato Sinwar in passato. Le immagini del suo corpo, circolate velocemente sui social, hanno diffuso la notizia della sua morte, descrivendo il “macellaio di Khan Younis” con il cranio fracassato e coperto di polvere.
Reazioni internazionali: Netanyahu e Biden parlano al mondo
In serata, Netanyahu ha tenuto un discorso rivolto alla nazione, dichiarando: “Il responsabile del massacro più grande del popolo ebraico dalla Shoah è morto. Il conto è stato pagato.” Ha poi esortato i terroristi di Hamas a deporre le armi e liberare gli ostaggi, offrendo la salvezza in cambio della resa. Netanyahu ha anche fatto un appello ai civili di Gaza, parlando dell’inizio di “un nuovo giorno dopo Hamas” e prospettando un futuro libero dalla tirannia dell’organizzazione terroristica.
Dall’America, il presidente Joe Biden ha parlato di “un bel giorno per Israele, per gli Stati Uniti e per il mondo”. Ha paragonato l’evento alla cattura di Osama Bin Laden nel 2011, sottolineando il senso di sollievo che questa operazione porta, sperando anche in un accordo politico per la fine del conflitto a Gaza.
Hezbollah e Iran: la resistenza continua
Mentre Israele celebra la vittoria, le tensioni continuano a crescere. Il gruppo libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran, ha annunciato l’inizio di una “nuova fase di escalation” nel confronto con Israele, affermando di aver utilizzato per la prima volta missili a guida di precisione contro le truppe israeliane. Da parte sua, l’Iran ha reso omaggio a Sinwar, definendolo “un martire” e simbolo della resistenza, un esempio per i giovani che continueranno a combattere per la “liberazione della Palestina”.
Un futuro incerto
Mentre il mondo osserva, l’uccisione di Sinwar segna un momento cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, ma la strada verso la pace è ancora lunga e incerta. Con la resistenza che continua e la minaccia di nuove escalation, la comunità internazionale resta impegnata nel cercare una soluzione diplomatica. La premier italiana Giorgia Meloni ha auspicato che la morte di Sinwar segni l’inizio di una nuova fase, chiedendo il rilascio immediato degli ostaggi e un cessate il fuoco.
La morte di Yahya Sinwar rappresenta un duro colpo per Hamas, ma lascia dietro di sé una scia di interrogativi su quale sarà il futuro della Striscia di Gaza e se si potrà mai raggiungere una pace duratura nella regione.
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