Connect with us

Gallery

Il genoma umano imprigionato nel tempo: la memoria cristallina che potrebbe ripopolare la terra tra miliardi di anni

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

In una remota grotta di sale nelle profondità dell’Austria, un frammento cruciale dell’umanità riposa, protetto dalle insidie del tempo. Non si tratta di una semplice capsula del tempo, ma di una straordinaria impresa tecnologica e scientifica: il genoma umano, interamente cristallizzato e memorizzato in un dispositivo che potrebbe sopravvivere per miliardi di anni, con la speranza di riportare in vita la civiltà umana dopo un’eventuale estinzione.

Questo straordinario traguardo è stato raggiunto dai ricercatori dell’Università di Southampton, nel Regno Unito, che hanno sviluppato una speciale memoria cristallina, in grado di resistere a condizioni estreme: congelamento, temperature fino a mille gradi, impatti devastanti e persino le radiazioni cosmiche. Il dispositivo è capace di conservare 360 terabyte di dati, senza subire alcun degrado. È ora custodito nell’archivio “Memory of Mankind”, un progetto che immagazzina frammenti della storia umana nelle profondità di una grotta salina, un ambiente ideale per garantire una conservazione virtualmente eterna.

La chiave del futuro umano

Il cuore pulsante di questo progetto è una memoria in cristallo 5D, capace di codificare dati su più dimensioni ottiche e spaziali, anziché affidarsi a supporti bidimensionali come carta o nastri magnetici. Con l’utilizzo di laser ultraveloci, i ricercatori hanno inscritto il genoma umano in vuoti nanostrutturati all’interno della silice, garantendo una precisione e una durabilità mai raggiunte prima.

Ma come potrà un’ipotetica civiltà futura o extraterrestre comprendere e utilizzare queste informazioni? La chiave visiva impressa sul cristallo è un omaggio alla storia scientifica e all’eredità umana: i ricercatori hanno inciso schemi universali che spiegano i componenti fondamentali della vita – idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto – insieme alle quattro basi del DNA (adenina, citosina, guanina e timina), la loro struttura molecolare e la disposizione nella doppia elica. Come tocco finale, un’immagine stilizzata di un uomo e di una donna è stata inclusa per identificare inequivocabilmente il codice genetico come appartenente all’umanità, riprendendo l’iconografia lanciata nello spazio sulle sonde Pioneer della NASA negli anni ’70.

Sopravvivere all’apocalisse

Il progetto nasce da una visione audace: e se l’umanità, in un futuro remoto, dovesse estinguersi? Oggi, eventi apocalittici come cambiamenti climatici estremi, impatti di asteroidi o catastrofi nucleari sembrano distanti, ma non impossibili. Il cristallo di memoria rappresenta una sorta di “ancora genetica”, una speranza che, tra milioni o miliardi di anni, una civiltà avanzata possa usare queste informazioni per ripopolare la Terra o per comprendere la vita umana. La tecnologia attuale non consente ancora di creare organismi viventi a partire solo da informazioni genetiche, ma il campo della biologia sintetica sta avanzando rapidamente. In futuro, potrebbe essere possibile ricostruire l’umanità proprio a partire da queste informazioni.

Oltre l’umanità: conservare la vita sulla terra

L’ambizione dei ricercatori non si ferma qui. L’idea di preservare il DNA umano è solo l’inizio. Si prevede di utilizzare questo tipo di memoria per conservare anche il DNA di piante e animali in via di estinzione, creando una sorta di “Arca di Noè” genetica per garantire la continuità della vita sulla Terra. In uno scenario apocalittico, questo deposito potrebbe essere l’ultima testimonianza della biodiversità del nostro pianeta, pronta per essere riscoperta e, forse, ricreata.

Un futuro incerto, ma non senza speranza

In un mondo che spesso sembra correre verso il disastro, progetti come questo offrono una prospettiva affascinante: quella di un’umanità che, nonostante tutte le sue fragilità, guarda oltre i confini della propria esistenza. Mentre continuiamo a esplorare il nostro presente, c’è chi si impegna a lasciare una traccia indelebile del nostro passato – e, forse, un’opportunità di rinascita per il nostro futuro.

Questa piccola scheggia di cristallo, nascosta nelle viscere della Terra, potrebbe essere la chiave che consentirà, un giorno, la resurrezione della civiltà umana. Un’idea che sfida il tempo, le leggi della natura e la finitezza della vita.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Castelli Romani

Monte Compatri, Consiglio comunale: approvata l’affrancazione livelli Piccini, nulla di fatto per la mozione compostiera di comunità

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

Due questioni non legate tra loro ma che poi, alla fine, hanno come minimo comune denominatore il bene della comunità e dei cittadini

Dalle premesse si preannunciava come un Consiglio Comunale da seguire con estrema attenzione. L’assise Monticiana aveva tra i punti all’Ordine del giorno due questioni che negli ultimi tempi erano divenute gli argomenti più trattati dai cittadini del comune castellano:
– l’affrancazione dei livelli Piccinini per gli immobili ricadenti nel piano di zona 167 La Cucca;
– la mozione per la messa in esercizio della compostiera di comunità.
Due questioni non legate tra loro ma che poi, alla fine, hanno come minimo comune denominatore il bene della comunità e dei cittadini di Monte Compatri.

Approvata l’affrancazione dei livelli Piccinini

La prima questione affonda, diciamo, nella notte dei tempi -parliamo dei primi degli anni 80 del secolo scorso – quando vi fu la scelta politica, effettuata dall’allora presidente della Regione Lazio, Giulio Santarelli di espropriare i terreni in località La Cucca per poi permettere, attraverso il comune di Monte Compatri, la nascita delle Cooperative che resero poi residenziale l’intera zona.
“Il Comune, spiega in aula il consigliere Luigi Nardella, però non rimosse i livelli, ma diede queste aree a delle cooperative edilizie per costruire case. Queste trasferirono il diritto di superficie ai rispettivi soci. Rimanendo il gravame sul diritto di superficie, ormai trasferito ai soci andando cosi a complicare la situazione”.
“Scegliendo questa strada, prosegue il consigliere Nardella, ci siamo riusciti a mettere a riparo da eventuali altri ostacoli che avremmo potuto incontrare in una sede di Tribunale. Con questa operazione, che andrà a conclusione nei prossimi mesi, il comune di Monte Compatri consentirà alle famiglie di immettere l’immobile nel mercato immobiliare o lasciarlo ai propri figli. È il segno della buona amministrazione a cui hanno partecipato tutta la giunta e i consiglieri comunali, il Segretario comunale e gli Uffici” .
E poi aggiunge, meritando il plauso delle opposizioni “È un atto di continuità amministrativa” proprio a sancire l’unità di intenti sia della maggioranze che delle opposizioni di Palazzo Borghese di risolvere in modo definitivo questa ultra quarantennale problematica riemersa nel 2016 a seguito di alcune modifiche di legge. Al termine della discussione il Consiglio Comunale approvava all’unanimità.

L’assenza del vicesindaco Felici fa rinviare la mozione sulla compostiera

Poi l’assenza del vicesindaco, Nicoletta Felici, assessore con delega igiene, sanità ed ambiente, fa decidere l’intero consiglio comunale di rinviare la discussione della mozione alla prossima convocazione di Consiglio Comunale.
La questione della compostiera, è stata messa in luce dall’ex sindaco, oggi consigliere comunale di opposizione, l’avvocato Marco de Carolis, sulla sua pagina facebook che scriveva “Nonostante il consistente esborso economico, dal giorno della sua consegna, 22 ottobre 2021, la Compostiera di Comunità NON E’ STATA MAI UTILIZZATA! Questo mancato uso della Compostiera ha evidentemente procurato un ingente danno patrimoniale al nostro Ente Comunale, oltre a non aver potuto generare quel circuito virtuoso che consentirebbe di risparmiare le spese per il conferimento dell’umido, con conseguente riduzione delle tariffe pagate dai cittadini per il servizio di raccolta differenziata.”.
Un’esborso considerevole nato da un bando al quale partecipò, nel settembre del 2017, l’allora amministrazione monticiana guidata dal sindaco Fabio d’Acuti con Sabrina Giordani nel ruolo di assessore igiene e sanità .
Con il bando il comune acquisiva il bene ma ad oggi il macchinario è fermo, da ben due anni, presso l’isola ecologica del Comune di Monte Compatri.

l’articolo della rivista “Monte Compatri News” del dicembre 2023

Va sottolineato che, nel numero di dicembre 2023 della rivista comunale “Monte Compatri News” si poneva, in bella evidenza, in prima pagina, questo titolo “Si parte con il compostaggio di comunità”.
Nell’articolo, all’interno del giornale, l’assessore Felici, parlava di “Altro tassello importante per la comunità che si va a inserire in un progetto virtuoso di sensibilità ambientale e di circolarità” ma che al momento, sembrerebbe non prendere piede anche se, sempre nell’articolo si parlava di “collaudo ed attivazione” nei primi mesi del 2024.

foto tratta dalla pagina fb del consigliere comunale Marco de Carolis che mostra dove è attualmente posizionata la cosiddetta “Compostiera di Comunità”

Ma vedendo oggi dove è posizionato fa sorgere qualche dubbio sul suo prossimo utilizzo, in quanto lo stesso è quasi coperto da un fila di cassoni di colore giallo che sembrerebbero essere i vecchi contenitori per gli abiti usati utilizzati a Monte Compatri fino a primi mesi del 2023.

i cassoni di colore giallo che nella foto precedente chiudono la cosiddetta “Compostiera di Comunità”

Seguiremo, come sempre, l’evolversi dei fatti.

Continua a leggere

Editoriali

Roma, via Mezzoiuso. Lettere al giornale: Tra bombole di gas e paura di saltare in aria

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Nella periferia di Roma nel VI Municipio Roma Le Torri, via Mezzoiuso si è trasformata in un’area simbolo di disagio e insicurezza. Le baracche, che ospitano decine di persone, si trovano a fare i conti con una realtà che mette a rischio la sicurezza dei residenti: l’uso diffuso di bombole di gas.

L’esplosione avvenuta a Torre Angela ha riaperto, in alcuni residenti del condominio di via Mezzoiuso 38, antiche ferite legate al rischio di saltare in aria con le proprie famiglie.
Le abitazioni “precarie”, spesso costruite in condizioni di totale abusivismo, e non solo, fanno parte di un contesto sociale complesso, in cui molte persone sono costrette a vivere in spazi inadeguati e insicuri. Le bombole di gas, usate per il riscaldamento e la cucina, rappresentano una necessità quotidiana, ma la loro presenza solleva una serie di interrogativi sulla sicurezza degli abitanti.
E la lettera che ci è arrivata in redazione è una delle prove evidenti di questo disagio.

Buongiorno! Inanzi tutto la ringrazio per Dar voce alle nostre problematiche condominiali e non solo! Le chiedo scusa se nel scrivere sbaglierò qualche parola purtroppo dopo più di vent’anni che vivo qui ancora trovo difficoltà con le lettere doppie! Dal 2012 che vivo in questo condominio e ogni anno che passa va sempre peggio! Dal degrado dentro e fuori dal palazzo alle persone che vivono negli appartamenti affittato per non parlare al pericolo che corriamo in ogni momento di giorno e di notte perché negli appartamenti in affitto non hanno più il gas diretto ma grosse bombole a gas! La paura che potrebbero esplodere non ci abbandona mai! Ricordo anni fa un condomino rientrando a casa sentiva un forte odore di gas al piano terra rialzato.Siamo tutti usciti fuori abbiamo chiamato pronto intervento bussato alla porta da dove si sentiva venire l’odore di gas e uscito qualcuno e dopo averli detto tutto quanto probabilmente ha controllato ha chiuso la bombola e quando è attivato il Pronto intervento non si sentiva più niente! Diciamo che per quella volta l’abbiamo scampata! Grazie mille e buona giornata

una delle tante immagini che ci hanno inviato i residenti di via Mezzoiuso

Negli ultimi mesi, il timore di esplosioni ed una serie di incendi è diventato sempre più palpabile. Gli episodi di incidenti legati al malfunzionamento delle bombole di gas sono aumentati, portando a evacuazioni temporanee e momenti di panico tra le famiglie residenti.
I residenti di via Mezzoiuso hanno espresso preoccupazione non solo per la loro incolumità, ma anche per il futuro dei loro figli, costretti a crescere in un ambiente così precario.

immagini di uno degli incendi scoppiati a luglio vicino alle baracche di via Mezzoiuso

Le istituzioni locali, dopo aver ricevuto segnalazioni da parte degli abitanti, tra cui un esposto circostanziato nel lontano 2022 redatto dall’amministratore del condominio, hanno iniziato a monitorare la situazione. Tuttavia, le soluzioni tardano ad arrivare. L’assenza di un piano di intervento concreto contribuisce ad alimentare la sensazione di abbandono.

le montagne di rifiuti accatastate vicino le abitazioni

Questa estate il comandante dei vigili del Fuoco di Roma, Adriano de Sanctis, in una intervista aveva dichiarato “Le discariche abusive sono un grande problema”.
E qui in via Mezzoiuso le discariche sono sotto gli occhi di tutti con il forte rischio di trovarsi poi a dover commentare fatti ancora più gravi.
In conclusione, la situazione di Via Mezzoiuso è un chiaro esempio di come il disagio sociale possa riflettersi su aspetti così vitali come la sicurezza delle abitazioni. È necessario un confronto tra cittadini, associazioni e istituzioni per trovare soluzioni efficaci che mettano fine a questa spirale di paura e incertezza, restituendo dignità e sicurezza a chi vive in questa realtà.

Continua a leggere

Economia e Finanza

Italia regina dei Superyacht: la leadership globale tra produzione e formazione

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minuti

image_pdfimage_print

l Belpaese domina il settore della cantieristica nautica e diventa punto di riferimento per la formazione di professionisti specializzati. Nicola Carbonara: “Innovazione, lusso e design sono il futuro.”
 
L’Italia si conferma leader mondiale nella produzione di superyacht, con una quota di mercato che sfiora il 54%. Durante il Cannes Yachting Festival, in corso dal 10 al 15 settembre, i riflettori sono puntati sui grandi cantieri italiani, che rappresentano il cuore dell’industria nautica di lusso. Con un fatturato di 4,4 miliardi di euro, la cantieristica italiana continua a crescere, dimostrando la sua eccellenza sia nel design che nella qualità.
 
Nicola Carbonara, imprenditore e fondatore dell’IET – Istituto Europeo del Turismo e di altri enti formativi, ha partecipato al festival, sottolineando l’importanza di una formazione di alto livello per mantenere questo primato. “La richiesta di personale qualificato come hostess, steward e marinai è altissima e ancora insoddisfatta”, ha affermato Carbonara. I suoi istituti sono ormai un punto di riferimento internazionale per chi desidera una carriera nel settore della nautica di lusso.
 
Secondo l’imprenditore, la ripresa post-Covid del settore è evidente: “Il mercato ha finalmente superato lo stallo e vediamo un ritorno alla produzione a pieno ritmo, sia per le nuove imbarcazioni che per l’usato”. Il focus oggi è su yacht sempre più grandi, dotati delle più avanzate tecnologie, in cui il design si spinge verso l’idea di vere e proprie ville galleggianti.
 
L’Italia non è solo una potenza produttiva, ma anche un faro per la formazione dei professionisti che lavorano a bordo di queste imbarcazioni. Con la crescita continua del settore, investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze rimane fondamentale per consolidare la leadership mondiale.
Privo di virus.www.avast.com



Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti