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Il counseling è una metodologia di supporto psicologico a favore del miglioramento e del cambiamento del soggetto in difficoltà. Oggi il counselor rappresenta una figura di spicco all’interno di molte strutture sociali ed educative.
Il counselor ha il compito di scoprire i motivi delle problematicità del paziente mediante un ascolto attivo e un intervento costruttivo. Il suo obiettivo è di sostenere il cliente e fornirgli strategie che gli consentano di migliorare la sua vita psico-fisica.
La figura professionale del counselor nasce da una formazione in ambito psico-pedagogico o dalla frequentazione di corsi di perfezionamento oppure da master biennali.
Nella relazione di aiuto il counselor deve individuare i punti di forza e di fragilità del paziente, deve lavorare con il cliente per instaurare un rapporto di fiducia e deve dar forza e ascolto sia agli aspetti negativi che positivi.
Il cliente lavorerà su sé stesso consapevole dell’esistenza di un sostegno valido.
Dopo aver instaurato un rapporto di complicità, il paziente deve “narrare” la sua storia: è da questa capacità che il counselor ottiene elementi chiave sulla vita del cliente per poter definire le possibili tecniche di intervento.
La pratica del counseling viene applicata quando dall’altra parte non c’è una patologia psichiatrica; in questo caso il paziente necessiterebbe prima di una visita medica – neurologica e in un secondo momento potrebbe servirsi della pratica del counseling. In tal caso lo psichiatra o il neurologo e il counselor possono lavorare insieme basandosi sia sull’ assunzione farmacologica che sul sostegno psico-pedagogico.
Nel caso il paziente necessiti di un sostegno o di un confronto, il counselor ha l’obiettivo di conoscere il paziente, orientarlo e definire un progetto di supporto. Nella maggior parte dei casi, il counseling fa emergere le difficoltà più intrinseche del cliente, quelle che non ha detto da “anni” e che sono oramai parte integrante della sua vita. È in questo caso che il counselor si attiva per “far gettare fuori” ogni difficoltà del paziente, rispettando i suoi tempi. Non è importante il numero di sedute, ma la qualità con cui esse vengono svolte dall’esperto.
Guarire da certi comportamenti psicotici come, l’ansia o la depressione significa che il cliente ha seguito il “suo” counselor, rispettando le sue capacità di azione, senza sforzature. Ogni cliente differisce dall’altro, c’è chi prende consapevolezza delle sue difficoltà prima e chi dopo; come allo stesso modo c’è chi “guarisce” prima e chi dopo.
In alternativa, c’è anche colui/colei che ha sempre bisogno di un supporto perché insicuro/a. La tappa importante è la presa di coscienza e la capacità di reagire, migliorando giorno dopo giorno. Lo stesso counselor deve avere consapevolezza della persona o del gruppo che ha di fronte e prendere le sue decisioni nei tempi giusti, senza anticipare o posticipare, ma trovando il centro nonché il giusto equilibrio tra conoscenza e competenza.
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Antonio Varani
19 Agosto 2024 at 12:55
Ottimo articolo, complimenti Dottoressa