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Rocca Priora, elezioni: intervista a 360° ad Angela Gentili

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Angela Gentili, classe 1960, candidata al Consiglio Comunale di Rocca Priora con la lista Coraggio Rocca Priora per Anna Gentili sindaca.
Nel chiacchierare scopro che mio papà Franco e suo padre, Ulderico Gentili, erano amici di vecchia data e l’emozione nel raccontarci i nostri rispettivi genitori scioglie quella tenzione che di solito si crea durante una intervista.
Angela, non lo nascondo, il giorno della presentazione mi ha stupito per la sua determinazione: non dovevo neanche parlare, mi dice un pochino sottovoce, ed allora inizio subito con la prima domanda che ricorda proprio quel giorno: quel sabato eri visibilmente emozionata e nel contempo si leggeva nelle tue parole, nei tuoi gesti, una grande forza d’animo ed uno spirito da “vera leonessa”. Dove la trovi tutta questa energia?
Io ero emozionata perché credo profondamente che la politica sia un mettersi a disposizione delle persone (e mentre ci esprime il suo concetto l’emozione prende di nuovo il sopravvento). Io sento la responsabilità che il mio impegno politico mi porta, passami il termine, addosso. Ad essere consapevole che i cittadini devono essere ascoltati e rispettati.
Dico questo perché il mio impegno è stato profuso a tutto campo, associazionismo, terzo settore e l’essere vicina alle persone mi riempie il cuore di una gioia che si coniuga con l’essere utile per gli altri.
Ed è questo proprio a caricarmi e vedere ingiustizie, ascoltare le troppe bugie di una certa politica non solo mi infastidisce, e non credo solo a me, ma mi spinge, ancora di più ad agire avendo come stella polare quel principio che è: La politica è servire e non servirsi della politica.

Sempre in quel tuo intervento durante la presentazione mi ha profondamente colpito questa tua affermazione: è necessario che Rocca Priora torni un paese dignitoso.
Quali sono le priorità, a tuo avviso, affinché la tua città torni ad esserlo?

Deve tornare ad essere un paese dignitoso in tutti i suoi aspetti: dalla vivibilità, da un paese che sappia fare sua l’accoglienza.
Dignitoso nella sua Storia culturale, enogastronomica, civile, sociale.
Oggi abbiamo Nel nostro paese sono presenti e di persone di alcune culture, di diverse nazionalità: il mio sogno è che si possa vivere in una città che sappia essere sintesi di tutto questo. Creare una società, una famiglia, ove l’integrazione divenga il biglietto da visita per chi arriva da noi.
Un tempo fraschette che vendevano vini, prodotti tipici come la giuncata facevano arrivare frotte di romani a respirare aria buona.
Oggi quelle cantine, non si capisce il perché, sono state trasformate senza criterio in case.
Avevamo una produzione di prodotti casarecci – fettuccine, formaggi, dolci – che sono ormai spariti e quelle peculiarità che un giorno attiravano turisti sono ormai divenute un triste ricordo.
Ma aggiungo pure che torna ad essere dignitoso quando torna a dare visibilità ai giovani magari creando tutte quelle condizioni affinché un istituto professionale o una scuola secondaria superiore possa trovare spazio nel nostro territorio.

Mentre parlavo con te che citavi l’istituto professionale mi è venuta in mente una domanda: secondo te vista la grande presenza boschiva nel territorio roccapriorese non può essere questo un volano di sviluppo?
(alla domanda ha un sussulto che la porta a rispondermi con una grande enfasi) Certo che si: le botti per il vino , un artigianato specifico che possa rivalutare il grosso patrimonio boschivo di cui Rocca Priora è piena e che potrebbe essere davvero un ulteriore volano di sviluppo.
Basta considerare Rocca Priora una città dormitorio e ti dirò di più: bisogna riconsiderare anche la struttura dei trasporti in città. Una città che è a poco più di 30 chilometri dalla capitale non può essere collegata con leggerezza come avviene oggi, bisogna potenziare questa situazione.
In poche parole, bisogna creare una sinergia che riporti la nostra città ad una vivibilità dignitosa.

Quindi mi stai dicendo che ad oggi tutto ciò non è stato mai messo in atto?
No. Si è pensato solo a cementificare pensando che questo avrebbe creato una ricchezza ed una occupazione. Se non si creano situazioni di sviluppo economico e lavorativo diverso una volta che finiscono gli spazi per edificare dove mandiamo le persone a lavorare?. Commercio, artigianato, terzo settore, possono e debbono essere riqualificate e non solo.
Quindi ti anticipo la risposta: anche riqualificare al meglio il vecchio Ospedale Cartoni, oggi Casa della Salute?
Certo che si. Un tempo quasi ogni famiglia roccapriorese era inserita, direttamente o indirettamente, dentro quell’indotto lavorativo creato dal Cartoni. Deve necessariamente tornare ad essere un Ospedale e non solo una serie di uffici medici con spazi inutilizzati.
Adesso arriviamo ad una domanda abbastanza diretta: sei da sempre una donna di sinistra, oggi iscritta al Partito Democratico.
Mi spieghi la tua scelta di correre per Anna Gentili che, ricordiamo non è tua parente ma solo una omonimia di cognome, e non con gli altri tuoi compagni di partito candidati con Claudio Fatelli?
(diventa seria) Ora ti spiego le cose come sono andate. Innanzitutto io ero una dei componenti il direttivo del Partito Democratico di Rocca Priora che è oggi, e te lo do per certo, è commissariato dalla segreteria provinciale.
Quindi anche tu mi ripeti che il PD roccapriorese ha un commissario?
Certo. Ma fammi rispondere alla tua domanda. Non è stata convocata nessuna assemblea di partito, né tanto meno un direttivo dove si comunicasse la scelta di correre con la lista FARE con candidato sindaco Claudio Fatelli. E ti dirò di più neanche un minimo di dibattito politico personale.
Tutto ciò può essere ricondotto al fatto che il segretario (David de Righi nds) si è dimesso congelando così ogni attività di partito?
No. Una gran parte degli iscritti, me compresa, si è trovata di fronte al fatto compiuto venendo a conoscenza della scelta tramite le pagine di un giornale ove si dichiarava che i tre persone quattro che oggi concorrono con Claudio Fatelli compivano una scelta di questo genere.
Ti faccio una domanda ulteriore: a tuo avviso ci sono andati a titolo personale?
Quando alcuni di noi, compresi altri membri del direttivo, hanno posto la domanda nessuno ci ha fornito spiegazione politiche chiare e quindi abbiamo chiesto al direzione provinciale e regionale di intervenire. La conseguenza di mancate motivazioni politiche chiare, il partito è stato commissariato. Le dimissioni del segretario non sono nate da un gesto
Quindi mi dici che i vertici sovracomunali hanno preso una forte posizione in tale ambito?
Certo che si. E la conseguenza è che, passate le elezioni, il partito democratico di Rocca Priora andrà completamente ricostruito partendo dall’assemblea degli iscritti. I dimissionari, che oggi sono nella lista FARE, hanno scritto ciò in merito alle dimissioni: abbiamo deciso di sterilizzare il ruolo del partito democratico.
A ciò io rispondo: hanno deciso di determinare la vasectomia delle idee di un partito e degli ideali dei propri sostenitori. Ed in più aggiungo, con un pizzico di sarcasmo: ma la sterilizzazione è di destra o di sinistra?
Quello che aggiungo in finale di questa risposta è che chi ne esce con le ossa rotte è l’immagine stessa del partito democratico a Rocca Priora.

Davvero Angela ti vedo proprio decisa su questa questione ma cerchiamo di tornare alla nostra intervista in modo più propositivo, consentimelo, e proviamo a sorridere un po’, me lo permetti?
Sei una delle “veterane” del gruppo di Anna Gentili. Quale è il suo miglior pregio ed il suo peggior difetto?
Ho ho imparato a a conoscere Anna e l’ho sostenuta principalmente in quanto donna capace, tenace
E poi la simpatia che emana, il suo essere estremamente diretta ed ho capito il suo coraggio.

Scusami, cosa intendi per “capito il suo coraggio”?
Guarda in questi ultimi mesi è stata vittima di un branco che l’ha aggredita, l’ha massacrata isolandola ed ha provato, in ogni modo, a fargli terra bruciata intorno ma lei non si è data mai vinta ed è per questo ho capito il suo coraggio.
Ed il suo peggior difetto?
Non saprei cosa dirti ma forse qualcuno potrebbe vedere questa sua simpatia, questo suo coraggio un difetto, ma ti ripeto in questi giorni che ho vissuto spalla a spalla con lei mi rendo davvero conto delle difficoltà a cui è andata contro trovandosi di fronte questo branco che ha cercato, passami il termine, di sbranarla.
Una donna forte, coraggiosa che non cede al branco che l’assale diventa l’obiettivo principale di queste situazioni e davvero è giunto il momento di scardinare questo meccanismo.

Siamo arrivati alla conclusione di questa bella e vissuta, passami il termine chiacchierata.
Sai che io termino sempre con la bacchetta magica ed i due desideri: quello per te, o per la tua famiglia, e quello per la tua città, Rocca Priora. Ti ascolto con molta attenzione.
(prende fiato perché davvero questa nostra chiacchierata ha tirato fuori emozioni e tanta energia) Innanzitutto vorrei che Rocca Priora crescesse dal punto di vista culturale e vorrei che questa città divenisse per i giovani quel nido da cui spiccare il volo verso cieli ricchi di prospettiva e di possibilità. È questa l’immagine che vorrei regalare alla città che amo, che mi ha visto nascere e crescere.
E per te?
Guarda è difficile e rientra davvero in una sfera talmente personale che …
Alt … (le rispondo) non mi va di entrare oltre nella tua vita che mi hai aperto con il cuore in mano.

Un grazie di cuore ad Angela Gentili perché quella emozione che ho percepito quel sabato 18 maggio, giorno in cui ti ho conosciuta, l’ho ritrovata in ogni tua parola.

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Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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Castelli Romani

Monte Compatri, giovani fuori controllo: sputi e insulti a un pensionato

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Mastrofrancesco: “Ormai siamo fuori controllo”

È di mercoledì la notizia dell’aggressione con sputi, insulti e strattonamenti a Monte Compatri, da parte di alcuni minorenni, ai danni di un pensionato già dipendente comunale e molto conosciuto in paese.
Un motivo banale all’origine del tragico fatto: il “NO” alla richiesta di una sigaretta.
Anche stavolta, a leggere i commenti su Facebook, è stato “l’effetto branco” a far scaturire la violenza “sedata” per il pronto intervento di alcuni cittadini accortisi del fatto.
Ma la “brutta storia” sui social ci è finita perché è duro l’attacco del consigliere comunale di Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco, che, senza mezze  misure ha “tuonato” contro un’assenza di sicurezza che tra troppo tempo la fa da padrone nella cittadina dei Castelli Romani.
Dopo l’omicidio di Ivan Alexander nel capolinea della Metro di Pantano, le baby gang che impazzano spesso nello stesso piazzale, passando per la tentata rapina al bancomat della centralissima Banca di Novara e i tentativi maldestri nella stessa notte ai parcometri ed a un negozio centralissimo ed in ultimo, ma solo a livello temporale, agli aumenti di furti nelle abitazioni, Monte Compatri sembra più avvolta da una spirale di violenza che dalla tranquillità.
Abbiamo contattato la consigliere Agnese Mastrofrancesco alla quale abbiamo rivolto le nostre domande.


Consigliere Mastrofrancesco ma che succede a Monte Compatri?
Ormai siamo fuori controllo, non c’è vigilanza del territorio, mi dispiace dirlo, ma stiamo diventando terra di nessuno. Polizia locale che passa solo con la macchina di servizio, per richiamare l’attenzione dei ragazzini che giocano a pallone sotto la passeggiata, fischiano dal finestrino della macchina, senza scendere, li ho visti io personalmente – aggiunge con tono deciso.
Si limitano a passare solo in macchina oppure viene la comandante e senza modi, toglie il pallone ai bimbi di 6 anni.
Le dico che la settimana scorsa in molti hanno assistito ad una scena “pietosa” tra il comandante ed una mamma che quasi veniva alle mani.
Il comandante della Polizia Locale che strilla in piazza: ma dove siamo arrivati? Il Il fatto che indossi una divisa dovrebbe far capire che il primo che deve  rispettarla è chi la indossa.
Strilli, inveisci sei aggressiva e poi pretendi rispetto. Pensi, mi hanno detto, che quando e andata via i ragazzi dal muretto le hanno gridato ” scema scema”.
Si può andare avanti così?

Lei è mamma di due splendidi ragazzi. Faccio più la domanda a “mamma Agnese” che al politico: cosa è mancato a questi ragazzi che hanno aggredito il suo concittadino?
Bella domanda, credo che la colpa sia di tutti noi. Famiglia, scuola ed istituzioni. Non mi sento di escludere nessuno.
La famiglia è importante, indispensabile, essenziale, ma pensiamo a chi non è fortunato ed ha problemi seri in famiglia, problemi di violenza o economici, che facciamo li abbandoniamo?
La scuola dovrebbe controllare, contenere ed educare e a volte anche “punire” ragazzi con atteggiamenti violenti.
Stesso vale per le istituzioni che dovrebbero affrontare il problema e non girare la testa dall’ altra parte.
Non servono i soldi del PNRR se poi hai un paese allo sbaraglio: bancomat rotti, furti, violenze , alcolismo … e mi fermo qui

Un quadro triste per Monte Compatri; anche stavolta abbiamo inviato all’ufficio stampa del Comune la richiesta di avere, perlomeno, due parole da parte dell’amministrazione comunale.
Lo facciamo non solo di prassi ma per avere un ulteriore punto di vista sulla situazione.
Ci auguriamo, almeno stavolta, che vi sia una risposta.

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Frascati, Libri in Osteria: Angelo Polimeno Bottai presenta il libro “Mussolini io ti fermo”

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“O lo battezzate o ve lo riprendete. Io una bestia non l’allatto!”
Sono queste le parole che la balia frascatana Teresa rivolge ai genitori del piccolo Giuseppe Bottai contenute nel libro “Mussolini io ti fermo” che il nipote, Angelo Polimeno Bottai, presenta oggi nel salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria.
Sono l’incipit a questa serata che racconta, attraverso le pagine del libro, la storia e la vita di una delle figure che hanno rappresentato il ventennio fascista.

Emanuela Bruni ed Angelo Polimeno Bottai

C’è un profondo legame tra Frascati e l’autore del libro in quanto la città tuscolana, dice, “è parte stessa della nostra vita, infatti mio nonno venne battezzato nella Cattedrale di San Pietro ed io, molti anni dopo, ricevetti nella stessa Chiesa la Prima Comunione”.
Figura molto controversa, Giuseppe Bottai, viene “raccontato” attraverso una attenta analisi storica proprio per evitare, come dice lo stesso Angelo Polimeno Bottai, che “gli affetti prendessero il sopravvento sulla verità storica … è stata davvero una grossa responsabilità”.
Il quadro che emerge dalle pagine del libro narra un giovane Bottai lontano, nei primi anni della giovinezza, dalla politica ma che poi, vivendo, con la sua famiglia, nello storico quartiere romano Macao, resta colpito dalla presenza e dalla prestanza dei militari.
Siamo a ridosso della Grande Guerra alla quale Giuseppe Bottai prende parte come volontario negli Arditi riuscendo a mettersi in luce per il suo ardimento che lo porterà a ricevere una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare.
Alla fine della guerra conosce e frequenta Benito Mussolini “rimandone folgorato” – dice l’autore – legandosi a quello che diverrà il “duce” attraverso un “rapporto travagliato con quest’uomo non altissimo di statura ma imponente nel carattere e nel modo di essere”
Un legame che può essere racchiuso nel titolo della rivista che Giuseppe Bottai fonda nel 1922, Critica Fascista, (da ricordare che tra gli abbonati di tale rivista figura Antonio Gramsci) proprio a sancire un atteggiamento molte volte contrario dello stesso Bottai ad alcune scelte che condurranno quella che originariamente vuole essere una rivoluzione che vuole riportare ordine e legalità in un paese, l’Italia, attraversato da molteplici attività anarchico socialiste che portano a terre occupate e centinaia di scioperi, ad una vera e propria dittatura.
“Ci sono due anime nel fascismo: quella che incarna mio nonno, i revisionisti, e quella che fa capo a Roberto Farinacci, gli irriducibili” spiega con estrema chiarezza Angelo Polimeno Bottai precisando che l’intento della “fazione” a cui fa capo il nonno cerca di convincere il Duce a mettere le mani nelle riforme necessarie allo sviluppo del paese per farlo risorgere da quella vittoria dimezzata che è stata la fine del Primo Conflitto Mondiale.
Ed una profonda frattura, spiega ancora, avviene immediatamente dopo la notizia del rapimento del deputato socialista, Giacomo Matteotti, definito da Giuseppe Bottai il “più efferato, inumano e stupido delitto che si potesse commettere verso un uomo di parte avversa e contro l’idea che anima la nostra parte”; una vera e propria condanna che culmina nella frase “bisogna trovare i responsabile anche se fossero nelle alte sfere”.
Questo, ovviamente, come riportano le pagine del libro, pone lo stesso Giuseppe Bottai ai margini del regime che sta nascendo che non è “inviso alle grandi potenze”, spiega Angelo Polimeno Bottai, ma che non pensa minimamente ad una alleanza con la Germania che sta divenendo hitleriana.
Addirittura, spiega, “ci sono liti profonde tra la stampa italiana e quella tedesca” fino al punto che alla cacciata degli ebrei dalla Germania molti di questi addirittura arrivano nel nostro Paese ed è la guerra d’Etiopia, nella quale Giuseppe Bottai si arruola, diventa il “punto di non ritorno” che segna in modo inesorabile l’alleanza italo/tedesca.
Le sanzioni permettono ad Hitler di legare con un patto economico e sodale l’Italia di Mussolini determinando il fatto che, spiega l’autore, “l’innamoramento di Giuseppe Bottai verso il duce si incrina ma rimane una lealtà critica che non determina affatto la rottura del rapporto”.
Ed è in questo momento che la frattura con l’area degli irriducibili di Farinacci raggiunge punti davvero enormi arrivando all’approvazione delle Leggi Razziali.
Lo stesso Roberto Farinacci fa girare la voce che Bottai sia d’origine ebraica per estrometterlo ed il risalto che questa notizia ha a livello internazionale diventa sempre più grande (addirittura si trova in molti giornali francesi e tedeschi).
La scelta di Giuseppe Bottai, divenuto Ministro dell’Educazione, di applicarla in maniera dura diventa, al tempo stesso, “un’angoscia” ed una “responsabilità” necessaria.
La prova di questo suo momento difficile si ritrova nella corrispondenza riportata tra le pagine del libro ove un carteggio con l’allora vicepresidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia, l’avvocato Aldo R. Ascoli mostra l’apertura di Bottai verso gli ebrei italiani valuta la possibilità concreta di “concedere particolari benemerenze a famiglie di ebrei in cui qualcuno abbia acquisito meriti particolari, militari o civili”.
“Due parti in commedia” spiega Angelo Polimeno Bottai dimostrando, ancora una volta, il forte attaccamento di Giuseppe Bottai all’origine rivoluzionaria del fascismo di cui resta innamorato.
Le contrapposizioni con Farinacci aumentano esponenzialmente: Bottai redige, durante il mandato che lo vedo governatore della Capitale, i piani per la creazione di EUR 42, l’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe tenuta nel 1942 (a ragione si crede che nessuno nei primi anni del ’30 pensasse ad una Guerra Mondiale), ed in antitesi al premio Cremona, Bottai da vita dapprima al premio Bergamo e successivamente manda in stampa la rivista Primato che diviene uno dei capisaldi della cultura italiana del momento.
Sulle pagine del “Primato. Lettere e arti d’Italia” scrivono le firme italiane più eccellenti, da Nicola Abbagnano a Galvano della Volpe, da Walter Binni a Mario Praz, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, passando per Quasimodo, Montale, Ungaretti, Guttuso ed un giovanissimo Eugenio Scalfari ebbe a dire “su il Primato potevo scrivere liberamente mettendo alle corde Farinacci”.
Un’oasi culturale che dimostra la libertà di pensiero di Giuseppe Bottai ed il suo vano tentativo di riportare il fascismo a quegli albori che erano rimasti nel suo animo rivoluzionario.
Oasi che, attraverso poi l’emanazione di quella che divenne la legislazione per la difesa delle opere d’arte italiane fino alla creazione dell’Istituto Centrale del Restauro, porta alla salvezza di un enorme patrimonio artistico del nostro paese grazie anche alla collaborazione di personalità del calibro di Giulio Caio Argan, in chiave e funzione antinazista concretizzandosi anche sul piano prettamente pratico.

Il libro si conclude con i tragici momenti che portarono al famoso 25 luglio 1943 dove una “dittatura” decreta una successione, una piena antitesi al concetto stesso di dittatura.
Giuseppe Bottai è uno di quelli che votarono a favore dell’Ordine del giorno Grandi e per questo, condannato in contumacia, dai tribunali della Repubblica Sociale, dapprima si rifugia in Vaticano fino a giungere poi sotto il falso nome di Andrea Battaglia a combattere vestendo la divisa della Legione Straniera per la liberazione della Provenza dalle truppe naziste.

Due momenti importanti da sottolineare orchestrati da due ex sindaci della città di Frascati: Roberto Eroli e Stefano Di Tommaso.
Quest’ultimo, attento ricercatore, legge una lettera scritta dal Ministro della Cultura Popolare, Alessandro Paolini, ed indirizzato al ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai.

Stefano Di Tommaso con in mano la lettera indirizzata da Alessandro Paolini a Giuseppe Bottai

Roberto Eroli invece esorta Angelo Polimeno Bottai a ricercare, tra i diari del nonno Giuseppe, informazioni che possano fare ulteriore luce sul tragico bombardamento effettuato dagli alleati l’8 settembre 1943 della città di Frascati.

nella foto, da sx, Angelo Polimeno Bottai, Roberto Eroli ed Emanuela Bruni

Una serata che ha riportato i tantissimi presenti nei giorni ancora vivi di quel Ventennio Fascista.

Colpisce, e non poco, la frase dell’ultima di copertina del libro nella quale, Angelo Polimeno Bottai, scrive “Nato pochi mesi dopo la sua morte, Giuseppe Bottai purtroppo non l’ho mai incontrato. Un doppio dispetto del destino: come nipote e come giornalista. In questa seconda veste, tuttavia, posso raccontare chi è stato l’uomo che più di tutti ha rappresentato ragione e coscienza del 25 luglio 1943”.

il direttore de “Il Tuscolo” ed amico Fabio Polli con Angelo Polimeno Bottai

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