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ALBANO TERMOVALORIZZATORE: LA PAROLA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA

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Il primo ricorso No Inc alla U.E. – per violazione delle direttive comunitarie  e delle norme nazionali in tema di gare d’appalto, concorrenza pubblica e contribuzione pubblica (Cip 6  e certificati verdi)  – verrà depositato, inoltre, contestualmente, sotto forma di esposto, anche presso l’Autorità Nazionale di Vigilanza sui Lavori Pubblici ed all’Agenzia Nazionale sulla Concorrenza.

Redazione

Il No Inc ha depositato presso gli organi competenti U.E. (Corte di Giustizia dell’Unione Europea) il primo ricorso contro il progetto di costruzione dell’Inceneritore di Albano: assenza delle prescritte gare d’appalto pubbliche (europee e nazionali), violazione delle norme sulla concorrenza e richiesta illegittima di contribuzione pubblica (Cip 6 e certificati verdi). Col decreto n. 147 del 28 Dicembre 2007, difatti, l’allora Commissario straordinario dell’emergenza rifiuti della Regione Lazio (nonché Presidente della Regione) Piero Marrazzo, assegnò al Co.E.Ma. (Acea, Ama e Pontina Ambiente di Cerroni), in assenza d’una gara d’appalto “aperta” , ovvero d’una gara d’appalto pubblica ed europea, l’incarico per la costruzione dell’inceneritore di Albano. Il beneficiario diretto, il consorzio pubblico/privato Co.E.Ma. – istituito su proposta dello scomparso Assessore ai rifiuti della Regione Lazio Mario Di Carlo (vedi fuori onda di Report) – nacque, anch’esso, in assenza d’una regolare gara d’appalto pubblica e nazionale: ovvero con un atto privato sottoscritto il 15 Febbraio 2007 presso il Notaio Dott. Cerasi di Roma. L’art. 6, 2°comma, dello Statuto Co.E.Ma. prevede, inoltre, come se non bastasse: “il consorzio provvederà a realizzare direttamente od a coordinare l’esecuzione delle singole fasi di costruzione dell’impianto attraverso l’affidamento diretto alle imprese consorziate, ovvero a società comunque facenti parte dei rispettivi gruppi …”.  Si tratta, in sostanza, di tutti affidamenti diretti: sia per l’appalto principale sia per i relativi sub-appalti. Le leggi nazionali ed europee impongono, viceversa, per Enti, Consorzi e Società a partecipazione statale, appalti e sub-appalti aperti, attraverso l’uso di gare ed appalti pubblici. A ciò s’aggiunge un’altra anomalia, tutta Italiana: quella di utilizzare la contribuzione pubblica (Cip 6: il 7% della bolletta elettrica) destinata alle energie verdi e rinnovabili anche per la costruzione degli inceneritori. Questa consuetudine, per nostra fortuna, venne bloccata nel corso del 2008 da una direttiva U.E.. Tale direttiva è divenuta vincolante per tutti gli Stati membri a partire dal 1 Gennaio 2009. Unica eccezione gli impianti di incenerimento che, entro e non oltre il 31 Dicembre 2008, fossero già definitivamente approvati a livello amministrativo o che si trovassero in fase di cantierizzazione. Fu così che Marrazzo, in tutta fretta – nonostante il periodo commissariale si fosse concluso il 30 Giugno 2008 –  firmò l’Ordinanza n. Z-0003 del 22 Ottobre 2008. Ordinanza che permetteva – anche se l’approvazione amministrativa dell’inceneritore di Albano non si era ancora conclusa – di avviare, in modo fittizio (il cantiere, ancora oggi, non ha avuto inizio!!) la cantierizzazione per la costruzione dell’impianto di Roncigliano. Col fine evidente, neanche a dirlo, di rientrare, almeno formalmente, nei termini della direttiva U.E. ed accaparrarsi, costi quel che costi, i fondi pubblici. Il  cantiere fantasma, tra l’altro, come confermato dai verbali della Polizia Municipale di Albano, consistette nella “sola posa della rete di recinzione nel terreno”: 6 paletti – di numero – ed una rete metallica. Su questi e soli presupposti, nel mese di Giugno 2009, il Co.E.Ma. sottoscrisse presso il GSE (gestore del servizio elettrico nazionale) – proprio in virtù dell’Ordinanza di Marrazzo n. Z-0003 del 22 Ottobre 2008, più volte citata anche nei bilanci ufficiali del consorzio – una convenzione preliminare per il riconoscimento degli incentivi Cip-6 (per la costruzione dell’impianto di incenerimento) e per il riconoscimento dei certificati verdi (incentivi statali per l’energia elettrica prodotta dall’impianto). L’ordinanza di Marrazzo n. Z-0003 del 22 Ottobre 2008 è stata bocciata, perché firmata “fuori tempo massimo”,  sia dal Tar Lazio sia dal Consiglio di Stato e, con essa, la relativa cantierizzazione fittizia. "Con quali modalità d’affidamento, quindi, chiediamo innanzitutto alla U.E., è stato assegnato l’incarico relativo alla costruzione dell’inceneritore di Albano? – Dichiarano i No Inc. proseguendo – Su quali presupposti, chiediamo ancora, tutti i soldi pubblici Cip 6 (necessari a costruire l’impianto di Albano) e tutti i soldi pubblici dei certificati verdi (per l’energia elettrica prodotta dall’impianto) sono stati richiesti presso il  Gestore del Servizio Elettrico Nazionale? Il primo ricorso No Inc alla U.E. – per violazione delle direttive comunitarie  e delle norme nazionali in tema di gare d’appalto, concorrenza pubblica e contribuzione pubblica (Cip 6  e certificati verdi)  – verrà depositato, inoltre, contestualmente, sotto forma di esposto, anche presso l’Autorità Nazionale di Vigilanza sui Lavori Pubblici ed all’Agenzia Nazionale sulla Concorrenza. – La nota No Inc conclude poi – Restiamo in attesa, inoltre, di conoscere: sia l’esito della denuncia penale nei confronti del Ministro Clini (violazione del segreto della camera di consiglio ed abuso d’ufficio) spostata, per competenza, dalla Procura di Roma al Tribunale dei Ministri; sia l’esito della denuncia penale nei confronti di alcuni dirigenti della Regione Lazio (omissione e falso in atto pubblico ed abuso di potere e d’ufficio) depositata, alcune settimane fa, presso gli organi competenti della Procura di Roma."

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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