Costume e Società
Essere vegani: una realtà contestabile?
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L’art. 11 e l’art. 21 della Costituzione Italiana recitano la libertà di pensiero e di parola nel rispetto dell’altro. Questi due articoli di legge affermano che ogni cittadino italiano ha diritto di unirsi liberamente per manifestare il proprio pensiero mediante i mezzi che ritiene più idonei (es. la parola, lo scritto o la stampa).
Pertanto, dinanzi alla legge, nel caso dei “vegani”, essi possono esprimere le loro credenze e le modalità con cui le mettono in atto; possono quindi decidere di non mangiare prodotti animali e i loro derivati come carne, pesce, latticini, uova e prodotti di alveare (es. miele). Di fronte a tali decisioni nessuno deve permettersi di contestare un diritto ufficialmente legale. Il vegano è colui che, per scelta etica o di salute, ha deciso di eliminare dalla sua alimentazione quotidiana determinati alimenti. Tuttavia, ogni decisione, in tal senso, va rispettata poiché non danneggia nessuno.
Secondo Vincent, poeta e scrittore, “il vegano è colui che mangia tutto senza mangiare nessuno”. Nella sua semplicità, questa frase ha molto senso e rispetta la “diversità alimentare”.
Ma chi non è vegano si chiede, da cosa deriva il termine vegano? Com’è nato?
A coniare la parola “vegano” è stato Donald Watson, inglese venuto a mancare nel 2005 all’età di 95 anni. A lui si deve la fondazione della “Vegetarian Society”, nata a Londra. Già vegetariano, Watson decise di modificare e rendere più “severe” le sue abitudini alimentari, rendendole ancora più dogmatiche. È stato lui a coniare il termine “vegan”, nato dalla parola “vegetarian” di cui rimangono solo poche lettere e che metaforicamente indicano l’inizio e la fine del vegetarianesimo. Fu una scelta molto drastica in cui molti membri della “Vegetarian Society” si sono astenuti.
Date le discrepanze con il gruppo, Watson decise di dissociarsi e condurre una vita e una società che rispecchiasse le sue nuove idee e le sue scelte di alimentazione alternativa. Il termine “alternativo” racchiude in sé la non obbligatorietà della scelta, pertanto il soggetto anti-vegano può concedersi di non approvare questo tipo di alimentazione, ma senza ritorsioni verso l’altro.
I sostenitori di questa scelta sono fieri, ma fortemente disillusi da chi insorge contro di loro. Di base, come per la religione, la scelta o meno di essere vegani è indipendente dal pensiero altrui. L’invito, in tal senso, è non fare “rumore” di fronte a chi fa delle scelte che reputa essenziali per sé stesso. Non serve denigrare, non è corretto offendere, non è costituzionalmente equo accanirsi verso scelte avverse dalle proprie. Lo afferma la legge italiana, lo dichiarano i sostenitori, ma soprattutto lo determina un diritto. Sarebbe opportuno evitare guerriglie che non portano a nulla.
Tuttavia, chi decide con la propria testa è fondamentalmente consapevole delle proprie scelte e nessuno può confutarle. Chi è onnivoro può diventare vegano e viceversa, ma nessuno può permettersi di protestare contro una decisione se non limitarsi a chiedere un parere, una spiegazione o un consiglio. Questa affermazione vale per chi mangia carne e non. Non si deve essere ostili verso chi la pensa in modo differente: non è umanamente accettabile.
Ognuno di noi è degno di prendere le sue decisioni alimentari purché tutto avvenga nel rispetto delle convinzioni etiche altrui.
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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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15 Luglio 2024
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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