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Tekken 8, il gran ritorno di uno fra i “picchiaduro” più amati di sempre

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Tekken 8, il re dei “picchiaduro” 3D, è la prima grande perla di questo 2024 che si prospetta essere un anno ricco di novità e di titoli straordinari per gli amanti dei videogiochi. L’ottavo episodio della storia saga di Tekken segna un’evoluzione in linea con gli altri giochi di combattimento di successo, un’impronta che punta verso la creazione di una community globale online e l’introduzione costante e continua di nuovi contenuti nel corso del tempo. Non stupisce quindi che Bandai Namco abbia deciso per questo capitolo di dedicarsi esclusivamente alle nuove generazioni di console e al Pc ovviamente. Tuttavia, il punto di forza di Tekken 8 è la sua assoluta fedeltà alle radici della serie. I fan ritroveranno infatti molti degli elementi fondamentali che hanno imparato ad amare negli anni, da un ricco gameplay arcade a personaggi storici e alcuni nuovi, senza stravolgimenti radicali nei loro moveset. Ma partiamo dall’inizio: una volta avviato il titolo quello che colpisce fin da subito è la ricchezza del menù ma anche l’ottimo organizzazione delle sezioni in cui è diviso. Tra contenuti online, offline, opzioni, personalizzazione e molto altro ancora prima di esplorare tutto come si deve serviranno diversi minuti. Una volta presa confidenza con le sezioni e le sottosezioni però trovare quel che si cerca risulta sempre assolutamente semplice e veloce. Parlando di contenuti offline oltre alla classica modalità storia, fanno ritorno le classiche modalità Arcade con battaglie di difficoltà sempre crescente e gli Episodi Personaggio dove affrontare cinque incontri per ogni lottatore con brevi filmati che approfondiscono un minimo le vicende personali di tutti i personaggi svelando anche simpatici retroscena o intrecci indipendenti dagli eventi narrati nella storia. La vera novità però è rappresentata dalla “Quest Arcade”, dove in una sorta di meta-narrazione si vestono i panni di un giocatore che da principiante dei videogames vuole diventare un campione di Tekken. Per farlo però dopo aver conquistato il titolo di più forte del locale dove si incontrano i ragazzi del luogo per giocare, bisogna visitare le varie sale giochi sparse per la nazione per affrontare gli altri giocatori appassionati del genere “picchiaduro”, sconfiggere i campioni locali e scalare le classifiche fino ad arrivare al Tekken World Tour. Come ogni modalità del genere però, prima di iniziare il viaggio, bisogna creare il proprio avatar, anche se inizialmente le opzioni sono piuttosto basilari. Complice anche lo stile “cartoonesco” dalla testa volutamente sproporzionata rispetto al resto del corpo. La prima volta che si ha a che fare con l’editor, questo appare fin troppo semplice e povero di opzioni di personalizzazione, ma proseguendo nella storia e sfidando determinati giocatori si potranno sbloccare nuove possibilità per esprimere al meglio il proprio stile e quello dei lottatori a cui ci si vuole ispirare. Ogni personaggio di Tekken 8 infatti è completamente personalizzabile esteticamente, con una grande quantità di accessori con cui trasformare del tutto l’aspetto, sia se si vuole qualcosa di estremamente alla moda e serio sia se invece si vuole qualcosa di stravagante e ridicolo.

La modalità Quest Arcade si rivela inoltre essere il perfetto punto d’inizio, infatti man mano che si prosegue Max (l’amico che introduce l’avatar al mondo di Tekken e lo accompagna in giro per il mondo) fornisce utili tutorial pratici dove vengono spiegate nel dettaglio le principali caratteristiche sia del combattimento in generale sia le mosse specifiche dei personaggi che si selezionano così da prendere subito confidenza e migliorare rapidamente. Per quanto riguarda la trama della modalità storia invece è fatta sia per essere apprezzata dai fan storici della saga, sia per far appassionare chi non ha mai messo le mani su alcun capitolo della serie. La storia di Tekken 8 riprende gli eventi esattamente da dove finiva il 7, con Kazuya Mishima che sale al potere dopo aver finalmente sconfitto e ucciso il padre Heihachi grazie al suo gene demoniaco. L’unico in grado di fermarlo è suo figlio Jin Kazama, anch’egli in possesso del gene demoniaco, e dopo un devastante scontro tra i due ad uscirne vincitore è Kazuya. Non avendo più nessuno a contrastarlo, Kazuya annuncia l’ottavo Torneo del Pungo di Ferro, ma con una posta in gioco decisamente più alta: nel suo nuovo mondo l’unica cosa che conta sarà la forza, per cui il vincitore del torneo garantirà ricchezza e prosperità alla sua nazione d’origine, mentre i perdenti vedranno le loro nazioni distrutte o schiavizzate. Jin inizia così un viaggio alla ricerca di sé stesso per trovare il modo di controllare del tutto il potere demoniaco e sconfiggere il padre per porre fine al suo folle piano di dominio del mondo. Ovviamente questo è solo l’inizio, ma possiamo dire che l’intero svolgimento della trama, che si dipana lungo 15 capitoli, offre moltissimi colpi di scena e momenti dall’alto tasso di epicità che rimarranno senza dubbi nel cuore di chi gioca. L’intera storia alterna spettacolari filmati cinematografici in stile Hollywood ai combattimenti passando con fluidità da uno all’altro senza interruzioni, a volte mescolandoli con sequenze che si attivano nel corso della battaglia o eventi quick time dove la pressione dei tasti al momento giusto è la chiave per superare indenni l’azione che si sta svolgendo sullo schermo. Ovviamente l’altra faccia della medaglia di Tekken 8 è rappresentata dagli scontri online. Qui si può scegliere se ospitare una sala incontri o entrare in una già esistente, se crearne una privata per il proprio gruppo di amici, ma ovviamente è possibile disputare match online semplici o classificati. Ovviamente, come sempre accade in questo tipo di giochi, gli scontri online rappresentano il massimo livello per mettersi alla prova e il rischio, soprattutto per i giocatori meno abili, è quello di scoraggiarsi subito dinanzi ad alcuni giocatori all’apparenza imbattibili. La chiave però è sempre la stessa: costanza e allenamento portano ai risultati nel tempo. In ogni caso la chicca che però potrebbe portare anche i giocatori poco propensi alle partite online a non abbandonare il gioco dopo poco è la presenza dei Ghost, un extra non indifferente che offre un livello di sfida ben superiore alla media, pur richiedendo una connessione. Questo elemento è il segno del grande sforzo fatto dal team di sviluppo in quanto l’intelligenza artificiale di Tekken 8 ha raggiunto un nuovo livello, infatti è in generale in grado di gestire in modo molto più elaborato e simile ai giocatori umani il movimento complesso del gioco, ma apprende attivamente le tendenze degli utenti e le riproduce in modo davvero sorprendente attraverso questi “fantasmi”. È possibile allenare un’intelligenza artificiale tarata sui propri connotati con praticamente ogni personaggio, e possiamo assicurare che bastano pochi match perché questa inizi a imitare le abitudini e le capacità del proprio allenatore, arrivando persino a riprodurre errori di esecuzione o comportamenti poco sportivi. Considerando quanto funzioni bene questo sistema, non rappresenterebbe una sorpresa se molti giocatori si connettessero online solo per sfidare i Ghost di alcuni dei migliori giocatori al mondo. Come già detto il lavoro fatto dal team in questo ambito è davvero degno di lode e apre la strada al futuro della serie che può solo migliorare ancora di più nei prossimi anni.

Per quanto riguarda la giocabilità, Tekken 8 ha deciso di rendere l’esperienza di gioco meno traumatica per i neofiti, infatti oltre ad aver integrato in maniera intelligente alcune importanti nozioni che possono fare la differenza, il vero aiuto è rappresentato dallo “Stile Speciale”. Chiunque abbia giocato a Tekken almeno una volta nella propria vita sa perfettamente come il sistema di combattimento sia all’apparenza semplice e rapido, e anche premendo i pulsanti senza una vera e propria logica a caso qualcosa succede, ma in realtà il gameplay è uno dei più tecnici e profondi con combinazioni di tasti e variabili che richiedono una grande dedizione per essere fatti propri e sfruttati nel momento esatto. Lo Stile Speciale elimina in parte questo ostacolo, permettendo di utilizzare automaticamente delle combo normali, aeree o basse premendo semplicemente un tasto a ripetizione. Fin qui nulla di effettivamente nuovo sotto il sole, infatti qualcosa di simile è già presente in altre produzioni, ma Tekken 8 rende il tutto ancora più immediato con la possibilità di passare dai comandi tradizionali a quelli semplificati in tempo reale premendo il pulsante dorsale sinistro del controller. Non si è quindi obbligati a scegliere uno schema di comandi prima della battaglia, ma anche nel bel mezzo di uno scontro si può decidere di passare fluidamente da uno all’altro, una comodità non da poco. Ovviamente lo “Stile Speciale” non è la chiave per scendere in battaglia e battere chiunque, ma è stato concepito per aiutare i players alle prime armi. Per chi volesse invece approfondire lo studio e la pratica per diventare degli avversari temibili, Tekken 8 mette a disposizione un completo set di sfide nella modalità Allenamento dove perfezionare le combo di ogni personaggio e la possibilità di vedere i replay con tanto di suggerimenti su come si sarebbero potute contrastare le mosse dei nemici. La base del sistema di combattimento di questo nuovo capitolo del picchiaduro di Bandai Namco è naturalmente quella di sempre, anche se questa volta il mood è essere più aggressivi degli avversari. Per fare ciò gli sviluppatori hanno introdotto l’Heat System. Alla pressione di un tasto o eseguendo specifiche mosse (Heat Engager) si entra in stato di Heat, e per un breve periodo di tempo gli attacchi saranno più forti, ma soprattutto anche i colpi parati causano comunque un piccolo ammontare di danno. Non solo, ma durante lo stato di Heat si potranno usare mosse uniche e combo che normalmente non possono essere concatenate, fino a concludere con uno Heat Smash in grado di infliggere grandi danni e ribaltare uno scontro. Gestire l’indicatore Heat e tutte le sue meccaniche uniche è fondamentale per vincere, ma senza dimenticare mai le basi e altre meccaniche come Rage Arts, Power Crush e combo aeree. Insomma, di carne al fuoco per chi vuole darci dentro davvero ce ne è davvero moltissima.

I personaggi disponibili fin da subito in Tekken 8 sono ben 32. Oltre ai volti storici, noti ai fan più affezionati, sono presenti anche 4 new entry, come ad esempio Azucena, una lottatrice di MMA di origini peruviane che non perde occasione di sponsorizzare il caffè dell’azienda di famiglia, oppure Jack-8, nuova versione dell’androide Jack presente in passato. Il francese Victor Chevalier con la sua lama hitech, pugnali e pistola rappresenta una minaccia sia nel combattimento ravvicinato che a distanza, mentre Reina è la più interessante utilizzando una variante dello stile Mishima, e anche nel corso della storia ha un’importanza particolare in quanto, dopo aver visto il finale segreto della modalità storia, si scopre che essa rappresenterà sicuramente uno dei pilastri fondamentali del futuro della serie. Da segnalare infine il ritorno di Tekken Ball, una modalità di gioco già vista in Tekken 3 dove ci si può sfidare ad una sorta di beach volley, ma utilizzando gli attacchi e combo per respingere la palla. Vince chi segna più punti, una simpatica variante per stemperare le sessioni di gioco più accese o per ritrovare la calma dopo una sconfitta bruciante. Un ultima lode va fatta anche alla personalizzazione dei lottatori. Anche in Tekken 8 è possibile rendere estremamente atipici i propri combattenti preferiti con numerose opzioni estetiche e, seppur il numero sia inferiore a quello del predecessore (comprensibile visto il cambio di motore e i passi avanti tecnici), siamo certi che tale aspetto farà la gioia di molti fra gli appassionati della serie. A livello estetico Tekken 8 è senza dubbio un prodotto all’avanguardia. Grazie al passaggio all’Unreal Engine 5 e all’uscita unicamente sulle piattaforme di attuale generazione gli sviluppatori hanno potuto spingere al massimo l’hardware con un livello di dettaglio dei personaggi impressionante. Ottimo anche il frame-rate granitico a 60 fps durante i combattimenti nonostante gli effetti speciali si sprechino tra effetti di luce e distruzione degli stage ad ogni colpo messo a segno. La colonna sonora è veramente esaltante e si vede che è un aspetto su cui Bandai Namco ha lavorato molto: l’eccesso di una componente estrema che pervade questo prodotto è sostenuta in modo pressoché perfetto dalle sue musiche, e i pezzi capaci di rendere ancor più emozionanti i già eccessivi scontri del gioco non mancano assolutamente. Tutto è assolutamente in linea con quello che si vede sullo schermo ed è difficile negare quanto questa colonna sonora si fonda perfettamente con l’esperienza offerta. Tirando le somme, Tekken 8 rappresenta senza ombra di dubbio l’evoluzione più interessante della saga. La produzione è in grado di offrire ore e ore di divertimento a qualunque tipo di livello di difficoltà ed è un titolo accattivante, esaltante e longevo. Il lavoro svolto è assolutamente di grande pregio e siamo certi che lascerà un segno nell’universo dei “picchiaduro”.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Nobody Wants to Die, il videogame thriller in salsa cyberpunk

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Nobody Wants to Die, titolo sviluppato da Critical Hit Games disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, è un’avventura di stampo noir ambientata nella città di New York del 2329. Protagonista dell’avventura è il detective James Karra che si trova a dover indagare su una serie di misteriosi omicidi. Il poliziotto però non è solo, ma dovrà affrontare le indagini assieme alla giovane collega Sara Kai, suo braccio destro nonché personaggio fondamentale nel corso della storia. Fin dai primi passi mossi in questo thriller decisamente molto curato per quanto riguarda l’aspetto grafico, siamo rimasti affascinati dall’atmosfera da detective story in stile Blade Runner, dove però il focus devia totalmente dalle dinamiche di combattimento che ci si aspetterebbe. Nel corso di tutta la durata di Nobody Wants to Die, infatti, non si incontrerà alcuna sequenza di combattimento. Un vero peccato perché a nostro avviso qualche sparatoria avrebbe sicuramente messo più pepe al tutto. Come si può intuire, quindi, i cardini della produzione sono racchiusi tutti in tre elementi: storia, personaggi e ambientazione. A livello narrativo l’avventura ha inizio con il detective James Karra che torna a lavorare in polizia dopo un recente incidente in seguito al quale sembra aver avuto delle conseguenze sulla sua salute psichica. Proprio nel suo giorno di riposo viene incaricato dal suo capo di indagare sul presunto suicidio di uno degli uomini più ricchi di New York, Edward Green. L’uomo si accorgerà ben presto però che il caso affidatogli non è quel che sembra e, in compagnia della sua collega, Sarah, si troverà invischiato in un intrigo politico estremamente pericoloso e complesso.

Fra livelli che si sviluppano in verticale man mano che aumenta il tenore di vita dei cittadini, auto volanti che affollano i cieli ed enormi insegne luminose a fendere l’oscura decadenza di una metropoli in cui piove sempre o quasi, l’ambientazione di Nobody Wants to Die si ispira in maniera palese a Blade Runner ed è ovviamente un peccato che la si possa solo ammirare da lontano. Sono presenti infatti sequenze in cui il protagonista si ritrova a contemplare il profilo della sua New York e il traffico che scorre fra i palazzi, magari mentre si affaccia dallo sportello aperto della sua stessa auto volante. Tuttavia, una volta messo in moto il veicolo, l’atto di viaggiare verso una qualsiasi destinazione viene rappresentato in maniera automatica, senza la possibilità di pilotare il mezzo. Di fatto i momenti in cui viene concesso di esplorare lo scenario sono pochi e limitati, a dimostrazione di come il contorno scenografico dell’avventura sia appunto questo: un semplice sfondo, pensato per arricchire e contestualizzare un gameplay che di fatto si limita all’analisi delle scene del crimine o ai puzzle che concludono un’indagine andando a sommare i vari elementi. A livello di giocabilità, una volta giunti sulla scena del crimine si può azionare un dispositivo in grado di “riavvolgere il tempo” e rivelare elementi da approfondire e visualizzare, ricorrendo anche ad apparecchi come la fotocamera, la lampada UV e il visore a raggi X per ricostruire di volta in volta ciò che è accaduto e chi ha fatto cosa. Questa parte dell’esperienza è piacevole e molto ben coreografata, ma come detto risulta parecchio guidata. L’interfaccia del gioco, infatti, dispensa suggerimenti in continuazione, al punto che la modalità di visualizzazione teoricamente deputata a fornire dei consigli si rivela inutile. Viene detto fino a dove far scorrere il tempo, che strumento utilizzare e quando, rendendo futile persino la ruota di selezione dei dispositivi; e così anche il gameplay stesso di Nobody Wants to Die si rivela semplicemente funzionale alla narrazione e nient’altro.

L’ambientazione oscura scelta dal team polacco è di certo la componente meglio riuscita dell’intera produzione perché, al netto delle sue evidentissime ispirazioni, riesce a far emergere una discreta personalità all’interno delle suggestioni cyberpunk grazie ad un retro-futurismo datato ma efficace: l’impatto scenografico prestato da Blade Runner è qui mescolato ad un’estetica anni Quaranta, generando una dose di malinconia mista a tristezza nell’osservare auto volanti e dal design antiquato sfrecciare tra le piogge acide di una notte perenne. La colonna sonora doom jazz accompagna le elucubrazioni di un protagonista costretto a vivere per sempre nonostante la mancanza di stimoli reali, tratteggiando i confini di un universo in cui l’immortalità non è un dono, ma una condanna a vivere con i propri rimorsi. L’Unreal Engine 5 è qui utilizzato per donare un elevato grado di dettaglio ad ambientazioni contenute e ben diverse tra di loro, con un preset “Qualità” che fa sfoggio di un ray tracing corposo e di un’illuminazione efficace, mentre quello “Prestazioni” – che mantiene stabilmente i 60 fps – smorza il colpo d’occhio facendo calare la definizione e riducendo i giochi di luce. Tirando le somme possiamo dire che questo Nobody Wants to Die è nel complesso un’avventura a base narrativa caratterizzata da un’affascinante ambientazione cyberpunk, che attinge a piene mani da alcune opere piuttosto celebri, come il già citato Blade Runner, per raccontare una storia interessante e coinvolgente, costruita interamente sui due protagonisti. È vero: il gameplay si limita all’analisi delle scene del crimine e gli sviluppatori non hanno osato sconfinare, infarcendo anzi le meccaniche investigative di suggerimenti contestuali che rendono l’esperienza parecchio guidata, ma non per questo meno piacevole. Se quello che si cerca è un titolo tranquillo, con un’ambientazione molto suggestiva e che sia privo di una componente action, allora Nobody Wants to Die è il titolo che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8
Gameplay: 7
Longevità: 6,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco Pellegrino Lise

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Threads in forte ascesa, superati i 200 milioni di utenti

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Threads, l’ultimo nato fra i social di Meta, ha superato il traguardo dei 200 milioni di utenti. Lo ha affermato con un post online Adam Mosseri, capo di Instagram, sulla cui rete Threads si basa. L’annuncio arriva un giorno dopo che Mark Zuckerberg aveva dichiarato durante una call sugli utili di Meta, che l’app stava per raggiungere i 200 milioni di utenti. In passato, il fondatore di Facebook ha più volte ipotizzato che Threads mira a diventare un social da un miliardo di iscritti. “La mia speranza è che Threads possa ispirare idee che uniscano le persone e che questa straordinaria comunità continui a crescere. Grazie a tutti per aver investito il vostro tempo e fornito feedback che rendono questo posto migliore per tutti” ha scritto Mosseri dal suo profilo su Threads. Come concorrente di X, l’app deve ancora risolvere alcune lacune che la differenziano ancora dal colosso guidato da Elon Musk. Come scrive Engadget, la stessa Meta è conscia del fatto che l’algoritmo che presenta i post in tempo reale di X sia molto più veloce di quello su Threads. “Non siamo ancora abbastanza veloci, e stiamo lavorando attivamente per migliorare” ha proseguito Mosseri. In ogni caso i numeri parlano chiaro, Threads in poco tempo sembra aver conquistato un elevato numero di utenti e sembra che il fenomeno sia destinato a crescere. Riuscirà a diventare la nuova punta di diamante di Meta? Lo scopriremo solo seguendo gli sviluppi e la crescita di questo giovanissimo social media.

F.P.L.

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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