Connect with us

Cronaca

Cronisti uccisi: morto il figlio del giornalista che aveva scoperto la morte della moglie in diretta

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Due giornalisti sono stati uccisi in un attacco israeliano a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’agenzia di stampa palestinese Wafa. Un drone israeliano avrebbe sparato un missile contro un veicolo che trasportava reporter nell’area di al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, uccidendo il giornalista Mustafa Thraya e il reporter 29enne Hamza Al-Dahdouh, figlio del direttore dell’ufficio di Al Jazeera a Gaza Wael al-Dahdouh.

A ottobre, la moglie, il figlio, la figlia e il nipote di al-Dahdouh erano stati uccisi in un attacco aereo israeliano nella Striscia. E proprio Al Jazeera condanna l’uccisione dei giornalisti palestinesi “presi di mira” a Gaza. Save the Children: “Più di 10 bambini al giorno, in media, hanno perso una o entrambe le gambe a Gaza dall’inizio del conflitto tre mesi fa”. L’esercito dello Stato ebraico annuncia di aver “completato lo smantellamento” delle capacità militari di Hamas nel nord di Gaza e rende noto che “finora sono stati uccisi 8mila terroristi”.

La libertà di stampa è un pilastro fondamentale della democrazia, consentendo ai giornalisti di informare il pubblico senza timori o pressioni indebite. Purtroppo, in molte parti del mondo, questo diritto è minacciato da regimi autoritari, organizzazioni criminali e altri poteri che cercano di soffocare la verità e la libertà d’espressione.

Uno degli aspetti più tragici di questa situazione è l’uccisione di giornalisti coraggiosi che cercano di portare alla luce verità scomode. Questi omicidi non solo rappresentano un attacco ai singoli professionisti, ma minano anche la libertà di informazione e il diritto del pubblico di essere informato.

In diversi paesi, giornalisti impegnati nella denuncia della corruzione, nell’indagine su crimini o nell’esposizione di violazioni dei diritti umani sono diventati bersagli. Il loro coraggio nel mettere in luce la verità ha spesso comportato minacce, intimidazioni e, in alcuni casi, persino la perdita della vita.

L’omicidio di un giornalista rappresenta non solo una tragedia per la sua famiglia e i colleghi, ma indebolisce anche il tessuto stesso della democrazia. Quando i giornalisti vengono uccisi o minacciati per il loro lavoro, si diffonde il terrore e si crea un clima in cui la censura e l’autocensura diventano moneta corrente.

Organizzazioni internazionali e gruppi per i diritti umani hanno denunciato ripetutamente questi attacchi e hanno chiesto giustizia per i giornalisti assassinati. Tuttavia, in molti casi, i responsabili rimangono impuniti, il che crea un circolo vizioso in cui l’impunità alimenta ulteriori attacchi contro la stampa libera.

Inoltre, la negazione della libertà di stampa non si limita solo agli omicidi. Viene spesso perpetrata attraverso leggi restrittive, arresti ingiustificati, censura online e altre forme di persecuzione che mirano a limitare la voce dei media indipendenti.

È fondamentale che la comunità internazionale agisca con determinazione per proteggere i giornalisti e difendere la libertà di stampa. Questo implica l’adozione di misure per garantire che i responsabili di attacchi contro i giornalisti siano portati davanti alla giustizia, nonché lo sviluppo di meccanismi di protezione per consentire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro senza paura di rappresaglie.

Solo promuovendo e difendendo la libertà di stampa si può contribuire a costruire società più aperte, trasparenti e democratiche. La protezione dei giornalisti e della loro capacità di svolgere il loro ruolo nel garantire l’accesso all’informazione è essenziale per il progresso e il benessere delle società globali.

Sono molti i giornalisti assassinati in diverse parti del mondo divenuti esempi di gravi violazioni della libertà di stampa.

Ad esempio, Jamal Khashoggi, giornalista saudita e contributore del Washington Post, è stato brutalmente assassinato nel 2018 nel consolato saudita a Istanbul. Il suo omicidio ha suscitato indignazione globale e sollevato preoccupazioni sulle violazioni dei diritti umani e sulla libertà di stampa in Arabia Saudita.

Anche la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia è stata uccisa nel 2017 in un attentato con una bomba nella sua auto. Caruana Galizia era nota per le sue indagini sulla corruzione politica e economica a Malta. Il suo omicidio ha portato l’attenzione su questioni di governance e libertà dei media nell’Unione Europea.

In Russia, Anna Politkovskaja, giornalista investigativa nota per il suo lavoro critico sul governo russo e sui conflitti in Cecenia, è stata uccisa nel 2006 nel suo appartamento a Mosca. La sua morte ha sollevato preoccupazioni sulla libertà di stampa in Russia e sulla sicurezza dei giornalisti che espongono la corruzione e l’abuso di potere.

Questi sono solo alcuni dei numerosi casi in cui giornalisti coraggiosi sono stati uccisi nel corso degli anni mentre svolgevano il loro lavoro. Le loro morti rappresentano attacchi intollerabili alla libertà di stampa e rimangono simboli della lotta per difendere il diritto fondamentale di informare e essere informati senza paura di rappresaglie.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura < 1 minuto

image_pdfimage_print

ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
Privo di virus.www.avast.com



Continua a leggere

Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura < 1 minuto

image_pdfimage_print

I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com



Continua a leggere

Cronaca

Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti