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Metropoli

Tornano i coregoni nel lago di Bracciano

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Il pesce coregone tornerà a ripopolare il lago di Bracciano. Il ministero dell’Ambiente ha accolto la richiesta della Regione e autorizzato nuove immissioni di larve dagli incubatoi. La presenza di questa specie nei laghi di Bolsena, Vico e Bracciano è sempre più rara e, di conseguenza, spesso accade che anche nei ristoranti i clienti rimangano delusi: «Mi spiace è terminato» o peggio ancora «non è più nel menù». La notizia è stata dunque apprezzatissima dai ristoratori: «Siamo molto contenti- commentano alcuni gestori di locali sul lungolago Argenti – il coregone tornerà ad essere il piatto prelibato da servire ai nostri clienti. E poi le sue proprietà nutritive contribuiscono a prevenire le patologie cardiovascolari». E mentre nel Lazio i laghi potranno giovare di lanci della spigola di acqua dolce, protestano i pescatori del lago di Garda dopo lo stop imposto al ripopolamento del coregone a causa del conflitto con il carpione a rischio estinzione. All’origine della sospensione delle semine nei laghi italiani c’è una direttiva dell’Unione europea di circa trent’anni fa, riguardante la conservazione degli habitat naturali, che è stata recepita da tre anni a questa parte dal Ministero dell’ambiente e che prevede determinati criteri per la reintroduzione e il ripopolamento delle specie di popolazioni non autoctone.  E il coregone non è autoctono, cioè non è presente nei laghi italiani da tempi lontani. Da qui le difficoltà di reimmissione. Questo sblocco dunque è stato visto come un grande e inatteso regalo sotto l’albero per i pescatori. Soddisfatto l’assessore regionale al Bilancio e Agricoltura Giancarlo Righini: «Desidero ringraziare il Ministero dell’Ambiente e e in particolare il sottosegretario Claudio Barbaro – ha detto Righini – per aver sostenuto e accolto la richiesta della Regione Lazio relativa all’immissione in natura della specie coregone per il quinquennio 2024-2028. Si tratta di un’ottima notizia molto attesa dai pescatori professionali e sportivi delle zone interessate che rischiavano di subire pesanti ricadute economiche. Non va dimenticato, inoltre, che si tratta di una specie molto richiesta dai ristoratori per le sue enormi peculiarità nutritive che rischiavano di essere sacrificate da norme europee ancora una volta troppo stringenti».