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Cronaca

Sicurezza nazionale, arrestati e rimpatriati due estremisti islamici

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Tra i 54 espulsi di quest’anno per motivi di sicurezza nazionale due sono stati intercettati dopo essere arrivati in Italia via mare.

“Personaggi – secondo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – che non davano affidamento”, per la loro contiguità “con organizzazioni della radicalizzazione islamica nei Paesi di provenienza: sono stati arrestati e rimpatriati”.

Estremisti, dunque, come tutti i soggetti in odore di jihadismo presenti sul territorio nazionale, che sono attentamente monitorati e alcuni saranno espulsi. Il prossimo potrebbe essere il tunisino che lunedì scorso aveva dato in escandescenze vicino alla sinagoga di Torino brandendo un coltello e minacciando gli agenti: dopo l’arresto è stata infatti avviata la procedura per l’allontanamento. Oppure il pakistano 24enne portato in un Cpr in attesa di essere rimpatriato dopo aver scontato una pena nel carcere di Rossano (Cs). E’ ritenuto “socialmente pericoloso”, in considerazione dei suoi precedenti penali per istigazione o apologia a delinquere relativa a delitti di terrorismo e crimini contro l’umanità. Domani, intanto, scattano i controlli alla frontiera slovena, con i 350 rinforzi inviati dal Viminale.

Su chi arriva via mare i controlli sono più facili: negli hotspot gli operatori fotosegnalano e rilevano le impronte. I dati vengono poi incrociati con quelli contenuti nel database europeo Eurodac e c’è anche il raccordo con l’intelligence che ha i ‘suoi’ soggetti monitorati. Il dispositivo è stato rafforzato dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Chi sbarca con sulle spalle già segnalazioni da parte delle forze di polizia europee o del Paese di provenienza spesso fornisce alias per sfuggire alla cattura. L’aveva fatto il tunisino Abdesalem Lassoued, il terrorista che ha colpito pochi giorni fa a Bruxelles, sbarcato a Lampedusa nel 2011 dopo essere stato in carcere in Patria. Per prevenire il rischio di infiltrazioni jihadiste nei punti di sbarco sono presenti task force con operatori antiterrorismo. Uno dei due espulsi di quest’anno, poco più che maggiorenne, sarebbe stato individuato lo scorso aprile proprio attraverso i controlli nell’hotspot di Messina.


Meno stringenti le verifiche alle frontiere terrestri. Da qui la decisione di ripristinare i controlli da domani su un confine particolarmente a rischio,quello con la Slovenia. Lungo la rotta balcanica, infatti, ha sottolineato Piantedosi, transitano “persone da Paesi come la Bosnia che in qualche modo fa anche da fucina di ambienti e gruppi che hanno a che vedere con la radicalizzazione islamica. Se i numeri del fenomeno migratorio lì sono minori, gli alert e le preoccupazioni che ci sono pervenute dalle analisi fatte ci hanno indicato che era quello il tratto più vulnerabile”.


Oggetto di particolare attenzione, inoltre, ha rilevato da parte sua il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, “sono quei particolari ambienti nei quali possa più facilmente prendere piede la radicalizzazione, come le carceri o i circoli oltranzisti interni ad alcune comunità straniere collegate ad ambienti estremistici dei Paesi di origine”. L’obiettivo, ha aggiunto, è quello di “affinare le conoscenze degli orientamenti delle diverse realtà religiose presenti sul nostro territorio e di individuare i centri sospettati di infiltrazioni estremistiche”. Si sta aggiornando dunque la mappa dei circoli islamici attivi in Italia per verificare quelli più a rischio e potrebbero essere assunti provvedimenti contro alcune associazioni filo-Hamas, ad esempio, che sono attive anche nella raccolta fondi per la Palestina.

E vicende come quella dei due egiziani arrestati pochi giorni fa a Milano con l’accusa di appartenere all’Isis, ha rilevato Piantedosi, “non sono isolate: ci sono dei casi all’attenzione periodica e ciclica delle nostre forze di intelligence e delle forze di polizia. Diversi personaggi sono tenuti sotto la doverosa attenzione”. In primis i circa 150 foreign fighters che hanno in qualche modo legami con l’Italia. E poi anche quelli che si distinguono per attività di propaganda islamista on line.

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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