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Modern Warfare 2, con la seconda stagione arrivano una pioggia di novità

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Modern Warfare 2 (qui la nostra recensione) si amplia ancora di più con l’inizio della seconda stagione. Daniel “Ronin” Shinoda suona sicuramente familiare agli appassionati della serie e più precisamente del titolo del 2019, dal momento che il soldato americano di origini giapponese aveva già fatto la sua comparsa nel reboot del titolo uscito poco prima della pandemia. L’esperto di armi non convenzionali ha timbrato il cartellino anche nell’attuale capitolo della serie, divenendo una delle ricompense immediate per tutti quelli che investiranno i canonici 1.100 punti Cod (10,99 euro) richiesti per acquistare il Battle Pass della seconda stagione del titolo di Activision. Ronin va quindi ad aggiungersi al corposo roster di personaggi giocabili per Modern Warfare II e Warzone 2.0, andando a contrapporsi all’operatore nipponico Hiro “Oni” Wantanabe, quest’ultimo disponibile in esclusiva per i giocatori PlayStation. Come al solito, il rinnovato pass stagionale si compone di oltre cento ricompense di vario genere, alcune delle quali ottenibili in maniera gratuita, questa volta caratterizzate da un tema orientale che ha ovviamente influenzato lo stile di skin, emblemi, calling card e quant‘altro. Vale comunque la pena ricordare che completando i venti settori si potranno ricevere oltre 1.000 Punti Cod, così da rientrare dell’investimento iniziale e guadagnare anche qualche credito extra per acquistare bundle cosmetici o da mettere da parte in vista del Battle Pass della Stagione 3.

Parlando del multiplayer competitivo, uno degli aspetti più importanti del nuovo capitolo della saga è sicuramente la validità di buona parte delle mappe disponibili. La situazione, purtroppo, non è cambiata con il primo aggiornamento stagionale che ha visto il ritorno di arene di piccole dimensioni (Shipment e Shoot House) già riproposte eoni di volte, mentre di novità vere e proprie nemmeno l’ombra. Con la Stagione 2 la situazione non subirà alcun mutamento perché Infinity Ward ha ben pensato di riesumare “Dome” dal vecchio Call of Duty: Modern Warfare 3 e di rendere finalmente disponibile Museo Valderas dopo la sua comparsa nella beta. A questa vanno anche aggiunte Al Malik International e Osservatorio Zaya per le modalità Invasione e Guerra Terrestre. In Dome le due squadre contrapposte si danno battaglia tra quel che resta di un osservatorio per metà distrutto, non particolarmente esteso ma piuttosto intrigato considerata la struttura della mappa in questione. Tre sono infatti le aree principali in cui si concentrano gli scontri a fuoco, a partire dall’edificio dell’osservatorio che presenta una passerella su cui arrampicarsi per far valere la potenza di fucili di precisione e da tiratore scelto, a differenza dell’ufficio situato dalla parte opposta all’interno della quale mitragliette e shotgun risultano quasi sempre efficaci negli scontri a fuoco; infine, dal versante laterale è possibile accedere a un sottopassaggio che collega idealmente i due punti di interesse sopracitati. La “nuova” arena è stata chiaramente tirata a lucido e ammodernata per gli standard di gameplay e tecnici di Modern Warfare 2, proponendo combattimenti intensi e senza un attimo di respiro. Museo Valderas ha invece fatto il suo (tardivo) debutto nelle modalità PvP dopo essere stata una delle mappe presenti nella beta, per poi essere rimossa a causa di un non meglio specificato motivo. Il ritorno dello scenario dal grande valore artistico non è stato accompagnato da grossi cambiamenti strutturali; parliamo infatti di un’arena di dimensioni abbastanza generose che si snoda attraverso i locali di un museo collegati tra essi da alcuni corridoi rialzati, mentre il perimetro laterale permette di compiere aggiramenti o di sfruttare le ampie linee di tiro con fucili di precisione e da tiratore scelto. La Stagione 2 sarà ricordata anche per il ritorno di alcune delle modalità più divertenti proposte della serie, come testimoniato dall’arrivo di variazioni sul tema come Infezione, Gioco delle armi e Accumulo, mentre prossimamente verrà reso disponibile l’altro terzetto formato da Zona di lancio, Tutto o niente e Un colpo in canna. Tutte quelle persone che alle gioie delle modalità incentrate sul divertimento sfrenato preferiscono la competizione ad alti livelli, troveranno pane per i loro denti nelle partite classificate. Un’aggiunta sicuramente gradita per pro player e aspiranti tali che, attraverso match da affrontare con le restrittive regole ufficiali della CDL (Call of Duty League), possono scalare le posizioni in sette diverse divisioni in base alle loro prestazioni e ai risultati ottenuti. Restando sempre in tema di partite multiplayer competitive pensate per lo zoccolo più esigente dalle community, la modalità Tier 1 cambierà nome in Veterano ma manterrà gli stessi elementi di gioco come l’HUD limitato e salute ridotta. Anche stavolta non poteva mancare il consueto rinnovamento dell’armamentario, con quattro nuove armi disponibili per lo sblocco e una quinta che troverà spazio nel corso della stagione. Letale e silenziosa, la balestra non è di certo una novità per la saga sparatutto e potrà essere vostra completando tutte le sfide dell’evento a tempo limitato “Via del Ronin”, oppure acquistando uno dei bundle a pagamento che la conterranno. Il fucile d’assalto ISO Hemlock e lo shotgun KV Broadside possono essere invece sbloccati gratuitamente all’interno del Battle Pass, stesso discorso per le doppie lame da mischia Kodachis, mentre gli affilati shuriken e il fucile da tiratore Tempus Torrent faranno la loro apparizione nell’aggiornamento di metà stagione.

Per quello che concerne il battle royale “Warzone”, esso subisce invece a nostro avviso una fra le più corpose aggiunte. A oggi lo scenario mediorientale di Al Mazrah non è riuscito a far voltare pagina agli affezionati di Verdansk, giustamente ancora legati alla mappa che ha contribuito al successo di Call of Duty: Warzone. Difficilmente la situazione cambierà a breve, ma perlomeno la riproposizione della modalità Ritorno e la pubblicazione di una nuova mappa hanno reso meno amara la nostalgia per l’ambientazione di stampo sovietico. I lidi orientali di Ashika Island sono stati scelti per ospitare una delle esperienze battle royale più frenetiche che ci sia, dove un massimo di 52 giocatori si contendono la vittoria finale su un terreno di gioco di ristrette dimensioni e usufruendo della possibilità di rientrare più volte in gioco, a patto che almeno un membro della propria squadra sia ancora in vita. Il caos benevolo della modalità Ritorno non lo scopriamo di certo oggi, la conformazione della nuova mappa invece è del tutto inedita per la community pur vantando qualche elemento in comune con Rebirth Island. Ebbene, nella sua risicata ampiezza Ashika Island offre più di una decina di punti di interesse che convergono verso il maestoso Tsuki Castle, una massiccia fortezza in pieno stile giapponese che riporta alla mente i duelli tra samurai in un luogo che permette di tenere d’occhio gran parte dell’area operativa. La mappa è poi caratterizzata da tanti corsi d’acqua, da solcare con la nuova moto d’acqua, che attraversano diverse zone e danno la possibilità di fare tappa verso una base sottomarina ricca di loot di alto livello. Certo, il ritmo forsennato che contraddistingue i match non danno modo di godersi al meglio il centro cittadino o il mercato rionale, ma la notevole quantità di luoghi in cui battagliare rende Ashika Island una location ricca di fascino e anche ben strutturata. La verticalità non esasperata della fittizia isola giapponese favorisce inoltre un gameplay tutt’altro che statico, reso ancora più frizzante dalla modalità Ritorno che non ammette nessun calo di concentrazione con il suo viavai di giocatori che instancabilmente rientrano in gioco dopo essere stati eliminati. Anche dal punto di vista estetico c’è da apprezzare il lavoro svolto dagli sviluppatori che hanno portato sugli schermi di Pc Xbox e PlyStation un’area di gioco davvero ben fatta. Per celebrare al meglio l’arrivo di Ashika Island, gli sviluppatori di Infinity Ward hanno dato inizio a un nuovo evento a tempo limitato “Via del Ronin” che metterà sul piatto ricompense di varie tipologie. Le sfide da completare per ricevere skin ed emblemi a tema possono essere portate a termine giocando a Warzone 2.0, oppure prendendo parte ai match multiplayer di Modern Warfare 2. Anche la modalità DMZ non è stata esente da piccoli e grandi cambiamenti apportati in base alla richieste dalla community, a partire dalla scelta di rendere meno letali i nemici controllati dall’intelligenza artificiale che spesso riusciva a creare e non pochi grattacapi ai giocatori, cosicché gli avversari gestiti dal computer sono ora più facili da sopraffare e presenti in quantità minore rispetto a quanto accaduto finora. Gli addetti ai lavori hanno inoltre lavorato duramente per ridurre il numero di crash e sistemare i tanti bug di una modalità lanciata in versione beta, senza dimenticare le altre correzioni incentrare su alcuni problemi di fondo come la gestione dei punti di infiltrazione che dovrebbe evitare che le squadre entrino in gioco in aree troppo isolate. In quanto a novità invece, in DMZ ha debuttato una quarta fazione (Crown) e con essa tutta una serie di missioni corredate di ricompense, con incarichi e nuovi oggetti da sbloccare messi unicamente a disposizione dei possessori di Call of Duty: Modern Warfare II. Ancora più interessante è la nuova zona di esclusione inserita nel gioco, ovvero Ashika Island, accessibile dopo aver portato a termine una lista di obiettivi così da condurre le squadre all’interno della mappa “presa in prestito” da Warzone 2.0. Una volta completata l’infiltrazione, oltre a sfidare la folta nebbia che potrà calare sull’isola, i giocatori possono dare la caccia al Dinamitardo per recuperare una serie di ricompense esclusive. Tirando le somme, con la seconda stagione gli appassionati del brand possono finalmente accedere a tutta una serie di novità e contenuti che siamo certi renderanno le loro sessioni di gioco sempre più varie e interessanti.

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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iPhone pieghevole nel 2027, un nuovo brevetto online fa esplodere i rumors

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iPhone pieghevole? Tornano i rumors. Le ultime indiscrezioni arrivano proprio da un nuovo brevetto che Apple ha registrato negli Stati Uniti. Il lancio però dovrebbe avvenire tra qualche anno, non prima del 2027. Il nome del documento, ripreso dal sito Cnet, è “dispositivi elettronici con display pieghevoli durevoli”, depositato nel 2021 ma concesso il 16 luglio di quest’anno. Al suo interno, alcune soluzioni che la Mela potrebbe seguire per realizzare l’iPhone Flip, ossia un telefono che si chiude a conchiglia, come il recente Motorola Razr 50 Ultra. Il testo elenca in modo dettagliato la presenza delle varie componenti del prodotto, dalla batteria alla ricarica wireless, connettività Bluetooth e Wi-Fi, display led o lcd, microfoni e sensori capacitivi, tattili e così via. C’è un riferimento esplicito ad un display pieghevole di 180 gradi, o completamente piatto, in linea con le declinazioni attualmente sul mercato anche a marchio Samsung e Oppo. Se sembra alquanto certo che Apple stia esplorando la possibilità di lanciarsi nel mercato dei pieghevoli, più dubbi sussistono sulle tempistiche. L’analista Ross Young ha affermato che un modello del genere è stato posticipato ad almeno il 2025. Più o meno la stessa tempistica suggerita dall’analista esperto di Apple, Ming Chi Kuo, che ha ribadito la possibile finestra di presentazione. C’è chi va anche oltre: i ricercatori di TrendForce sottolineano che le rigorose procedure di controllo qualità di Cupertino e l’aumento nella richiesta di pannelli flessibili porterà l’azienda a concludere un primo lotto di disponibilità dell’iPhone Flip non prima del 2027, quanto Samsung sarà alla nona generazione di Galaxy Z Flip. Insomma, stando alle nuove indiscrezioni nel futuro degli smartphone della Mela il dispositivo pieghevole sembra essere presente. Non resta altro che aspettare per saperne di più.

F.P.L.

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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