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Cronaca

Morte Liliana Resinovich, Nicodemo Gentile: “La verità é come l’olio e viene sempre a galla”

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Il fratello non si arrende all’archiviazione per suicidio volontario

Con un post su Facebook l’avvocato Nicodemo Gentile, appena rieletto presidente di Penelope Italia, l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, ha detto senza troppi giri di parole che anche per la povera Resinovich si arriverà a dipanare il giallo della sua scomparsa. La trasmissione Rai Chi l’ha Visto? potrebbe anticipare già qualcosa nella puntata di oggi mercoledì primo marzo.

Ecco cosa ha scritto Nicodemo Gentile che stasera sarà ospite nella trasmissione condotta da Federica Sciarelli: “Qualcuno per lungo tempo, un po’ di anni fa, sosteneva, anche tecnicamente, che Denis Bergamini si fosse suicidato.

La stessa cosa successe in relazione alla morte di Lisa Gabriele, suicidio in prima istanza, ma poi si é iniziato a scrivere un’ altra storia.

Anche per Valentina Salamone in tanti pensavano e difendevano l’ ipotesi suicidaria, poi però la Suprema Corte ha certificato, in via definitiva, l’ esistenza di un omicidio, consegnando alle patrie galere colui che é stato riconosciuto responsabile di questo crudele delitto.

Per David Rossi si continua ancora a sostenere il suicidio, ma la voce di chi ha sempre propugnato questa traballante ipotesi è sempre più fioca.

Succederà anche cosi per Lilli, perché la verità é come l’ olio e viene sempre a galla.

Tempo e pazienza”.

Misteriosamente scomparsa il 14 dicembre 2021, e purtroppo ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022, Liliana Resinovich aveva 63 anni e viveva a Trieste insieme al marito. Il caso della donna è senza dubbio uno dei più complessi che la cronaca abbia recentemente raccontato: una settimana fa la Procura di Trieste aveva richiesto l’archiviazione del caso, a causa della quasi totale mancanza di prove, decretando che si sia trattato di un suicidio. Nella scorsa puntata di Chi l’ha visto? sono state mostrate le ultime immagini di Resinovich: una telecamera di sicurezza mostrava la donna dirigersi verso i bidoni dell’immondizia, poco prima di far perdere le proprie tracce; il suo corpo è poi stato ritrovato avvolto in due sacchi neri nell’area boschiva dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. Nel corso di questa nuova puntata, Federica Sciarelli racconta di come la Procura abbia una nuova pista da seguire: sembra che Resinovich abbia trascorso due settimane in un luogo “non meglio precisato, riflettendo a lungo su come agire e che determinazioni assumere”. In studio, per parlare della vicenda, l’avvocato Nicodemo Gentile e l’amico Claudio Sterpin; in collegamento, invece, il fratello Sergio Resinovich, che rifiuta convintamente l’ipotesi del suicidio.

Il caso di Valeria Pandolfo

Nel corso della serata, Federica Sciarelli racconta anche un altro caso particolarmente discusso. Quello della morte di Valeria Pandolfo, scomparsa nel maggio del 2021 mentre di trovava in compagnia del fidanzato. La donna è deceduta a causa di un arresto cardiocircolatorio, come confermato dall’autopsia, ma le circostanze della sua morte non sono mai state del tutto chiarite. La madre della donna, Mirella Abela, aveva un rapporto molto teso con il compagno della figlia, tanto da non aver mai accettato la loro relazione. I particolari più inquietanti della vicenda sono proprio legati ai due: l’uomo ha avvertito la donna della morte della figlia tramite un gelido SMS, e Abela è stata più volte vittima di minacce e stalking da parte dell’uomo. Quest’ultimo, 48enne di Prata Sannita, in provincia di Caserta, è ora in attesa di processo: l’udienza preliminare per la richiesta di invio a giudizio è fissata per il 17 aprile. Chi l’ha visto? ospita in studio proprio la madre di Valeria Pandolfo, che vuole fare chiarezza su questa storia.

Stasera a Chi l’ ha Visto.

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Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
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Cronaca

Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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