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Pokémon Violetto e Scarlatto, la rivoluzione open world ha inizio

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Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto sono i primi capitoli della serie principale, disponibili esclusivamente sulla Switch di Nintendo, a sposare al 100% la deriva open world che ormai da diversi anni ha coinvolto molti dei brand e delle serie più famose. Abbandonata così la linearità che ha caratterizzato le ultime generazioni, in Pokémon Scarlatto e Violetto si respira effettivamente un’aria di rinnovamento, un’aria che riporta l’esplorazione al centro delle tematiche principali del gioco. Ma andiamo a scoprire come: i primi momenti del gioco (sia nella versione Scarlatto che Violetto) sono molto simili a quelle dei titoli precedenti, anche se in questo caso si ha accesso sin dalle prime battute a un editor del personaggio molto più completo rispetto a quanto visto in passato, che permette di agire su tanti elementi del volto e dei capelli come non era mai successo prima. Completata la personalizzazione del proprio alter ego virtuale, il gioco catapulta i giocatori subito nel bel mezzo del loro primo giorno di scuola a Paldea presso l’Accademia Uva (o Arancia, in base alla versione acquistata) e li introduce rapidamente alle tre attività extracurricolari: Il Cammino dei Campioni, Il Sentiero Leggendario e Il Viale della Polvere di Stelle. Ognuna di queste non è altro che una delle tre quest principali da seguire, per la prima volta, nell’ordine che più si preferisce. Il primo percorso è quello classico della serie, ovvero quello che pone davanti alla sfida delle Palestre per ottenere le 8 medaglie, competere nella Lega Pokémon e provare ad accedere al rango Campione. Il secondo è invece quello un po’ più atipico, in quanto si concentra sulle vicende di Pepe, un compagno dell’Accademia che è a caccia di misteriosi ingredienti culinari. Peccato che per raggiungerli bisognerà fare i conti con i Pokémon Dominanti delle rispettive zone. Il terzo percorso, invece, porterà i giocatori a confrontarsi direttamente con il Team Star, un gruppo di studenti problematici che stanno causando grane all’Accademia. Spetterà proprio a chi gioca affrontare i boss di ogni divisione del Team per riportare l’ordine. Come accennavamo, ognuno di questi percorsi può essere intrapreso nell’ordine che più si preferisce, al punto che non si è neanche vincolati al portarne a termine uno prima di passare al successivo. In realtà, una volta resi liberi di esplorare l’open world, tutti gli obiettivi sono presenti contemporaneamente sulla mappa di gioco, permettendo così di avere sempre sotto controllo lo stato dei progressi e le cose che restano da fare. Peccato che sia del tutto assente una sorta di diario per tenere traccia delle attività svolte, così come non esiste la possibilità di segnare appunti o luoghi d’interesse sulla mappa. Questo è un netto passo indietro anche rispetto a quanto offerto con Leggende Pokémon: Arceus, dove entrambe le cose erano state implementate in maniera corretta e funzionavano perfettamente.

Ovviamente la natura open world di Pokémon Scarlatto e Violetto nasconde in realtà alcuni limiti, dal momento che entrambi i titoli non adattano la difficoltà in base al livello del proprio team. Ciò significa che, sebbene non ci sia un ordine da seguire forzatamente per nessuno degli eventi, la scelta di quale palestra sfidare, quale base del Team Star assaltare e quale Dominante sfidare è circoscritta a quelli che ricadono all’interno delle possibilità del proprio team. Data la quasi totale assenza di barriere all’esplorazione, infatti, sarà molto semplice ritrovarsi in una zona del tutto al di fuori della propria portata, magari perché i Pokémon di quell’area sono di 10 o 20 livelli superiori a quelli utilizzati in quel preciso istante. Ovviamente nulla vieta ai giocatori di ignorare del tutto le missioni e di passare il tempo esclusivamente ad allenare la squadra, in modo da ritrovarsi ad un livello sufficientemente alto da poter affrontare qualsiasi missione nell’ordine che si preferisce, ma non è di certo la scelta più efficiente. La progressione è quindi in un certo senso guidata, ma per la prima volta dopo tanto tempo la serie dà la possibilità di scegliere e di sbagliare. Ma veniamo alle note dolenti, infatti nonostante il primo impatto complessivamente positivo, i giocatori dovranno fare i conti con il comparto tecnico piuttosto scadente del gioco. D’altronde Pokémon Scarlatto e Violetto non si sono mai mostrati particolarmente in forma neanche all’interno dei trailer ufficiali, i quali hanno sollevato sin da subito i primi dubbi riguardo la qualità finale dei titoli, e ora che abbiamo in mano la versione finale possiamo dire che ciò che si è visto è esattamente quello che attende tutti i giocatori che iniziano la loro avventura a Paldea. Pokémon Scarlatto e Violetto soffrono – sul profilo tecnico – sotto ogni aspetto, dalla totale assenza di anti aliasing alla presenza di texture in bassissima risoluzione posizionate persino in primo piano, senza dimenticare un frame rate che ha come unico elemento di costanza il fatto stesso di essere incostante. La realizzazione tecnica è persino qualche passo indietro anche rispetto a quanto offerto con Leggende Pokémon: Arceus, dal quale Scarlatto e Violetto ereditano molto, anche se qualcosa riesce comunque a salvarsi. Ad esempio si possono notare dei miglioramenti nella qualità dei modelli dei Pokémon e nelle loro texture, le quali riescono ad esprimere meglio che in passato i dettagli del pelo, delle scaglie o di ogni altro elemento che compone la loro struttura. Non male anche il lavoro svolto su diverse animazioni, che ora appaiono molto più coerenti con quello che fa il personaggio, come nel caso in cui scivoli per un pendio, e il comportamento dei Pokémon nei vari ambienti; finalmente si possono vedere dei comportamenti realistici in quelli che nuotano, volano e via discorrendo. La natura open world ha sicuramente posto il team di sviluppo davanti ad una sfida del tutto nuova e la nona generazione dimostra come ormai sia giunto il momento che qualcosa cambi in Game Freak. Se in Pokémon Spada e Scudo c’erano state delle critiche per quanto riguarda il livello qualitativo delle Terre Selvagge e di altri percorsi minori, in Scarlatto e Violetto ci si trova dinanzi ad un punto di rottura rispetto al resto della serie. Sì, perché se in passato ci si poteva lamentare della qualità tecnica, potendo comunque contare su un’esperienza di gioco tutto sommato stabile e con pochi problemi, i titoli di nuova generazione rimuovono anche questa certezza, andando a presentare i giochi meno puliti della serie. È molto comune imbattersi in elementi che non vengono caricati a schermo correttamente, animazioni riprodotte a frame rate bassissimi, compenetrazioni, pop-in di ogni sorta, sovrapposizioni tra i modelli dei Pokémon e quelli dell’ambiente di gioco. Il rovescio della medaglia è che tutta la mappa di Paldea è comunque estremamente variegata e ricca di biomi ben rappresentati, che ci riescono a dare l’idea di una regione completa a tutto tondo. L’enorme mappa di Paldea è poi costantemente sottoposta agli effetti del clima dinamico e anche in questo caso torna il discorso delle animazioni; finalmente il personaggio reagisce in maniera sensata alla presenza di forte vento e tempeste di neve. Insomma, sul fronte tecnico sono presenti davvero diverse lacune e la sensazione è che questo sia davvero il meglio che la Game Freak attuale è in grado di fare.

Pokémon Scarlatto e Violetto puntano molto sull’ambientazione scolastica, tanto da renderla centrale in diversi aspetti del gioco. Ad esempio, il fatto che i giocatori siano degli studenti è il principale motivo per cui la personalizzazione del proprio pg non include la possibilità di cambiare vestiti, ma solo gli accessori e di poter scegliere tra le 4 uniformi dell’Accademia e svariati accessori. Ma non solo, la vita scolastica può anche permettere di staccare per un momento dalle missioni principali per prendere parte alle lezioni e affrontare dei veri e propri esami di metà e fine anno, oltre a poter prendere parte a piccole missioni secondarie che permettono di rinsaldare il legame con i professori dell’Accademia e molto altro ancora. Queste sono delle vere e proprie novità per la serie, che però rischiano di diventare un’occasione sprecata, in quanto il gioco non ricorda mai di prendere parte a queste attività o anche solo la loro esistenza. Starà infatti al giocatore avere la curiosità di tornare all’Accademia ed esplorare le possibilità che offre. È davvero un peccato, perché questi elementi arricchiscono senza dubbio il contesto scolastico nel quale è calato il personaggio, ma diventano immediatamente marginali nel momento stesso in cui si mette piede fuori dagli spazi dell’Accademia. Un’altra novità è la nuova meccanica esclusiva di Pokémon Scarlatto e Violetto, ossia la teracristallizzazione. Essa dà la possibilità di cambiare il tipo del Pokémon e di sostituirlo con il teratipo di cui è dotato. Tutti i Pokémon di Paldea sono dotati di un teratipo che di solito corrisponde ad uno dei due ceppi base della creatura, ma è anche possibile trovare Pokémon con un teratipo totalmente diverso, in grado di alterare in maniera importante gli equilibri della battaglia. Queste varianti possono essere catturate sia allo stato selvatico sia durante i Raid Teracristal, i quali offrono una delle sfide più interessanti per tutti coloro che sono a caccia di combinazioni particolari. Da segnalare che ad un certo punto del gioco sarà anche possibile cambiare a piacimento il teratipo di ogni Pokémon, a patto di raccogliere il giusto quantitativo di oggetti richiesti. La meccanica della teracristallizzazione è limitata ad un utilizzo per battaglia e per poterla ricaricare sarà necessario recarsi presso un Centro Pokémon o presso un raid, in modo che il giocatore non possa abusarne durante l’esplorazione. Ma qual è il suo peso all’interno del battle system? Sorprendentemente si tratta di una meccanica tutto sommato bilanciata, che attribuisce sì dei bonus importanti ai Pokémon, ma che risulta meno fondamentale rispetto alla Dynamax di turno. Questo perché la teracristallizazione non altera le statistiche del Pokémon, ma si limita a renderlo mono-tipo del teratipo corrispondente, senza però perdere i bonus del danno che aveva originariamente. Qualora tipo e teratipo corrispondano, le mosse di quell’elemento avranno un moltiplicatore al danno maggiorato. Se invece non sono presenti mosse da sfruttare con il proprio teratipo, c’è la nuova mossa Terascoppio che permette di avere una copertura di emergenza, visto che assume automaticamente un tipo uguale al teratipo e utilizza la statistica di attacco più alta per il calcolo dei danni. Ovviamente la valutazione sul bilanciamento della meccanica è legata esclusivamente alla componente offline, mentre il discorso potrebbe cambiare drasticamente nell’ottica del competitivo.

Pokémon Scarlatto e Violetto si lasciano alle spalle il campeggio di Spada e Scudo e introducono la nuova meccanica dei Picnic, alla quale sono legate due attività molto importanti. Oltre a poter passare del tempo con i propri Pokémon, giocare con loro e pulirli per aumentare il legame di amicizia, durante un Picnic è possibile anche preparare dei panini attraverso un mini gioco dedicato. I panini creati in questo modo conferiscono dei buff di 30 minuti che vanno ad influire in maniera positiva su molti aspetti dell’esplorazione, come ad esempio aumentare il numero di punti esperienza guadagnati, rendere più facili le catture, trovare Pokémon di taglie diverse e così via. Utilizzando ingredienti più rari e avanzati è persino possibile ottenere un aumento della probabilità di incontro di Pokémon cromatici. Un altro effetto dei panini è quello di aumentare le chances che i vostri Pokémon depositino delle uova durante il Picnic: ebbene sì, per la prima volta sin dalla seconda generazione non è più necessario affidare le nostre creaturine alla pensione di turno per cominciare a sfornare uova. Per ottenerle basterà avere in squadra due Pokémon compatibili e consultare periodicamente il cestino presente nel Picnic, dove vengono depositate le uova. Queste continuano ad apparire sino a quando non si esce da questa modalità, rendendo estremamente semplice e rapido il processo di breeding. Peccato che Scarlatto e Violetto rendano quasi completamente inutile questa pratica dal punto di vista del competitivo, visto che i giochi permettono di modificare con estrema facilità i parametri e le abilità di qualsiasi Pokémon. Durante il Picnic è anche possibile passare una mossa uovo ad uno dei Pokémon del team, senza che sia necessario ricorrere alle uova vere e proprie. Pokémon Scarlatto e Violetto puntano fortemente sulla componente multi giocatore, invitando a ricorrere alla Cerchia Contatto presente nei Centri Pokémon per invitare sino ad altri 3 giocatori nel proprio mondo (o per visitare il loro). Tirando le somme, possiamo dire che Pokémon Scarlatto e Violetto saranno, indubbiamente, i titoli della serie più chiacchierati, e divisivi, per parecchi anni a questa parte. Lo scempio, in termini tecnici, realizzato da Game freak non può essere ignorato e la storia dei “capitoli di transizione” non riesce più a ergersi come solido baluardo di difesa verso gli sviluppatori. Il vero problema, però, è che al netto di tutte le magagne tecniche che, forse, in futuro verranno sistemate con costanti patch correttive, il gameplay funziona, diverte e si rivela assuefacente anche più che in passato. Ed è proprio questo l’aspetto che fa più male a un fan del franchise, constatare che Game Freak persiste nel fallire sul focalizzarsi a migliorare la sua creatura poco per volta, invece che mettere, costantemente, troppa carne al fuoco. In ogni caso difficilmente si resterà completamente delusi da Scarlatto e Violetto; l’amante del competitivo si dimenticherà presto dei problemi del gioco e apprezzerà moltissimo la possibilità di creare team con ancora più facilità, mentre chi non è interessato a questi aspetti avrà comunque modo di esplorare una regione Pokémon in un modo completamente diverso dal passato, e spesso basta anche solo questo per poter passare oltre. Speriamo solo che questa sia l’ultima volta che si debba fare un discorso simile. Insomma, se amate i Pokémon prendetelo, godetevelo e divertitevi. Il gioco vale la candela.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7

Sonoro: 7

Gameplay: 7

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 7

Francesco Pellegrino Lise

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Samsung, Qualcomm e Google unite nel nome del metaverso

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Durante l’evento Unpacked svoltosi a Parigi, Samsung ha confermato lo sviluppo di un visore per la realtà mista. Dopo aver svelato i Galaxy Z Fold e Z Flip di sesta generazione, smartphone pieghevoli del gruppo, l’azienda ha aggiornato le tempistiche di presentazione del suo progetto di metaverso, che coinvolge anche Google e Qualcomm. La prima fornirà una versione adattata di Android per la realtà virtuale e aumentata, due termini che insieme vengono ottimizzati in “realtà mista”, mentre sarà delegata a Qualcomm la realizzazione dell’hardware che potenzierà il dispositivo. Non si hanno altre notizie in merito se non che tutte le compagnie prevedono di lavorare sodo per portare sul mercato il prodotto entro le festività natalizie. Vale la pena ricordare che parte della catena produttiva di Samsung è attualmente sotto pressione, con i dipendenti sudcoreani che stanno scioperando a oltranza per questioni economiche. Stando a quanto viene riportato sul sito Sammobile, Il visore “XR” potrebbe usare due schermi Micro Oled costruiti dalla sussidiaria di Samsung Display chiamata eMagin. “Sarà probabilmente un dispositivo di fascia alta e funzionerà con gli smartphone Galaxy (e probabilmente con i laptop)” scrive il portale. Dubbi sul prezzo, visto che Samsung potrebbe posizionare il visore in una fascia più accessibile di Apple, che attualmente vende i Vision Pro a partire da 3.500 dollari. Non resta altro che aspettare e scoprire tutte le novità e le possibilità legate a questo importantissimo quanto innovativo settore.

F.P.L.

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Destiny 2 la Forma Ultima, lo splendido finale di un capolavoro lungo dieci anni

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Destiny 2 La Forma Ultima è il nuovo contenuto a pagamento stagionale dedicato all’universo di Bungie. Il gioco, che ha visto muovere i passi di milioni di guardiani sulla leggendaria torre ha infatti compiuto 10 anni, e proprio con questo nuovo capitolo della storia si chiude una parentesi enorme della storia del gaming. Intendiamo, il brand Destiny continuerà ad esistere, ma il ciclo della storia principale pare essere arrivato a un punto definitivo. Quindi alla domanda ma Destiny è finito? La risposta è no, ad essere finito il ciclo della saga della luce e dell’oscurità che dal 9 settembre 2014 è stata la base dell’intreccio narrativo. La Forma Ultima è stata pubblicata nella giornata del 4 giugno 2024 su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, ma i guardiani avranno ancora molto da fare poiché gli sviluppatori hanno già annunciato tre episodi, i quali fungeranno da sequel per gli avvenimenti successi nel DLC tanto atteso dalla community. Inoltre, la software house statunitense ha già annunciato l’Anno 11, con il nome in codice di Frontiere. Ma pensiamo al presente: la storia che Bungie propone in questo ultimo episodio della saga è davvero entusiasmante, poiché propone una campagna narrativa pronta a trasportare i giocatori nel Pallido Cuore del Viaggiatore, con l’unico obiettivo di fermare il Testimone, il principale antagonista di lunga data di Destiny 2. Quest’ultimo è molto pericoloso perché il suo potere gli permette di manipolare la realtà. È chiaro fin da subito che Bungie ha adottato un approccio differente rispetto ai capitoli giocati nelle espansioni scorse, applicando magistralmente le lezioni apprese dalle stagioni più di successo, che hanno enfatizzato maggiormente l’umanità e il background dei personaggi piuttosto che perdersi su altro. Oltretutto, avendola giocata dall’inizio alla fine a difficoltà leggendaria e anche con un certo coinvolgimento, possiamo senza dubbio affermare che la Forma Ultima rappresenta la migliore espansione che Destiny abbia mai offerto. Sebbene la scrittura si sia rivelata piuttosto lineare, ci ha fatto davvero piacere vivere come Guardiani l’esperienza che è poi culminata nello scontro con il Testimone. Uno dei principali punti di forza di questa trama, e della campagna in generale, è stata inoltre la stessa ambientazione. Destiny 2 ci ha abituato a viaggiare per lo spazio, a esplorare pianeti sconosciuti durante il corso delle espansioni pubblicate per il gioco, tuttavia oggi con la Forma Ultima, il Cuore Pallido si è rivelato semplice quanto efficace, dato che proponeva un luogo strano, a tratti inquietante ma comunque straordinario visto anche con gli occhi di chi Destiny non l’ha seguito dal day-one. Ci è sembrato quasi di viaggiare all’interno di un inferno dantesco sci-fi corrotto da Bungie, dato che al suo interno sono presenti elementi familiari tratti da tutta la storia del franchise, ma spesso ricombinati in modi bizzarri o distorti dalla corruzione. È essenziale sottolineare che la campagna si prende il tempo necessario per approfondire la caratterizzazione dei personaggi utilizzando filmati, monologhi e molte conversazioni tra gli NPC, un elemento che sicuramente migliora l’esperienza dato che in altri casi gli unici elementi di lore disponibili erano rappresentati da documentazioni e poco altro ancora. Quindi da questo punto di vista si vede che Bungie ha lavorato sodo per dare a tutti i fan un fantastico ultimo capitolo. Ma parliamo di novità: con La Forma Ultima Bungie ha introdotto una nuova fazione avversaria chiamata “Dread”, che introduce diversi tipi di nemici e riscrive le dinamiche degli scontri di Destiny 2 in modo sostanziale, cambiando le carte in tavola anche per i giocatori più esperti, soprattutto alle difficoltà più elevate. Questi antagonisti si presentano con una forma antropomorfa, in qualche modo corrotta come dalla presenza di alcuni cristalli, che in molti casi determinano anche le loro abilità. Per dire, gli Omen possono ghiacciare i Guardiani, mentre gli Harbinger possono invece metterci in stasi, creando situazioni non facili da gestire sul campo di battaglia.

La Forma Ultima inserisce anche una nuova sottoclasse dei guardiani soprannominata Prismatica, che dal nome vuole fare riferimento a una fusione di quelle precedentemente pubblicate, armate di poteri che facevano riferimento a Luce e Ombra. La sottoclasse Prismatica concede ai giocatori la possibilità di attingere al “meglio dei due mondi”, creando così nuove sinergie, combinando magari abilità per ottenere risultati diversi. Non si tratta di una sottoclasse radicalmente innovativa o entusiasmante come lo Strand al momento del suo completo sblocco nell’ultima espansione, ma manipolare i vari poteri e abilità è gratificante quando si riesce a trovare la combinazione giusta di elementi per massimizzare l’efficienza del proprio setup. Ad esempio utilizzare il missile ad arco del Titano con la spallata di fuoco con martello e la granata soppressiva da vuoto è davvero una roba fantastica. Ma l’attenzione alla costruzione delle build dei personaggi continua anche dopo la campagna, infatti nelle missioni e nelle attività aggiuntive che portano i giocatori a esplorare il Cuore Pallido ci sono una miriade di cose da fare per sbloccare nature, e frammenti necessari a rendere la sottoclasse prismatica completa. Alcuni dei momenti più intriganti e commoventi della storia si verificano proprio in queste fasi successive alla campagna, e Bungie è riuscita a nostro avviso a mantenere alta la qualità in tutte queste missioni. Intendiamoci, anche in questo nuovo episodio il farming è molto alto, ma il risultato finale è veramente soddisfacente. Una volta svelati i segreti del Cuore Pallido, il gioco offre una nuova tipologia di missione che si può soprannominare Dual Destiny. Questa è a tutti gli effetti una missione esotica speciale che richiede di essere giocata esclusivamente da due giocatori. Coordinazione e velocità sono necessarie per portare a termine questo speciale stage e alla fine di esso una scelta morale renderà il tutto ancora più intrigante. Ma noi non vi vogliamo rovinare l’esperienza di gioco, quindi non diremo altro. Unico indizio che possiamo darvi è. Non fidatevi mai di nessuno! Altra missione del tutto innovativa è Escissione, ossia lo scontro finale con il Testimone. Questa missione, che si è resa disponibile solo dopo il primo completamento del nuovo raid a livello mondiale, è assolutamente favolosa perché si deve giocare in 12 ed è affrontabile con il matchmaking, sia nella sua versione normale che nella sua versione super difficile a “Leggendario”. Insomma, anche qui ci troviamo dinanzi a una bella novità. Una menzione giusta da fare riguarda l’incursione Salvation’s Edge. Quest’ultima richiede un alto grado di cooperazione e comunicazione tra i giocatori, questo perché al suo interno sono presenti nuove meccaniche intelligenti che offrono sfide davvero stimolanti. I combattimenti sono impegnativi e gli ambienti, belli e strani, in certi casi sono equiparabili a quanto creato artisticamente all’interno del Cuore Pallido. Inoltre, Salvation’s Edge è leggermente più lungo e difficile rispetto alla maggior parte dei raid recenti, il che soddisfa i giocatori di alto livello in cerca di una sfida più intensa da affrontare settimanalmente. Per quanto riguarda le armi esotiche Bungie ha inserito delle bocche di fuoco davvero interessanti in questa Forma Ultima.

Primo fra tutti va menzionato il cecchino Caccia Immobileterna. Quest’ultimo è veramente interessante perché funzionerà come qualsiasi altro cecchino (solo inizialmente), ma allo stesso tempo propone una barra di caricamento che una volta carica potrà sparare dei colpi d’orati come se fosse una sorta di Pistola d’oro del cacciatore. Inoltre, sarà possibile utilizzarlo con il casco esotico Falconotte del cacciatore per creare delle combinazioni con un danno veramente impressionante forse attualmente la combinazione di quest’arma e di quest’elmo sono la combo arma/super col Dps più alto. Parlando ancora una volta delle bocche da fuoco Esotiche, è presente anche un fucile laser pesante chiamato Microcosmo. Quest’ultimo è molto particolare perché è la prima arma pesante che non ha nessun elemento: l’arma in questione però è molto forte in quanto non solo infligge dei danni ingenti, ma presenta anche dei bonus contro i nemici dotati di scudo, fattore che potrebbe rivelarsi particolarmente vincente nelle attività più difficili come i Cala la Notte in Gran Maestro, dove sono presenti tante minacce con diversi scudi. In più, ci sono due graditi ritorni dal primo Destiny: Il Morte Rossa e il Khvostov. Il primo, ad ogni uccisione permette di recuperare la salute, mentre il secondo rispetto alla precedente iterazione è in grado di far rimbalzare il settimo proiettile sui nemici circostanti. Insomma, per quanto riguarda le armi Esotiche, il team creativo ha fatto un lavoro estremamente importante, così come le armature Esotiche che sono disponibili due per ogni classe, e le quali daranno libero sfogo alla vostra creazioni di build all’interno dello sparattutto online. In conclusione, siamo rimasti particolarmente estasiati da queste aggiunte particolarmente azzeccate! Ovviamente è presente anche un’altra arma esotica esclusiva del raid, ma al momento non siamo riusciti ancora ad ottenerla, ma pare sia estremamente forte. Bungie, attraverso l’aggiornamento in Destiny 2 La Forma Ultima, ha effettuato dei cambiamenti anche ad alcuni NPC proponendo diversi ritorni. Innanzitutto, il Criptarca è stato aggiornato con un sistema di reputazione, il quale ad ogni Engramma decifrato da quest’ultimo permetterà al giocatore di salire di grado e sbloccare determinate ricompense. Ma non è questa la novità più eclatante, ma bensì Xur: il venditore di Esotici disponibile dal venerdì al martedì a partire dalle 19:00 italiane. Prima di procedere, dobbiamo dirvi che Bungie ha deciso di far ritornare una vecchia valuta, ossia le Strane Monete. Chi ha giocato al primo Destiny lo saprà bene: quest’ultime permettevano l’acquisto dell’equipaggiamento Esotico, feature che fa il suo ritorno con qualche modica rispetto al passato. Innanzitutto, non ci sono solo gli oggetti Esotici ma anche Leggendari, i quali potranno essere acquistati con tanto di perk piuttosto interessanti per le vostre bocche da fuoco preferite. Ma una novità che mi ha lasciato sorpreso è la possibilità di acquistare i Catalizzatori delle armi Esotiche. Seppure il costo è molto elevato, questo permetterà ai giocatori di non andare forzatamente a grindare un’attività per ottenere quest’ultima ed effettuare innumerevoli kill. Infatti, il Catalizzatore Esotico vi verrà fornito con l’obiettivo già sbloccato, un salto di qualità decisamente importante. In aggiunta, come già successo nel precedente capitolo, anche qui ci saranno tre armature Esotiche, una per classe, insieme ad una bocca da fuoco Esotica. Insomma, da questo punto di vista Xur diventa maggiormente più utile rispetto al passato, poiché nelle stagioni precedenti fungeva solamente da NPC utile nel fornire delle statistiche migliori per le proprie armature preferite. Ora, la situazione è nettamente diversa. Ultima ma non per questo meno importante novità è il sistema Pathfinder. Quest’ultimo non è particolarmente difficile da spiegare: in poche parole, al guardiano vengono dati alcuni compiti che saranno collegati tra loro, come effettuare delle uccisioni con un determinato elemento o distruggere dei boss in un’area nello specifico. In base al task che viene proposto, poi bisogna marcarlo all’interno di un’interfaccia molto semplice e intuitiva ed infine eseguirlo. La prima volta che si porta a termine quest’ultimo si viene ricompensanti con un Engramma Potente, il quale permette di ottenere un equipaggiamento di livello alto e facilitare la scalata al Livello Potere massimo che è 2000 attualmente se si esclude il potere extra donato dall’artefatto. Dopo aver completato il primo task, ripetendo il sistema appena citato sarà possibile ottenere una spada Esotica di cui non abbiamo fatto ancora menzione: l’Ergo Sum. Essa avrà ben 11 caratteristiche diverse. Questa infatti è una di quelle armi Esotiche in possesso di perk diversi (per un totale di 11) e può essere droppata da vuoto, ad arco e di fuoco. Ad esempio, è capitato che con i fendenti pesanti si generassero delle granate le quali potevano appiccicarsi ai nemici, oppure sempre con la stessa tipologia d’attacco sferrare dei colpi come il Lanciagranate esotico Colonia. Insomma, questa è una buona cosa per invogliare i giocatori a sfruttare ogni volta questo sistema veramente interessante e capirne le potenzialità, specialmente per eventuali aggiunte future. Ricordiamo inoltre che il catalizzatore di Ergo Sum può essere ottenibile solo completando la missione Escissione in leggendario. Buona Fortuna! Tirando le somme, Destiny 2 La Forma Ultima è l’epilogo perfetto che racchiude questi 10 anni di Destiny in una lotta che vede le forze della Luce contro l’Oscurità. Tutti i contenuti si sono rivelati all’altezza dell’aspettative, iniziando dalla campagna che propone diverse cinematiche, una regia nettamente migliore e con dei momenti veramente da cardiopalma. Le sottoclassi prismatiche, una delle novità più interessanti dell’espansione, funzionano a meraviglia e creano diverse combinazioni all’interno del gioco. Anche gli altri contenuti come il Raid e il sistema Pathfinder sono dei contenuti vincenti. Insomma, sia che siate dei guardiani di vecchia data, sia che siate delle New Light Destiny 2 la Forma Ultima è un’espansione veramente grandiosa e che vi terrà impegnati per molte, anzi moltissime ore di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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