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Incidenti sul lavoro, Minadeo (Confintesa Sanità):” Dal 10 dicembre saremo nelle piazze per chiedere più sicurezza sui posti di lavoro”

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Gli incidenti sul lavoro sono una vera e propria emergenza nazionale, purtroppo non passa giorno che i media non parlino di infortuni e morti in ogni parte d’Italia. Per evitare questa triste escalation è assolutamente necessario insistere su prevenzione, formazione e controlli, che sono gli unici strumenti per garantire sicurezza e dignità ai lavoratori. I dati forniti dall’INAIL sui primi 6 mesi del 2022 sono a dir poco preoccupanti: le denunce per infortunio sul lavoro sono aumentate del 43,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, con un sostanziale aumento delle denunce da parte di cittadini comunitari ed extracomunitari rispetto a quelle dei cittadini italiani; in diminuzione del 13,9% gli incidenti con esito mortale, che nel periodo preso in considerazione sono stati 463.
 
Positiva la scelta di alcune grandi aziende, come ad esempio ENEL e tutta la sua filiera, di investire buona parte dei fondi derivanti dal PNRR per la formazione del personale e per il rafforzamento del sistema sicurezza.
 
In sanità buona parte degli infortuni sul lavoro deriva dalle aggressioni al personale sanitario, abbiamo chiesto al Segretario Regionale di Lazio e Campania del Sindacato Confintesa Sanità, Alessio Minadeo, come si sta muovendo il Sindacato per contrastare questo fenomeno:
 
“E’ un vero e proprio disagio sociale a livello nazionale – ci risponde – , che occupa quotidianamente le pagine dei giornali, con aggressioni ai danni di personale sanitario e socio sanitario impiegato soprattutto nei pronto soccorso, ambulatori e guardie mediche, che, oltre a provocare danni fisici ai lavoratori, provocano anche interruzioni anche prolungate ai pubblici servizi, già oberati dal sovraffollamento e dalla cronica carenza di personale. Confintesa Sanità – prosegue Minadeo – ha da sempre a cuore questo tema, collaboriamo da tempo con l’associazione AMAD per sensibilizzare le istituzioni e la popolazione; da questa collaborazione è scaturito un incontro nell’ambito di Salotto Tevere lo scorso agosto a Roma, al quale hanno partecipato sia il Presidente di Confintesa Massimo Visconti che esponenti politici della Regione Lazio, da cui è originata una proposta di Legge Regionale presentata dal Consigliere Regionale Daniele Giannini, che restringe ancor più il campo rispetto alla Legge 113/2020.
Ribadiamo la necessità di dotare tutti i pronto soccorso di posti di Polizia attivi h 24, nel frattempo organizziamo corsi itineranti di autodifesa per personale sanitario, studiati insieme al Maestro Ivan Melis per permettere agli operatori coinvolti di mettersi in sicurezza o di immobilizzare l’aggressore senza causargli danni fisici, considerando che si tratta comunque di pazienti o parenti.
 
Chiediamo alle Aziende maggiore tutela, a partire dal supporto psicologico necessario a contrastare disturbi a breve, medio e lungo termine che possono conseguire alle aggressioni subite, ma anche a livello legale, con la copertura totale delle eventuali spese giudiziarie sostenute e con la costituzione di parte civile in ogni procedimento che scaturisca da episodi di aggressioni verso i propri dipendenti.
 
Invitiamo infine i lavoratori a denunciare ogni singolo episodio di aggressione, sia fisico che verbale, e di rivolgersi con fiducia alle proprie Organizzazioni Sindacali di appartenenza per ricevere ogni forma di tutela necessaria.
 
Stiamo organizzando, insieme a Valerio Arenare e Giustino D’Uva della Federazione Metalmeccanici di Confintesa, un sit in di sensibilizzazione sul tema sia delle aggressioni al personale sanitario che sulla sicurezza sul lavoro in generale, previsto per il 10 dicembre a Roma, invitiamo i lavoratori a partecipare numerosi per non lasciare le nostre richieste inascoltate da parte delle istituzioni”

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In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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