Connect with us

Roma

CASO BERTUCCI INDAGATO, BOTTA E RISPOSTA TRA GIOVANNI LIBANORI (UDC) E CHIARA RAI (L'OSSERVATORE LAZIALE)

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 6 minuti
image_pdfimage_print

 

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giovanni Libanori indirizzata al nostro direttore Chiara Rai sul caso Bertucci indagato.

Pubblichiamo inoltre la risposta del nostro direttore Chiara Rai a Giovanni Libanori sul caso Bertucci indagato.

 

Ecco la lettera di Giovanni Libanori a Chiara Rai

Gentile Direttore,
ho letto con molta attenzione l’articolo pubblicato sul numero del 05.04.2012 del Suo giornale in relazione al “caso” Bertucci ed ho dedicato la stessa attenzione alle Sue considerazioni sulla cosiddetta questione morale, delle quali l’articolo predetto è colmo.
Pertanto, al fine ….di soddisfare il Suo “interesse” e la Sua “curiosità” circa le mie le considerazioni, di seguito gliele espliciterò non prima, però, di aver alimentato qualche sospetto sulla fonte della notizia da Lei data in quanto l’avviso di garanzia dovrebbe essere un atto segreto.
La norma di riferimento prevede, invero, la sua segretezza in quanto essa deve garantire l’indagato dal pericolo che potrebbe derivare dalla “pronuncia” di condanne anticipate ma deve altresì consentire alla persona sottoposta ad indagini preliminari l’esercizio del diritto costituzionalmente garantito alla difesa. Per le considerazioni che precedono, la legge prescrive dell’avvio delle indagini se ne dia opportuna e tempestiva notizia solo all’indagato stesso.
Per restare sempre in tema di “interesse”, sarebbe per l’appunto interessante sapere come Lei ha avuto conoscenza della notizia data. E ciò solo per sapere se almeno sotto il profilo della diffusione delle notizie sia stata rispettata la norma di riferimento…a meno che non si voglia credere che la notizia che ci occupa sia stata fornita direttamente dagli indagati….
In relazione al provvedimento cautelare del sequestro, mi permetto altresì, di osservare che la possibilità di esecuzione dello stesso anche durante l’orario notturno è una delle facoltà che usualmente e normalmente la legge riconosce agli organi di polizia giudiziaria. Tale circostanza mi è stata riferita da alcuni amici che esercitano la professione di avvocato…verifichi anche Lei, sono sicuro che tra le Sue amicizie più strette …vi è qualche avvocato.
Anzi, riferiscono i miei amici che tale facoltà è addirittura prevista su dei moduli ciclostilati.
Ho ritenuto di dover fare la precisazione che precede in quanto dalla lettura del Suo articolo emergeva enfatizzata la circostanza che per la esecuzione del sequestro disposto a carico di Bertucci fosse stata prevista anche la possibilità di agire nottetempo. …diamo alle cose il giusto peso.
Mi permetta ancora di complimentarmi con Lei per le Sue evidenti ….doti di preveggenza.
Credo di poter dire che quando Lei, sempre nell’articolo in questione, argomenta circa il pericolo che potrebbe derivare dalla gestione della cosa pubblica da parte di persone che hanno agito in modo illegale e no trasparente per l’acquisto di uno scuolabus (…figurarsi per altre cose più importanti)…Lei pronuncia una sentenza di condanna. Così facendo, Lei anticipa gli esiti di un processo che tale ancora non è e che allo stato di fatto si trova nella fase delle indagini preliminari.
Ad ogni buon conto, posto il Suo interesse circa le mie considerazioni, Le dirò che la questione morale dovrebbe riguardare persone il cui comportamento sia già stato oggetto di valutazione da parte dell’autorità giudiziaria e non invece azioni, come quelle di cui si discute, di persone sottoposte ad indagini preliminari da parte della Procura della Repubblica che ben potrebbero concludersi con una richiesta di archiviazione (quindi senza celebrazione di processi) ovvero con sentenza di proscioglimento (in ipotesi di celebrazione della fase dibattimentale).
Il rischio che si corre nell’esprimere giudizi come quello da Lei offerto nell’articolo in esame, è quello di condannare prima del dovuto delle persone per bene ….e ciò sarebbe orribile e terribile al tempo stesso ….mi creda sulla parola Direttore…Le parlo con cognizione di causa ed esperienza personale…..
Quindi, credo che allo stato bene faccia la Procura della Repubblica ad indagare su delle ipotesi delittuose delle quali essa ha avuto conoscenza in quanto i cittadini debbono avere la certezza che chi amministra la cosa pubblica agisce nel rispetto della legge. Pertanto, manifesto la più assoluta e piena fiducia nelle istituzioni e negli organi che per legge sono preposti al compimento di certe attività nell’interesse della comunità tutta confidando nella sollecita opera della magistratura.
Relativamente alle valutazioni etiche in ordine ai possibili atteggiamenti che il Bertucci dovrebbe assumere ritengo che, trattandosi per l’appunto di etica, essi siano esclusivamente personali e strettamente correlati ai valori ai quali ognuno di noi fa riferimento che, potrebbero anche non coincidere con quelli della maggioranza dei cittadini ovvero potrebbero essere assolutamente identici con quelli.
Infine, relativamente alle parole espresse dal Presidente del partito nel quale milito non posso che sottoscriverle tutte. Credo che non vi sia persona alcuna disposta a tollerare azioni illecite compiute da singoli – ed occasionate dal ruolo rivestito – ai danni della comunità. Per tale ragione è auspicabile ogni controllo da parte degli organi preposti a tale attività tra i quali rientra anche la Procura della Repubblica che sulla base di una notizia di reato ad essa pervenuta svolge i prescritti controlli per arrivare all’accertamento della verità dei fatti.
Un ultimo richiamo….le conclusioni però vanno tratte a …fatti accertati.
Mi permetta di darLe un consiglio Direttore ….sia sempre prudente ed equilibrata e per il tifo ….si rechi allo stadio.
Con immutata stima.
Giovanni Libanori

Ecco la risposta di Chiara Rai a Giovanni Libanori

Ciao Giovanni,
noto con dispiacere che prima mi davi del tu e adesso hai deciso di darmi del lei. Dato che leggo che la stima da parte tua nei miei confronti è immutata, mi permetto continuare a darti del tu, in fondo non sono passate così tante ore da quando sia io che tu ci parlavamo in questi termini.
Volevo, prima di tutto, complimentarmi con te per il fatto di aver risposto prontamente quando chiamato in causa, anche se devo dire che non ho soddisfatto per intero la mia curiosità.
Ho notato che dai toni pacati dell’incipit della tua apprezzabile lettera sei poi “scaduto”, consentimi il termine, in uno spicciolo linguaggio da “stadio”. Su questo intendo risponderti subito: il mio tifo nei confronti della legalità sarà sempre da stadio e su questo non esiterò a fare dei commenti. Io non mi ritengo soltanto una cronista (che riporta in maniera asettica i fatti, ma una giornalista in grado di esprimere il proprio punto di vista). Ciononostante, ho notato la tua poca attenzione nel leggere il mio articolo quando dico che essere indagati non significa essere colpevoli e via dicendo.
Il mio articolo non vuole condannare nessuno, ma disserta su principi etici che forse tu non condividi con la mia stessa enfasi.
Nel farti i miei migliori auguri di buona Pasqua, mi permetto suggerirti una lettura molto interessante: “La deontologia del giornalista” a cura di Michele Partipilo. Sicuramente è più interessante per me che per te, ma dato il fatto che ti sei inoltrato in competenze giornalistiche, ho ritenuto utile segnalarti questa buona lettura.
Esiste il rispetto del segreto professionale. Questo principio figura non solo nella legge professionale  quant’anche nel Testo unico sulla privacy e nell’articolo 200 comma 3 del cpp.
Il segreto professionale, però, è tutelato soprattutto dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (legge 4 agosto 1955 n.848) e dalle sentenze Goodwin, Roemen e Tillack della Corte di Strasburgo dei diritti dell’uomo. La Convenzione europea tutela espressamente le fonti dei giornalisti, stabilendo il diritto a “ricevere notizie”. Tu mi dici che “sarebbe per l’appunto interessante sapere come Lei ha avuto conoscenza della notizia data”. E io ti rispondo che non potrò soddisfare la tua curiosità. La sentenza Roemen del 25 febbraio 2003 della quarta sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo allarga la protezione delle fonti fiduciarie dei giornalisti. Inoltre la Corte europea ha affermato che “il diritto del giornalista a non rivelare le sue fonti informative non può essere considerato come un privilegio da riconoscere o non a seconda del carattere lecito o illecito  della fonte, ma costituisce  parte della libertà di stampa e deve essere trattato con la massima attenzione.
Non amo ricorrere a citazioni di leggi e leggine ma intendo concludere e soddisfare in parte la tua curiosità. Scusami se mi permetto ma tu affermi cose errate e non più in vigore. Riporto fedelmente una tua espressione: “la legge prescrive dell’avvio delle indagini se ne dia opportuna e tempestiva notizia solo all’indagato stesso. Per restare sempre in tema di “interesse”, sarebbe per l’appunto interessante sapere come Lei ha avuto conoscenza della notizia data. E ciò solo per sapere se almeno sotto il profilo della diffusione delle notizie sia stata rispettata la norma di riferimento…a meno che non si voglia credere che la notizia che ci occupa sia stata fornita direttamente dagli indagati….

Ebbene, Giovanni, il segreto istruttorio è un'espressione che indica il divieto di divulgazioni di notizie relative a indagini giudiziarie. Il segreto istruttorio è stato abolito nel 1989 con il Codice di procedura penale "Vassalli" e sostituito dal segreto investigativo.
Dal momento in cui l'indagato viene a conoscenza dell'indagine sul proprio conto, l’atto non è più segreto e può essere divulgato ai cittadini.

Intendo risponderti anche sul fatto della perquisizione in orario notturno e sulle mie amicizie più strette.
Ho tanti amici avvocati e tanti amici metalmeccanici e tanti amici che come me non amano titoli ne cariche. Questo non significa niente. Ho scritto “anche in orario notturno” perché così è scritto nell’atto pubblicato in allegato all’articolo. Questo è quanto. Se poi sia prassi o meno, poco importa, è prassi nei confronti delle persone indagate.

In merito ai giudizi etici, che tu, giustamente ritieni “siano esclusivamente personali”, ti rispondo che hai perfettamente ragione. Sono personali e ognuno di noi ha dei valori di riferimento. I miei valori mi portano alla seguente riflessione lecita e libera di poter fluttuare nel mondo del web: Se fossi stata indagata (non ancora colpevole) non mi sarei mai permessa di candidarmi a sindaco. E’ più chiaro adesso? Lo posso dire?

Pertanto le mie non sono  conclusioni ma sincere considerazioni che mi sento libera di formulare sia come professionista e sia come cittadina. Condivido con te che la prudenza e l’equilibrio sono virtù importanti ma per chi le osserva quotidianamente, il tuo consiglio seppur gradito non è utile. Tant’è.

Cordialmente

Chiara Rai
 

Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

Continua a leggere

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

Continua a leggere

Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti