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Politica

Elezioni 2022, vince il centrodestra. Meloni: «Governeremo per tutti gli italiani»

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L’Italia svolta a destra, Fdi è primo partito. Pd al 19%, M5s terza forza, Lega in calo. Affluenza alle 23 al 63,95%. Al Senato la coalizione di centrodestra prende almeno 114 seggi e mette in sicurezza la possibilità di governare in autonomia.Alla Camera sfiora il 43 per cento e vola.

Meloni stravince e fa volare Fdi con gli alleati interni indeboliti e la Lega di Salvini vicina al crollo. Tiene Forza Italia, almeno rispetto agli ultimi sondaggi.FdI è infatti nettamente il primo partito italiano con quasi il 26 per cento di consensi, seguito dal Pd che con il 19,4% non sfonda il tetto minimo cercato del 20%.Exploit del Movimento Cinque stelle che rimane il terzo partito italiano con il 16,5 per cento. Crolla invece la Lega all’8,5 per cento tallonata da Forza Italia data all’8%.Il centrosinistra alla Camera raggiunge il 26,8%, Il M5s il 16% e il terzo polo si ferma al 7,5 per cento. Queste sono le indicazioni che escono dagli exit poll e che danno il centrodestra avanti sia alla Camera che al Senato con la stessa forchetta tra il 41,5% e il 45,5%. Le prime proiezioni fissano il numero a metà, cioè al 42,7 per cento.

Cronaca

Sentenza Open Arms: conseguenze politiche per Salvini e la Lega in gioco

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Con l’arringa difensiva che si conclude oggi il processo si avvia alla conclusione con la richiesta di condanna a 6 anni di reclusione per il ministro accusato di sequestro di persona, mentre la PM Giorgia Righi, sotto scorta, continua a rappresentare l’accusa

Dopo settimane di tensione e insulti social, la Procura di Palermo ha deciso di assegnare una scorta alla PM Giorgia Righi, una delle magistrate coinvolte nel processo contro il ministro Matteo Salvini. La decisione arriva a seguito di minacce e attacchi online, a cui Righi è stata oggetto dopo la richiesta di condanna nei confronti del leader della Lega.

Il processo, che vede Salvini imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, è legato all’episodio del 2019, quando, durante il governo giallo-verde, il ministro dell’Interno rifiutò l’approdo alla nave Open Arms, con 147 migranti a bordo. La Procura di Palermo aveva richiesto una pena di sei anni di reclusione per Salvini, accusandolo di aver ostacolato l’ingresso dei migranti in Italia.

Il caso ha suscitato un acceso dibattito politico e giuridico, con una valanga di reazioni a favore e contro l’iniziativa giudiziaria. A pochi giorni dalla sentenza, i sostenitori di Salvini sono scesi in piazza per esprimere solidarietà al loro leader.

Giorgia Righi, che fa parte della Direzione Antimafia, era l’unica magistrata del pool accusatorio a non avere ancora una protezione, nonostante le numerose minacce ricevute. Dopo i numerosi insulti sui social e i commenti minacciosi, la Procura ha deciso di assegnarle una scorta, per garantire la sua sicurezza.

In una nota ufficiale, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha sottolineato che “le intimidazioni non sono mai giustificabili” e che le istituzioni sono chiamate a proteggere i magistrati che svolgono il loro dovere “con serietà e indipendenza”. La decisione di tutelare Righi arriva dopo un’intensa pressione mediatica e politica che ha scosso il processo e il dibattito pubblico.

Il processo prosegue con l’arringa difensiva del legale di Salvini, Giulia Bongiorno, che ha ribadito la posizione del suo assistito, accusando la ONG Open Arms di essere stata responsabile del ritardo nell’approdo, e quindi, delle difficoltà nei soccorsi. “Open Arms ha avuto innumerevoli opportunità di fare sbarcare i migranti, ma ha scelto di ‘bighellonare’, rifiutando l’approdo a diversi porti”, ha dichiarato Bongiorno. L’avvocato ha poi sostenuto che la nave avrebbe potuto dirigersi verso la Spagna, paese di bandiera, senza dover aspettare l’autorizzazione da parte delle autorità italiane.

Intanto, mentre in aula si svolgevano le udienze, in piazza Politeama, a Palermo, i sostenitori di Salvini si sono radunati per una manifestazione di solidarietà. Tra i presenti, oltre a numerosi militanti della Lega, c’erano anche i ministri Giuseppe Valditara, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti, insieme a parlamentari nazionali e regionali del partito. “Sono qui per sostenere Matteo Salvini, che ha difeso l’Italia e i suoi confini”, ha dichiarato Giorgetti, all’arrivo in piazza.

La vicenda ha trovato anche eco a livello internazionale. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha espresso il suo sostegno a Salvini con un tweet, in cui ha scritto: “Siamo con te, amico mio! Matteo Salvini merita una medaglia per aver difeso l’Europa”. Orbán ha condiviso una foto di Salvini davanti all’aula bunker di Palermo, aggiungendo che il leader della Lega avrebbe difeso i valori e i confini dell’Europa contro l’immigrazione incontrollata.

Il sostegno da parte del governo ungherese ha sollevato polemiche, con critiche da parte delle opposizioni italiane e di alcune organizzazioni per i diritti umani, che hanno sottolineato come la questione dei migranti non riguardi solo la protezione dei confini, ma anche il rispetto dei diritti umani e dei trattati internazionali.

Con l’arringa difensiva che si conclude oggi, il processo si avvicina alla fase finale. Il giudice dovrà prendere in considerazione le argomentazioni delle parti e la richiesta della Procura, che invoca una condanna esemplare per l’ex ministro dell’Interno. Salvini, che è stato più volte al centro della politica italiana con la sua linea dura sui migranti, potrebbe affrontare una sentenza che non solo influenzerà la sua carriera politica, ma anche l’immagine della Lega, che si è schierata compatta al suo fianco.

In ogni caso, le implicazioni del processo sono destinate a rimanere al centro del dibattito politico e giuridico per settimane. L’attenzione ora è puntata sul verdetto finale e sulle possibili conseguenze politiche di un caso che ha suscitato forti reazioni e diviso il Paese.

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Politica

Giorgetti e Salvini: scontro sul budget nella manovra 2025

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Il ministro dell’Economia annuncia sacrifici e spending review, mentre Salvini si prepara a difendere le risorse per il suo ministero

Ammonterebbe a circa 3 miliardi di euro l’obiettivo della spending review che il governo Meloni intende perseguire per finanziare la manovra economica del 2025. Lo si apprende da fonti di maggioranza, che sottolineano come il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, stia intensificando la sua richiesta di tagli e di sacrifici ai colleghi di governo per trovare le risorse necessarie.

Giorgetti: “Sacrifici necessari, niente nuove tasse”

Parlando durante un evento organizzato dal quotidiano Il Foglio, Giorgetti ha ribadito l’urgenza di razionalizzare la spesa pubblica per garantire sostegno alle famiglie, in particolare a quelle con figli, senza gravare ulteriormente sui contribuenti. “Chi ha figli in età giovane o scolare sostiene sicuramente più spese. Queste spese meritano un trattamento migliore. Spero che martedì un segnale in questa direzione riusciremo a darlo”, ha dichiarato il ministro, anticipando alcune misure previste nella manovra.

Giorgetti ha inoltre ribadito la sua linea ferma contro l’introduzione di nuove tasse. “Non ci saranno più tasse nella prossima manovra. Stiamo già riducendo il carico fiscale, come dimostrato dal taglio del cuneo fiscale che diventerà strutturale”. Questa dichiarazione mira a placare i timori sollevati da alcuni ambienti politici e mediatici su possibili nuovi oneri a carico dei cittadini.

La spending review come priorità

Tuttavia, per coprire il fabbisogno economico senza aumentare le tasse, il governo si affida alla spending review. “Ho preannunciato a tutti i miei colleghi che bisogna fare sacrifici e rinunciare a qualche programma, magari totalmente inutile”, ha proseguito Giorgetti. “Se non presenteranno proposte, sarò io a fare la parte del cattivo”.

La necessità di tagli mirati e razionali è stata confermata anche da fonti vicine alla Presidenza del Consiglio, che sottolineano come la spesa pubblica, ereditata dai precedenti governi, necessiti di una revisione profonda, con l’obiettivo di eliminare sprechi e inefficienze.

Incentivi per restare al lavoro

Tra le misure previste, Giorgetti ha anche anticipato un potenziamento degli incentivi fiscali per chi desidera prolungare la propria carriera lavorativa oltre l’età pensionabile. “Stiamo perfezionando gli incentivi a chi vuole restare al lavoro. Non si tratta solo di una questione di finanza pubblica, ma anche di dare risposta a chi ha più soddisfazione nel lavorare piuttosto che andare in pensione”. Il ministro ha sottolineato che questa misura si allinea alla linea storica della Lega, condivisa anche dal vicepremier Matteo Salvini, e fa parte del solco tracciato da Roberto Maroni negli anni passati.

Salvini: “Difendo il mio budget”

Parallelamente, Salvini si è espresso sulla manovra durante un’assemblea di ANCI Lombardia a Monza, dichiarando: “Oggi vedo Giorgetti per difendere il mio budget”. Il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture ha confermato il suo impegno nel tutelare le risorse destinate al suo ministero, in un contesto di contrazione della spesa che potrebbe incidere su alcuni programmi infrastrutturali.

Le reazioni dell’opposizione

Le opposizioni non hanno tardato a criticare l’approccio del governo, in particolare la mancanza di una visione complessiva. Il Partito Democratico ha accusato l’esecutivo di procedere con tagli indiscriminati senza tenere conto delle ricadute sociali. “Non si possono cancellare interi programmi senza una valutazione dei loro impatti su cittadini e lavoratori”, ha dichiarato un esponente dem. Anche il Movimento 5 Stelle ha manifestato preoccupazione, temendo che la revisione della spesa possa colpire settori chiave come sanità e istruzione.

La manovra 2025 si prospetta quindi come una sfida cruciale per l’esecutivo Meloni, che dovrà bilanciare l’esigenza di ridurre la spesa pubblica con l’obiettivo di non appesantire ulteriormente i cittadini. I prossimi giorni saranno decisivi per definire i contorni di una politica economica che potrebbe determinare il futuro del governo e della sua capacità di mantenere gli impegni presi.

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Economia e Finanza

Finanziaria 2024: Tajani spinge per il taglio delle tasse e dei tassi d’interesse

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Divisioni nel governo e attacchi dall’opposizione

Al centro del dibattito politico ed economico nazionale torna il tema della manovra finanziaria, con il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ribadisce la necessità di ridurre la pressione fiscale per incentivare la crescita. In un intervento a San Paolo, durante una missione in America Latina, Tajani ha parlato davanti a una vasta rappresentanza di manager e imprese, sottolineando come la ricetta principale per il rilancio economico sia tagliare le tasse.

“Dobbiamo continuare a lavorare per ridurre la pressione fiscale, perché l’unica ricetta per la crescita è quella di ridurre le tasse”, ha dichiarato Tajani, mettendo in evidenza che una minore pressione fiscale non solo stimolerebbe l’economia, ma aiuterebbe anche a ridurre il debito pubblico. “Anche per ridurre il debito dobbiamo puntare sulla crescita economica”, ha aggiunto, facendo riferimento alla difficile situazione dei conti pubblici italiani, aggravata da un debito che supera il 140% del PIL.

Tajani ha poi affrontato il tema del costo del debito pubblico, lanciando un appello alla presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, affinché intervenga in modo più incisivo sui tassi d’interesse. “Noi paghiamo più per interessi sul debito pubblico rispetto a quanto spendiamo per la sanità,” ha sottolineato. “È giunta l’ora che finalmente la signora Lagarde abbassi in maniera più sostanziosa i tassi.”

Le parole di Tajani riflettono le preoccupazioni del governo italiano di fronte a una politica monetaria restrittiva della BCE che, con l’aumento dei tassi d’interesse, rende sempre più oneroso il finanziamento del debito. “Serve più coraggio – ha insistito Tajani –. Se si vuol crescere, in questa fase bisogna diminuire il costo del denaro.”

La proposta di Tajani ha suscitato diverse reazioni all’interno del governo. La premier Giorgia Meloni ha ribadito la necessità di mantenere una linea di rigore sui conti pubblici, pur riconoscendo l’importanza di sostenere la crescita attraverso una riforma fiscale più incisiva. “Tagliare le tasse è uno degli obiettivi principali del governo, ma dobbiamo farlo senza compromettere la sostenibilità del bilancio,” ha detto Meloni, cercando di bilanciare le richieste di rilancio economico con la responsabilità fiscale.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha invece mostrato un approccio più prudente. Pur condividendo la necessità di ridurre le tasse, ha ricordato che “ogni intervento fiscale deve essere attentamente calibrato per non compromettere l’equilibrio dei conti pubblici”, sottolineando l’importanza di garantire entrate sufficienti per il finanziamento dei servizi essenziali come sanità e istruzione.

Dall’opposizione, il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, ha attaccato il governo, accusandolo di non affrontare con decisione il problema dell’evasione fiscale e di voler ridurre le tasse ai più ricchi. “Si parla di riduzione della pressione fiscale senza mai mettere mano seriamente all’evasione. Chi pagherà queste riduzioni? Non possiamo accettare una manovra che taglia le risorse alla sanità e all’istruzione,” ha affermato Schlein.

Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha criticato le politiche economiche del governo: “Non possiamo continuare a puntare sulla riduzione delle tasse senza una strategia seria di investimenti pubblici. La crescita va sostenuta con politiche industriali e infrastrutturali, non solo con meno tasse.”

Il dibattito sulla politica fiscale si intreccia inevitabilmente con le decisioni della BCE, che ha recentemente adottato una linea dura contro l’inflazione. La politica dei tassi alti, secondo Lagarde, è necessaria per contenere i prezzi, ma sta avendo effetti collaterali significativi sui paesi con un elevato debito pubblico, come l’Italia.

Tajani, pur riconoscendo l’indipendenza della BCE, ha espresso apertamente il suo dissenso: “La Banca centrale è indipendente, ma io sono libero di esprimere le mie idee. E le mie idee sono che, per far crescere l’Italia, bisogna abbassare il costo del denaro.” La tensione con la BCE rappresenta una sfida per il governo italiano, che si trova a dover bilanciare il rilancio economico con le stringenti regole europee sui conti pubblici.

La manovra finanziaria 2024 si annuncia quindi come un campo di battaglia tra visioni economiche contrastanti: da una parte, chi preme per una riduzione significativa delle tasse e dei tassi d’interesse per stimolare la crescita, e dall’altra chi teme che tali misure possano compromettere la stabilità fiscale del Paese.

Le prossime settimane saranno decisive per definire i contorni della manovra e per capire se il governo riuscirà a trovare un equilibrio tra gli impegni europei, il rilancio economico e le pressioni interne per una riduzione della pressione fiscale.

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