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Ambiente

Cambiamenti climatici, osservatorio ANBI su emergenza siccità: “Preoccupazione per stagione agricola”

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Sempre più grave la situazione del Po le cui portate sono addirittura inferiori a quelle registrate nelle estati più torride

Vincenzi: “Serve uno sforzo di coesione nazionale per potenziare le infrastrutture idrauliche, asset strategico del paese”

In uno scenario idricamente deficitario (Piemonte e Lombardia sono le regioni maggiormente in crisi secondo l’indice SPI – Standardized Precipitation Index nei primi 3 mesi del 2022), i primi caldi rappresentano un problema in più, poiché l’evapotraspirazione riduce i benefici delle sporadiche piogge primaverili, laddove neanche lo scioglimento dello scarso manto nevoso riesce a contrastare la crescente siccità. A segnalarlo è il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che indica come continui anche  la discesa dei livelli dei  maggiori laghi subalpini: il Maggiore è 80 centimetri al di sotto della media storica e in una settimana è sceso  dal 30% al 22,7 % di riempimento; dopo aver registrato alcuni minimi storici, il Lario è ora al  6,5% del proprio potenziale volume , mentre anche il livello del Garda è in repentino calo, scendendo sotto il 70% della capacità d’invaso.

In Lombardia si stanno già dissolvendo i recenti, seppur  esigui apporti di neve, il cui manto, in una sola settimana, è calato del 21,65%, assestandosi a  -66,7% sulla media del periodo; a ben rappresentare il quadro complessivo di sofferenza idrica è soprattutto la condizione del fiume Adda, la cui portata è in ulteriore calo: 43 metri cubi al secondo, cioè quasi la metà di quanto registrato nel 2017, la peggiore annata in tempi recenti.

Se in Valle d’Aosta lo scioglimento della neve (a Courmayeur , l’altezza del manto è scesa, in 7 giorni, da cm. 60.50 a cm. 25,50 contro una media storica di cm.85) sta ristorando le portate della Dora Baltea e del torrente Lys, in Piemonte i flussi dei fiumi sono largamente inferiori allo scorso anno (Tanaro: oggi, mc/sec.23,1; Aprile 2021, mc/sec 83,9)

Non fa eccezione il Po, classificato in condizione di estrema siccità idrologica e le cui portate sono addirittura inferiori a quelle registrate nelle estati più torride: al rilevamento di Piacenza il record negativo era di 232,34 metri cubi al secondo, registrato il 9 Agosto del siccitosissimo 2017; oggi si è a mc/sec 170,6! Stesse performance con il segno meno si registrano a Cremona e Boretto.     

Restando in Emilia-Romagna, oltre ai territori compresi nei bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia, entrano in zona rossa anche le aree  a Nord della foce del Reno, dove dall’inizio dell’anno idrologico (1 Ottobre) sono caduti solamente 191 millimetri di pioggia e la siccità sembra essere diventata ormai endemica  (da Gennaio 2021 si sono registrati appena  mm. 471 di pioggia). A soffrirne sono principalmente i fiumi, che perlopiù ristagnano con portate largamente sotto media (Secchia, Enza e Trebbia stabiliscono il nuovo minimo storico), così come il volume idrico invasato nei bacini piacentini di Mignano e Molato.

In Veneto, dove si è alla vigilia dello stop al 50% dei prelievi irrigui, sono  decrescenti i livelli di tutti i corsi d’acqua:  esemplare è il livello dell’Adige, ridotto  di ulteriori 35 centimetri in 7 giorni.

“Le paventate restrizioni ai prelievi irrigui influiranno significativamente sulle produzioni agricole proprio nel momento, in cui le emergenze pandemica e bellica pongono l’autosufficienza alimentare come elemento centrale per il futuro del Paese – osserva Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestine e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Così come si stanno cercando soluzioni energetiche alternative, è indispensabile avviare urgentemente un piano per adeguare ed implementare un conclamato asset strategico come le infrastrutture idrauliche.”

“Vista anche la multifunzionalità della nostra proposta sul “Piano Laghetti”, contiamo che su questo obbiettivo possa evidenziarsi quella coesione nazionale, che, nonostante le priorità di legge, spesso latita fra interessi concorrenti di fronte a risorse idriche insufficienti” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.  

Permangono sotto media i principali corsi d’acqua della Toscana: il Serchio è al 25% ca. della portata, l’Ombrone al 30% ca., il Sieve al 50% ca.

Le portate fluviali decrescono complessivamente anche in Centro Italia, seppur in maniera disomogenea: a stare meglio sono le Marche, dove le portate fluviali sono in linea con gli anni scorsi mentre, nel Lazio, l’Aniene registra una portata più che dimezzata rispetto alla media storica ed il Sacco è al minimo dal 2017.

In Abruzzo, nonostante il deficit pluviometrico di Marzo, il bacino della diga di Penne è al massimo livello in anni recenti a conferma dell’inversione di tendenza, registrata  sul versante adriatico centro-meridionale dall’autunno 2021 dopo un’annata idrologicamente negativa.

In Campania crescono mediamente i livelli dei fiumi Garigliano, Sele e Volturno.

In Basilicata, dove la stagione irrigua è avviata da settimane, i volumi idrici invasati si riducono di quasi 5 milioni di metri cubi, scendendo leggermente sotto quanto trattenuto lo scorso anno; curiosamente analogo quantitativo d’acqua è invece  l’incremento registrato nei bacini d Puglia, dove l’invaso di Capacciotti raggiunge, per il secondo anno consecutivo, il massimo livello  consentito.

In Calabria, Aprile ha mediamente  portato finora circa 33 millimetri di pioggia, consentendo volumi invasati nella media.

In Sicilia, i volumi invasati sono complessivamente superiori di circa 92 milioni di metri cubi a quelli dell’Aprile 2021;  le precipitazioni sono stati più abbondanti in provincia di Palermo (mm. 50,3 sulla città capoluogo), nel Siracusano (mm. 53,6 sull’antica Ortigia) ed  a Messina (mm. 43,1), mentre ha piovuto meno nell’entroterra (mm.7 a Caltanissetta, mm. 19,3 ad Enna), a Catania (mm. 22 caduti, però,  in un solo giorno) e ad Agrigento (mm. 4).

In Sardegna, infine,  ad Aprile sono caduti mediamente 23 millimetri di pioggia; nei bacini della regione, però, mancano all’appello circa 94 milioni di metri cubi pari indicativamente al 5%.

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Ambiente

Roma e provincia, inquinamento da polveri sottili: un quadro ancora complesso ma incoraggiante

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L’inquinamento da polveri sottili, rappresentato principalmente dalle particelle PM10 e PM2.5, è un problema ambientale significativo per molte aree urbane, tra cui Roma e la sua provincia. Dal 2000 ad oggi, i livelli di inquinamento hanno subito variazioni dovute a diversi fattori, tra cui politiche ambientali, cambiamenti climatici e modifiche nei comportamenti sociali ed economici.

Anni 2000-2010: problemi persistenti e primi interventi

Nei primi anni del 2000, Roma ha affrontato livelli elevati di inquinamento da polveri sottili. Le principali fonti di PM10 e PM2.5 erano il traffico veicolare, l’industria, i riscaldamenti domestici e le attività commerciali. La città ha spesso superato i limiti giornalieri e annuali di PM10 stabiliti dall’Unione Europea, con conseguenti rischi per la salute pubblica.

Le misure iniziali per affrontare il problema includevano:

  • Limitazioni del traffico: L’introduzione di targhe alterne e blocchi del traffico nei giorni di maggiore inquinamento.
  • Promozione del trasporto pubblico: Incentivazione dell’uso dei mezzi pubblici per ridurre il numero di veicoli privati in circolazione.
  • Regolamentazione dei riscaldamenti: Interventi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e ridurre l’uso di combustibili inquinanti.

2010-2020: miglioramenti e nuove sfide

Nel decennio successivo, Roma ha continuato a sviluppare e implementare politiche ambientali più efficaci. Tra le principali iniziative:

  • Zone a Traffico Limitato (ZTL): L’estensione delle ZTL ha ridotto significativamente il traffico veicolare nel centro storico e in altre aree critiche.
  • Mezzi pubblici ecologici: L’introduzione di autobus elettrici e ibridi ha contribuito a ridurre le emissioni.
  • Piste ciclabili e mobilità sostenibile: La creazione di nuove piste ciclabili e l’incentivazione dell’uso delle biciclette hanno favorito una mobilità più sostenibile.

Queste misure hanno portato a una graduale riduzione dei livelli di PM10 e PM2.5, anche se i problemi non sono stati del tutto eliminati. Durante i mesi invernali, l’inquinamento da riscaldamenti domestici ha continuato a rappresentare una sfida.

Dal 2020 ad oggi: effetti della pandemia e strategie future

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto significativo sull’inquinamento atmosferico. Durante i periodi di lockdown, la riduzione drastica del traffico ha portato a un calo temporaneo dei livelli di PM10 e PM2.5. Questo ha dimostrato quanto il traffico veicolare incida sull’inquinamento urbano.

Nel post-pandemia, le strategie per migliorare la qualità dell’aria si sono intensificate, con un focus su:

  • Transizione energetica: Maggiore investimento in energie rinnovabili e promozione dell’efficienza energetica.
  • Smart Mobility: Sviluppo di infrastrutture per veicoli elettrici e soluzioni di mobilità intelligente.
  • Verde urbano: Incremento delle aree verdi e piantumazione di alberi per assorbire le polveri sottili.

L’inquinamento nella provincia di Roma

Anche i comuni della provincia di Roma, inclusi i Castelli Romani, hanno risentito dell’inquinamento da polveri sottili, sebbene in misura diversa rispetto alla capitale. Le principali fonti di inquinamento in queste aree sono il traffico locale, i riscaldamenti domestici e alcune attività industriali e agricole.

Anni 2000-2010: aumento della popolazione e inquinamento

L’espansione urbanistica e l’aumento della popolazione nei comuni della provincia hanno portato a un incremento del traffico e delle emissioni inquinanti. In alcune aree, l’inquinamento ha raggiunto livelli preoccupanti, soprattutto durante i mesi invernali.

2010-2020: interventi locali

Molti comuni della provincia hanno iniziato a implementare politiche ambientali per contrastare l’inquinamento. Tra queste:

  • Miglioramento del trasporto pubblico: Potenziamento delle linee di autobus e creazione di collegamenti più efficienti con Roma.
  • Efficienza energetica: Promozione di soluzioni energetiche sostenibili per i riscaldamenti domestici.
  • Progetti verdi: Creazione di parchi e aree verdi per migliorare la qualità dell’aria.

Dal 2020 ad oggi: focus sulla sostenibilità

Negli ultimi anni, l’attenzione all’ambiente è aumentata ulteriormente. I comuni della provincia di Roma hanno iniziato a collaborare più strettamente con la capitale per implementare strategie integrate di gestione della qualità dell’aria. L’obiettivo è ridurre le emissioni inquinanti attraverso soluzioni sostenibili e innovazioni tecnologiche.

L’andamento dell’inquinamento da polveri sottili a Roma e nella sua provincia dal 2000 ad oggi riflette un quadro complesso ma incoraggiante. Sebbene siano stati fatti progressi significativi grazie a politiche mirate e a una maggiore consapevolezza pubblica, rimangono sfide importanti. La collaborazione continua tra le istituzioni, i cittadini e le imprese sarà cruciale per migliorare ulteriormente la qualità dell’aria e garantire un ambiente più sano per tutti.

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Ambiente

Il top dei Comuni turistici di mare e di lago del 2024: la classifica

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Acque cristalline, bellezze paesaggistiche, attenzione alla sostenibilità e alla tutela della biodiversità. Sono le località italiane dove sventolano le Cinque Vele di Legambiente e Touring Club Italiano: 21 comuni turistici marini e 12 località lacustri premiati a Roma in occasione della presentazione della guida Il Mare più bello 2024, curata dall’associazione ambientalista e dal Touring Club Italiano. La guida raccoglie informazioni turistiche e caratteristiche ambientali dei comuni a Cinque Vele, compreso l’impegno nella tutela delle tartarughe Caretta caretta.

A guidare la top five del 2024 è Pollica, Acciaroli e Pioppi, (Sa) il comune cilentano inserito all’interno del comprensorio del Cilento Antico, in Campania. Al secondo posto il comune di Nardò, in provincia di Lecce nel comprensorio pugliese dell’Alto Salento Ionico, seguito da Baunei, in provincia di Nuoro sulla costa orientale sarda. Quarto posto per la località Domus De Maria sul Litorale di Chia, sempre in Sardegna, e quinto posto per Castiglione della Pescaia, nel comprensorio della Maremma Toscana.

A livello regionale la Sardegna è di gran lunga la regione con più comuni premiati con le Cinque Vele: accanto a Baunei (Nu) e a Domus de Maria (Sud Sardegna) figurano, infatti, anche i comuni di Cabras (Or), Santa Teresa di Gallura (Ss), San Teodoro (Ss) Posada (Nu), Bosa (Or). A seguire la Toscana che, oltre a Castiglion della Pescaia (Gr), piazza i comuni di Capraia Isola (Li), Isola del Giglio (Gr), Capalbio (Gr) e Marina di Grosseto (Gr). Quindi la Campania con una pattuglia di comuni tutti in provincia di Salerno: alla prima classificata si affiancano i comuni di San Giovanni a Piro (Sa), Castellabate (Sa) e San Mauro Cilento (Sa). Tre comuni a Cinque Vele per la Puglia con Nardò (Le), Vieste (Fg) e Gallipoli (Le) e una bandiera anche per la Liguria, con i tre comuni delle Cinque Terre (Riomaggiore, Vernazza a Monterosso al Mare in provincia della Spezia) e la Basilicata con Maratea (Pz).

I comuni amici delle tartarughe

Novità di quest’anno, presente anche all’interno della guida il Mare più bello, sono anche i 33 comuni amici delle tartarughe marine segnalati con l’apposito simbolo ‘la tartaruga’ e dove sventolano le vele di Legambiente e Touring Club Italiano. Da Maratea alle isole Tremiti, da San Teodoro a Gaeta passando per Silvi, Caorle e Castiglione della Pescaia, solo per citarne alcuni. Si tratta di quelle amministrazioni che, attraverso un apposito protocollo d’intesa, si sono impegnate a adottare una serie di misure per rendere le spiagge accoglienti anche per le tartarughe che depongono le uova oltre che per i bagnanti. Ad oggi in totale sono 74 i comuni in tutta Italia (guida al momento la classifica la Campania con 22 comuni) che hanno firmato il protocollo, di questi 33 sono quelle in cui sventolano anche le vele di Legambiente e Touring Club Italiano.

L’iniziativa ‘comuni amici delle tartarughe’ rientra nel progetto Life Turtlenest che mira a tutelare gli habitat di nidificazione della Caretta caretta aumentando le probabilità di successo riproduttivo e tenendo conto di clima e antropizzazione. Nato grazie al sostegno del programma Life dell’Unione Europea, il progetto è coordinato da Legambiente e riunisce 13 partner di 3 diversi Paesi (Italia, Spagna e Francia). In prima linea insieme ai comuni amici delle tartarughe anche le aree protette (34 quelle che ad oggi hanno firmato il protocollo), entrambi premiati oggi a Roma.

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Dighe in Italia, partito il Dam Day: Un evento per promuovere la conoscenza e l’importanza di queste opere idrauliche

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Dal 24 maggio al 1° giugno 2024 si terrà la prima edizione del “Dam Day – Dighe in Italia”, un’iniziativa organizzata dal Comitato Nazionale Italiano per le Grandi Dighe (ITCOLD). L’evento è volto a promuovere una maggiore consapevolezza sul ruolo cruciale delle dighe nel panorama ambientale, economico, energetico e di sicurezza del paese.

L’Obiettivo del Dam Day

L’evento mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza delle dighe attraverso una serie di iniziative che si terranno in tutto il territorio nazionale. Il Dam Day prevede un totale di 26 eventi, tra cui visite guidate, seminari, dibattiti e conferenze, concentrati in una settimana per garantire un impatto significativo e coordinato sul tema.

Il Ruolo di ITCOLD

ITCOLD, l’associazione culturale e scientifica che organizza l’evento, rappresenta oltre 300 delle circa 500 grandi dighe presenti in Italia. Il comitato si impegna a promuovere lo studio e la valorizzazione delle dighe, collaborando con operatori del settore, pubbliche amministrazioni, accademici e liberi professionisti. Inoltre, ITCOLD è membro della Commissione Internazionale per le Grandi Dighe (ICOLD-CIGB), istituita nel 1928.

Gli Eventi in Programma

Gli eventi del Dam Day sono pensati per coinvolgere un pubblico ampio e variegato, con particolare attenzione ai giovani studenti. Tra gli appuntamenti previsti vi sono:

  • Visite Guidate: Alla Diga di Mignano a Vernasca (PC), alla Diga di Occhito a Carlantino (FG) e alla Diga del Locone a Minervino Murge (BT).
  • Seminari: Come quello sulla “Gestione delle risorse agricole per l’agricoltura” a Bari e il seminario dedicato agli impianti idroelettrici a Tramonti di Sopra (PN).
  • Convegni e Workshop: Inclusi eventi tecnici come il workshop sulla caratterizzazione geotecnica presso il laboratorio ISMGEO a Seriate (BG).
  • Open Day e Conferenze: Tra cui l’Open Day “Dighe e cambiamento climatico: quali sinergie?” a Firenze e la conferenza stampa presso la Diga del Gabiet a Gressoney (AO)

Un’Iniziativa Europea

Il Dam Day non è solo un evento nazionale, ma si inserisce in una serie di iniziative analoghe organizzate in altre nazioni europee sotto l’egida di EURCOLD, il Club Europeo delle Dighe. Questo rafforza la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra i paesi europei in materia di gestione e valorizzazione delle dighe.

Il “Dam Day – Dighe in Italia” rappresenta un’importante occasione per avvicinare il pubblico alle tematiche legate alle dighe, evidenziandone il ruolo strategico nella gestione delle risorse idriche e nella produzione di energia rinnovabile. Partecipare agli eventi previsti sarà un’opportunità unica per conoscere da vicino queste grandi opere ingegneristiche e il loro impatto positivo sull’ambiente e sulla società.

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