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The Legend Of Zelda Skyward Sword è in versione HD su Switch

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The Legend Of Zelda Skyward Sword è tornato, dopo 10 anni dalla sua uscita originale, in versione HD in un’edizione per Switch dove Nintendo ha sistemato e smussato le parti più gravi e fastidiose dei difetti presenti un decennio fa su Wii. Il gioco è strettamente legato al numero tre: triforza, tre aree da visitare tre volte, tre incontri con lo stesso boss (il Recluso). Si tratta di un’avventura lunga, completabile in trenta/quaranta ore, variabili in base alla vostra abilità e alle sottoquest che si deciderà di intraprendere. A noi il backtracking presente in game è piaciuto, e non lo abbiamo mai trovato pesante, anzi: il modo in cui ogni volta le aree si evolvono, geograficamente o per eventi, rivela in tutta la sua bellezza la complessità estetica dell’opera nel suo complesso. Si tratta di un titolo, più di ogni altro capitolo della serie, ricco di filmati e dialoghi. Il registro tenuto è spesso adolescenziale, ma non per questo va considerato inefficace: se The Wind Waker è un’avventura per l’infanzia, e Breath of the Wild è adatto a tutti, Skyward Sword rientra in quella fascia in cui ci sono pericoli e sentimenti amorosi, ma i primi non sono mai così spaventosi o reali, e i secondi sono solamente accennati. La storia di The Legend of Zelda: Skyward Sword HD si pone come antefatto all’intera epopea affrontata dall’Eroe del Tempo negli ultimi trentacinque anni. Nonostante la cronologia della saga sia spesso oggetto di dibattiti nella nutrita community di fan sparsi in tutto il mondo a causa di qualche punto particolarmente oscuro delle avventure di Link e Zelda, Skyward Sword si prefigge il preciso obiettivo di esplorare le radici della connessione tra questi due celeberrimi personaggi, in un’epoca antecedente a tutti i capitoli apparsi fino ad ora sulle console della Grande N. Molto prima dei fatti narrati in Breath of the Wild, prima anche di quanto visto in Ocarina of Time, prima di abbracciare il suo destino come Eroe del Tempo, Link era un semplice cittadino di Oltrenuvola, un arcipelago volante che si estende su una fitta coltre di nuvole che separa il cielo dalla Terra. Si dice che la Dea Hylia abbia creato Oltrenuvola all’alba dei tempi per proteggere i suoi fedeli dalle insidie e dalla malvagità che si annida nel reame sottostante. La popolazione locale, inoltre, sembra avere una forte connessione con i Solcanubi, una razza di uccelli dal piumaggio coloratissimo che si occupa di trasportare gli abitanti da un’isola all’altra. Questo legame viene rafforzato tramite un rituale chiamato “Battesimo del Volo” che sancisce l’ingresso dei cittadini nell’età adulta sotto lo sguardo vigile della Dea. Poco dopo l’esame, Link e la sua amica d’infanzia Zelda si esibiscono in un volo celebrativo nei cieli sconfinati che circondano Oltrenuvola in un momento di totale spensieratezza che non lascia presagire il cataclisma che sta per abbattersi su di loro. I festeggiamenti, infatti, durano molto poco: un tornado di energia oscura appare dal nulla e sembra inghiottire Zelda nelle sue viscere mentre il protagonista finisce disarcionato dal suo Solcanubi e viene tratto in salvo solo grazie al rapido intervento del corpo di salvataggio del luogo. Dopo essersi risvegliato, Link fa la conoscenza di Faih, uno spirito guida dalle fattezze umane che gli rivela una verità sconcertante: Zelda è ancora viva ma si trova da qualche parte nella Terra sottostante. Inizia qui il tortuoso percorso di Link alla scoperta della Superficie sotto le nuvole, un luogo dalle incredibili meraviglie naturali ma infestato da mostri e demoni famelici che tenteranno in ogni modo di metterci il bastone tra le ruote. È una storia di amicizia, coraggio ed eroismo costellata di momenti indimenticabili che, pur non raggiungendo le vette qualitative del più moderno Breath of The Wild, riesce a regalare momenti di assoluta epicità che vale la pena sperimentare in prima persona, a maggior ragione se non avete mai avuto modo di farlo in precedenza sulla cara vecchia Wii.

Sotto il profilo del gameplay, invece, Skyward Sword HD offre un duplice sistema di controllo: il primo ricalca fedelmente quello visto nella versione originale e si affida ai precisi JoyCon di Nintendo Switch per fornire un’esperienza molto simile a quella vista in passato mentre, il secondo, rinuncia del tutto ai comandi di movimento per concentrarsi esclusivamente sui tasti fisici. Siamo consapevoli che moltissimi membri della community gioiranno al pensiero di giocare Skyward Sword senza essere costretti a dimenarsi nelle proprie stanze nel tentativo di abbattere i nemici più ostinati ma, purtroppo, dobbiamo ammettere che questa nuova soluzione ci ha convinti solo in parte. Da una parte abbiamo apprezzato la volontà di Nintendo di offrire ai giocatori l’opportunità di sperimentare Skyward Sword in modo più “tradizionale” ma, dall’altra, ci sono alcune caratteristiche peculiari del gioco che non si adattano perfettamente a questo sistema, soprattutto nelle fasi di combattimento. Dal momento che la versione per Wii basava il suo intero concept sull’impersonare fisicamente Link impugnando la sua spada con una mano e lo scudo con l’altra, il titolo è stato ideato per consentire ai giocatori di colpire gli avversari muovendo liberamente l’arma e sferrando colpi da qualsiasi direzione. Ovviamente, anche questa riedizione in HD conserva il medesimo principio e gli sviluppatori hanno pensato di adattare la struttura ludica originale al nuovo schema di controlli assegnando lo stick destro di Switch alla gestione dei fendenti. Inutile dire che, dati i ben noti deficit di precisione delle due levette dell’ibrida di Nintendo, riuscire a mettere a segno colpi accurati nelle fasi di lotta più concitate e direzionare bene gli attacchi può diventare un’impresa davvero difficile anche per i giocatori più esperti. Per il resto, The Legend of Zelda Skyward Sword HD è un prodotto di assoluto pregio, un action adventure con pochi pari anche nel panorama videoludico attuale. Scoprire le origini dell’Eroe del Tempo, della Master Sword e della leggendaria Principessa è un’esperienza che non possiamo fare a meno di consigliarvi. Che lo abbiate giocato in precedenza o meno, questa nuova edizio0ne del titolo merita assolutamente di essere presa in considerazione.

Ci teniamo a sottolineare che se siete tra quelli che considerano eccessivo il prezzo pieno per questo titolo non vi biasimiamo, né abbiamo intenzione di farvi cambiare idea, ma vi assicuriamo che in ogni caso l’acquisto di questo capitolo è una spesa ben fatta. Skyward Sword HD è stato rivisto dal punto di vista tecnico e il mondo di gioco non sembra fatto di granelli di polvere da due metri di distanza in poi, ha finalmente la possibilità di non utilizzare i sensori di movimento (nonostante i Joy-Con funzionino in maniera ottima), ed ha con sé una serie di piccoli ma fondamentali update alla quality of life. È sostanzialmente giocabile per la prima volta in maniera decente, togliendosi di dosso tutte quelle soluzioni anacronistiche o poco funzionali che aveva in origine. Se tutto questo non vi convince, non sarà certo questa recensione a farvi cambiare idea. Perché The Legend of Zelda: Skyward Sword HD ha dalla sua, come vi abbiamo già accennato, anche un bagaglio niente male: ha introdotto le versioni embrionali molte delle cose meravigliose che avremmo visto in Breath of the Wild qualche anno dopo. È un titolo importantissimo per il franchise, lo è sempre stato ed ora lo si può apprezzare finalmente a tutto tondo. A livello tecnico, infine, Skyward Sword HD ha compiuto netti passi avanti rispetto alla sua edizione precedente su Nintendo Wii. Nonostante Switch non sia esattamente un mostro di potenza, la piccola console ibrida riesce a gestire efficacemente una presentazione colorata, vibrante e, soprattutto, parecchio stabile. Gli asset in bassa risoluzione del passato sono stati sostituiti da texture in HD con una palette cromatica decisamente più vivace. Certo, capita ancora di vedere alcuni dettagli alquanto slavati e qualche imprecisione nei modelli poligonali ma, nel complesso, si tratta di un gioco graficamente piuttosto gradevole, sia sul piccolo schermo della portatile che in modalità docked. Ottimo anche il level design costituito da biomi variegati e artisticamente parecchio ispirati. Si tratta, in buona sostanza, di macroaree liberamente esplorabili ricche di segreti e di oggetti nascosti, da recuperare grazie a specifici strumenti che si sbloccheranno procedendo nella narrazione. Certo, soprattutto verso la metà del gioco c’è un po’ troppo backtracking da affrontare ma il mondo di Skyward Sword è così magico da rendere entusiasmante anche un processo così tedioso. Nota di merito anche per il comparto audio composto da musiche orchestrali epiche ed emozionanti e da effetti sonori di prim’ordine. Tirando le somme, The Legend of Zelda Skyward Sword HD rappresenta la versione definitiva per tutti coloro che hanno amato il titolo originale, una seconda opportunità per chi non ha mai digerito la versione di dieci anni fa, ma soprattutto sarà una gradita sorpresa per le nuove generazioni o per chi non si è mai avvicinato a questo capitolo della saga. Il nostro consiglio? Giocatelo e divertitevi. Non ve ne pentirete.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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Luigi’s Mansion 2 HD, il titolo icona del 3DS torna su Switch in alta definizione

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Luigi’s Mansion 2 ritorna, a più di 10 anni dalla sua uscita originale su Nintendo 3DS, in versione rimasterizzata per Nintendo Switch. Questa nuova edizione in alta definizione del piccolo capolavoro del colosso nipponico offre l’opportunità di rivivere una delle avventure più amate del fratello di Mario, con una veste grafica rinnovata e alcune migliorie tecniche. Ma come si comporta questo titolo del 2013 nel panorama videoludico attuale? Analizziamo nel dettaglio questa riedizione per scoprire se il fascino di Cupavalle resiste ancora alla prova del tempo oppure è destinato a soccombere sotto il peso degli anni. Seguendo in modo abbastanza diretto dal primo episodio, uscito su Game Cube nel lontano 2001, Luigi’s Mansion 2 HD (al tempo Luigi’s Mansion 2 o Luigi’s Mansion Dark Moon negli Usa) catapulta i giocatori nuovamente nell’avventura con un incipit decisamente semplice: dopo la vittoria dell’idraulico in verde nel primo capitolo, i fantasmi si sono acquietati e vivono in serenità con gli umani, permettendo al Professor Strambic di continuare i suoi studi con grande efficienza. Un “misterioso intervento esterno”, però, distrugge e frammenta la pietra a forma di luna che teneva sotto controllo gli spiriti, mandandoli in agitazione e costringendo lo scienziato a chiedere il soccorso del miglior acchiappafantasmi in circolazione. Così in men che non si dica quel fifone di Luigi si trova nuovamente impegnato a catturare spettri con aspirapolvere alla mano e gambe tremolanti. Questa volta però non si troverà più in una sola, vasta, magione, ma dovrà spostarsi in differenti aree per recuperare i pezzi del cristallo, scoprire chi si nasconde dietro le quinte e ripristinare tutto alla normalità, assicurandosi che nessuno dei suoi amici sia finito nei guai. Il tutto è possibile grazie al genio di Strambic, che oltre a essere il massimo esperto di fantasmi è anche riuscito a sviluppare una tecnologia chiamata “pixeltrasporto”, in grado di muovere Luigi da una parte all’altra del mondo sfruttando schermi e telecamere come veicolo. Da qui inizia un’avventura tendenzialmente in linea con gli altri episodi, che vede il buon Luigi esplorare ogni angolo delle location da lui visitate alla ricerca di tesori, chiavi, fantasmi e segreti: insomma, tutto il necessario per proseguire di livello in livello e soddisfare le richieste di Strambic. Idealmente la progressione ricorda un po’ quella di un metroidvania, in quanto c’è la libertà di muoversi in aree tutto sommato limitate, da sbloccare di volta in volta, mentre vengono mostrati al tempo stesso tanti passaggi apparentemente inaccessibili, muri misteriosi che sembrano nascondere qualcosa, stanze prive di accesso o sistemi di controllo che sembrano non rispondere alle sollecitazioni di chi gioca.

Luigi questa volta avrà insomma un bel da fare dovendo ripuloire ben cinque magioni infestate nel tentativo di ricomporre la pietra a forma di Luna e domare gli ectoplasmi aiutato dal fido aspirapolvere Poltergust 5000, versione potenziata del modello 3000 comparso in Luigi’s Mansion, e da una torcia multifunzione. Sulla carta per avere la meglio basterebbe “sparaflashare” gli evanescenti invasori per poi pescarli con l’aspirapolvere assecondando i loro movimenti. Nella pratica, però, i dispettosi fantasmi faranno di tutto per vendere cara la melma ricorrendo a trucchetti, armature o alla forza bruta: tutte cose che costringeranno i giocatori a indebolirli, aggirarli o quant’altro prima di poter procedere con la cattura. Su 3DS, come accennato, queste meccaniche soffrivano un poco i limiti del sistema di controllo, ma qui sono una vera goduria e bastano davvero pochi minuti per prenderci la mano e farsi trascinare dalla moltitudine di interazioni escogitata da Next Level Games e Nintendo per spremere fino all’ultima goccia le possibilità del Poltergust 5000 e il pensiero laterale dei giocatori. Il Poltergust 5000 nasce per aspirare i fantasmi, OK, ma nulla vieta di invertire il flusso e/o sfruttarlo per sollevare tappeti, afferrare tende, tovaglie e in generale passare al setaccio le magioni infestate svelandone i vari segreti o espugnandone le ricchezze in modo da potenziare il proprio arsenale. Sempre grazie all’aspirapolvere si può, ad esempio, afferrare oggetti congelati e trasportarli fino alla fiamma più vicina, oppure gonfiare dei palloncini e creare una piccola mongolfiera per raggiungere aree altrimenti inaccessibili; e queste sono solo alcune delle tante interazioni possibili per sfruttare o aggirare i limiti fisici del gioco. La torcia a sua volta non si limita a rendere vulnerabili gli spiriti ma consente di attivare interruttori e meccanismi, mentre l’Arcobaluce – sorta di versione “mariesca” degli ultravioletti – è in grado di svelare porte e oggetti nascosti aggiungendo di fatto una dimensione extra all’avventura, obbligando così il giocatore a prestare particolare attenzione a tubi mancanti, zerbini e persino ai complementi d’arredo apparentemente asimmetrici. Attorno a queste dinamiche gli sviluppatori hanno costruito un sistema di enigmi incredibilmente sofisticato; le missioni inizialmente appaiono circoscritte, ma col procedere del gioco diventano sempre più elaborate facendo “esplodere” il level design delle singole magioni e servendo alcune delle boss fight più creative mai viste in un videogioco Nintendo. Di contro il cuore dell’esperienza resta la caccia, e anche sotto questo aspetto dopo le prime semplici battute è necessario ricorrere all’astuzia e a tutte le opportunità offerte dai propri strumenti, senza contare le occasionali disinfestazioni da ragni, piante carnivore e altre simpatiche creaturine che infestano le aree di gioco.

Se il titolo originale ha proposto una più che discreta esperienza portatile, in questa occasione è opportuno chiedersi se e quanto abbia giovato la transizione a una nuova piattaforma. La risposta è a nostro avviso: decisamente più performante ma meno “peculiare” rispetto alla piccola console portatile della grande N. A livello puramente visivo, nulla da dire: pur non raggiungendo le vette di Luigi’s Mansion 3, questa edizione HD del secondo capitolo risulta comunque molto curata, potendo godere di modelli e texture ricreati da zero e un impatto scenico dovuto al cambio di proporzioni dello schermo decisamente più efficace. Molto bene invece per quello che concerne il lato controlli, che tornano a contemplare l’utilizzo dell’analogico destro (assente su 3DS) per rendere più agile il movimento che su portatile risultava piuttosto sacrificato. Forse il cambiamento più importante che il gioco ha vissuto in positivo. Esplorazione e combattimenti risultano quindi più fluidi e divertenti, così come tutte le prove “speciali” che vedono variare il gameplay. Dove si paga lo scotto è nella trasposizione dell’esperienza “stereoscopica” originale: in particolare basta vedere i boss, comunque tuttora apprezzabili, per cogliere come la messinscena sia frutto di un design collegato allo speciale effetto visivo offerto dallo schermo superiore di Nintendo 3DS, risultando sacrificata, se non quasi banalizzata, quando riprodotta in modo tradizionale. E’ necessario, quando si parla di Luigi’s Mansion 2 HD evidenziare due note sulla longevità e il multigiocatore. Per quanto concerne la durata, il titolo si assesta sui livelli del terzo capitolo, quindi intorno alle 10/15 ore per una partita classica, salendo se si va alla ricerca del completismo, sebbene il tutto possa risultare un po’ allungato per via del continuo “vai e vieni” dovuto alla struttura a missioni. Per quanto riguarda il multigiocatore tocca constatare come il tutto sia in linea con il titolo d’origine, mancando quindi di una modalità storia cooperativa e limitandosi invece alla Torre del Caos in cui collaborare fino a 4 giocatori, in wireless locale o online, per superare le tante e appassionanti sfide proposte. Tirando le somme, poter tornare a giocare a Luigi’s Mansion 2 HD è sempre un piacere, soprattutto perché in termini di level design, struttura degli enigmi e gestione dell’arsenale è sicuramente il capitolo più interessante della serie, persino al netto del terzo. In più il salto in avanti per quanto riguarda il sistema di controllo offerto a suo tempo da 3DS rappresenta una vera benedizione, persino più gradita del passaggio all’alta definizione. Certo, aggiornare anche il sistema dei salvataggi sarebbe stato un gradito cambiamento, ma tutto sommato non possiamo lamentarci. Tuttavia tra gioco base, contenuti extra e tutte le cose da fare per completare il titolo al cento per cento, ci sarà da spassarsela davvero per molte ore.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise

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iPhone pieghevole nel 2027, un nuovo brevetto online fa esplodere i rumors

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iPhone pieghevole? Tornano i rumors. Le ultime indiscrezioni arrivano proprio da un nuovo brevetto che Apple ha registrato negli Stati Uniti. Il lancio però dovrebbe avvenire tra qualche anno, non prima del 2027. Il nome del documento, ripreso dal sito Cnet, è “dispositivi elettronici con display pieghevoli durevoli”, depositato nel 2021 ma concesso il 16 luglio di quest’anno. Al suo interno, alcune soluzioni che la Mela potrebbe seguire per realizzare l’iPhone Flip, ossia un telefono che si chiude a conchiglia, come il recente Motorola Razr 50 Ultra. Il testo elenca in modo dettagliato la presenza delle varie componenti del prodotto, dalla batteria alla ricarica wireless, connettività Bluetooth e Wi-Fi, display led o lcd, microfoni e sensori capacitivi, tattili e così via. C’è un riferimento esplicito ad un display pieghevole di 180 gradi, o completamente piatto, in linea con le declinazioni attualmente sul mercato anche a marchio Samsung e Oppo. Se sembra alquanto certo che Apple stia esplorando la possibilità di lanciarsi nel mercato dei pieghevoli, più dubbi sussistono sulle tempistiche. L’analista Ross Young ha affermato che un modello del genere è stato posticipato ad almeno il 2025. Più o meno la stessa tempistica suggerita dall’analista esperto di Apple, Ming Chi Kuo, che ha ribadito la possibile finestra di presentazione. C’è chi va anche oltre: i ricercatori di TrendForce sottolineano che le rigorose procedure di controllo qualità di Cupertino e l’aumento nella richiesta di pannelli flessibili porterà l’azienda a concludere un primo lotto di disponibilità dell’iPhone Flip non prima del 2027, quanto Samsung sarà alla nona generazione di Galaxy Z Flip. Insomma, stando alle nuove indiscrezioni nel futuro degli smartphone della Mela il dispositivo pieghevole sembra essere presente. Non resta altro che aspettare per saperne di più.

F.P.L.

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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