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Nier Replicant ver.1.22474487139, la forma finale del capolavoro di Yoko Taro

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Nier Replicant è tornato, dopo 11 anni l’opera del visionario Yoko Taro torna su Pc e sulle console con una riedizione che migliora gran parte delle imperfezioni della versione originale. Ma andiamolo a scoprire più da vicino. In diretto collegamento con il finale E di Drakengard, il mondo così come lo conosciamo oggi (nel gioco ndr.) inizia un declino terribile verso la scomparsa del genere umano. Una terribile malattia virale infatti sta colpendo il Giappone, ma non troppo tardi ha iniziato a colpire anche la Cina e gli Stati Uniti. Il degrado è totale e già dai primi minuti si assiste ad una Tokyo completamente devastata, deserta e colpita dalla neve in piena estate. Il giovane NieR e la piccola Yonah si ritrovano a cercare aiuto e rifugio attraverso le strade deserte, ma la dolce sorellina del protagonista è afflitta da questo terribile morbo che sta colpendo il mondo, e questo richiama le “shades”, ossia delle ombre antropomorfe che sono comparse poco dopo l’inizio della pandemia. Un attimo dopo questo breve momento, che funge anche da tutorial, la linea temporale si sposta di 1412 anni nel futuro, dove il giovane NieR aiuta il suo umile villaggio di mercanti a trovare sicurezza dalle shades, in cambio di aiuti economici e salutari per la malattia terribile della sua sorellina Yonah, che la sta pian piano portando via dal mondo dei vivi. Ma rispetto a prima, tante cose sono diverse. E’ bene precisare che la trama di NieR Replicant ver.1.22474487139 è veramente fuori dai classici schemi presenti in altri titoli action-gdr degni di nota. Nelle prime ore è facile sentirsi confusi e persi, ma basterà dargli un po’ di fiducia, che dopo vi sentirete in colpa per non aver creduto in ciò che Yoko Taro sia stato capace di scrivere. Non è il caso di entrare ulteriormente del dettaglio della storia del gioco, sarebbe veramente una cattiveria spoilerare tutte le sorprese che NieR Replicant ver.1.22474487139.. ha da offrire, ma basti sapere che ogni personaggio presente in gioco avrà qualche aspetto memorabile che resterà impresso nella memoria di chiunque viva l’avventura, dalla dolcezza di Yonah al coraggio di NieR, dalla terribile sfacciataggine di Kainé alla saggezza di Grimoire Weiss, senza dimenticare Emil. Esattamente come al momento della sua uscita, risalente ormai a 11 anni fa, l’opera di Yoko Taro è ammantata di un fascino unico, che solo NieR Automata è stato in grado di riprodurre e sublimare. Questa revisione, a metà strada tra remake e remastered, recupera interamente la carica emotiva del gioco originale, e riesce a smussarne la maggior parte degli spigoli del gameplay per rendere l’Action RPG del 2010 qualitativamente più coeso e omogeneo. NieR Replicant è un ri-arrangiamento fedele e innovativo al contempo, che non rinuncia quasi mai all’autorialità, a volte un po’ eccessiva, di alcune soluzioni ludiche e narrative, ma che diviene fortunatamente più “comunicativo”: una volta vissuto e rivissuto, proprio come accade dopo aver ascoltato più e più volte una bella canzone, rimarrà impresso nella memoria dei giocatori molto a lungo e ogni volta che il pensiero ripercorrerà le imprese di Nier un brivido accompagnerà il suo ricordo, ne siamo certi.

NieR Replicant è una sinfonia di dolore e disperazione. La perdita, l’abbandono, il sacrificio sono temi costanti che scandiscono un intreccio fatto di fragorosa epicità e delicato lirismo, dramma immenso e malinconica speranza. Parte lenta, la storia di NieR: si muove a piccoli passi, tra un dialogo troppo lungo e qualche commissione di poco conto. Ma poi il suo canto inizia a farsi più intenso, fino a esplodere in un boato di destabilizzante potenza. La penna di Yoko Taro, che frammenta il racconto, lo dilata e lo contrae a piacimento, potrebbe non risultare immediatamente accattivante per ogni tipo di videogiocatore: per apprezzare le sfumature simboliche di cui si nutre NieR c’è bisogno di molta pazienza e perseveranza, occorre soprassedere dinanzi a discutibili scelte narrative. Ma, dopo aver interiorizzato i meccanismi della storia e averne ricollegato i pezzi come se fosse un puzzle, Replicant si farà irrefrenabile. Le vicende personali dei singoli personaggi, il quadro offuscato del loro triste passato e la voglia di rivalsa che li spinge ad agire sono parte integrante di un racconto molto più corale di quanto appare inizialmente. NieR è il ritratto di vite distrutte, corrose da discriminazione e odio, paura e rimorso, ma anche risanate da amicizia e perdono; è la memoria residua di un mondo al collasso, un terreno arido su cui è stato sparso troppo sale, ma sul quale può germogliare ancora un po’ di amore, di qualunque natura esso sia. In questo remake di Nier Replicant non c’è l’eleganza di Automata, né si intravede la medesima, strabiliante stratificazione concettuale che caratterizzava la missione delle unità YorHa, eppure Replicant ne possiede la stessa poetica agrodolce, di quelle che non si cancellano tanto facilmente dai ricordi. Come da tradizione non è sufficiente una sola partita per comprendere l’intero ordito narrativo di NieR. Sarà necessario infatti rigiocarlo diverse volte per avere una visione più o meno integrale dell’opera orchestrata da Yoko Taro: a differenza di quanto avviene in Automata, tuttavia, le successive run, ludicamente parlando, sono tutte pressoché identiche. Le variabili non modificano le porzioni di gioco, come nel capolavoro di Platinum Games, ma rappresentano aggiunte legate solo al racconto, con nuove scene d’intermezzo che arricchiscono la trama di dettagli inediti, approfondiscono alcuni protagonisti e ci aiutano a ricollegare i fili del tessuto narrativo, a tratti modificando in modo radicale la prospettiva da cui osservare le vicende. Al termine di ogni avventura sarà il gioco stesso a chiedere al giocatore di ripartire, suggerendo quali azioni compiere per sbloccare correttamente tutti i finali. Preferiamo non rivelarvi il numero esatto delle conclusioni disponibili, e vi basti sapere che in questa riedizione di Replicant c’è una sorpresa decisamente accattivante. Affrontare ancora e ancora l’esperienza, senza che i cambiamenti appaiano realmente percettibili, non è certo la più stimolante delle intuizioni di Yoko Taro, e a lungo andare potrebbe far affievolire l’appeal che sorregge l’impianto del racconto. Ci vorranno circa 25 ore, escludendo alcune missioni secondarie, per completare Replicant la prima volta, ma non abbiate troppo timore: le successive run, che assumono la forma di un New Game Plus, partiranno da circa metà gioco per ragioni squisitamente narrative, rendendo meno gravoso rivivere il viaggio di NieR, Kainé ed Emil. Benché la ridondanza rischi di prendere il sopravvento, consigliamo comunque di non demordere: il vero finale, anche a costo di qualche sforzo merita davvero di essere scoperto.

Ciò che rende NieR Replicant ver.1.22474487139 un’opera di grande spessore è proprio la sua componente intrinseca. Giocare a questo titolo è come inserirsi in una spirale discendente di emozioni e dolori, ma anche sorrisi e altri valori non meno importanti. L’incredibile storia che si cela dietro il gioco non fa altro che avvalorare la tesi di cui sopra: tutti dovrebbero giocarlo almeno una volta, anche solo per godere di momenti incredibili e di conoscere un quartetto davvero eccezionale. La scrittura dietro ogni singola parola detta dai personaggi è perfettamente bilanciata e sensata: nulla è lasciato al caso. Ovviamente all’inizio non ci si rende conto di ciò che sta accadendo, e anche il finale A di gioco potrebbe non aiutare a capirci granché, ma completare i vari finali B, C, D e il nuovissimo E daranno una più chiara visione delle cose, sul perché alcuni personaggi hanno dei comportamenti, perché in determinati momenti accadono cose assurde. I momenti shock non finiranno presto, anzi, saranno il motore che spingerà il giocatore a voler completare ogni singolo parte del gioco. Sicuramente uno dei principali problemi che affliggeva l’originale opera di Yoko Taro. In questa remastered il sistema di combattimento è stato modellato sulla base dell’originale e dalle influenze di NieR: Automata. Il risultato è molto positivo, con una struttura più veloce e rapida, più istantanea e in linea con gli action-gdr moderni. Per quanto concerne le parate e le schivate, come già accennato, sono fruibili in maggiori circostanze e risultano essere un valore aggiunto e non più un’aggravante come lo erano in passato. A livello grafico c’è da dire che il gioco vuole innanzitutto proporre una fluidità maggiore su ogni console: Xbox One riesce a gestire ad una risoluzione sub-hd i 60fps solidi, mentre su Xbox One X il gioco viaggia a 1440p e 60fps solidi come una roccia. Inutile da dire che su Xbox Series X|S il gioco funziona in retrocompatibilità, quindi rispecchiano praticamente le controparti della vecchia generazione, anche se Xbox Series S riesce in qualche modo a migliorare la resa visiva grazie alle feature incredibili della retrocompatibilità. In comparazione all’originale del 2010, sul versante grafico sarebbe assurdo negare i cambiamenti, soprattutto all’illuminazione e alle texture, ma nel 2021 ci si aspettava un miglioramento generale migliore e magari più in linea con alcune produzioni moderne. Questo è abbastanza sorprendente, ma è probabile non fosse una particolare priorità per gli sviluppatori. Per quanto riguarda la colonna sonora possiamo assolutamente dire che è veramente impossibile non apprezzare le melodie di NieR Replicant ver.1.22474487139. Creata da Keiichi Okabe, ogni traccia è perfettamente bilanciata sul personaggio e mostra i suoi segni di forza e i suoi punti deboli con una perfetta sintonia, aiutata anche da cutscene e dialoghi veramente d’impatto. Rimanere folgorati è quindi alla base del gioco, grazie anche allo stile artistico decadente del mondo di gioco. Nel mercato occidentale il gioco arrivò nel 2010 soltanto con il doppiaggio e i sottotitoli inglesi. Chiunque all’epoca volesse giocarlo o conosceva bene l’inglese oppure doveva sperare in traduzioni scritte fatte da alcuni eroi del web, che hanno fatto questo senza profitto alcuno ma solo per amore del gioco. Oggi abbiamo finalmente un doppiaggio giapponese anche nel nostro mercato, ma soprattutto i sottotitoli italiani che aiuteranno chiunque a godersi il gioco al meglio, soprattutto nelle fasi in cui il gioco cerca di stupire con dei colpi di scena assolutamente d’effetto. Tirando le somme, non giocare a Nier Replicant in questa sua nuova veste sarebbe un errore enorme, specialmente per chi non ha mai potuto avvicinarsi alla versione 2010 o per chi ha amato Automata.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 10

Gameplay: 9

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree, molto più che una semplice espansione

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Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione enorme e sorprendente, che conferma la posizione di FromSoftware tra i migliori team di sviluppo in circolazione nel panorama videoludico contemporaneo. Il dlc (anche se chiamarlo così è riduttivo) è ovviamente disponibile su Pc, Xbox e PlayStation, quindi tutti coloro che hanno potuto giocare a Elden Ring (qui la nostra recensione), potranno cimentarsi in questa nuova avventura e proseguire il loro cammino. Ricordiamo a tutti coloro che sono interessati a intraprendere questo nuovo viaggio che per entrare nell’universo offerto da Shadow of the Erdtree è necessario aver ucciso Radahn e Mohg. Una volta fatto ciò si deve interagire col bozzolo di Miquella, parlando prima con un NPC che si troverà proprio lì davanti. Essendo una macro-area da visitare dopo l’endgame, il livello di difficoltà dei nemici al suo interno è piuttosto sostenuto. Questo vuol dire che provare a esplorare stando al di sotto di un livello medio che si aggira attorno al 140, o addirittura di parecchio inferiore, si va incontro alla morte anche coi nemici più insignificanti. Prendere sotto gamba il livello è un errore da non fare in quanto per chi volesse provare l’ebbrezza di addentrarsi nel “nuovo mondo”, l’impatto sarà assolutamente traumatico. Gli antagonisti sono capaci di uccidere con uno o due colpi e le zone più avanzate, assieme a quelle segrete e ai boss facoltativi, risultano quasi impossibili da completare. Eppure Elden Ring Shadow of the Erdtree, così come il gioco principale, non è mai scorretto col giocatore. Ovviamente il titolo impartirà dure lezioni ancora una volta, ma quando si inizierà a comprendere il gioco delle minacce che piagano la Terra delle Ombre, affrontare ogni ostacolo sarà fonte di assoluta soddisfazione. Differentemente da quanto i più possano pensare, l’aumento di livello non è la chiave per poter dominare sul campo di battaglia. Stavolta From Software ha applicato una sorta di sistema di potenziamento interno all’espansione che funziona grossomodo come i pezzi di maschera già visti in Sekiro. Va da sé che le reali differenze durante l’avanzamento, e soprattutto durante gli scontri coi boss, si notano solo raccogliendo i frammenti sparsi per la mappa di gioco, taluni ben nascosti o accessibili solo dopo alcune fasi di sbarramento. Una volta fermi ai Luoghi di Grazia, si potrà consultare il menù arricchito con una nuova voce che consente di migliorare in modo permanente alcune delle statistiche passive. Questa scelta adottata per Elden Ring Shadow of the Erdtree ha una duplice funzione: non rendere il contenuto troppo semplice anche per i veterani e obbligare i giocatori a esplorare davvero a fondo ogni angolo di mappa. L’esperta FromSoftware non ha però reso semplice l’accesso a tutte le aree, e in questa espansione si percepisce un senso della scoperta ancora più meraviglioso e sbalorditivo, reso tale da un design delle aree molto più articolato e complesso.

Il Regno delle Ombre è una mappa affascinante e con un design complesso e raffinato che conquista. Tuttavia è doveroso fare una menzione speciale ai dungeon/legacy, che presentano le medesime qualità. Anche qui il team di From Software è riuscito a creare livelli pieni di anfratti, percorsi alternativi, uscite, scorciatoie e connessioni all’interno di architetture colossali e uniche. Tra quelle esplorate ce ne sono due in particolare che abbiamo apprezzato. Autentiche opere di ingegneria studiate nei minimi dettagli: dalla disposizione dei nemici a quella delle sezioni interconnesse con una naturalezza disarmante. Un altro aspetto positivo positivo di Elden Ring: Shadow of the Erdtree riguarda la significativa riduzione del numero di mini-dungeon. Ora ce ne saranno di meno, ma più interessanti, elaborati e complessi. Spesso con meccaniche uniche e con boss sempre differenti, che garantiranno uno stimolo costante per quanto concerne l’esplorazione. Altro punto di forza della produzione sono i boss. In Elden Ring: Shadow of the Erdtree ce ne sono circa una decina, e sono tutti assolutamente straordinari sia per design che per le meccaniche di combattimento. E’ davvero sorprendente vedere come il team di From Software continui a sorprendere la sua fan base con creature così imponenti e ricche di personalità, capaci di proporre battaglie uniche, intense e sempre molto complesse da affromntare. Oltre a quanto detto, quest’espansione di Elden Ring ha un altro merito, ovvero: riuscire a sorprendere anche per il numero smodato di armi, talismani e magie aggiuntive, oggetti peraltro pensati per modificare sensibilmente lo stile di qualunque giocatore. Si vede chiaramente che l’intento di FromSoftware nella Terra delle Ombre è stato chiaramente uno solo: offrire un gran quantitativo di strumenti adatti a ogni genere di build, dotati di mosse e poteri così unici da spingere i giocatori a testarli anche se non necessariamente ottimali. E se da una parte alcune combinazioni del gioco base restano spettacolarmente efficaci e difficilmente sostituibili, riteniamo che FromSoftware abbia davvero trovato la chiave di volta qui, perché è stato praticamente impossibile non cambiare varie volte specializzazioni ed equipaggiamento dinanzi a certe novità. Ci sono ben otto categorie di armi del tutto nuove, e alcune di queste coprono delle mancanze significative del gioco base. A tutto ciò va anche sommato un discreto numero di ottime nuove stregonerie e un mix incredibile di incantesimi Il risultato finale? Un vero paradiso per chi ama sperimentare con statistiche ed equipaggiamento. Tirando le somme, questo Elden Ring: Shadow of the Erdtree è un’espansione incredibile, un lavoro di grande pregio che torna in parte alle origini dei souls, senza però tradire lo spirito del gioco base né abbandonare le caratteristiche che lo hanno fatto amare da così tanti giocatori. Si tratta di un lavoro impressionante, capace di stupire sia per il suo incredibile map design sia per la varietà delle novità introdotte. Impossibile, davanti a un’opera simile, non confermare il già notevole voto del gioco base. Impossibile lasciarselo sfuggire se avete amato il titolo originale.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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Samsung, Qualcomm e Google unite nel nome del metaverso

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Durante l’evento Unpacked svoltosi a Parigi, Samsung ha confermato lo sviluppo di un visore per la realtà mista. Dopo aver svelato i Galaxy Z Fold e Z Flip di sesta generazione, smartphone pieghevoli del gruppo, l’azienda ha aggiornato le tempistiche di presentazione del suo progetto di metaverso, che coinvolge anche Google e Qualcomm. La prima fornirà una versione adattata di Android per la realtà virtuale e aumentata, due termini che insieme vengono ottimizzati in “realtà mista”, mentre sarà delegata a Qualcomm la realizzazione dell’hardware che potenzierà il dispositivo. Non si hanno altre notizie in merito se non che tutte le compagnie prevedono di lavorare sodo per portare sul mercato il prodotto entro le festività natalizie. Vale la pena ricordare che parte della catena produttiva di Samsung è attualmente sotto pressione, con i dipendenti sudcoreani che stanno scioperando a oltranza per questioni economiche. Stando a quanto viene riportato sul sito Sammobile, Il visore “XR” potrebbe usare due schermi Micro Oled costruiti dalla sussidiaria di Samsung Display chiamata eMagin. “Sarà probabilmente un dispositivo di fascia alta e funzionerà con gli smartphone Galaxy (e probabilmente con i laptop)” scrive il portale. Dubbi sul prezzo, visto che Samsung potrebbe posizionare il visore in una fascia più accessibile di Apple, che attualmente vende i Vision Pro a partire da 3.500 dollari. Non resta altro che aspettare e scoprire tutte le novità e le possibilità legate a questo importantissimo quanto innovativo settore.

F.P.L.

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Destiny 2 la Forma Ultima, lo splendido finale di un capolavoro lungo dieci anni

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Destiny 2 La Forma Ultima è il nuovo contenuto a pagamento stagionale dedicato all’universo di Bungie. Il gioco, che ha visto muovere i passi di milioni di guardiani sulla leggendaria torre ha infatti compiuto 10 anni, e proprio con questo nuovo capitolo della storia si chiude una parentesi enorme della storia del gaming. Intendiamo, il brand Destiny continuerà ad esistere, ma il ciclo della storia principale pare essere arrivato a un punto definitivo. Quindi alla domanda ma Destiny è finito? La risposta è no, ad essere finito il ciclo della saga della luce e dell’oscurità che dal 9 settembre 2014 è stata la base dell’intreccio narrativo. La Forma Ultima è stata pubblicata nella giornata del 4 giugno 2024 su PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, ma i guardiani avranno ancora molto da fare poiché gli sviluppatori hanno già annunciato tre episodi, i quali fungeranno da sequel per gli avvenimenti successi nel DLC tanto atteso dalla community. Inoltre, la software house statunitense ha già annunciato l’Anno 11, con il nome in codice di Frontiere. Ma pensiamo al presente: la storia che Bungie propone in questo ultimo episodio della saga è davvero entusiasmante, poiché propone una campagna narrativa pronta a trasportare i giocatori nel Pallido Cuore del Viaggiatore, con l’unico obiettivo di fermare il Testimone, il principale antagonista di lunga data di Destiny 2. Quest’ultimo è molto pericoloso perché il suo potere gli permette di manipolare la realtà. È chiaro fin da subito che Bungie ha adottato un approccio differente rispetto ai capitoli giocati nelle espansioni scorse, applicando magistralmente le lezioni apprese dalle stagioni più di successo, che hanno enfatizzato maggiormente l’umanità e il background dei personaggi piuttosto che perdersi su altro. Oltretutto, avendola giocata dall’inizio alla fine a difficoltà leggendaria e anche con un certo coinvolgimento, possiamo senza dubbio affermare che la Forma Ultima rappresenta la migliore espansione che Destiny abbia mai offerto. Sebbene la scrittura si sia rivelata piuttosto lineare, ci ha fatto davvero piacere vivere come Guardiani l’esperienza che è poi culminata nello scontro con il Testimone. Uno dei principali punti di forza di questa trama, e della campagna in generale, è stata inoltre la stessa ambientazione. Destiny 2 ci ha abituato a viaggiare per lo spazio, a esplorare pianeti sconosciuti durante il corso delle espansioni pubblicate per il gioco, tuttavia oggi con la Forma Ultima, il Cuore Pallido si è rivelato semplice quanto efficace, dato che proponeva un luogo strano, a tratti inquietante ma comunque straordinario visto anche con gli occhi di chi Destiny non l’ha seguito dal day-one. Ci è sembrato quasi di viaggiare all’interno di un inferno dantesco sci-fi corrotto da Bungie, dato che al suo interno sono presenti elementi familiari tratti da tutta la storia del franchise, ma spesso ricombinati in modi bizzarri o distorti dalla corruzione. È essenziale sottolineare che la campagna si prende il tempo necessario per approfondire la caratterizzazione dei personaggi utilizzando filmati, monologhi e molte conversazioni tra gli NPC, un elemento che sicuramente migliora l’esperienza dato che in altri casi gli unici elementi di lore disponibili erano rappresentati da documentazioni e poco altro ancora. Quindi da questo punto di vista si vede che Bungie ha lavorato sodo per dare a tutti i fan un fantastico ultimo capitolo. Ma parliamo di novità: con La Forma Ultima Bungie ha introdotto una nuova fazione avversaria chiamata “Dread”, che introduce diversi tipi di nemici e riscrive le dinamiche degli scontri di Destiny 2 in modo sostanziale, cambiando le carte in tavola anche per i giocatori più esperti, soprattutto alle difficoltà più elevate. Questi antagonisti si presentano con una forma antropomorfa, in qualche modo corrotta come dalla presenza di alcuni cristalli, che in molti casi determinano anche le loro abilità. Per dire, gli Omen possono ghiacciare i Guardiani, mentre gli Harbinger possono invece metterci in stasi, creando situazioni non facili da gestire sul campo di battaglia.

La Forma Ultima inserisce anche una nuova sottoclasse dei guardiani soprannominata Prismatica, che dal nome vuole fare riferimento a una fusione di quelle precedentemente pubblicate, armate di poteri che facevano riferimento a Luce e Ombra. La sottoclasse Prismatica concede ai giocatori la possibilità di attingere al “meglio dei due mondi”, creando così nuove sinergie, combinando magari abilità per ottenere risultati diversi. Non si tratta di una sottoclasse radicalmente innovativa o entusiasmante come lo Strand al momento del suo completo sblocco nell’ultima espansione, ma manipolare i vari poteri e abilità è gratificante quando si riesce a trovare la combinazione giusta di elementi per massimizzare l’efficienza del proprio setup. Ad esempio utilizzare il missile ad arco del Titano con la spallata di fuoco con martello e la granata soppressiva da vuoto è davvero una roba fantastica. Ma l’attenzione alla costruzione delle build dei personaggi continua anche dopo la campagna, infatti nelle missioni e nelle attività aggiuntive che portano i giocatori a esplorare il Cuore Pallido ci sono una miriade di cose da fare per sbloccare nature, e frammenti necessari a rendere la sottoclasse prismatica completa. Alcuni dei momenti più intriganti e commoventi della storia si verificano proprio in queste fasi successive alla campagna, e Bungie è riuscita a nostro avviso a mantenere alta la qualità in tutte queste missioni. Intendiamoci, anche in questo nuovo episodio il farming è molto alto, ma il risultato finale è veramente soddisfacente. Una volta svelati i segreti del Cuore Pallido, il gioco offre una nuova tipologia di missione che si può soprannominare Dual Destiny. Questa è a tutti gli effetti una missione esotica speciale che richiede di essere giocata esclusivamente da due giocatori. Coordinazione e velocità sono necessarie per portare a termine questo speciale stage e alla fine di esso una scelta morale renderà il tutto ancora più intrigante. Ma noi non vi vogliamo rovinare l’esperienza di gioco, quindi non diremo altro. Unico indizio che possiamo darvi è. Non fidatevi mai di nessuno! Altra missione del tutto innovativa è Escissione, ossia lo scontro finale con il Testimone. Questa missione, che si è resa disponibile solo dopo il primo completamento del nuovo raid a livello mondiale, è assolutamente favolosa perché si deve giocare in 12 ed è affrontabile con il matchmaking, sia nella sua versione normale che nella sua versione super difficile a “Leggendario”. Insomma, anche qui ci troviamo dinanzi a una bella novità. Una menzione giusta da fare riguarda l’incursione Salvation’s Edge. Quest’ultima richiede un alto grado di cooperazione e comunicazione tra i giocatori, questo perché al suo interno sono presenti nuove meccaniche intelligenti che offrono sfide davvero stimolanti. I combattimenti sono impegnativi e gli ambienti, belli e strani, in certi casi sono equiparabili a quanto creato artisticamente all’interno del Cuore Pallido. Inoltre, Salvation’s Edge è leggermente più lungo e difficile rispetto alla maggior parte dei raid recenti, il che soddisfa i giocatori di alto livello in cerca di una sfida più intensa da affrontare settimanalmente. Per quanto riguarda le armi esotiche Bungie ha inserito delle bocche di fuoco davvero interessanti in questa Forma Ultima.

Primo fra tutti va menzionato il cecchino Caccia Immobileterna. Quest’ultimo è veramente interessante perché funzionerà come qualsiasi altro cecchino (solo inizialmente), ma allo stesso tempo propone una barra di caricamento che una volta carica potrà sparare dei colpi d’orati come se fosse una sorta di Pistola d’oro del cacciatore. Inoltre, sarà possibile utilizzarlo con il casco esotico Falconotte del cacciatore per creare delle combinazioni con un danno veramente impressionante forse attualmente la combinazione di quest’arma e di quest’elmo sono la combo arma/super col Dps più alto. Parlando ancora una volta delle bocche da fuoco Esotiche, è presente anche un fucile laser pesante chiamato Microcosmo. Quest’ultimo è molto particolare perché è la prima arma pesante che non ha nessun elemento: l’arma in questione però è molto forte in quanto non solo infligge dei danni ingenti, ma presenta anche dei bonus contro i nemici dotati di scudo, fattore che potrebbe rivelarsi particolarmente vincente nelle attività più difficili come i Cala la Notte in Gran Maestro, dove sono presenti tante minacce con diversi scudi. In più, ci sono due graditi ritorni dal primo Destiny: Il Morte Rossa e il Khvostov. Il primo, ad ogni uccisione permette di recuperare la salute, mentre il secondo rispetto alla precedente iterazione è in grado di far rimbalzare il settimo proiettile sui nemici circostanti. Insomma, per quanto riguarda le armi Esotiche, il team creativo ha fatto un lavoro estremamente importante, così come le armature Esotiche che sono disponibili due per ogni classe, e le quali daranno libero sfogo alla vostra creazioni di build all’interno dello sparattutto online. In conclusione, siamo rimasti particolarmente estasiati da queste aggiunte particolarmente azzeccate! Ovviamente è presente anche un’altra arma esotica esclusiva del raid, ma al momento non siamo riusciti ancora ad ottenerla, ma pare sia estremamente forte. Bungie, attraverso l’aggiornamento in Destiny 2 La Forma Ultima, ha effettuato dei cambiamenti anche ad alcuni NPC proponendo diversi ritorni. Innanzitutto, il Criptarca è stato aggiornato con un sistema di reputazione, il quale ad ogni Engramma decifrato da quest’ultimo permetterà al giocatore di salire di grado e sbloccare determinate ricompense. Ma non è questa la novità più eclatante, ma bensì Xur: il venditore di Esotici disponibile dal venerdì al martedì a partire dalle 19:00 italiane. Prima di procedere, dobbiamo dirvi che Bungie ha deciso di far ritornare una vecchia valuta, ossia le Strane Monete. Chi ha giocato al primo Destiny lo saprà bene: quest’ultime permettevano l’acquisto dell’equipaggiamento Esotico, feature che fa il suo ritorno con qualche modica rispetto al passato. Innanzitutto, non ci sono solo gli oggetti Esotici ma anche Leggendari, i quali potranno essere acquistati con tanto di perk piuttosto interessanti per le vostre bocche da fuoco preferite. Ma una novità che mi ha lasciato sorpreso è la possibilità di acquistare i Catalizzatori delle armi Esotiche. Seppure il costo è molto elevato, questo permetterà ai giocatori di non andare forzatamente a grindare un’attività per ottenere quest’ultima ed effettuare innumerevoli kill. Infatti, il Catalizzatore Esotico vi verrà fornito con l’obiettivo già sbloccato, un salto di qualità decisamente importante. In aggiunta, come già successo nel precedente capitolo, anche qui ci saranno tre armature Esotiche, una per classe, insieme ad una bocca da fuoco Esotica. Insomma, da questo punto di vista Xur diventa maggiormente più utile rispetto al passato, poiché nelle stagioni precedenti fungeva solamente da NPC utile nel fornire delle statistiche migliori per le proprie armature preferite. Ora, la situazione è nettamente diversa. Ultima ma non per questo meno importante novità è il sistema Pathfinder. Quest’ultimo non è particolarmente difficile da spiegare: in poche parole, al guardiano vengono dati alcuni compiti che saranno collegati tra loro, come effettuare delle uccisioni con un determinato elemento o distruggere dei boss in un’area nello specifico. In base al task che viene proposto, poi bisogna marcarlo all’interno di un’interfaccia molto semplice e intuitiva ed infine eseguirlo. La prima volta che si porta a termine quest’ultimo si viene ricompensanti con un Engramma Potente, il quale permette di ottenere un equipaggiamento di livello alto e facilitare la scalata al Livello Potere massimo che è 2000 attualmente se si esclude il potere extra donato dall’artefatto. Dopo aver completato il primo task, ripetendo il sistema appena citato sarà possibile ottenere una spada Esotica di cui non abbiamo fatto ancora menzione: l’Ergo Sum. Essa avrà ben 11 caratteristiche diverse. Questa infatti è una di quelle armi Esotiche in possesso di perk diversi (per un totale di 11) e può essere droppata da vuoto, ad arco e di fuoco. Ad esempio, è capitato che con i fendenti pesanti si generassero delle granate le quali potevano appiccicarsi ai nemici, oppure sempre con la stessa tipologia d’attacco sferrare dei colpi come il Lanciagranate esotico Colonia. Insomma, questa è una buona cosa per invogliare i giocatori a sfruttare ogni volta questo sistema veramente interessante e capirne le potenzialità, specialmente per eventuali aggiunte future. Ricordiamo inoltre che il catalizzatore di Ergo Sum può essere ottenibile solo completando la missione Escissione in leggendario. Buona Fortuna! Tirando le somme, Destiny 2 La Forma Ultima è l’epilogo perfetto che racchiude questi 10 anni di Destiny in una lotta che vede le forze della Luce contro l’Oscurità. Tutti i contenuti si sono rivelati all’altezza dell’aspettative, iniziando dalla campagna che propone diverse cinematiche, una regia nettamente migliore e con dei momenti veramente da cardiopalma. Le sottoclassi prismatiche, una delle novità più interessanti dell’espansione, funzionano a meraviglia e creano diverse combinazioni all’interno del gioco. Anche gli altri contenuti come il Raid e il sistema Pathfinder sono dei contenuti vincenti. Insomma, sia che siate dei guardiani di vecchia data, sia che siate delle New Light Destiny 2 la Forma Ultima è un’espansione veramente grandiosa e che vi terrà impegnati per molte, anzi moltissime ore di gioco.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 9

Francesco Pellegrino Lise

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