Costume e Società
Donne e motori: l’empowerment femminile fa il giro del mondo su due ruote
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3 anni fail
Community, senso di appartenenza, libertà, condivisione ed emancipazione. Sono queste le parole chiave che accomunano le donne che scelgono le due ruote in tutto il mondo. Dall’Italia al Venezuela, dall’Arabia Saudita allo Zimbabwe, ecco i dieci paesi nei quali le donne stanno cambiando la società in sella a una moto
Adrenalina, libertà e indipendenza: per le donne la moto è questo e molto altro. Nel mondo sono, infatti, sempre più numerose le community e le iniziative sociali al femminile fondate sulla condivisione di questa passione. Dall’Australia al Venezuela passando per l’India, l’Arabia Saudita, lo Zimbabwe e fino al Bel Paese. Sono molteplici le motivazione che spingono le donne a sfrecciare insieme su due ruote: la voglia di concedersi una seconda possibilità dopo aver vissuto condizioni familiari difficili, il sogno comune di fare il giro del mondo in moto, il desiderio di emancipazione e di indipendenza, la lotta contro gli stereotipi e i pregiudizi di una società ancora molto maschilista, la missione di diffondere messaggi educativi e formativi.
E anche in Italia le due ruote sono sempre più rosa: ne è un esempio BikerX, la prima scuola di guida sicura su strada certificata FMI, fondata da una donna. “La passione per la moto mi accompagna da sempre, ma solo pochi anni fa ho finalmente trovato il coraggio di mettermi in sella – spiega Eliana Macrì, fondatrice di BikerX – Aprire una scuola di guida sicura è stato un ulteriore passo in avanti, la realizzazione di un vero e proprio sogno nel cassetto. Oggi BikerX vanta numerosi corsi rivolti a neofiti ed esperti, con particolare attenzione ai giovani e alle donne. Il senso di libertà che assicura la moto, infatti, è una sensazione meravigliosa, ma non va dimenticato che quando si è in sella la sicurezza deve sempre essere messa al primo posto. Ecco perché non è mai troppo tardi per seguire corsi come questi”.
In Australia, invece, sono nate The Bendigo Girl Riders, un gruppo di oltre 100 donne accomunate da storie di vita complicate caratterizzate da divorzi e violenze domestiche che sfrecciano insieme spinte dalla voglia di riscatto e di riprendersi in mano la loro vita. La determinazione e il coraggio hanno spinto anche le oltre 3000 componenti di Women Riders World Relay a correre insieme per esaudire un sogno comune, ovvero quello di compiere il giro del mondo su due ruote: partendo dall’estremo nord-est della Scozia e scendendo lungo tutto il Regno Unito, hanno attraversato tutti e 5 i continenti.
Non solo, storie di emancipazione e indipendenza arrivano persino dalle zone rurali dello Zimbabwe dove l’adozione di tricicli elettrici a cinque posti da parte della start-up Mobility for Africa ha migliorato le condizioni di vita delle famiglie: questo mezzo chiamato “Hamba” ha permesso loro di trasportare e vendere i prodotti coltivati nei mercati lontani dai villaggi e di portare con molta più facilità l’acqua potabile a casa. In Arabia Saudita, Paese dove fino a due anni fa la guida era ad esclusivo appannaggio degli uomini, sono nate scuole guida dove le donne possono sperimentare l’ebbrezza delle due ruote.
Sono numerose in tutto il mondo le iniziative di diverse case motociclistiche e associazioni no profit impegnate ad abbattere gli stereotipi e i pregiudizi legati alle biker, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Un esempio arriva dal Venezuela dove, in risposta a una società ancora molto maschilista, è stato fondato il gruppo delle Ratgirls, le biker di Caracas: viaggiano in gruppo come una grande famiglia per ridurre il pericolo di aggressioni e si distinguono dalla giacche di pelle nera con la scritta ricamata “Long life”. Non è da meno il Pakistan, dove il programma Women on Wheels, che ha coinvolto più di 5000 partecipanti, è nato con lo scopo di contribuire a ridurre gli stereotipi e i tabù facendo emergere valori come libertà e indipendenza. Un obiettivo condiviso anche da We for Women, l’iniziativa di Royal Enfield, casa produttrice indiana, che ha fornito le proprie moto alle poliziotte di Bangalore, permettendo loro di emanciparsi all’interno del corpo di polizia. Rimanendo in India va citato anche l’esempio di Sarika Mehta, fondatrice di Biking Queens, che ha scelto le due ruote come mezzo per diffondere messaggi educativi e di empowerment femminile durante i raduni dei biker e nelle zone rurali del Paese. Nel 2019 le Biking Queens hanno completato il viaggio dall’India a Londra in moto in 89 giorni, attraversando 21 Paesi accompagnate dal claim “Ride for Women’s Pride”. Inoltre, durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, hanno supportato le comunità locali distribuendo alimenti e beni di prima necessità. Una storia simile arriva anche da Nairobi, in Kenya, dove il club Piki Dada, nella lingua locale “sorelle di moto”, è nato con l’obiettivo di avvicinare il mondo femminile alle due ruote.
Ecco la mappa mondiale dell’emancipazione femminile su due ruote:
- Italia: la scuola guida Bikerx nata dall’esperienza di una donna – La scuola di guida sicura Bikerx, nata dall’esperienza di Eliana Macrì, dal 2019 mette a disposizione corsi di vari livelli dedicati a neofiti, neopatentati o a chi vuole migliorare la propria tecnica di guida, avvalendosi della collaborazione di istruttori qualificati specializzati.
- Regno unito: un sogno nel cassetto da condividere – 79 Paesi in 333 giorni: è questo l’itinerario del giro del mondo che ha coinvolto la community Women Riders World Relay, evidenziando quanto sia forte la determinazione e la collaborazione fra il sesso femminile.
- Zimbabwe: la moto che rende indipendenti -La start-up Mobility for Africa ha migliorato le condizioni di vita delle famiglie nelle zone rurali del Zimbabwe attraverso l’adozione di tricicli elettrici a cinque posti, i quali hanno facilitato il trasporto di prodotti coltivati e acqua potabile.
- Kenya: la passione contagiosa delle “Sorelle di moto” – A Nairobi il club Piki Dada (“sorelle di moto”) è nato con l’obiettivo di avvicinare le donne alle due ruote. Inoltre, diffondono messaggi educativi e formativi sul mondo delle moto.
- Arabia saudita: un passo in più verso la libertà – Nel Paese che ha abolito il divieto di guida per le donne solo due anni fa, sono nate delle scuole guida dove possono sperimentare l’ebbrezza di salire in sella alle due ruote, nonostante non si possano ancora emettere le patenti.
- Pakistan: su due ruote contro gli stereotipi – Il programma Women on Wheels ha coinvolto più di 5000 partecipanti ed è stato fondato con l’obiettivo di abbattere gli stereotipi e i tabù e di permettere alle donne di sentirsi libere e indipendenti.
- India: sicurezza ed emancipazione sono le parole chiave -Le moto fornite dall’iniziativa We for Women alle poliziotte di Bangalore hanno contribuito a una maggiore emancipazione all’interno del corpo di polizia. Le Biking Queens, invece, si impegnano a diffondere messaggi educativi e di empowerment femminile nelle scuole del Paese.
- Australia: riscatto, voglia di concedersi una seconda possibilità -È il caso di The Bendigo Girl Riders, un gruppo di oltre 100 donne australiane accomunate da storie familiari complesse caratterizzate da divorzi e violenze domestiche.
- Stati Uniti: il girl power sfreccia in moto -È impossibile non notare le Caramel Curves, le ragazze di New Orleans dalle personalità eccentriche e dagli outfit scintillanti, che diffondono messaggi di empowerment in sella alle loro moto e organizzano iniziative culturali e sociali.
- Venezuela: la lotta contro i pregiudizi – Si riconoscono dalla scritta “Long life” sulle giacche le Ratgirls di Caracas, gruppo nato in risposta alle violenze verbali, alle provocazioni e ai pregiudizi di una società maschilista: viaggiano in gruppo per ridurre il pericolo di aggressioni.
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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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15 Luglio 2024
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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