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Editoriali

Immigrazione: le ONG pomo della discordia

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di Emanuel Galea

 

Tutti ormai conosciamo la leggenda della mela lanciata sul tavolo degli sposi Peleo e Teti da Eris, dea della discordia, offesa perché non invitata al banchetto. Con malizia Eris aveva inciso sul pomo “Alla più bella”. Il resto si conosce, la furibonda lite che seguì tra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza e Atena dea della saggezza.

Questa volta il pomo della discordia lo ha lanciato il ministro Minniti sul mare agitato del Mediterraneo e sul pomo ha inciso : ”codice per Ong”.In quel momento nel Paese c’era un acceso dibattito sul ruolo di queste organizzazioni, un immigrazione fuori controllo e degli accordi avviati con la Libia per arginare le partenze dei flussi migratori che da lì partivano.

Il ministro Delrio e i vari boldrini, saviano, i manconi e i loro seguaci sono insorti in rivolta definendo il provvedimento Minniti disumano. Qualche operatore umanitario, in un’intervista, ha reagito con veemenza tradendo  lo spirito umanitario al quale dovrebbe ispirarsi. Con le motivazioni più accampate in aria, una alla volta, le Ong stanno sospendendo le loro “attività di soccorso” ciò nonostante il flusso migratorio sulla penisola sta gradualmente entrando nella normalità.

Il capo procuratore catanese Carmelo Zuccaro ed il procuratore capo facente funzione della Procura di Trapani Ambrogio Cartosio irrompono nei sacri antri di queste organizzazioni e avviano  inchieste ed indagini  che interessano dei  volontari di Save the Children, Medici Senza Frontiera e la tedesca Jugend Rettet, tutti indagati con  l’ipotesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Che organizzazioni non governative si trovano in mezzo ad indagini investigative non è certo questa la prima volta. Il famoso settimanale televisivo di approfondimenti della Bbc “Panorama” aveva condotto un’inchiesta sulle più importanti Ong mondiali con quartiere  generale in Gran Bretagna, come Amnesty International, Save The Children e Comic Relief. I risultati dell’inchiesta , pubblicati da Enrico Franceschini, corrispondente da Londra per Repubblica, non depongono  certamente a favore di queste  Ong.

Comic Relief, l’organizzazione che fa mettere un "naso rosso" da clown ai suoi operatori che girano per i letti dei bambini malati in ospedale , si scopre che  investe milioni di sterline in fondi di investimento e  che acquistano tra l’altro azioni di aziende che producono armamenti, alcolici e tabacco.A dire poco non è certo quello che ci si aspetta da un’organizzazione umanitaria.

Amnesty International, invece, con quello che rivela l’inchiesta della BBC, chiarisce una volta per sempre, che per lo meno non tutti i volontari delle Ong prestano la loro “opera umanitaria” a zero retribuzione. Secondo la stessa inchiesta Amnesty, al suo ex-segretario generale Irene Khan, aveva concesso una buonuscita di circa euro 600.000, controvalore di 500.000 sterline.  Chi è Minniti e chi è Delrio spero che tutti lo sappiamo. Forse si sa troppo poco sulle Ong. Sono  organizzazioni  non governative, senza fini di lucro, indipendenti dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali.

Le Ong sono diverse tra di loro. Alcune hanno interessi politici, religiosi o fini sociali e si registrano per l’esenzione fiscale. Altre sono enti benefici che possono essere sia pubbliche che private e sempre con scopo di  promozione  sociale, artistica, culturale, sportiva e di altri campi delle relazioni umane. Requisito importante è il riconoscimento del Ministero dell’Interno. L'elenco delle organizzazioni riconosciute è molto nutrito e si può consultare sul sito del Ministero.

A completamento aggiungiamo che oltre alle agevolazioni legali e fiscali, i propri affiliati  godono  di biglietti a riduzione per spettacoli musicali, artistici o altre fattispecie ricadenti sotto la SIAE  nonché l'esenzione dalla licenza d'esercizio per spacci alimentari e di bevande nei locali sociali.

Le Ong hanno sempre destato curiosità e attirato l’attenzione del così detto giornalismo investigativo e d’ inchiesta e le cose che raccontano oscurano le aureole costruite intorno a queste associazioni come riportato dalla stessa inchiesta della BBC 

Rimane il fattore “finanziatori” che non è cosa da trascurare. Più è intensa l’attività delle Ong e più finanziamenti riescono a raccogliere. Nel 2016 Msf ha raccolto euro 38 milioni di fondi e le altre Ong non sono state da meno. Da precisare però, che 38/40  e anche se fossero 50/60 milioni, per le navi delle Ong che stanno ore in navigazione per giorni e mesi, sono sufficienti per coprire tutti i costi? Se non lo sono, come rimediano?

Concludendo, incrociando le dita e toccando ferro, angoscia il pensiero che tra i finanziatori di queste “emerite” organizzazioni possano esserci quelle multinazionali che sfruttano risorse minerali e petrolio della stessa gente che i volontari  cercano di salvare dalle acque del Mediterraneo e che il codice Minniti sta cercando di proteggere.

 
 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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