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Cronaca

Deep web, modella drogata e sequestrata a Milano: arrestato uno dei rapitori

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Tempo di lettura 2 minuti Gli investigatori hanno appurato che da quel luogo il cittadino polacco aveva già organizzato diverse aste online per la vendita di ragazze rapite

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MILANO – Aggredita, narcotizzata, ammanettata e chiusa dentro un borsone da viaggio. In questo modo una modella inglese di 20 anni è stata rapita l’11 luglio scorso a Milano per essere venduta al miglior offerente su siti pornografici del deep web. Per impedire la “vendita” della ragazza il suo agente avrebbe dovuto pagare un riscatto di 300mila dollari. La ragazza è stata poi rilasciata dopo sei giorni di prigionia. Gli investigatori della Squadra mobile di Milano e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, dopo aver svolto un’indagine lampo in collaborazione con il Compartimento polizia postale della Lombardia e il coordinamento dalla Direzione centrale antimafia, il 18 luglio hanno arrestato un cittadino polacco di 30 anni residente in Gran Bretagna, ritenuto responsabile del rapimento, con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. La giovane modella era arrivata nel capoluogo lombardo il 10 luglio e il giorno dopo avrebbe dovuto effettuare un servizio fotografico richiestole da un fotografo tramite il suo agente.

Appena entrata nell’appartamento di via Carlo Bianconi nel quale avrebbe dovuto incontrarsi con il professionista, è stata aggredita da due uomini. I rapitori hanno caricato nel bagagliaio di un’auto il borsone con la ragazza e hanno raggiunto una baita isolata a Borgial, una frazione del comune torinese di Lemie. Nel casolare la modella è stata tenuta ammanettata a una cassettiera in legno di una camera da letto sino alla mattina del 17 luglio, quando è stata liberata e accompagnata al consolato britannico di Milano. Gli investigatori hanno appurato che da quel luogo il cittadino polacco aveva già organizzato diverse aste online per la vendita di ragazze rapite, attraverso annunci nei quali descriveva le “prede” e stabiliva la cifra di partenza, anche se non è stato ancora verificato se nei precedenti episodi l’uomo avesse realmente rapito le sue vittime o si fosse inventato tutto. Durante il sequestro il rapitore, utilizzando account criptati, ha chiesto all’agente della modella un riscatto di 300mila dollari per impedire la vendita all’asta dell’ostaggio, rivendicando l’azione a nome del “Black death group” (Gruppo della morte nera), un’organizzazione che nel deep web gestisce diversi traffici illeciti. Mentre trattava il riscatto l’uomo avrebbe ricevuto diverse offerte per le prestazioni sessuali della ragazza, per un valore di oltre 300mila dollari.

Alle indagini hanno preso parte anche gli specialisti del Gabinetto regionale lombardo della Polizia scientifica Sono in corso ulteriori accertamenti, anche in Polonia e Gran Bretagna con la collaborazione del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip) e il coordinamento tra le rispettive autorità giudiziarie, per individuare eventuali complici e per chiarire se si sia trattato di un sequestro con contestuale truffa ai danni di ipotetici acquirenti o se lo scopo dell’azione sia stato veramente quello di rapire e vendere la ragazza. Al momento non risulta essere stato pagato alcun riscatto per il rilascio della giovane modella.

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Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
Privo di virus.www.avast.com

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Cronaca

Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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