Published
4 anni faon
E’ stata inseguita e speronata dal fratello per una relazione lgbt, è caduta dallo scooter ed è morta. A bordo c’era anche un transgender con cui aveva una relazione: Cira che però ha scelto di farsi chiamare Ciro. E’ questa l’origine dell’incidente avvenuto nel Napoletano, secondo quanto riportano oggi organi di stampa, nel quale è deceduta Maria Paola Gaglione, 18 anni,mentre il compagno è rimasto ferito e, ancora sanguinante per terra, è stato anche picchiato dal fratello della vittima, Antonio Gaglione, 22 anni, fermato dai carabinieri.
Il post di Cira su Instagram
“Amore mio…, oggi sono esattamente 3 anni di noi, 3 anni. A prenderci e lasciarsi in continuazione… avevo la mia vita come tu avevi la tua.. ma non abbiamo mai smesso di amarci.. dopo 3 anni ti stavo vivendo ma la vita mi ha tolto l’amore mio più grande la mia piccola. Non posso accettarlo, perché Dio non ha chiamato me? Perché proprio a te amore mio.. non riesco più a immaginare la mia vita senza te.. non ci riesco”. Così su Instagram Ciro, col quale Maria Paola Gaglione, la ragazza morta ad Acerra (Napoli), aveva una relazione Lgbt, una relazione malvista dal fratello della giovane che ha speronato lo scooter sul quale viaggiavano i due.
La reazione della famiglia di Maria Paola
“Michele era uscito per convincere la sorella Maria Paola a rientrare a casa ma non l’ ha speronata, è stato un incidente”. È questa la versione dei fatti fornita dalla famiglia di Maria Paola e Michele Gaglione e riportata dal parroco del Parco Verde di Caivano don Maurizio Patriciello.
“E’ una famiglia distrutta e che non si da’ pace per una figlia appena maggiorenne. Ma stiamo attenti a dipingerla come una storia di omofobia. Forse non sanno nemmeno cos’è. Quel che e’ vero è che non erano preparati e non vedevano di buon occhio la relazione con Ciro ma so che si stavano abituando all’idea. Tuttavia erano preoccupati perché Maria Paola era andata via di casa a soli 18 anni e temevano per un futuro senza lavoro e più che mai incerto”, riferisce Don Patricello dopo aver portato il suo conforto a Franco e Pina, i genitori di Maria Paola. Sembra, infatti, che la giovane vivesse la sua storia d’amore con Ciro appoggiandosi presso residenze provvisorie, ora da amici, ora dai parenti di lui. Situazione che non era ben vista dalla famiglia di lei.
Su Facebook, subito dopo la tragedia di Caivano, la mamma di Ciro ha gridato tutto il suo dolore, accusando apertamente Michele Antonio “di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans. I figli si accettano così come vengono. Paola riposa in pace”.
I due l’altro ieri sera erano in viaggio da Caivano ad Acerra quando sono stati raggiunti dal giovane, anch’egli a bordo di uno scooter, che ha tamponato con violenza il mezzo provocando la caduta dei due occupanti il mezzo. Maria Paola è morta all’istante mentre il compagno è ferito; ancora a terra è stato picchiato dal ragazzo che gli ha rivolto l’accusa di aver plagiato la sorella. E’ stato portato in una clinica della zona, le sue condizioni non sono gravi.
La versione del fratello
“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata”, ha detto ai carabinieri, secondo quanto riferito, Antonio Gaglione, fermato per la morte della sorella. Inizialmente rispondeva di lesioni personali, morte come conseguenza di un altro delitto e violenza privata, ma la sua posizione si è aggravata ed è finito in cella per omicidio preterintenzionale e violenza privata aggravata dall’omofobia.
Il giovane ha inseguito la sorella e il compagno trans per parecchi minuti, cercando con i calci di farli cadere dallo scooter in corsa, poi in una curva, il mezzo con a bordo i due, colpito dalla furia del giovane, ha perso aderenza finendo fuori strada; Maria Paola è finita su un tubo per l’irrigazione, che le ha tranciato la gola, l’amico, che da un po’ di tempo si fa chiamare Ciro, è stato più fortunato perché è finito sul selciato senza però sbattere contro alcun ostacolo, ed è ora ricoverato in ospedale. Sono questi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli ultimi attimi di vita della giovane morta nella notte tra venerdì e sabato; il fratello, disoccupato, residente al Parco Verde di Caivano (Napoli), dopo aver speronato i due e averli fatti uscire fuori strada, si è anche fiondato su Ciro pestandolo, mentre la sorella era ormai morta, è stato arrestato poco dopo.
“La storia di Maria Paola è molto triste, non ci ho dormito. Ho battezzato lei e il fratello Michele Antonio, quest’ultimo l’ho anche sposato qualche anno fa. Non credo volesse davvero uccidere la sorella, forse voleva darle una lezione, saranno le indagini a stabilirlo; di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna”, ha detto Don Maurizio Patriciello. Il parroco conosce sia la famiglia Gaglione che quella del compagnodi Maria Paola; entrambe le famiglie risiedono al Parco Verde di Caivano, complesso residenziale tra i più degradati dell’hinterland napoletano, divenuto noto qualche anno fa per le vicende di pedofilia che coinvolsero la piccola Fortuna Loffredo, tanto da meritarsi l’appellativo di “Parco degli Orrori”.
Secondo Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, “quanto accaduto, dimostra quanto siano duri i contesti che da tempo denunciamo con il nostro numero verde Gay Help Line 800 713 713. Per questo serve una legge seria contro l’omotransfobia, che prevenga situazioni di questi tipo e che senza dubbi condanni le dichiarazioni che vedono l’omosessualità come una malattia o qualcosa di inferiore, mentre l’emendamento “Salva Opinioni Omofobe”, voluto da Costa (ex FI) ed approvato dalla maggioranza, renderebbe queste espressioni lecite. Espressioni e pregiudizi per i quali Paola è stata uccisa. Questo emendamento va cambiato e vanno resi certi i supporti per i centri di protezione, da noi richiesto e previsti dalla legge contro l’omotransfobia, che ora la commissione bilancio sembra che li voglia ulteriormente limitare.” “Chiediamo giustizia per Paola, il colpevole non è solo il fratello, ma anche gli altri familiari che la hanno maltrattata ed hanno consentito quanto accaduto senza proteggerla e senza denunciare”, conclude Marrazzo.