Costume e Società
Napoli: Banksy la Street Art e il giallo sulla sua identità
Tempo di lettura 2 minuti Napoli è come una ragazza bellissima che la mattina studia e la sera va a ballare, contesa da molti uomini, ma fedele solo a se stessa
Pubblicato
7 anni fail
NAPOLI – Quando frequentavo l’Accademia di Belle Arti di Napoli capitava spesso fra una lezione e l’altra di passeggiare tra i vicoli, restavo incantata dalle bancarelle di qualsiasi etnìa, dai numerosi artisti di strada che fanno da cornice, dalle mille bellezze della città, dai mille colori come disse Pino Daniele, è incredibile la creatività dei napoletani e l’energia che può trasmettere questa città. Andy Worhol venne negli anni ottanta e dedicò a Napoli e il Vesuvio un filone di opere che vennero messi in mostra dal gallerista Lucio Amelio al Museo di Capodimonte dal nome “Vesuvius”, lo si vedeva spesso camminare a via Costantinopoli, comprava i colori per i suoi lavori ai negozi storici che vendono materiali per belle arti. Leopardi vi trascorse gli ultimi anni di vita, la tomba si trova nel Parco di Virgilio a Fuorigrotta ed è fra le prime mete dei turisti. Napoli è la città del grande Totò, Eduardo de Filippo, Renato Carosone, Sophia Loren, Massimo Troisi e anche San Gennaro che spesso sono i soggetti preferiti dei writer provenienti da tutto il mondo per le loro opere sui muri. Passeggiare per il centro storico significa passeggiare tra un passato sempre presente e un futuro ben accetto, è una città cosmopolita; all’imbrunire quando si accendono le luci si viene proiettati in una città internazionale dove la movida dei locali di tendenza fa da padrona. Napoli è come una ragazza bellissima che la mattina studia e la sera va a ballare, contesa da molti uomini, ma fedele solo a se stessa.
Bansky è il massimo esponente della Street Art chiamata anche Guerilla Art, restò anche lui abbagliato dai colori dalla città partenopea, firmò alcuni dei suoi murales a Napoli, la scelse meta come la Cisgiordania, New York, Londra ecc..; uno dei murales era un’interpretazione dell’estasi della Beata Ludovica Albertini del Bernini, reggeva in mano delle patatine e un panino simbolo del consumismo, ma nel 2010 venne cancellato da un altro writer, l’altro murales è sopravvissuto ed è custodito da una teca a via Gerolomini, vicino al famoso ospedale delle bambole ed è chiamata “La vergine di Bansky”, la teca è stata comprata da una pizzeria. Sono molte le leggende su questo artista, sono state fatte parecchie ipotesi addirittura che le case d’aste newyorchesi fossero al corrente nei suoi “interventi” e che lo aiutassero per creare un’aurea intorno all’artista e alle sue opere perché Bansky è quotato a cifre vertiginose. Fra le tante ipotesi c’è quella che dice che si trattasse di un team, l’ipotesi non è azzardata perché sono murales dipinti a bombolette spray e vengono usati gli stensil o mascherine, tecnicamente non bastano due mani, oppure un’altra ipotesi che Bansky fosse una donna e a si sono fatti molti nomi. La settimana scorsa è apparsa su tutti i media la notizia che Bansky è il vocalist dei Massiv Attack ed è Robert del Naja chiamato anche 3D, la causa è di una gaffe del suo amico DJ Goldie durante un’intervista; nel 2003 si pensava ad un certo Robin Gunningham ex alunno della Queen Mary University di Londra. Le ipotesi sono tante e resta che Bansky fa parte di quella categoria di artisti che mettono a disposizione il proprio talento per il mondo, per protestare quando le cose vanno a rotoli, le sue opere sono a sfondo satirico e riguardano la politica, la cultura e l’etica, personalmente credo che si tratta di un’artista vero e non di un mercenario.
Correlati
Potrebbe interessarti
Costume e Società
Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
Pubblicato
2 giorni fail
15 Luglio 2024
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
Correlati
Costume e Società
Successo per la 4a edizione di “Puglia, uno stile di vita”, con turismo e cultura come catalizzatori
Pubblicato
2 settimane fail
1 Luglio 2024Tempo di lettura 4 minuti
Privo di virus.www.avast.com |
Correlati
Costume e Società
Visitare Norimberga: da Roma 2 voli a settimana con Eurowings
Pubblicato
3 settimane fail
28 Giugno 2024Tempo di lettura 3 minuti
Privo di virus.www.avast.com |