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Editoriali

Giudici a orologeria e processo a Salvini: ci risiamo

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E così, anche Salvini andrà a processo. Sotto la mannaia di una giustizia ‘all’italiana’, malata non tanto di ‘autonomia’, o di protagonismo (quello lo lasciamo ai vari magistrati in cerca di pubblicità), quanto di politica, di falsa ideologia – l’ideologia ha a che fare con le idee, qui c’è solo da prendere poltrone e assicurarsi un congruo vitalizio – di istruzioni dall’alto.

Il processo di Salvini, in un momento in cui l’Italia è invasa da tutte le parti da barchini di ‘migranti’ – turisti – provenienti anche e soprattutto da nazioni in cui qualche volta si vive meglio che da noi, ma nazioni il cui ventre non è molle come il nostro, che stanziamo 100 milioni per le ONG in un momento in cui le famiglie e gli operatori economici non riescono ad andare avanti e a tenere aperti gli esercizi commerciali; nazioni in cui se sei condannato vai in galera, e che Dio ti aiuti; nazioni in cui noi Italiani andiamo anche a fare le vacanze, e magari qualcuno s’è anche comprato una casetta; nazioni che ci accolgono perché portiamo denaro: Algeria, Tunisia, per dirne un paio. Gente che potrebbe venire in Italia con un volo di linea, ma che preferisce il barchino ‘sganciato’ da una nave madre perché con l’aereo dovrebbe avere tutti requisiti per l’espatrio, e poi senza sovvenzioni. Col barchino, invece, in un paio d’ore di mare calmo, magari con un bell’olio abbronzante protezione 10, sono già bell’e arrivati. Trovano il pullman che li carica, li porta in albergo. Il ristorante che li rifocilla, lo Stato Italiano che li sovvenziona con una cifra quotidiana, le organizzazioni di accoglienza che li prenotano quando sono ancora al largo, e che ricevono fior di quattrini per gestirli… Insomma, se dovessimo andare in un’agenzia di viaggi, sceglieremmo senz’altro l’Italia. Con il barchino. È anche ammesso – consigliato – protestare per il cibo, per il wi-fi che non funziona bene, per il materasso che non è comodo: ma che gli raccontano, a questa gente, prima di imbarcarli? Alla fine della fiera, checchè ne dicano gli avversari politici, l’unico momento in cui sono diminuiti gli sbarchi, e di conseguenza gli esborsi dello Stato italiano, e di conseguenza anche i morti in mare, è stato quello in cui l’allora ministro Salvini ha operato con incisività e decisione, adottando l’unica soluzione possibile ed efficace: la chiusura dei porti. Essendo, nel frattempo, andata buca ogni altra soluzione prospettata – millantata – e mai praticata, come un accordo internazionale con la Libia ed altri paesi di transito: evidentemente le forze in campo (leggi: criminalità organizzata) non hanno permesso alcun accordo.

Diciamolo chiaramente: Salvini è pericoloso perché non è un fautore dell’Unione Europea

Già, proprio quella organizzazione sovranazionale (già il vocabolo causa rigetto) che vuole comandare, vorrebbe comandare, comanda, comanderà, continua a comandare in Italia. Tenendoci per gli attributi, cioè tenendoci per un debito pubblico dovuto in massima parte a interessi sul debito, che potremmo in un attimo decidere di azzerare, come hanno fatto alcuni. Per esempio, la Germania non ha mai pagato i suoi debiti di guerra, eppure ha goduto degli interventi economici anche dell’Italia al momento della riunificazione delle due Germanie. Ora con il Recovery Fund, riceviamo in prestito il denaro che noi stessi abbiamo versato nelle casse della UE; per impiegare il quale dobbiamo redigere un piano di spesa da sottoporre alla Commissione europea per l’approvazione. E il MES si staglia all’orizzonte, pericoloso portatore di Troka. Intanto le attività che sono l’ossatura della nostra economia chiudono, sacrificate anche dalle norme anti-covid, procrastinate fino alla fine di ottobre: salvo rimando, molto probabile.

Da Mani Pulite in poi – ma forse anche da prima – assistiamo all’uso politico della Magistratura

Mani Pulite ha distrutto il partito di maggioranza relativa, l’allora Democrazia Cristiana, e non solo. Sono passati per il tritacarne uomini politici ‘pericolosi’, come Craxi, che, anche se a qualcuno non piace, è stato un grande statista.  Un pensiero a chi si è suicidato in carcere, e a chi ha visto la propria vita distrutta. Quello che è uscito indenne da tutte le indagini è stato il PCI. Per disposizioni dall’alto? Forse i nostri pronipoti potranno saperlo, e conoscerne anche i nomi di chi ha dato gli ordini. Come i processi a Berlusconi, il processo a Salvini è un processo politico, e questo è sotto gli occhi di tutti. Come è sotto gli occhi di tutti che anche le indagini su Fontana sono orientate politicamente: nessuno si è preoccupato di indagare sugli 11 milioni di euro dei cittadini che Zingaretti ha utilizzato per acquistare mascherine che poi non s’è ben capito se sono andati in fumo o no. 11 milioni, e non 500.000 euro come nel caso lombardo. Nessuno s’è preoccupato di farcelo sapere. È sotto gli occhi di tutti che Bocelli ha dovuto chiedere scusa, e rimangiarsi ciò che aveva liberamente espresso, perché quel messaggio non doveva passare, e il cantante avrebbe perso gli agganci che sono necessari per non essere inghiottito dall’oblìo. È sotto gli occhi di tutti che Renzi ha cambiato all’ultimo il proprio voto a favore di Salvini, probabilmente perché è riuscito ad ottenere qualcosa, in cambio di un voto che avrebbe spedito il ‘Capitano’ davanti al magistrato di Palermo. Forse l’insabbiamento della indagine CONSIP, che sta trascinando Lotti, mentre Renzi Sr. ne rimane fuori? È sotto gli occhi di tutti che il governo sta sfruttando l’emergenza Covid come uno spauracchio per evitare la messa in mora di una compagine che ormai si regge sugli stecchini. È sotto gli occhi di tutti che questo governo è pasticcione, impreparato, incompetente, fazioso, e che le sue delibere sono per lo più targate DPCM, l’uomo solo al comando. È sotto gli occhi di tutti che il nostro ministro della Salute non è preparato per quel compito, e che il vero ministro è Sileri. È sotto gli occhi di tutti che la Lamorgese è una burocrate messa al posto di Salvini solo per obbedire a certe disposizioni, che certamente non contemplano misure che possano arrestare il flusso migratorio in entrata – in pratica, l’invasione – nel nostro territorio: anche lei risponde a precise istruzioni dall’alto. È sotto gli occhi di tutti – e anche sulle pagine dei quotidiani – la frase che Palamare ha pronunciato, riportata da una intercettazione telefonica, per cui “Salvini ha ragione, ma bisogna fermarlo”. Solo questo dovrebbe far cadere un governo come il nostro. Ma poi, ‘chi’ vorrebbe far cadere Salvini? Certamente il nostro governo, che risponde ai diktat europei, i quali sono frutto di un controllo superiore: infatti anche l’UE è uno strumento, come sono uno strumento i politici europei, longa manus di certi poteri. E andando a ritroso, percorrendo la scala gerarchica non dichiarata si arriva ad una ‘cupola’, i cui agenti non sono – o sono – facilmente identificabili: certamente non dall’uomo della strada, ma da chi è addentro alle segrete cose. Mentre un po’ di fumo negli occhi arriva da un Mattarella che commemora la strage di Bologna – i cui esecutori non sono mai stati individuati, nonostante gli otto ergastoli a Mambro e Fioravanti, palesemente non colpevoli almeno di quella strage – e quella di Ustica: i cui colpevoli sono evidenti ed individuati, ma non è possibile dirlo perché il colpevole è un paese che condivide con noi la presenza nella NATO.

Il processo a Salvini è un processo politico, ed è anche un processo ad orologeria, nella migliore tradizione dalla giustizia-clava adoperata da una sinistra che, quando non riesce a battere gli avversari politici nelle urne, lo fa cercando vie traverse

A settembre, se non saranno rimandate, ci sono le amministrative, e fa comodo scrivere sui giornali delle malefatte di Salvini, che ha ‘sequestrato’ i migranti della Open Arms, allo scopo di far perdere voti ad una destra che è già maggioranza nel paese. La Lamorgese lo ha fatto molto più a lungo, quando per 11 giorni ha impedito lo sbarco della Ocean Viking con 104 profughi a bordo, giusto per non compromettere la tornata elettorale in Umbria. Lo sbarco è stato autorizzato solo dopo il – rovinoso – risultato delle urne, nonostante il puerile escamotage. Con Salvini al governo, le ONG erano state attivissime nella protesta e nella denuncia di presunte violazioni da parte del ministro, con esposti alla magistratura, puntualmente accolti e tramutati prontamente in richieste – da parte dei magistrati – di procedimenti penali. Nel caso Lamorgese nulla di tutto ciò è stato fatto, né denunce da parte della Open Arms, né interventi della magistratura. Questo appalesa, se ce ne fosse ancora bisogno, la presenza di una camera di regia occulta lucida e precisa. In realtà, oltre agli onorevoli di varia estrazione partitica, anche la magistratura di Agrigento si era recata più volte a bordo delle navi al largo di Lampedusa. Nel caso Lamorgese – che non esiste, in pratica – nessun intervento. Sostanzialmente si è trattato della stessa situazione che era stata considerata passibile di procedimento penale, ma all’epoca il ministro era Salvini. Né le ONG, che secondo alcuni quotidiani sono foraggiate nientemeno che dal miliardario ebreo ungaro-americano George Soros, hanno mai inteso denunciare un governo di sinistra.

Ci auguriamo che la verità venga fuori. Ciò che l’ex ministro dell’Interno ha fatto, è stato bloccare sbarchi altrimenti incontenibili, come sta succedendo ora, nell’interesse dell’Italia e degli Italiani, riducendo anche i morti in mare. Oggi i libici sparano addosso ai migranti in fuga. Ma già, questo amore per la nostra patria e per il nostro popolo è condannato soprattutto dall’Europa, che ci vuole trasformare in ‘europei’. Già lo siamo, per acquisizione geografica. Parafrasando Metternich, possiamo dire che ‘L’Europa è una mera espressione geografica’, definizione che il conte attribuì all’Italia. Ma eravamo nel 1847. Oggi non è più così.

Cronaca

Affittopoli nei palazzi della Diocesi di Roma: da rifugio per preti anziani ad attività extra-alberghiere

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Un immobile donato al Vicariato di Roma cambia destinazione: da rifugio per preti anziani a lussuoso spazio per attività extra-alberghiere. Un immobile di oltre tremila metri quadri con portici e terrazze mozzafiato situato in Via delle Zoccolette al civico 17 a Roma, tra Via dei Pettinari e Lungotevere dei Vallati, era stato originariamente donato al Vicariato di Roma con una nobile vocazione.

L’edificio doveva servire come rifugio per i preti anziani, un luogo dove poter accogliere i giovani per il catechismo e ospitare stranieri in difficoltà. Tuttavia, col tempo, questa missione originaria è stata progressivamente disattesa, con l’immobile che è finito per essere affittato a una società specializzata in attività extra-alberghiere e food and beverage.

Il Santo Padre Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” affronta la spinosa problematica contemporanea dell’evangelizzazione in rapporto alla carità, e si ripropone di parlare di alcune questioni fondamentali relative all’azione evangelizzatrice, ricordando quale è il contesto nel quale viviamo ed operiamo. “È lo sguardo del discepolo missionario che si nutre della luce e della forza dello Spirito Santo”. Nella Crisi dell’Impegno Comunitario, Papa Francesco afferma che così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e dell’iniquità”. Questa economia uccide.

E ci si chiede come sia possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre all’interno del Palazzo del Vicariato di Roma, che come mission persegue gli interessi della Chiesa e dei poveri, importanti ecclesiastici sembrano seguire finalità che collidono con i valori fondanti di accoglienza e umiltà che lo stesso Papa Francesco ha fin dall’inizio ben evidenziato a partire dalle scarpe consumate indossate per lanciare un segnale ben preciso: semplicità, essere vicini alle persone più povere.


Le parole che escono dalla bocca di Gesù sono eloquenti a riguardo, e quanto sono ancor efficaci oggi: “La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto un covo di ladri” Luca 19,46.

Il direttore dell’Ufficio Giuridico del Vicariato di Roma don Renato Tarantelli Baccari, che ha il compito, con il suo ufficio, di tutelare la Diocesi di Roma e gli enti collegati è riuscito a far sottoscrivere un nuovo contratto di locazione per la durata di 20+9 anni tra l’ente ecclesiastico “OSPIZIO ECCLESIASTICO DEI CENTO PRETI” rappresentato giuridicamente da Sua Eccellenza Mons. Baldassare Reina e la società “WELLINGTON POLO FASHION SRL”.

La rappresentante legale di questa società – “WELLINGTON POLO FASHION SRL” – è Paola De Angelis, moglie di Eduardo Salvador Safdie, noto immobiliarista. Dunque per molti, di fatto, la società e le sue gesta sono mosse dal duo Eduardo Salvador Safdie e Dario Di Domenico.

Il fatto è avvenuto lo scorso 19 luglio 2024, quando le parti si sono incontrate nell’Ufficio giuridico del Vicariato di Roma, alla presenza del notaio Carlo Cavicchioni che ha autenticato le firme del contratto con repertorio 84248 e raccolta 21309 atto che poi è stato registrato presso l’agenzia delle Entrate di Roma 1 – TRASTEVERE in data 6/8/2024 al numero 023701 serie 1T e trascritto in Conservatoria Ufficio Provinciale di ROMA – Territorio Servizio di Pubblicità Immobiliare di ROMA 1 in data 7/8/2024 al numero di Registro generale: 103467 e Registro Particolare: 77654. 

CLICCARE PER VISIONARE IL CONTRATTO

Nonostante l’accordo originario (precedente contratto stipulato nel 2017), la società ha addirittura accumulato una morosità di circa 1,5 milioni di euro, ma questo non ha impedito la clamorosa rinegoziazione con la Diocesi avvenuta nel mese di luglio 2024. Non solo è stato concordato lo stralcio della morosità accumulata, ma il Vicariato di Roma ha concesso ulteriori 1000 metri quadri alla società locataria. Questa rinegoziazione, che ha comportato significative modifiche, non sembra essere stata sostenuta da garanzie fideiussorie solide, sollevando ulteriori dubbi sulla gestione dell’intera operazione.

Questo giornale – L’Osservatore d’Italia – ha avuto contezza del fatto che il Santo Padre sia a conoscenza di questa operazione ma non abbia sollevato obiezioni.

A don Renato Tarantelli Baccari viene data, dunque, carta bianca e colpisce quanto potere e nomine siano stati attribuiti in questi anni a questa persona: Direttore dell’ufficio Giuridico, Direttore amministrativo ad interim, Presidente commissione enti, Presidente commissione patrimonio, DPO, Membro del C.D.A.E., Membro commissione disciplinare, Referente Whistleblowing e come da lui annunciato è in arrivo la sua nomina anche a Vicario episcopale per l’ambito giuridico e Amministrativo del Vicariato di Roma andando così di fatto contro a quanto stabilito nella Costituzione Apostolica “In Ecclesiarum Communione” pubblicata appena il 6 gennaio 2023 e del successivo Regolamento Generale del Vicariato di Roma approvato dal Santo Padre Papa Francesco in data 21 dicembre 2023.
 
 Sorprende come la stesura del nuovo contratto di locazione, vedasi l’ultimo verbale del CDAE del 2/7/2024, è stata affidata dal Vicegerente Sua Eccellenza Mons. Baldassare Reina al medesimo ufficio giuridico che poi nella pratica è stato predisposto dall’addetta dell’ufficio giuridico signora Emanuela Santelli che aveva anche predisposto il contratto sottoscritto nel 2017 e nel quale sono emerse importanti lacune a tutela del locatore che hanno fatto perdere al Vicariato oltre un milione di euro. 

Si può tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame? Questa è iniquità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in sé stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, ora sembra essere esercitata anche all’interno della Chiesa, nelle più alte rappresentanze.

Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”. Papa Francesco nella sua riflessione sinodale evidenzia: Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35). Papa Francesco dice bene ma poi forse dimentica che la Chiesa e i suoi (cioè gli uomini promossi dal Papa) rappresentanti sono dinnanzi al giudizio della storia, “Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta”. Ma la crisi più evidente che emerge da questo capitolo di storia attuale del Vicariato come da quello Vaticano e della Chiesa è che le caratteristiche principali delle deviazioni dei cattivi pastori trasformati in manager incompetenti, sono ben documentate dal profeta Ezechiele: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. 

Con il rigore documentario e la passione della fede e dell’amore per la Chiesa bisogna non assentire al male in cui navigano religiosi che si sentono inattaccabili i cui privilegi ecclesiastici si devono smascherare affinché i meccanismi occulti di quello che si può definire l’ “espropriazione dei beni dei poveri” possa terminare. 

Di questo contratto, come altri, che capitano forse anche in altre realtà diocesane, se ne parla poco o nulla, sembra quasi per difendere gli interessi dei potenti e dei ricchi. Tutto ciò ferisce la credibilità della Chiesa e il diritto dei poveri che non hanno credito ne parola.

Alla suddetta società conduttrice “WELLINGTON POLO FASHION SRL” era stato già concesso in locazione una parte del palazzo di prestigio a Roma con accesso da Lungotevere dei Vallati civico 1 nel mese di maggio del 2017 ad un canone di locazione del 50% inferiore ai valori di mercato e alla quale furono concessi sconti per i primi quattro anni, sempre sul canone di particolare favore.

Nonostante ciò la società non ha più effettuato alcun pagamento dopo il 19/11/2020 (sono passati quasi quattro anni), accumulando ad oggi più di euro 1.200.000,00 di morosità e che sommando tutti gli sconti concessi, gli oneri sostenuti, le imposte sostenute e le mancate entrate qualora l’immobile fosse stato liberato e locato ad altri, la Diocesi ha perso in questi anni circa euro 5.000.000,00 euro.

Inoltre parrebbe che Eduardo Salvador Safdie (insieme con il suo sodale Dario Di Domenico) abbia commesso un abuso edilizio, abuso su cui sta indagando sia la Procura che la Polizia Edilizia di Roma capitale. Almeno questo si evince dalla due diligence che fu fatta nel 2022 su impulso dell’allora Segretario generale del Vicariato di Roma.

Allora perché incaponirsi in questo modo? Cosa c’è sotto? Si trova inoltre online la notizia che Safdie e Di Domenico, sono stati richiamati da una agenzia dell’ONU perché, sfrattavano inquilini morosi dalle case che prima erano popolari. 
(https://www.romareport.it/2022/03/04/a-roma-per-bloccare-gli-sfratti-ci-vuole-lonu/)

Si parla di loro anche per la banca Medesia di cui non si hanno più notizie e qualche passaggio nella Veneto Banca (quella del famoso scandalo). 
Ora, però, da morosi per più di un milione di euro sembrano addirittura essere stati premiati ottenendo: un nuovo contratto di locazione con l’aggiunta di altri 1.000 mq per una superficie totale di locazione di circa 3.300 mq; l’autorizzazione ad installare una canna fumaria; la locazione di tre locali commerciali al piano strada alle spalle del centro Caritas (questa sarà proprio una bella immagine anche per la storia di questo palazzo) senza considerare che all’interno di questi locali commerciali sono stati autorizzati a svolgere l’attività di somministrazione di alcoolici (alla faccia di tutte le campagne che la nostra Diocesi porta avanti contro la dipendenza da alcol); la richiesta soltanto di fideiussione assicurativa anziché bancaria perché all’ARTICOLO 14 del nuovo contratto di locazione sottoscritto viene previsto il rilascio “ENTRO 90 GIORNI DALLA SOTTOSCRIZIONE DEL CONTRATTO” di una fideiussione bancaria e/o assicurativa (il direttore Tarantelli nella riunione del CDAE del 2 luglio 2024 aveva garantito ai membri del CDAE che la fideiussione sarebbe stata 50% bancaria e 50% assicurativa con Generali ma nulla è stato scritto nel contratto che poi è stato sottoscritto tra le parti e il conduttore potrebbe rilasciarne solo una assicurativa senza che nessuno possa eccepirgli nulla).
Eppure il direttore dell’Ufficio Giuridico don Renato Tarantelli Baccari chiede da diverso tempo di prevedere nei nuovi contratti di locazione da sottoscrivere con i vari conduttori della Diocesi e degli altri enti collegati, una fideiussione bancaria… ma per loro no, non serve?! 

E infine un ultimo “regalo” come una ciliegina viene concesso lo stralcio di gran parte del debito maturato in questi anni quando sempre in questi anni la posizione davanti ai morosi è stata quella che prima dovevano rientrare della morosità e poi era possibile fare nuovi accordi  ed eventualmente restare conduttori.


Bene a questo conduttore il direttore dell’Ufficio Giuridico don Renato Tarantelli Baccari non ha mai intrapreso alcuna azione per rientrare della morosità e del possesso dell’immobile difendendo sempre la bontà del contratto all’epoca redatto dal suo ufficio e cercando di incontrare Safdie e, trovato l’accordo migliore, dal mese di luglio 2023 il giurista esperto anche di economia ha cercato di farsi approvare dal CDAE in tutte le maniere la sottoscrizione di un nuovo contratto di locazione ad un canone notevolmente inferiore. Ovviamente tutto sottoscritto con l’aggiunta di altri vantaggi soltanto per il conduttore! Per quale ragione? Caso vuole che la signora Emanuela Santelli abiti vicino alla villa a Formello dove risiede il sig. Safdie.
Per il direttore dell’Ufficio Giuridico don Renato Tarantelli Baccari non è stata semplice l’impresa: Sua Eccellenza Mons. Benoni Ambarus si è dimesso e così il dott. Fabio Meloni. Tarantelli, infatti, dopo che alla riunione del C.D.A.E. del 6 febbraio 2024 sempre alle varie ed eventuali ha cercato di ottenere l’approvazione del nuovo contratto di locazione senza averlo mai condiviso e incalzato da Sua Eccellenza Mons. Benoni Ambarus e dal dott. Fabio Meloni, è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto senza poi rispondere a nessuna  delle domande precise e puntuali che gli venivano fatte. Poi è stato il turno del Cardinal Vicario Sua Eminenza Mons. Angelo De Donatis trasferito alla Penitenzieria Apostolica senza nominare un Suo sostituto alle porte del Giubileo e in una situazione in cui la Diocesi di Roma appare completamente abbandonata a se stessa ad oggi ancora senza un programma pastorale, ma questa è un’altra storia….

Infine il direttore dell’Ufficio Giuridico don Renato Tarantelli Baccari avrebbe “esasperato” gli unici due membri laici del CDAE veramente competenti in materia economica e giuridica ed esterni al Vicariato e che hanno cercato fino alla fine di fare il bene della Diocesi: il dott. Alessandro Filippi e il Prof. Cesare Mirabelli (ex presidente della Corte Costituzionale). Entrambi hanno votato contro il nuovo contratto di locazione. Ma la maggioranza degli altri membri ha approvato perché tutti si sono messi in scia del “Tarantelli pensiero”, così il vicegerente Mons. Baldassare Reina, l’ultimo arrivato Mons. Michele Di Tolve, la direttrice dell’Ufficio Amministrativo signora Cristiana Odoardi (anch’ella alla fine dimissionaria dopo appena un anno dalla sua assunzione il 31 agosto 2024 andrà via dal Vicariato di Roma dopo avere compiuto diligentemente tutto quello che gli era stato chiesto da chi l’aveva scelta) e il direttore dell’Ufficio Edilizia di Culto Arch. Emanuele Pozzilli sempre in riga.
Quindi portato a casa il grande parere “condiviso da tutti i membri del CDAE rimasti in carica” il direttore dell’Ufficio Giuridico don Renato Tarantelli Baccari ha fatto convocare di corsa una riunione del “Collegio dei Consultori” nella giornata di giovedì 11 luglio 2024 senza considerare che all’incontro precedente si era deciso di evitare riunioni nei mesi di luglio e agosto quando i parroci hanno le uscite dei campi estivi e alcuni avrebbero avuto un tempo di meritato riposo (anche se sappiamo che nelle parrocchie ci sta poco da fare e i parroci hanno tanto tempo libero). Ma se non bastasse il collegio viene convocato con un solo punto all’ordine del giorno: quale? “parere sulle modifiche al contratto Wellington”; chiaramente senza inviare nessun materiale sulla questione, tutto chiuso a chiave in cancelleria dove siede la Dott.ssa Maria Teresa Romano, concedendo soltanto ai consultori la possibilità di andare presso l’ufficio giuridico per consultare la documentazione (sempre perché è noto che i parroci hanno tanto tempo libero per farlo!)
Alla riunione presente anche qui don Renato Tarantelli Baccari che ha illustrato in cinque minuti il contratto e incassata l’approvazione dei presenti alla firma del nuovo contratto senza che nessuno abbia eccepito nulla, in primis i vescovi ausiliari.

E’ importante rammentare che il progetto dell’Ufficio Giuridico di questi ultimi due anni, di tornare alla situazione ante 2019 quando era soltanto l’ufficio Giuridico a gestire tutto il patrimonio immobiliare della Diocesi, è stato portato quasi a compimento senza che nessuno dei superiori abbia fatto qualcosa per evitarlo. 

Il 20 gennaio 2023 nella riunione della Sezione Patrimonio del Vicariato tra le varie cose fu detto:
1. Presentazione gruppo di lavoro; 
Mons. Pedretti presenta il gruppo di lavoro al Vicegerente. 
2. Missione della Sezione Patrimonio e Modus operandi; 
Mons. Pedretti rappresenta a beneficio del Vicegerente il lavoro svolto dal gruppo di lavoro nei circa due anni di attività, soffermandosi sulle problematiche emerse nella gestione del patrimonio immobiliare della Diocesi, in particolare con riferimento a: 

La necessità di un coinvolgimento trasversale dei vari uffici tecnici del Vicariato ed il superamento della concentrazione della gestione nelle mani di un solo Ufficio [giuridico] e una sola addetta. 

L’urgenza di affrontare le criticità emerse: a. mancanza di una mappatura del patrimonio; b. canoni di locazione fuori mercato dei contratti in essere; c. strumenti contrattuali privi di tutele per il Vicariato; d. assenza di procedure e prassi validate.
 
In questi due anni si è disciolta questa attività, mandato via il Prelato segretario Mons. Pierangelo Pedretti che aveva cercato tra le varie cose anche di eliminare quella concentrazione della gestione di tutto il patrimonio immobiliare nelle mani esclusive della signora Emanuela Santelli, era poi necessario cambiare il direttore dell’Ufficio Amministrativo mettendo un’altra persona alle dipendenze dell’Ufficio Giuridico; poi fare licenziare senza giustificato motivo direttamente dal Santo Padre Papa Francesco, il direttore dell’Ufficio Patrimonio dopo soltanto 4 mesi dalla sua assunzione; poi prevedendo nel nuovo regolamento che l’Ufficio Patrimonio potrà essere lasciato in vita senza la necessità di avere un suo direttore; poi svuotando di senso l’esistenza della sezione Patrimonio Allargata; poi obbligando l’economo della diocesi don Francesco Galluzzo a dimettersi prima della scadenza del suo mandato e senza un grave motivo come prescritto dal Codice di Diritto Canonico, tranne il fatto di dire che è malato e si deve far curare… sostituendolo dallo storico ragioniere del Vicariato dipendente dell’Ufficio Amministrativo Rag. Roberto Liso in modo da ricoprire la nomina con una persona che continuerà ad occuparsi di tutto l’aspetto contabile così che tutte le decisioni cruciali dell’economo della Diocesi di Roma saranno prese dal prossimo vicario episcopale per l’ambito amministrativo e giuridico, l’ onnipresente direttore dell’Ufficio Giuridico don Renato Tarantelli Baccari.

In questo modo sarà completamente svuotato il ruolo dell’economo in barba al Codice di diritto canonico vigente, ma si sa che la gerarchia delle fonti non è una materia molto conosciuta. È lo stesso che ha annunciato l’imminente nomina a vicario episcopale alla presenza del vicegerente e di tutti i dipendenti dell’Ufficio amministrativo lo scorso 24 luglio.

Per finire in bellezza pare che siano iniziate le pressioni all’unico superstite addetto dell’Ufficio Patrimonio dott. Davide Adiutori; resterà solo di portarlo all’esasperazione e far sì che anche lui decida di andarsene via così che l’ufficio patrimonio di fatto cesserà di esistere e la situazione tornerà al 2019 quando l’ufficio giuridico e la sua addetta signora Emanuela Santelli potrà fare tutto come bene ha fatto in tutti questi anni!

Intanto i poveri restano scartati, i ricchi aiutati, i donatori ingannati, i fanfaroni promossi. 
Questo si che è un buon esempio da seguire. Dare ai ricchi e togliere ai poveri, a due passi dalla Caritas….

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Castelli Romani

Monte Compatri, lettere al giornale. Un cittadino: “Via Selli dimenticata”

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“Caro dottor Baglioni le scrivo per mostrare le immagini di una via di Montecompatri che forse conosce bene. E’ via Selli che giorno dopo giorno anno dopo anno peggiora.”

Inizia così la email ricevuta qualche giorno fa da un cittadino di Monte Compatri.
Ne risulta un quadro di disperazione misto al rammarico dell’impotenza di fronte ad un sistema amministrativo troppe volte, forse, sordo alla semplici richieste dei cittadini.

foto allegate alla email

Un’analisi lucida, fredda, ma che porta dentro le poche e semplici parole tutta la tristezza di chi vorrebbe vivere in un mondo migliore e poi si scontra contro i mulini a vento di una burocrazia che spesso è più attenta all’apparenza che alla sostanza.
“Luci notturne quasi assenti, pavimentazione ai limiti, scalini che sono ormai più trappole che camminamenti. Senza dimenticare l’erbaccia che ricopre tratti del selciato.
Con molti vicini abbiamo sollecitato il comune ma al di là di un provvederemo la situazione resta sempre precaria”
prosegue triste la descrizione di questa che è una delle vie storiche di accesso alla parte alta del paese.

foto allegate alla email

“Scrivo a lei, continua, perché dimostra almeno la voglia di dare voce a noi poveri cittadini incantati da spot come tutto prende forma ma qui di sostanza ne abbiamo poca o di inaugurazioni faraoniche ma qui non passa nessuno con aerei tricolori o fasce al collo”.
Una polemica elegante, ironica ma che fa comprendere, qualora ce ne fosse la necessità, che i cittadini sentono maggiormente la necessità di vedere piccole opere quotidiane completate per il vivere sereno e civile.

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Da parte nostra questa email diventa ancora di più lo sprone a dare voce a 360° a tutti quelli che troppe volte per educazione o perché non abituati ad urlare vengono messi all’angolo da un mondo troppe volte sordo alla richieste sussurrate e gentili.

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“Il suo giornale resta la nostra unica speranza per avere almeno da parte dell’amministrazione un ascolto diretto. La ringrazio e mi scuso per averla disturbata”.

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Chiude così la email e non nascondiamo che il grazie lo giriamo a questo coraggioso cittadino che non ci ha affatto disturbato ma ci ha riportato, ancora un volta di più, a comprendere la bellezza e l’importanza di questa nostra professione.

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Cronaca

Il mondo della cultura piange la scomparsa di Elvino Echeoni

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I Funerali si terranno a Roma Martedì 27 agosto alle ore 10:30 presso la parrocchia di San Giustino

La notizia della scomparsa di Elvino Echeoni, artista poliedrico e figura di spicco nel panorama culturale italiano, ha lasciato un profondo vuoto nel cuore di chi lo conosceva e lo ammirava. Pittore, musicista e cantante di fama internazionale, Echeoni ha dedicato la sua esistenza all’arte e alla diffusione della cultura, con un particolare impegno verso le periferie italiane. La sua improvvisa dipartita rappresenta una perdita inestimabile per il mondo della cultura e per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di incontrarlo e di essere toccati dalla sua generosità e dal suo inesauribile entusiasmo.

Il Maestro Elvino Echeoni intervistato da Chiara Rai durante Officina Stampa del 28/03/2019

Nato nel 1950, Echeoni ha passato gli ultimi venti giorni della sua vita presso l’ospedale Gemelli, dove la sua lotta si è conclusa in modo tragico e inatteso. Da quel momento, la comunità di artisti e amici ha iniziato a condividere ricordi e emozioni, testimoniando l’impatto profondo che Elvino ha avuto su chiunque abbia incrociato il suo cammino. Tra coloro che hanno voluto onorare la sua memoria, spicca Pina Di Tano, scrittrice e pittrice, che ha reso pubblica la notizia della sua scomparsa con parole cariche di dolore.

L’impegno di Echeoni nella promozione della cultura e dello sport, in particolare nei quartieri in cui ha vissuto, è stato instancabile. Con il suo compagno di avventure, Remo Panacchia, ha guidato per oltre cinquant’anni la Galleria Il Mondo dell’Arte, trasformandola in un luogo di incontro e scambio per artisti e appassionati. La sua dedizione verso l’arte e la comunità ha lasciato un segno indelebile, facendolo diventare una figura di riferimento per molti.

Elvino Echeoni era noto e apprezzato non solo per il suo talento artistico, ma anche per il legame profondo che aveva con la comunità. La Galleria Il Mondo dell’Arte, che aveva fondato insieme a Panacchia, era un faro di cultura, sempre attiva nel promuovere nuovi talenti e iniziative artistiche. Recentemente, il 13 maggio, un articolo ha celebrato il cinquantesimo anniversario di attività della galleria, sottolineando il coraggio e la determinazione con cui Echeoni e Panacchia hanno portato l’arte nelle periferie di Roma.

La storia di Echeoni è quella di un uomo che ha vissuto la sua passione con perseveranza e dedizione

Oltre alla sua carriera pittorica, ha utilizzato la musica come mezzo di espressione, esplorando temi profondi legati all’esistenza e all’immortalità dell’arte. Una delle sue canzoni più significative, “La vita se ne va”, riflette pensieri e sentimenti che ora suonano come un messaggio lasciato a chi lo ricorda.

La morte di Elvino Echeoni ha lasciato un vuoto incolmabile nelle vite di chi lo ha conosciuto, ma la sua arte e il suo spirito continueranno a vivere attraverso le sue opere e le numerose iniziative culturali che ha sostenuto. La settimana della sua scomparsa sarà ricordata anche per una mostra personale del Maestro Gianni Testa, in programma il 24 maggio presso la Galleria Il Mondo dell’Arte, un evento che conferma l’importanza di mantenere viva la memoria di Elvino attraverso l’arte.

Il mondo dell’arte e della cultura non dimenticherà facilmente Elvino Echeoni

Le sue opere, il suo sorriso e la sua voce rimarranno nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, e la sua eredità continuerà a ispirare generazioni di artisti e amanti della cultura. Le più sentite condoglianze vanno alla sua adorata moglie e ai suoi figli, mentre la sua luce continua a brillare attraverso l’arte e la memoria di chi lo ha amato.

Sulla pagina Facebook del Maestro il messaggio

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