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Cronaca

A Torino psicosi da attentato, Tagliente: "L'imprevedibilità impone la cura dei dettagli da parte di tutti soggetti pubblici e privati"

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Tempo di lettura < 1 minuto Pm indagano per procurato allarme. Una "folla presa dal panico e dalla psicosi da attentato terroristico" causati da "eventi in corso di accertamento"

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TORINO
– “Gli ultimi attentati terroristici ci devono far ipotizzare scenari imprevedibili figli della dinamica della folla e ora anche della possibilità del panico improvviso, della paura, del terrore di un attentato terroristico. E l’imprevedibilità degli scenari impone la cura dei dettagli da parte di tutti i soggetti pubblici e privati chiamati alla pianificazione e gestione delle misure organizzative della sicurezza e degli stessi cittadini, tifosi o spettatori, fruitori dell’area. Penso al controllo accessi, al numero delle presenze sull’area interessata in relazione alla capienza, alla vie di fuga, al presidio ininterrotto delle transenne ai varchi di acceso e deflusso”. Lo ha detto Francesco Tagliente, già Questore di Roma e Prefetto di Pisa, intervistato da L'Osservatore d'Italia.  Proseguendo l’intervista Tagliente ha aggiunto che “anche i cittadini che partecipano a eventi di massa devono fare la loro parte collaborando ai controlli agevolando l’attività degli operatori di sicurezza sapendo che le Autorità e le Forze e i Corpi di polizia lavorano per garantire la sicurezza di tutti; devono essere consapevoli che l’allarme terrorismo ha aumentato la possibilità di reazioni di massa e quindi devono cercare di mantenere il più possibile il controllo di se stessi ed evitare il panico; consultare i siti degli organizzatori e delle istituzioni per conoscere organizzazione e consigli; avere la consapevolezza che rispettare le regole significa essere parte sistema di sicurezza; evitare di portare al seguito oggetti contundenti o contenitori in vetro che potrebbero causare feriti”

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Giudici contro Governo: bloccato il piano migranti in Albania, rimpatrio dei primi trasferiti

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Il tribunale di Roma blocca il trattenimento dei migranti in Albania, causando il ritorno in Italia e scatenando critiche feroci dall’opposizione. Il governo insiste, ma la strategia migratoria si rivela un boomerang politico ed economico

Il tentativo del governo Meloni di trasferire i migranti in Albania si è scontrato con un duro colpo giudiziario, sollevando aspre critiche da ogni parte politica. Il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di dodici migranti, trasportati presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Gjader, sostenendo che Bangladesh ed Egitto, paesi d’origine dei migranti, non possono essere considerati “sicuri”. Questa decisione ha suscitato la reazione furiosa del governo e una serie di attacchi da parte dell’opposizione, evidenziando la fragilità di una strategia di gestione migratoria che si sta rivelando un boomerang politico e finanziario.

Giorgia Meloni non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla recente decisione dei giudici riguardo al blocco del piano migranti in Albania. Tuttavia, fonti vicine al governo hanno fatto trapelare che la premier sarebbe profondamente insoddisfatta della sentenza, considerandola un ostacolo significativo agli sforzi del governo per gestire i flussi migratori.

Secondo quanto riferito, Meloni potrebbe ribadire nei prossimi giorni la sua determinazione nel portare avanti il piano, evidenziando la necessità di riforme che impediscano la paralisi delle politiche migratorie da parte delle decisioni giudiziarie, e sostenere la legittimità dell’accordo con l’Albania come modello di gestione per l’Unione Europea.

Un progetto “fuorilegge” e “inapplicabile”

La decisione del tribunale ha messo in evidenza le falle giuridiche del piano governativo. Come dichiarato dai giudici, il trasferimento in Albania dei migranti viola i principi del diritto internazionale e delle normative europee che garantiscono il rispetto della procedura di asilo e impediscono il trattenimento in paesi terzi considerati non sicuri. Il giudice ha inoltre confermato che il diniego della convalida per il trattenimento dei migranti è dovuto all’impossibilità di considerare sicuri i paesi d’origine, una sentenza che ha costretto il governo a rispedire i migranti in Italia, con ulteriori costi e disagi.

La reazione del governo: tra ricorsi e polemiche

Non si è fatta attendere la risposta del governo. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che l’esecutivo presenterà ricorso, sostenendo che il piano in Albania è in linea con le normative internazionali. “Non ci fermeremo qui. Andremo fino in Cassazione per difendere il nostro diritto di attivare procedure accelerate”, ha dichiarato Piantedosi, sottolineando che l’iniziativa italiana sarà integrata nel diritto europeo entro il 2026. Tuttavia, nonostante l’intenzione di proseguire, il fallimento del progetto ha sollevato critiche anche all’interno della maggioranza, con la Lega e Fratelli d’Italia che hanno puntato il dito contro la magistratura, accusandola di interferire con il potere esecutivo. “I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni”, ha tuonato la Lega, mentre Fratelli d’Italia ha parlato di un “attacco” da parte della sinistra giudiziaria.

L’opposizione attacca: “Una truffa da milioni di euro”

Dall’opposizione, le critiche sono state feroci e trasversali. La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha parlato di “danno erariale”, accusando il governo di aver sperperato centinaia di milioni di euro in un progetto che non rispetta le leggi internazionali. “Sono 800 milioni buttati, che potevano essere destinati alla sanità”, ha affermato Schlein, criticando l’esecutivo per aver sprecato risorse pubbliche. Anche il Movimento 5 Stelle ha duramente attaccato la premier Meloni, definendo il piano una “truffa” messa in piedi per mascherare l’incapacità del governo di realizzare il blocco navale promesso in campagna elettorale. “Meloni ha ingannato gli italiani, ma i giudici hanno smascherato il bluff”, hanno dichiarato i parlamentari del M5S, criticando l’inutilità dell’accordo con l’Albania.

Renzi e Fratoianni: denaro pubblico sprecato per uno spot elettorale

Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non ha risparmiato critiche al governo Meloni. “Stiamo buttando via un miliardo di euro per trasportare qualche decina di migranti avanti e indietro dall’Albania, solo per avere qualche like sui social”, ha scritto Renzi, sostenendo che l’immigrazione va gestita con pragmatismo e non con spot elettorali. Dello stesso avviso Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, che ha chiesto che i ministri rimborsino di tasca loro le spese sostenute dallo Stato per un piano fallimentare. “Piantedosi e Meloni dovrebbero chiedere scusa e risarcire lo Stato per il denaro sprecato”, ha dichiarato Fratoianni, definendo la gestione del governo una “propaganda cinica”.

Una strategia fallita e costosa

Il piano del governo per risolvere la crisi migratoria attraverso il trasferimento in Albania si sta rivelando un costoso fallimento. Non solo la strategia ha suscitato perplessità a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, sollevando dubbi sulla sua conformità con il diritto europeo. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva inizialmente definito l’accordo con l’Albania un “modello da seguire”, ma ora la situazione rischia di trasformarsi in un esempio di come non gestire la crisi migratoria.

La domanda che sorge spontanea è: quanto ancora il governo sarà disposto a investire in una strategia che sembra destinata a fallire? Con l’Italia alle prese con la necessità di risorse per settori come la sanità e l’istruzione, continuare a spendere ingenti somme di denaro per iniziative inefficaci rischia di erodere ulteriormente la fiducia degli italiani in un governo che aveva promesso soluzioni rapide e decisive.

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Roma verso il Giubileo 2025: trasporti pubblici in affanno a due mesi dall’evento mondiale

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Tra infiltrazioni sugli autobus e macchine obliteratrici guaste, i romani e i turisti affrontano disagi quotidiani. Riuscirà la Capitale a prepararsi in tempo?

Tra poco meno di due mesi, Roma si vivacizzerà in vista del Giubileo 2025, un evento di portata mondiale che attirerà milioni di pellegrini e visitatori nella Capitale.
Tuttavia, in questi giorni, il nostro “tour” per verificare l’efficienza delle infrastrutture e dei servizi romani ha messo in luce alcune criticità preoccupanti, soprattutto nel settore dei trasporti.

Come prima tappa oggi abbiamo preso l’autobus ATAC linea 87, una di quelle linee vitali che attraversano la città da largo dei Colli Albani ai Fori Imperiali, fino a giungere a viale Giulio Cesare, a due passi dalla Basilica di San Pietro. Questo percorso rappresenta una vera e propria arteria vitale per molti romani e turisti, ma il viaggio si è rivelato tutt’altro che soddisfacente.
Sin dal principio, l’autobus era affollato, una situazione nota per questa tratta, ma ciò che ci ha colpiti di più è stata la presenza di macchine obliteratrici guaste che complicavano ulteriormente la vita agli utenti.
Per non parlare del problema dei borseggi, che, come ci hanno confermato molti cittadini, sono una costante su questa linea.

Ma, come avrebbe detto il grande Corrado Mantoni, “… e non finisce qui …”.

VIDEO GIRATO ALL’INTERNO DEL BUS LINEA 87

In una giornata di pioggia, all’interno dell’autobus… “piove”!
E si, infiltrazioni ben evidenziate dalle foto e dai video mostrano una infiltrazione di acqua piovana dentro la vettura.
Una signora distinta, visibilmente arrabbiata, non ha potuto fare a meno di lamentarsi: “Non è la prima volta. È inconcepibile per la capitale d’Italia. Un trasporto “merci” non degno di noi esseri umani”.
Il suo sfogo ha trovato eco tra i turisti, che, increduli per la situazione, sorridevano e sghignazzavano, quasi in segno di scherno verso la difficoltà della donna.
Questa scena rappresenta un’illustrazione lampante di una realtà con la quale i romani si confrontano quotidianamente.

foto scattata all’interno della vettura ATAC

In un periodo in cui la città si prepara a ospitare uno degli eventi storici più significativi, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione verso l’efficienza dei trasporti pubblici eppure, a poco più di due mesi dall’inizio del Giubileo, come è possibile che i romani e i turisti debbano affrontare tale disagio?
Molti si chiedono se le strutture portanti della città, già messe a dura prova dall’inefficienza del trasporto pubblico e dalla carenza di parcheggi, siano davvero pronte ad affrontare l’afflusso massiccio di persone previsto per l’evento.

ULTERIORE VIDEO CHE MOSTRA I SEDILI “INZUPPATI” DI ACQUA PIOVANA

È fondamentale che la Capitale non solo si prepari sul piano infrastrutturale, ma che garantisca anche la sicurezza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e ai visitatori.
La riflessione è d’obbligo: se un evento di tale portata non può spingere le istituzioni a garantire un servizio adeguato, cosa può farlo?
È tempo di agire affinché Roma non si presenti al mondo come una città che non riesce a gestire la propria anima, fatta di storia e di accoglienza, ma allo stesso tempo di inefficienze che ben poco hanno a che fare con l’orgoglio di essere la Capitale d’Italia.
La responsabilità di un buon Giubileo è in mano a tutti noi, e prima di tutto all’amministrazione della città.

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Sentenza Open Arms: conseguenze politiche per Salvini e la Lega in gioco

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Con l’arringa difensiva che si conclude oggi il processo si avvia alla conclusione con la richiesta di condanna a 6 anni di reclusione per il ministro accusato di sequestro di persona, mentre la PM Giorgia Righi, sotto scorta, continua a rappresentare l’accusa

Dopo settimane di tensione e insulti social, la Procura di Palermo ha deciso di assegnare una scorta alla PM Giorgia Righi, una delle magistrate coinvolte nel processo contro il ministro Matteo Salvini. La decisione arriva a seguito di minacce e attacchi online, a cui Righi è stata oggetto dopo la richiesta di condanna nei confronti del leader della Lega.

Il processo, che vede Salvini imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, è legato all’episodio del 2019, quando, durante il governo giallo-verde, il ministro dell’Interno rifiutò l’approdo alla nave Open Arms, con 147 migranti a bordo. La Procura di Palermo aveva richiesto una pena di sei anni di reclusione per Salvini, accusandolo di aver ostacolato l’ingresso dei migranti in Italia.

Il caso ha suscitato un acceso dibattito politico e giuridico, con una valanga di reazioni a favore e contro l’iniziativa giudiziaria. A pochi giorni dalla sentenza, i sostenitori di Salvini sono scesi in piazza per esprimere solidarietà al loro leader.

Giorgia Righi, che fa parte della Direzione Antimafia, era l’unica magistrata del pool accusatorio a non avere ancora una protezione, nonostante le numerose minacce ricevute. Dopo i numerosi insulti sui social e i commenti minacciosi, la Procura ha deciso di assegnarle una scorta, per garantire la sua sicurezza.

In una nota ufficiale, il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha sottolineato che “le intimidazioni non sono mai giustificabili” e che le istituzioni sono chiamate a proteggere i magistrati che svolgono il loro dovere “con serietà e indipendenza”. La decisione di tutelare Righi arriva dopo un’intensa pressione mediatica e politica che ha scosso il processo e il dibattito pubblico.

Il processo prosegue con l’arringa difensiva del legale di Salvini, Giulia Bongiorno, che ha ribadito la posizione del suo assistito, accusando la ONG Open Arms di essere stata responsabile del ritardo nell’approdo, e quindi, delle difficoltà nei soccorsi. “Open Arms ha avuto innumerevoli opportunità di fare sbarcare i migranti, ma ha scelto di ‘bighellonare’, rifiutando l’approdo a diversi porti”, ha dichiarato Bongiorno. L’avvocato ha poi sostenuto che la nave avrebbe potuto dirigersi verso la Spagna, paese di bandiera, senza dover aspettare l’autorizzazione da parte delle autorità italiane.

Intanto, mentre in aula si svolgevano le udienze, in piazza Politeama, a Palermo, i sostenitori di Salvini si sono radunati per una manifestazione di solidarietà. Tra i presenti, oltre a numerosi militanti della Lega, c’erano anche i ministri Giuseppe Valditara, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti, insieme a parlamentari nazionali e regionali del partito. “Sono qui per sostenere Matteo Salvini, che ha difeso l’Italia e i suoi confini”, ha dichiarato Giorgetti, all’arrivo in piazza.

La vicenda ha trovato anche eco a livello internazionale. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha espresso il suo sostegno a Salvini con un tweet, in cui ha scritto: “Siamo con te, amico mio! Matteo Salvini merita una medaglia per aver difeso l’Europa”. Orbán ha condiviso una foto di Salvini davanti all’aula bunker di Palermo, aggiungendo che il leader della Lega avrebbe difeso i valori e i confini dell’Europa contro l’immigrazione incontrollata.

Il sostegno da parte del governo ungherese ha sollevato polemiche, con critiche da parte delle opposizioni italiane e di alcune organizzazioni per i diritti umani, che hanno sottolineato come la questione dei migranti non riguardi solo la protezione dei confini, ma anche il rispetto dei diritti umani e dei trattati internazionali.

Con l’arringa difensiva che si conclude oggi, il processo si avvicina alla fase finale. Il giudice dovrà prendere in considerazione le argomentazioni delle parti e la richiesta della Procura, che invoca una condanna esemplare per l’ex ministro dell’Interno. Salvini, che è stato più volte al centro della politica italiana con la sua linea dura sui migranti, potrebbe affrontare una sentenza che non solo influenzerà la sua carriera politica, ma anche l’immagine della Lega, che si è schierata compatta al suo fianco.

In ogni caso, le implicazioni del processo sono destinate a rimanere al centro del dibattito politico e giuridico per settimane. L’attenzione ora è puntata sul verdetto finale e sulle possibili conseguenze politiche di un caso che ha suscitato forti reazioni e diviso il Paese.

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