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Guidonia, Giovanna Ammaturo (FdI): “La colla sulle poltrone dei politici ora si chiama responsabilità”

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GUIDONIA (RM) – Riceviamo e pubblichiamo da Giovanna Ammaturo Consigliere comunale per Fratelli d’Italia a Guidonia.

Ecco la nota:

La ex consigliere del M5S Loredana Terzulli ritorna con il  Sindaco Barbet che in cambio della Presidenza gli offre l’opportunità di appannaggio di centomila euro per i prossimi due anni.

Sembrava un branco di cavalli Mustang ma in fondo si sono scoperti come un gregge di pecore – ha detto Giovanna Ammaturo consigliere di FdI a Guidonia Montecelio- sono i pentastellati con il sindaco Michel Barbet che dopo aver cacciato 11 assessori e perso per strada 6 consiglieri, avocato più deleghe che le ore di luce nella giornata, verificata la mancanza dei numeri per continuare   ha chiesto  “responsabilità” a tutti i gruppi politici. Poi da finto predicatore ha affibbiato il peccato del potere e dell’attaccamento alla poltrona ai comunisti democrati colpevoli a suo dire di aver chiesto troppo: ma si sa gli usurai in politica come nella vita chiedono. Michel Barbet ex saldatore ed ex camionista francese, dal 1990 dipendente di ANCE (Ass. Naz. Costruttori Edili) a Roma, che con 200 euro si è finanziato la campagna elettorale nella seconda città d’Italia non capoluogo di provincia, ha saputo tenere duro. Abituato alla strada non ha tremato davanti ai pezzi da novanta del PD intanto scrutava  meglio chi si era allontanato dal M5S. Un gruppo che aveva rifilato tre anni fa la sola di 11 pagine di promesse elettorali e slogan mai applicati, oggi diviso da   correnti e faide.  Una tesi che gli ha dato ragione pescando una ex grillina  (Terzulli Loredana) che, in cambio della presidenza del Consiglio a 1.600 euro al mese, è ritornata sulle considerazioni che appena sei mesi orsono l’avevano allontanata dal M5S con dichiarazioni di fuoco. Ci assilla, ora, il silenzio del gregge. Di chi è rimasto fermo e muto vantandosi di usare gli apriscatole non sapendo usare la penna e la lingua.  Quei  “yes man” che in tre  anni in aula di consiglio non hanno mai detto una parola. Gli è bastato alzare la mano e rispondere all’appello. Barbet a costoro non ha offerto nulla forse perché già generosamente beneficiati di sedere sullo scranno del consiglio. In democrazia tutto è possibile ma esiste un decoro etico e personale che può non prescindere dalla volontà propositiva. Ci saremmo aspettati un rigurgito di orgoglio da chi predicava il dramma contro una vecchia classe dirigente ma sono riusciti a stracciarli tutti a fare il peggio del peggio. Il silenzio di un delegato del popolo fa comprendere l’assoluta inutilità. Molto meglio la frequenza al circolo della briscola: è più divertente. Ma il demerito di tanta sciatteria politica velata con la supponenza che qualcuno possa intendere come “responsabilità” verso la Città è solo una coperta corta. E’ sufficiente ascoltare l’intervista dell’ottimo giornalista de Il Tiburno, Marcello Santarelli alla Terzulli, per sperticarsi dalle risate dopo i conati di vomito, per comprendere fino a che punto è scesa nel pozzo la politica, del dramma che si prepara per i Guidoniani.  La colla sulla poltrona, di questi tempi di vacche magre, l’hanno messa tutti, ma infierire sulla Terzulli è come sparare alla Croce Rossa.  Ma neanche la ex consigliere ed ex opposizione può sparare nel mucchio. Qui l’unica ad aver fatto il contrattino come l’ha definito è stata lei: a 1.600 euro full time  che è meglio di un superenalotto. Ci piacerebbe conoscere il pensiero del gregge lasciato ad alzare la manina inebetito.  Quando il sindaco di Guidonia Montecelio ha proposto un incontro istituzionale a FdI uscendo avevamo un comunicato stampa e in  trasmissione televisiva riferivamo di aver consigliato a Barbet un tono di umiltà e le dimissioni. Barbet ci ha ringraziato, si fa per dire, per la discrezione avuta con un sms a cui rispondevamo che la politica di FdI e della sottoscritta era sempre tesa alla trasparenza ed alla pubblicità dell’operato. Quindi è ultroneo rappresentare che la Terzulli che non può permettersi di generalizzare e denigrare con i vernacoli casarecci e dilettantistici   un partito che è solo   passione politica fondata sul rispetto personale e reali valori etici e sociali senza assumersi le responsabilità del caso. Se la Terzulli è la comparsa il burattinaio con il merito di questo ciarpame  politico va iscritto in capo a Barbet, il sindaco meno loquace della storia della nostra Città che solo per indennità di carica dal 2017 percepisce   44.622 euro all’anno. Il doppio del suo Mod 730 del 2016. Oltre alla Zoe elettrica (non blu, perché rappresenta una iconoclastia tra le più ortodosse e truffaldine del M5S) pagata con i soldi dei contribuenti e tutti gli altri fringe benefits per un sindaco di una Città con centomila residenti. Oltre alla azione di rivalsa. Ovvero nessuno perde lo stipendio del precedente impiego che è onorato dalla Prefettura. Ad occhio sono oltre centomila euro che Barbet si metterebbe in tasca per i prossimi due anni. Chi sa se il gregge ha capito chi riceve cosa da tanta “responsabilità”. La politica è passione e teoremi, visioni future e programmi concreti. La Terzulli nell’intervista ha lasciato comprendere i quattro punti cardinali del nuovo Barbet: TMB, Palazzo dello Sport, Cave e Ryder Cup. E in tre anni dov’era? Per quanto riguarda FdI fin dal primo giorno dell’investitura abbiamo chiesto in Aula una commissione per fare luce sulle passate legislature: per il mancato introito di oltre 93 milioni di euro per crediti vantati ed accertati dalla Corte dei Conti, di 20 mln di euro di royalties  arrivate nelle casse comunali per lo sversamento di rifiuti all’Inviolata da parte di 42 Comuni del Lazio, il mancato adempimento di 17 progetti ambientali annuali dal 2004, i motivi che hanno fatto lievitare i costi del palazzetto da 1,6 mln iniziali ad oltre 7 attualmente, i motivi di una ipoteca di 1,2 mln di euro su una palestra comunale e tanto altro ancora a cui l’amministrazione Barbet  negazionista nei fatti ha    voluto dire sempre di NO.  La coscienza del gregge di Barbet sta nel prendere atto che la mistificazione della realtà con l’intenzione di confondere gli elettori è terminata. Se Barbet lasciasse  la sedia entro il 26 luglio permetterebbe alla Città di ritornare al voto  già a settembre:  avere una diversa classe politica ed un nuovo sindaco più leale e trasparente  con i Cittadini. Questa è la concreta responsabilità che va additata.  L’intera e vera opposizione ha sensibilizzato il vice presidente ad un immediato e risolutivo Consiglio comunale dopo quello di giovedì deserto per mancanza del numero legale. Il modus operandi nella P.A. è regolato dalla Costituzione e da Leggi con cui si identifica una sola finalità: l’interesse pubblico salvaguardato dai principi della legalità, efficacia, economicità, efficienza, imparzialità, pubblicità e trasparenza.  E’ sfacciata l’intenzione di offendere i Guidoniani nascondendosi dietro un dito adulterando la realtà, leggi sedia e indennità, e gettando discredito sull’operato di chi la politica la fa da anni per passione, rimettendoci del suo al di sopra di ogni interesse personale. E’ imputabile anche ai silenti la corresponsabilità. È fin troppo evidente la manipolazione per ingannare i Cittadini che non si possono ulteriormente abbindolare mentre i guitti teatranti si riempiono le tasche.”

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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