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di Angelo Barraco
CATANIA – Clamorose novità sul misterioso omicidio di Maria Concetta Velardi, donna di 59 anni che si recava tutti i giorni al cimitero per piangere e pregare nella cappella della famiglia Matà il figlio Lorenzo e il marito Angelo. La Polizia ha tratto in arresto il figlio della donna, Angelo Fabio Matà -43 anni- sottoufficiale della Marina Militare, su cui pende la terribile accusa di omicidio aggravato. L’uomo sarebbe stato inchiodato dalle tracce biologiche presenti sulla scena del delitto, il movente invece sarebbe da ricondurre a divergenze familiari. L’uomo avrebbe ucciso la madre dopo una lite, frutto di un rancore covato nel tempo che portava costui a pensare che la donna potesse essere un ostacolo per i suoi progetti di vita. La donna sarebbe stata colpita dal figlio con un mattone alla nuca, successivamente avrebbe trascinato il corpo in un corridoio per poi colpirla ripetutamente con un masso di pietra lavica. L’uomo racconta agli inquirenti di essersi recato al bar alle ore 17 a prendere un caffè, al suo rientro al cimitero ha trovato la madre priva di vita. L’ipotesi della rapina viene immediatamente scartata poiché la donna indossava ancora i suoi gioielli. Le indagini, oltre che il figlio stesso, si indirizzarono anche su due presunti spasimanti della donna e una coppia di romeni che frequentavano il cimitero. Tutte persone adesso uscite dall’inchiesta. In merito ad Angelo Fabio Matà, gli inquirenti ritengono che vi sono “univoci e concordanti indizi di colpevolezza nei confronti del figlio della vittima e svelare il movente dell'omicidio”. La polizia scientifica ha repertato inoltre circa cento oggetti che presentano tracce biologiche sue e della vittima e dai tabulati telefonici da parte dei ripetitori della zona è stata appurata la sua presenza sul luogo del delitto nel momento dell’omicidio. Il dirigente della Mobile Salvago ha spiegato in un’intervista alla stampa che “dalle analisi della Scientifica è stato scoperto che si tratta di Dna di Matà misto a sostanza ematica della madre”. Drago della Polizia Scientifica spiega infatti “Su due delle unghie della mano destra della Velardi, infine, abbiamo trovato il dna di Fabio Matà”. In una prima fase si ipotizzava che l’assassino potesse essere una donna, ma tale tesi poi è stata scartata. Salvago ha spiegato “Si tratta di pietre di 23 e 18 chili, per questo abbiamo immediatamente capito che l'assassino doveva essere un uomo di una certa consistenza fisica, che doveva essere capace di caricare questo tipo di peso”. In merito al movente invece “Fabio Matà covava del rancore nei confronti della madre perché rappresentava un ostacolo per i suoi progetti di vita personale”. L’autopsia ha fissato l’ora del decesso alle 15.30/15.45 e Salvago ha spiegato “In quel lasso di tempo abbiamo elementi che provano che Fabio Matà era all'interno del cimitero”
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