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Continuano a scendere i contagi. Sei le Regioni a zero covid

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Continua a scendere l’incremento giornaliero dei contagi da coronavirus in Italia. E’ di 234.998 il numero complessivo dei contagiati, con un incremento rispetto a sabato di 197 casi, quando si era registrata una crescita di 270. Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti. In Lombardia i nuovi contagiati sono 125 in più, mentre sabato l’incremento era stato di 142 casi, pari al 63,4%% dell’aumento odierno in Italia. Dai dati della Protezione Civile emerge che sono 6 le Regioni con zero nuovi casi: Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Calabria, Molise e Basilicata.

Sono 53 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, in calo rispetto alle 72 di sabato. In Lombardia nell’ultima giornata se ne sono registrate 21, mentre ieri erano 27. I morti complessivi salgono così a 33.899. Dai dati della Protezione Civile emerge che ci sono 10 regioni senza vittime: Marche, Campania, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Valle d’Aosta, Calabria, Molise e Basilicata.

Sono saliti a 165.837 i guariti e i dimessi, con un incremento di 759. Sabato l’aumento era stato di 1.297.

Sono 287 i pazienti ricoverati in terapia intensiva in Italia, 6 meno di sabato. Di questi, 107 sono in Lombardia, 3 in meno. I malati ricoverati con sintomi sono invece 4.864, mai così pochi dal 9 marzo, con un calo di 138 rispetto a sabato, mentre quelli in isolamento domiciliare sono 30.111, con un calo di 471 rispetto a sabato.

Sono 35.262 i malati di coronavirus in Italia, 615 meno di sabato, quando il calo era stato di 1.099.

In Veneto nelle ultime 24 ore si sono registrati 5 vittime e un nuovo caso di coronavirus. E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute diffuso dalla Protezione Civile e realizzato con i dati che le Regioni inviano a Roma. Dal bollettino emerge infatti che i casi totali in Veneto sono 19.183, uno in più di sabato quando se ne sono registrati 19.182. Quanto alle vittime, complessivamente sono 1.954: nelle ultime 24 ore se ne sono aggiunte 5 in più rispetto alle 1.949 registrate fino alla giornata di sabato.

Sono 125 i nuovi contagiati in Lombardia su 8.005 tamponi effettuati (1,6% rapporto con i tamponi giornalieri). I decessi in un giorno sono 21 per un totale di 16.270 da inizio pandemia. Le persone attualmente positive sono 19.420 (-79). Il totale complessivo dei positivi riscontrati in Lombardia dall’inizio dell’emergenza a oggi sono 90.195.Le persone guarite o dimesse sono 183, per un totale di 54.505.In calo il numero di persone ricoverate in terapia intensiva (107, -3) e negli altri reparti (2.801, -39).

Sono 43 i nuovi casi di coronavirus a Milano e provincia, di cui 23 in città. E’ quanto rende noto la Regione Lombardia. Il totale di casi è ora rispettivamente di 23.408 e 9.942. Solo 7 i nuovi contagiati in provincia di Bergamo (totale 13.558), 19 in provincia di Brescia (15.007) e 19 in quella di Varese (3.693). Nessun nuovo caso si registra a Lecco e Mantova, uno soltanto nella provincia di Como e 2 nelle province di Lodi e Monza. Sotto controllo la situazione anche nelle altre province: Cremona (+6), Pavia (+12) e Sondrio (+7).

Non si registrano nuove positività al Covid-19 in Sardegna, invariato anche il numero delle vittime (131). È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. Sono 1.362 i casi complessivamente accertati dall’inizio dell’emergenza. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 63.172 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 11, di cui 1 in terapia intensiva, mentre 48 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.130 pazienti guariti (+2 rispetto al dato precedente), più altri 42 guariti clinicamente. Sul territorio, dei 1.362 casi positivi complessivamente accertati, 252 sono stati accertati nella Città Metropolitana di Cagliari, 99 nel Sud Sardegna, 60 a Oristano, 79 a Nuoro, 872 a Sassari.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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