Connect with us

Primo piano

Petrosino, amministrative 2017: ecco tutti i candidati a sindaco

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 5 minuti Obiettivi e programmi per il futuro di Petrosino di Gaspare Giacalone, Vito Messina e Vincenzo D'Alberti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

 
di Angelo Barraco
 
PETROSINO (TP) – Il Comune di Petrosino è pronto ad affrontare le elezioni Amministrative dell’11 giugno, la grinta e l’entusiasmo non mancano tra i candidati Sindaco, i candidati al consiglio Comunale e la cittadinanza da sempre parte attiva.  Gaspare Giacalone, Sindaco uscente  ha confermato la sua ricandidatura e si scontrerà con Vito Messina e Vincenzo D’Alberti: ma chi sarà il prossimo Sindaco di Petrosino? I cittadini riconfermeranno Giacalone o no? Una domanda  che ormai è diventata consuetudinaria tra la gente che si incrocia nei bar per bere un caffè e scambiare quattro chiacchiere leggendo il giornale, un bisbiglio che da lontano risulta quasi un’ovvietà alla luce di quello che sarà il futuro di un Comune che negli anni ha cambiato più volte pelle, che si è tolto di dosso quelli che erano gli spettri di un passato ombroso e ha iniziato a brillare di luce propria pian piano. Tante le indecisioni e le titubanze dei cittadini che dinnanzi alle tante “Santine elettorali” che già circolano per la città, sono consapevoli che la scelta che prenderanno sarà certamente determinante, sono anche tante le chiacchiere di piazza –molto spesso fuorvianti-  sui programmi elettorali dei rispettivi candidati Sindaco e spesso tra la popolazione vige un po’ di confusione a riguardo, ma quali sono gli obiettivi di Gaspare Giacalone, Vito Messina e Vincenzo D’Alberti per cambiare il volto di  Petrosino e migliorarlo? Noi de L’Osservatore D’Italia ve lo spieghiamo attraverso le loro parole. 
 
Gaspare Giacalone, il Sindaco uscente ha confermato la sua candidatura e si candida per la lista “Cambia Petrosino”. Il 6 aprile ha incontrato i suoi cittadini, ha parlato dei successi ottenuti in questi lunghi anni, attraverso un lavoro fatto di quotidianità che hanno portato poi alla concretezza soprattutto della forza e dell’importanza  della squadra. In quell’incontro ha precisato che cinque anni fa il Comune aveva strade, scuole, cimitero  che si trovavano in una situazione discutibile. Non vi erano progetti ma il lavoro è stato fatto passo dopo passo, una crescita esponenziale. Il Sindaco ricorda che il primo lavoro concreto fatta cinque anni fa è stato il parco giochi, evidenziando da questo esempio quanto è importante iniziare a costruire la comunità con i bambini che sono i veri protagonisti della comunità. Ha parlato dell’impegno concreto e oggettivo dell’Amministrazione che è partito dalle scuole per poi ampliarsi fino ai campetti di calcio, al palazzetto dello sport dove è stata individuata una società sportiva che lo gestisce e regala grandi soddisfazioni. Gaspare Giacalone è determinato e precisa che “Noi andremo avanti per non fermare il cambiamento”.  Il Sindaco parla del Consiglio Comunale e dice che a giorni cercherà “di mettere insieme la squadra dei candidati al Consiglio Comunale, rimodulare anche la squadra assessoriale però qualcosa ve la voglio dire subito: ‘cavallo che vince non si cambia’. Io ho avuto la grande fortuna di avere una squadra meravigliosa al mio fianco e a loro ho chiesto di essere di nuovo nella partita quindi questa è la prima notizia che vi posso dare tranquillamente nel senso che cercherò di confermare coloro che ci hanno accompagnato in questo viaggio. Poi ci saranno delle caselle che saranno libere, sapere per altro che il numero dei consiglieri comunali si è ridotto da 15 a 12 e questa volta il Sindaco che vince ha la maggioranza fatta di 8 consiglieri comunali anziché 10. Queste caselle che abbiamo cercheremo di riempirle mettendo delle persone che siano rappresentative e che siano espressione di quella parte della comunità e che possono dare un contributo”.  Il Sindaco ha precisato ai presenti in sala quanto è importante continuare il cambiamento che è stato attuato in questi lunghi anni, sottolineando che la stima della cittadinanza è stato un monito per andare avanti malgrado tutto.
 
Vito Salvatore Messina è candidato a Sindaco con la lista “Uniti per Petrosino”, una lista composta da uomini e donne apolitici, animati dalla passione e lo spirito di servizio. "Sono un imprenditore  nel settore della vigilanza privata che da anni lavora e produce nel territorio petrosileno – afferma Vito Salvatore Messina. Ho voluto candidarmi con una lista civica, perché propongo un progetto politico lontano dalle logiche di partito, che hanno causato l'allontanamento dalla politica di  tanti cittadini. Uniti per Petrosino è una lista civica composta soprattutto da giovani capaci e volenterosi, che in questi anni mi hanno sollecitato a candidarmi a sindaco di Petrosino. Il mio programma è il frutto di un’attenta valutazione della situazione economica e sociale del territorio petrosileno e conseguentemente dell'accoglimento delle idee dei nuovi candidati presenti in questa coalizione civica". Continua inoltre "Il simbolo Uniti per Petrosino – afferma il candidato sindaco Vito Salvatore Messina- identifica con chiarezza le linee guida del nostro progetto , improntato su : impegno,coerenza,legalità, nonché meritocrazia, pari opportunità, rinnovamento. Il nostro programma , cogliendo appieno le grandi potenzialità del nostro territorio, propone: una politica di tutela e valorizzazione delle bellezze paesaggistiche locali , soprattutto ai fini occupazionali ; la valorizzazione dell'agricoltura e dell'artigianato locale, sostenendo con proposte concrete l'imprenditoria locale e incentivando quella giovanile. Il sostegno alle famiglie e alle fasce sociali più deboli e disagiate della città sarà per noi una priorità . Vogliamo una Petrosino sempre più vivibile per i cittadini ed accogliente per i turisti". Conclude "I tagli ai Comuni rendono sempre più difficile reperire fondi e fare investimenti. Occorre non solo intercettare i fondi della Comunità Europea , ma occorre anche coinvolgere i privati ,promuovendo un percorso di “project financing”, volto alla stipula di contratti di partenariato con aziende disposte alla collaborazione. Il mio programma è concreto, – conclude in candidato sindaco Vito Salvatore Messina- basato sulle richieste dei petrosileni, con i quali manterrò sempre un rapporto alla pari senza alcun favoritismo".
 
Vincenzo D’Alberti è candidato a Sindaco con la lista “Adesso il Futuro!”,  ha 37 anni, è laureato in ingegneria e alle spalle ha varie esperienze all’interno di istituti Nazionali come Palazzo Chigi ed esperienze Europee come l’European Economic and Social Committee di Bruxelles. Ci ha spiegato che gli obiettivi principali che vuole portare avanti qualora venisse eletto sono “lavorare sull’agricoltura perché secondo me è stato il settore lasciato operare senza un coordinamento. Noi dobbiamo in qualche maniera costituire un tavolo di coordinamento dove ci siano i rappresentanti delle cantine, rappresentanti dei sindacati, rappresentanti dell’Assessorato regione del territorio e dell’ambiente, nel settore dell’agricoltura, istituto regionale vini e oli. In modo da lavorare insieme a quelle che sono le opportunità che ci da il nuovo piano di sviluppo rurale, dove ci sono soldi che riguardano la promozione di prodotti agricoli, la costituzione di consorzi, la promozione di manifestazioni per la promozione del territorio, la creazione di una sottozona all’interno della Doc Sicilia che si possa chiamare Doc Petrosino per quanto riguarda i nostri vini frizzanti. Quindi il primo punto sarà il tavolo tecnico sull’agricoltura, per poter fare un lavoro coordinato dall’Amministrazione comunale perché io la vedo con un ruolo di facilitatore per quanto riguarda i processi di innovazione che possono arrivare dalla comunità europea e promozione soprattutto del territorio e del vino perché se prima non parte questo non riusciamo ad operare. Secondo punto riguarda quello di iniziare a lavorare con la programmazione europea che a Petrosino, da sempre, non si è mai fatto; costituire tavoli tecnici con progettisti in modo da poter partecipare a bandi per la riqualificazione della costa, per la bonifica delle aree costiere, per portare a Petrosino Mobilità sostenibile, per dare servizi ai turisti. Tutto questo si può fare perché la Regione ha emanato la programmazione attuativa dei bandi dal 2017 in poi. Noi sappiamo quando escono i bandi, quanto è l’importo per le amministrazioni locali e dobbiamo essere pronti a rispondere e dobbiamo essere pronti a partecipare”.
 
Secondo lei cos’è che non è stato fatto a Petrosino? “di tutto questo nulla, l’Amministrazione non ha idea di cosa sia la programmazione europea, di quale sia la programmazione attuativa della regione dei bandi che escono dal 2018 al 2020, non ha idea di che significa dialogare con le istituzioni palermitane, le istituzioni romane e le istituzioni europee, non è riuscita a partecipare a progetti infrastrutturali a Petrosino; abbiamo bisogno di completare l’impianto di depurazione, abbiamo bisogno di completare la fognatura, manca il dialogo con le istituzioni”.
 
Come reputa il lavoro fatto fino ad oggi a Petrosino? “l’ordinaria amministrazione fatta in maniera spicciola, in maniera chiusa all’interno del Comune di Petrosino. Hanno fatto quello che si poteva fare, con le poche risorse che c’erano a disposizione quindi solo ordinaria amministrazione fatta in maniera spicciola, senza portare lo straordinario e noi non ce lo possiamo più permettere in questa fase. Abbiamo bisogno di tentare, di portare qualche cosa che dia un impulso alla crescita economica del paese sennò Petrosino muore perché è il Comune più povero della Provincia di Trapani”

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti