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Editoriali

L’Italia e le rivoluzioni da tastiera

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di Angelo Barraco

Immigrazione, terrorismo internazionale, test missilistici, manovre militari tra grandi nazioni, attacchi al Gas Sarin, propaganda di ogni genere, disinformazione che induce alla morte.
Sono queste le notizie che costantemente sentiamo in tv, in radio e leggiamo sui giornali. Argomenti che indubbiamente alimentano il malcontento di un popolo che preferisce manifestare un costante diniego sui social network che oggi, rispetto a qualche anno fa, sostituiscono le piazze in cui si alzava la voce per un pensiero comune, si erigevano manifesti e si portava in auge un ideale.

Oggi invece non ci si ritrova più nei circoli, nei pub, nei bar o nelle piazze ma si predilige la comoda poltrona di casa, con un computer acceso e una tazza di caffè tiepido e zuccherato. Si predilige un atteggiamento di analisi-commento costante su ogni aspetto che riguarda la società contemporanea, associando questo atteggiamento convulsivo a vera e propria mobilitazione culturale o militanza politica.

Ovviamente non tutti i lettori della rete sono così insensibili e sprovveduti e la maggior parte ha molto a cuore i temi sopracitati. Una buona fetta però, non bada ai dettagli delle notizie e preferisce esordire in pompa magna con beceri insulti populisti alimentati dalla politica dei voti e delle false promesse. Il tema immigrazione, per esempio, è uno dei più scottanti, ma recentemente il Commissario europeo Avramopoulos ha dichiarato: “ad agosto in Italia c’è stato un calo dell’81% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. E c’è stato un calo del 66% rispetto a luglio”. L’italiano medio però condanna a priori l’azione del singolo soggetto, attraverso un’attribuzione generica di categoria di appartenenza. Quindi, se un extracomunitario commette un reato, per molti italiani vaccinati dalla cattiva politica il problema sono tutti gli extracomunitari.

Una situazione che oggi ha raggiunto livelli di estremizzazione tale da indurre persino un uomo di Venosa (Potenza), di 81 anni, a dar fuoco ad una stanza di un casolare occupato legalmente da tre extracomunitari; motivo? Attraversavano il suo terreno senza il suo consenso. L’uomo è stato arrestato e su di lui pendono le accuse di lesioni personali e danneggiamento, incendio doloso. Azioni e reazioni che sono certamente il frutto di una politica propagandistica che è tornata a sventolare una bandiera che sembrava essere stata definitivamente debellate. In questi giorni, infatti, sta facendo molto discutere la marcia su Roma programmata per il 28 ottobre, anniversario della marcia di Mussolini. Da FN dicono che si tratterà semplicemente di “una manifestazione patriottica, non filo-fascista o nostalgica” e precisano inoltre che“sfilare nel centro di Roma, il ministero degli Interni sbaglierebbe a vietarla, a rispondere a un movimento di popolo, a una rivoluzione in atto con metodi questurini, la marcia non è contro il ministro dell’Interno Minniti ma contro Soros” dice Fiore. La Raggi intanto si oppone a tutto ciò dicendo che “non può e non si deve fare”. La cattiva informazione e la presunzione che hanno molti sapientoni da tastiera, mettendo in dubbio l’inoppugnabilità della scienza. Ci sono oggi i movimenti “no vax”, ovvero fermi sostenitori dell’inefficienza dei vaccini per la salvaguardia della vita umana. Nel mese di giugno si è svolta una manifestazione a Roma contro il decreto per l’introduzione dei 12 vaccini obbligatori per la frequentazione della scuola. In tanti in piazza per reclamare la loro “libertà”. Anche in questo caso però, la situazione sembra essere sfuggita di mano e sul finire di agosto un autista dell’Atac ha fatto comparire sul display del bus la scritta “vaccinati sto c…”. L’immagine è divenuta virale, tante le reazioni della politica sui social, l’autista è stato sospeso. Nel mese di giugno una bambina di 9 anni è morta per gravi complicazioni dovute al morbillo poiché non era stata vaccinata. Tutti viviamo in un costante terrore sociale, alimentato da speranze ideologiche e alternative che sembrano remare contro le logiche convenzionali ma dove sta la razionalità in tutto ciò se la logica convenzionale viene estirpata? Oggi in Italia manca la comunione di intenti, il desiderio di lottare per dei principi e degli ideali che possono essere supportati da uno Stato di diritto.

 

La giornalista Emilia Urso Anfuso, direttore del quotidiano indipendente online gliscomunicati.it, ha pubblicato recentemente un libro che si intitola “Manuale del Rivoluzionario 3.0”. La giornalista spiega, in maniera semplice ma dettagliata, come si potrebbe – oggi – realizzare una vera rivoluzione del sistema socio politico ed economico. Ecco quanto ha dichiarato: “Oggi manca un elemento sostanziale per far si che la popolazione insorga contro un sistema basato sul terrore: la coesione sociale. I cittadini sono tenuti ben divisi tra loro, e la politica usa tutte le armi possibili affinché questo avvenga, non ultima, l’arma del terrore, del terrorismo, delle negate garanzie di sicurezza. Stiamo procedendo su una strada ambigua, in cui da un lato la dirigenza del paese impone regole sempre più vessatorie, dall’altro la popolazione – pur essendo ormai allo stremo – non trova la forza, la motivazione, l’energia per ribellarsi. D’altronde, è alimentando la paura, che si creano schiavi. Ecco perché dovrebbe essere urgente per tutti, ripensare il proprio ruolo di cittadini”.

 

Intanto l’Europa cerca di combatte i jihadisti, stanandoli e arrestandoli onde evitare che possano compiere atroci crimini contro l’umanità come già è accaduto. La bandiera nera però sembra imbattibile e nella seconda metà di agosto ha gettato la sua inquietante e oscura ombra anche sull’Italia, indicandola come prossimo obiettivo. E’ opportuno apprendere le informazioni attraverso i mezzi di comunicazione, ma è consuetudine associare la questione migranti con l’Isis. Da li nasce nell’Italiano medio un’immotivata e generalizzata repulsione nei confronti del “diverso”, che si alimenta nei social mediante commenti inopportuni, per poi tramutarsi in atteggiamenti ostili e poco decorosi anche nella realtà. Il mondo è sbalordito ed inerte dinnanzi al leader nordcoreano Kim Jong-un ,che sta effettuando test missilistici sempre più potenti. Il governo giapponese ha alzato il livello di potenza del sesto test che ha raggiunto i 160 chiotoni, ovvero dieci volte la bomba atomica di Hiroschima. C’è timore anche per l’Europa, la ministra della Difesa francese ha detto infatti: “Lo scenario di una escalation verso un grande conflitto non può essere scartato. L’Europa rischia di essere alla portata dei missili di Kim Jong Un prima del previsto”.

L’Osservatore D’Italia ha voluto sentire la dottoressa Rossana Putignano [Psicologa- Psicoterapeuta, Consulente di parte con il CRIME ANALYSTS TEAM in qualità di Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Diagnosi Neuropsicologica e Forense]: Cresce la preoccupazione in Europa ed ora anche in Italia per i prossimi attacchi da parte dell’ Isis. Cellule organizzate, lupi solitari o mentecatti che siano, siamo in balia di un terrorismo transnazionale che non ci dará pace e non si sa per quanto tempo. I massimi esperti in terrorismo si sono pronunciati sul profilo del terrorista e tante sono le ipotesi e le confabulazioni fino alle teorie complottiste anti-immigrato quando invece si scopre che gli attentatori sono, quasi sempre, nati e cresciuti in Europa. Questo del terrorismo é uno dei tanti argomenti che lascia nel dubbio gli italiani poiché nessuno si fida più, così come per la questione dei vaccini. Cresce il dubbio su qualsiasi questione che passa in TV e ogni volta occorre filtrare le notizie. Questo meccanismo, altamente impegnativo per coloro che hanno una cultura “per vedere oltre”, é altamente stressante e ci porterà lentamente a non poter più distinguere la realtá dalla fantasia. Nel caso dell’ Isis, con la recente minaccia di avvelenarci con il cianuro, potremmo finire ad investire ossessivamente su ogni acquisto, specie se dovessero verificarsi casi di avvelenamento. La gente é stanca di vivere nella paura e come se non fosse mai abbastanza si aggiungono altresì i ” test” atomici di Kim nel nord Corea. Allora non resta che pensare che siano tutte intimidazioni per creare cambiamenti a livello politico: lo scopo sarebbe farci vivere nella paura a favore dei poteri di cui non avremo mai contezza. A noi italiani quindi, non resta che continuare a coltivare il nostro orticello come unica difesa dal terrore oppure si puó tentare una rivoluzione. Quest’ ultima troppo ambiziosa per il popolo Italiano obnubilato dal calcio e dai programmi non-sense.

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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