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di Chiara Rai
Ha iniziato lo sciopero della fame il giornalista Gabriele Del Grande trattenuto in Turchia da sei giorni in un centro di detenzione amministrativa a Mugla. Gabriele voleva incontrare i siriani fuggiti in Turchia. Era lì al confine turco per ricostruire in un libro la memoria di quella guerra: come sono nate le prima proteste, come è stata la fuga dalla Siria. Non aveva alcuna intenzione di passare il confine con la Siria. A garantirlo è la sua compagna con la quale Gabriele ha dei bambini. Ma la Turchia è rigida: è stata chiusa la porta in faccia al vice-console italiano di Smirne e al suo interprete che cercavano, nella giornata di ieri, di raggiungere il giornalista italiano.
Sono ben dieci giorni da quando è stato fermato nella provincia di Hatay, una propaggine turca al confine con la Siria. Ancora non sono chiare le motivazioni del fermo. L’ipotesi più probabile è che a Del Grande sia stata contestata l’assenza di un permesso stampa, la cui concessione permette al Direttorato dell’informazione turco di tracciare i giornalisti stranieri attivi in Turchia.
La vicenda procedurale in corso non può in alcun modo impedire l’assistenza legale e ogni forma di sostegno e assistenza a Gabriele. Su questa linea è l’Italia e lo stesso ministro Alfano che sta seguendo da vicino la vicenda.
L'Ue, in questo particolare caso, si è attivata per sostenere l'azione dell'ambasciatore italiano ad Ankara per sostenere l'azione della Farnesina e del governo italiano rispetto alle autorità turche
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