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Editoriali

Fase 2: la montagna ha partorito un topolino

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Il governo Conte ha varato quella che impropriamente ha battezzato ‘Fase 2’. In realtà, la montagna ha partorito il classico topolino, condannato agli arresti domiciliari gli anziani, con il pretesto di ‘proteggerli’, e varando norme assurde anche per un gioco da bambini, quello che facevamo con la premessa: “facciamo che io ero…”.

Con un’aria spaurita, gli occhi spalancati, il nostro verboso presidente del Consiglio ha parlato, più che altro, di quelle famose mascherine il cui uso era stato demonizzato due mesi fa, con il pretesto che avrebbero “allarmato la popolazione”, sulla scia di una OMS che per lo svarione si è platealmente scusata.

Oggi pare che lo Stato si sia trasformato – troppo tardi – in produttore e commerciante di mascherine, avendo, pare, acquisito ben 51 impianti per la produzione delle stesse, quando ognuno di noi si è già laboriosamente provveduto, anche con autofabbricazione, con tutorial sul web. Chissà cosa ne faremo! Forse le esporteremo in Cina, o nei paesi africani, dei quali non si diffondono notizie. Come non se ne diffondono a proposito del contagio fra i migranti dei barconi, che, nonostante le limitazioni imposte agli Italiani, continuano a sbarcare sulle nostre coste.

Analogamente, non si parla dei device più efficaci, come dimostrato dall’esperienza coreana, cioè i tamponi. I quali sarebbe stato più produttivo produrre, invece delle mascherine, per utilizzarli a tappeto. Ma no, quando c’è da prendere una decisione intelligente, Conte & C. si tirano indietro. Manca il coraggio, ma forse anche la capacità di comprendere, di ‘intelligere’. Come è mancato il coraggio per avviare quella che pomposamente, è stata chiamata ‘fase 2’.

Nulla di nuovo sotto il sole, come recita il bel libro de L’Ecclesiaste, cioè Salomone, noto per la grande saggezza che il Signore gli diede per governare un popolo ribelle e puntuto come quello degli Ebrei. Sarebbe il caso che anche Giuseppi ne chiedesse un po’? Bisognerebbe prima accertarsi che il Creatore lo ascolti, cosa molto improbabile.

Purtroppo anche il nostro presidente del Consiglio s’è perso in aspetti marginali, come il costo delle mascherine – pare 50 centesimi cadauna, mentre in Ferrari dal 21 di gennaio hanno risolto ogni problema, cioè quando i ‘nostri’ ancora dormivano della grossa – la quota dell’IVA, ed altre inutili ed oziose amenità consimili. La realtà è che i funerali potranno avere al massimo 15 persone che seguono il feretro, e che preferibilmente dovranno essere celebrati all’aperto: e dove sennò, visto che le chiese rimangono chiuse, sia quelle cattoliche, che quelle evangeliche? Delle moschee non abbiamo notizia, né di altre religioni. Insomma, chi ieri s’è messo davanti alla Tv per avere notizie fresche alla conferenza stampa di quello che oggi un quotidiano taccia di dittatorismo (mancava un altro ‘ismo’, eccolo qua), l’uomo dai pieni poteri, l’uomo che decide, l’uomo che ‘non deve chiedere mai’, come recitava anni fa la pubblicità di un famoso dopobarba, è rimasto non solo deluso ma anche, scusate il solito francesismo, anche ‘incazzato’.

In più abbiamo assistito alla solita manovra governativa di una certa parte politica, già messa in atto per l’ingresso dell’Italia nell’euro: il lancio della pietra e la scomparsa della mano. E mi spiego. Quando si trattò di attirare la nostra nazione nell’UE e nell’euro, fu adottata (di questo Amato ha parlato fuor dai denti in una sua intervista reperita sul web, a portata di tutti) una tattica simile. In pratica, si propone qualcosa, e se non c’è reazione, si va avanti, fino al ‘punto di non ritorno’. Questo è successo per l’euro, questo rischia di accadere con la proposta di lasciare a casa gli ultrasessantenni.

La proposta oltre ad essere indecente – anche se condita con una certa aria di protezione ‘si fa per proteggerli’ – sa tanto di Guyana francese, quella di Papillon, protagonista del famoso romanzo, ma anche della vicenda, rigorosamente autentica. È chiaro che una condizione di questo genere suscita ribellione. Dovrebbero rimanere a casa i componenti del CSM, quelli della Consulta, quelli della maggior parte del governo, oltre che lo stesso Presidente Mattarella: in pratica, è una proposta assurda. In più, essa comporterebbe l’erogazione della pensione a sessant’anni, visto che, se io non posso uscir di casa, non posso più lavorare: mentre invece si sta brigando per portare l’età pensionabile da 65 a 68 anni… Ma se in seguito l’età fosse portata a 65, 68 o 70 anni? Si tratta di impiantare una base di trattativa, e poi andare avanti basandosi sul nulla, come è costume fare da parte di chi ci governa con una semplice maggioranza parlamentare.

La verità è che se si dovesse arrivare a questo – e magari condizionare la libera uscita all’assunzione del vaccino – verrebbe violata la Costituzione in almeno due dei suoi articoli fondamentali: quello dell’uguaglianza e della non discriminazione, e quello del trattamento sanitario, rifiutato se non gradito.

Ma da questo governo pauroso, pasticcione, generatore di burocrazie non possiamo aspettarci altro, se non di peggio. Insomma, ieri Giuseppi ha confermato di essere ostaggio – vogliamo discolparlo – di coloro che manovrano all’interno delle segrete stanze, di non aver coraggio, ma soprattutto di non avere le idee chiare su nulla. E ciononostante continua a non voler accettare le proposte dell’opposizione, che almeno porterebbero una voce non più univoca su certe decisioni. Se io mi sposto nel mio comune con mascherina e guanti, non c’è differenza se io mi sposto in un’altra regione. Né c’è differenza se vado ad assistere ad un culto della mia chiesa, né se vado in pizzeria con mia moglie. Questo voler insistere sulla ‘distanza sociale’ di un metro, quando è dimostrato che è insufficiente; questo voler discriminare le varie situazioni assolutamente ‘a occhio’, senza competenze, sa tanto di pressappochismo e incompetenza.

Certo, se avessimo a disposizione i tamponi, e non, dopo due mesi, le mascherine – noi le avevamo chieste su queste pagine due mesi fa – delle quali non ci frega nulla se pagano l’IVA, e se il costo debba costituire debito d’imposta, se avessimo i tamponi ad ogni piè sospinto, così da poter avanzare in sicurezza, allora tutto sarebbe diverso.

Invece di andare avanti alla cieca in una stanza buia, avremmo uno di quegli amplificatori di luce che consentono, in uso militare, di vederci anche al buio. Ma questo sarebbe troppo intelligente per questo governo e chi lo guida, e magari l’OMS non vuole, salvo poi a scusarsi quando i tamponi non serviranno più – per qualsiasi motivo.

Del senno di poi son piene le fosse, recita un antico proverbio. Se Giorgia Meloni si fosse chiamata Giorgio, e fosse stata alta 1 metro e ottanta; se Salvini fosse laureato in una disciplina umanistica e si tagliasse quella barba; se Berlusconi avesse 20 anni di meno: allora l’Italia avrebbe un altro destino.

Non si può aver tutto. Ma almeno, di grazia, che quelli che stanno nella stanza dei bottoni abbiano un po’ d’intelligenza. Vi sembra chieder troppo?

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Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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