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RESPONSABILE: LA ‘PERCEZIONE’
UN REALTA’ LE RAPINE E I FURTI SONO FRUTTO DI FANTASIA
DI ROBERTO RAGONE
La professione del giornalista si abbraccia per passione, il più delle volte. Informare il pubblico dovrebbe essere visto quasi come una missione, un’attività che coinvolge il cuore, oltre che il cervello, e comunque mai come un’attività burocratica. Ne sono prova gli inviati in zona di guerra, ad esempio, che rischiano la vita per un’inquadratura, per una sequenza, per una notizia. Una per tutti, Ilaria Alpi, della quale si presume chi furono i mandanti dell’omicidio, insieme a Miran Hrovatin, e si conoscerebbe anche il movente. Ma non si può dire. Soprattutto non si può mandarli in tribunale. Di fronte a queste persone, non possiamo che inchinarci, con un senso di ammirazione e di santa invidia, e chiederci se al loro posto ci saremmo sentiti privilegiati, o se invece non avremmo chiuso un occhio, o tutti e due. Insomma, il ruolo del giornalista dovrebbe essere un po’ come quello del Grillo Parlante di Pinocchio, e tutti sappiamo che fine ha fatto: ma tant’è, è uno dei rischi del ‘mestiere’. Per questo motivo, il sentimento che suscita una persona che si fa chiamare ‘giornalista’,- e lo è, perché iscritto all’albo dei professionisti, – quando in un programma televisivo del mattino, di grande share si comporta in maniera contraria all’etica non scritta della nostra, della sua, professione, per usare un eufemismo, manca di obiettività. Parliamo di Gerardo Greco, e del suo ‘Agorà’. Gli espedienti per impedire che gli ospiti, convocati per dovere di contrappesiamo, possano esporre la loro tesi, sono tanti, primo fra tutti il ‘dargli sulla voce’, quando il conduttore si accorge che la persona tocca argomenti scomodi, confondendone l’eloquio e velatamente – ma mica tanto – far comprendere come il malcapitato sia dalla parte del torto. Come il sindaco di stamattina, che ha probito l'accattonaggio nel suo paese, non perchè voglia negare un pezzo di pane a che ne ha bisogno, ma perchè frutto di un'organizzazione che 'manda' le persone a molestare chicchessia, come ben vediamo spesso proprio a Roma. Tutt’altra storia quando a parlare sono quelli che possiamo racchiudere in una certa parte politica, notoriamente privilegiata in RAI, dato che ne ha il controllo a tutti i livelli. Agorà è un programma che fa opinione, ed è importante che il conduttore spinga su certe argomentazioni, bocciandone altre, in obbedienza alle istruzioni ricevute dall’alto. Un ‘alto’ controllato politicamente dal partito al potere. Non so quanti accetterebbero di ‘tirare quattro paghe per il lesso’, tradendo la vocazione giornalistica e trasformandosi in tanti agenti propagandisti. Certe cose le abbiamo viste e le vediamo nei TG dei paesi totalitari, come la Russia o la Corea del Nord. Da noi la faccenda è strisciante, ma ugualmente efficace. E veniamo al dunque. Da un po’ di tempo, dopo che i giornali hanno ricominciato a parlare di rapine e furti a danno della ‘gente comune’, – cosa che era stato ‘consigliato’ di evitare, come dei suicidi ai tempi di Monti – l’establishment, non potendo più negare l’evidenza, s’è inventata la ‘percezione’ di rischio, che, secondo chi comanda, genera una paura e una tensione che non fanno bene alla ‘crescita’, in soldoni a quella Primula Rossa di cui tutti parlano ma nessuno sa dove sia. In poche parole, la responsabilità di ogni male, in Italia, è di chi ‘percepisce’ una mancanza di sicurezza che non esiste. Testimoni, i dati ufficiali che dicono che sono diminuite la rapine, i furti, e insomma siamo tutti più contenti. Nessun motivo, quindi, per armarsi. Le richieste di nulla-osta per l’acquisto e la detenzione di armi sono respinte d’ufficio, come se acquistare un’arma fosse un reato da punire, nella presunzione di un cattivo uso della stessa. Respinte anche le domande più che legittime di permessi di trasporto per uso sportivo. C’è da dire che una fonte di medaglie durante le Olimpiadi è proprio il nostro tanto vituperato Tiro a Segno, da molti visto come praticato da soggetti psichicamente poco stabili. La ‘percezione’: è tutto lì, e il buon Greco fa i suo dovere, quello che i suoi superiori gli hanno imposto, continuando a ripetere la parola ‘percezione’ come un mantra. Tutti d’estate seguiamo le previsioni del tempo, che sono comprensive di temperature, in special modo quando queste raggiungono livelli alti. In più ci viene dato anche un altro dato, che in genere varia a seconda dell’umidità prevista, cioè la ‘percezione’ del calore, che di norma supera di molto quella del calore effettivo. È chiaro che il dato non viene trascurato, anzi, agli anziani è consigliato di rifugiarsi nei supermercati, dove sono in azione i condizionatori d’aria. Ora, se la percezione del calore non tiene conto del calore reale, e non possiamo dire ad una persona anziana di non andare dove l’aria è più fresca, per non correre rischi di collasso, analogamente dovremmo agire per ciò che riguarda la nostra sicurezza. Anche se i dati ufficiali lo smentiscono, la nostra sicurezza è a rischio. La gente, infatti, non denuncia più intrusioni domestiche, furti, piccoli reati, che tanto sono stati depenalizzati. E non lo fa perché ha perso totalmente la fiducia in questo governo, in questo Stato, nella sua capacità di mantenere la sicurezza dei cittadini e di controllare il territorio. Nello stesso modo, anche la magistratura viene vista come un organismo che non tutela, che libera i delinquenti il giorno dopo, che commina pene troppo lievi, e che, insomma, non protegge. Salvo quando a cadere nel suo tritacarne non sia una persona per bene. Quindi, i dati ufficiali non sono esatti e non possono esserlo, stante il fatto che non tutti i reati vengono denunciati. La sicurezza è un fatto oggettivo, e non una semplice percezione. I cittadini hanno tutto il diritto, ove lo stato dovesse latitare, di provvedere alla propria sicurezza domestica. Senza per questo trasformare l’Italia in Dodge City, o Tombstone. Il Far West è già fra noi, e chi lo nega, come Gerardo Greco, lo fa per istruzioni ricevute, e la responsabilità è tutta del governo. Agorà deve continuare a fare opinione, e soltanto in una direzione. Tanto, lo sappiamo, i responsabili di tutto questo non corrono rischi, neanche il buon Gerardo. Loro sì, sono protetti, e non hanno bisogno di tenere una calibro 9 sul comodino. Hanno chi le armi le maneggia per mestiere, ed è comandato alle loro scorte, giorno e notte. A Davide Fabbri, ucciso da quello che tutti hanno chiamato Igor il russo, e che pare che non sia russo, né che si chiami Igor – un elemento pericolosissimo, che la nostra giustizia non è riuscita a neutralizzare, e che ora è ricercato nella campagne del bolognese da 800 uomini – bisognava dire che quella rapina, la ‘sua’ rapina, era frutto di fantasia, e i colpevoli erano, e sono, soltanto i populisti, quelli che soffiano sul fuoco, e che trasformano in realtà la ‘percezione’ della mancanza di sicurezza. Così avrebbe riso sul muso a Igor, avrebbe allontanato la canna della doppietta, gli avrebbe offerto un bicchiere di vino, e avrebbe aspettato che la sua allucinazione svanisse. Facendo la felicità di Gerardo Greco, giornalista a cui preme più lo stipendio che l’essere giornalista.
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