Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
di Paolino Canzoneri
PALERMO – Due anni e quattro mesi di reclusione; questa è stata la sentenza del processo a carico di Nicolò Regina, la madre Anna Giammarino, la sorella Carmela Regina e la moglie Veronica Rosa rei d'essersi spacciati per rappresentati di una finta azienda tedesca di erogazione di energia elettrica che sul territorio era in grado di garantire il servizio di fornitura a costi decisamente bassi, oltre il 30% in meno rispetto la media degli altri gestori.
Il raggiro ha coinvolto almeno 150 persone prevalentemente scelte dai truffatori tra negozianti, commercianti ed artigiani convinti di poter abbattere i costi fiscali della quotidiana morsa fiscale che attanaglia il nostro paese. La banda avrebbe incassato almeno un milione e mezzo di euro grazie alle bollette false mandate ai raggirati che ignari pagavano la finta azienda tedesca con il risultato di diventare loro stessi morosi nei confronti dell'ENEL che continuava a fornire regolarmente il servizio di erogazione. Sei lunghi mesi di indagini della Guardia di Finanza coordinate dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dal sostituto Teresa Maligno partite da una denuncia di un negoziante seguita successivamente dalla denuncia dell'ENEL che nella truffa si è costituita parte civile assistita dall'avvocato Massimo Motisi al processo svolto con rito abbreviato dal gup Vittorio Alcamo.
La truffa sarebbe stata prevalentemente gestita dai coniugi Regina trasferitisi da poco tempo a Tenerife nelle Canarie mentre la madre avrebbe coperto il ruolo di curatrice delle transazioni bancarie e conti correnti e la sorella invece avrebbe mantenuto i contatti con i clienti che preferivano pagare in contanti e si sarebbe anche occupata di far volturare i contatori dei clienti che nel tempo divenivano morosi per evitare che l'ENEL procedesse al distacco dei contatori. La moglie Veronica Rosa si sarebbe invece occupata della fatturazione delle finte bollette che giungevano periodicamente ai clienti raggirati. In circa sei mesi di indagini della Guardia di Finanza la banda è stata posta agli arresti e processata con rito abbreviato con la condanna di due anni e quattro mesi.
Correlati