Editoriali
Coronavirus e i dilettanti allo sbaraglio…
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5 anni faon
Il termine romano ‘peracottari’ forse si adatterebbe ad una classe politica che negli ultimi anni ha inteso soltanto risparmiare sulla spesa pubblica adottando tagli orizzontali dettati da burocrati a tavolino o da ‘ministri’ – o ‘ministre’ – desiderosi soltanto di compiacere la propria parte politica; o di attuare un piano premeditato partorito dalla mente di chi quella parte politica aveva in gestione.
Chiudere i piccoli ospedali, gangli vitali della sanità in paesi lontani da grandi ospedali, adottando soltanto il criterio del calcolo degli ingressi annuali, quando gli ingressi, si sa, al Pronto Soccorso diminuiscono esponenzialmente in vista della chiusura, e quando chi rimane a presidio comunque ti rimanda ad un ospedale più grande – e più lontano – dicendoti che non sono neanche autorizzati a fare un prelievo di sangue; quando un ospedale come quello di Ronciglione in provincia di Viterbo – situazione che conosco da vicino – che serviva decine di piccoli centri limitrofi, e i cui malati oggi sono costretti ad andare a Viterbo, all’ospedale Belcolle, se va bene mezz’ora di strada tutta curve e in alcuni momenti con ghiaccio e qualche volta neve, (in attesa di ampliamento con lavori iniziati quarant’anni fa), intasando il Pronto Soccorso e sovraccaricando le corsie e gli infermieri, oltre che i medici; quando i 110 posti letto che conta l’ospedale S. Anna (Ronciglione) non sono in grado di essere a disposizione; quando si tagliano le lauree in medicina con il numero chiuso; quando le liste di attesa si allungano come un elastico di Bungee-Jumping, e molti rinunciano, tutto questo perché appoggiate ad un solo nosocomio, che non riesce neanche a contenere la auto nel proprio parcheggio; quando si conta sul fatto che i vecchietti rinuncino a curarsi, così risparmia il Ministero, ma anche l’INPS, e chi ci guadagna sono le imprese di pompe funebri: allora bisogna proprio dire che siamo in mano a gente senza umanità, dilettanti che giocano con la vita e la salute dei cittadini.
Oggi è arrivata l’ora della verità, e non si sa fare altro che metterci agli arresti domiciliari, costringendo tutti a rifornirsi di generi alimentari e di prima necessità per evitare di uscire di casa una volta in più, svaligiando gli scaffali dei supermercati: quei supermercati che dovranno chiudere nel fine settimana, e in cui abbiamo trovato strisce adesive sul pavimento, che in teoria dovrebbero distanziare i clienti di UN METRO! Mentre è di dominio pubblico uno studio cinese, pubblicato da un autorevole quotidiano in versione telematica, che stabilisce che il raggio d’azione del virus copre ben 4 METRI E MEZZO! Uno studio, ricavato da un filmato di sicurezza girato su di un mezzo pubblico – in Cina i mezzi pubblici hanno le telecamere di sicurezza, e Dio volesse che ci fossero anche d noi, visti gli abusi che gli operatori sono costretti a subire! – che evidenzia il fatto che un soggetto portatore di virus, poi identificato come A, che già manifestava i sintomi della malattia, passeggero di un autobus a lunga percorrenza, durante un viaggio durato quattro ore, ha potuto infettare sette passeggeri senza mascherina, pur essendo seduto in fondo al veicolo, ad una distanza di circa quattro metri e mezzo.
Dopo la sua uscita dal bus, circa mezz’ora dopo la fine della corsa, un altro gruppo di persone è salito sull’autobus, e uno di loro, che non indossava la mascherina, è rimasto infettato, probabilmente dai passeggeri che avevano ricevuto il virus precedentemente. Il soggetto A, nel frattempo, è salito su di un minibus, contagiando altre due persone, una delle quali si trovava appunto alla distanza di circa quattro metri e mezzo.
La conclusione dei ricercatori è quella che bisogna indossare le mascherine soprattutto quando si prendono i mezzi pubblici, o comunque si è in ambienti chiusi non arieggiati, ad una distanza pari o inferiore a quella calcolata nell’indagine, cioè circa quattro metri e mezzo – e non un metro come si è deciso di fare in Italia. La priorità non è quella di impedire lo spostamento di tutti gli Italiani nel paese, misura che anche un bambino di sei anni avrebbe potuto immaginare, senza sedute della Protezione Civile fino alle 2 di notte.
È assodato che il virus si propaga attraverso le prime vie aeree: quindi MASCHERINE PER TUTTI, DISTRIBUITE DAI COMUNI, DALLE PREFETTURE, o da chi volete voi. Impedire che ci sia la corsa all’accaparramento delle mascherine, e che sia possibile creare vere e proprie truffe, arrestandone poi gli autori. Le mascherine andavano previste e distribuite gratuitamente a tutti i cittadini, altro che segregarli in casa con la minaccia di arresto. Questa è la soluzione di chi s’è trovato di fronte ad un problema troppo grande per il suo cervello, e ha cercato di ovviare come poteva, senza mezzi, senza infrastrutture, senza competenze (il nostro ministro della salute è un commercialista), senza ospedali, chiusi per imbecillità da chi sa solo fare i conti a tavolino. Le mascherine andavano messe al primo posto, visto che abbiamo (si fa per dire) chiesto 7 miliardi e mezzo, che poi diventeranno 15, e Salvini, più lungimirante, ne ha chiesti 30. Pare oggi che la lotteria si sia fermata a 25.
Mascherine per tutti, gratis, distribuite dai Comuni come si fa per i sacchetti dell’immondizia. Altro che coprifuoco. Perché anche se andremo al supermercato, e saremo sprovvisti di mascherine, basterà un soffio per contagiarci. Altro che stare a casa, lavarsi le mani, starnutire nel gomito, usare fazzoletti usa e getta… mia nipote di quattro anni avrebbe potuto elaborare le stesse ridicole raccomandazioni.
La verità è che da tempo siamo in mano ad una politica incapace, inconcludente, autoreferenziale; ad un governo che ha la maggioranza solo in Parlamento. Anche se oggi Pagnoncelli con i suoi sondaggi (ordinati da chi e perché?) certifica che il premier Conte (che ha chiesto pieni poteri: non vi ricorda qualcosa?) ha il 48% di gradimento da parte dei cittadini! E ci credo, visto che in TV va sempre lui, e tutti pendono dalle sue riverite labbra, come da quelle dell’Oracolo di Delfi; un premier che oggi appare come il salvatore della patria, l’uomo del coniglio da cappello, il risolutore delle situazioni. Non è così. Anche lui si deve barcamenare, e senza grande fantasia.
Mettere tutti a casa, e farlo ripetere ogni giorno in Tv fino alla consumazione dei nostri cosiddetti, non risolve nulla. Saremo sempre tutti in pericolo. Se il virus entra per il naso e la bocca, è inutile raccomandarci di non toccare naso, bocca e occhi. Bisogna che naso e bocca siano protetti, vista la pericolosità e la perniciosità del virus. I guanti, grazie a Dio, ancora si trovano. Ma le mascherine, Di Maio, invece di regalarle ai Cinesi (400.000) poteva ben mandarle ai nostri Comuni, per la distribuzione gratuita. Bell’amor di patria!
Grazie alla disorganizzazione di questo governo di improvvisati, che hanno la stessa coesione di una maionese impazzita, oggi non c’è una mascherina in giro, la gente si tira sul viso il maglione o si copre con una sciarpa, soluzione antigienica, e non c’è un gel igienizzante, né un goccio di alcol nei negozi, tranne grappa, vodka, whisky… Useremo quelli per disinfettarci? E tutto ciò viene ampiamente elogiato e santificato da Von Der Leyen e Co. Evviva l’Europa, di cui Conte è figlio e referente in Italia.
Intanto i contagi aumentano, i morti pure, i medici e gli infermieri sono stravolti, e il governo (i suoi componenti) si sentono bravissimi perché fanno le due di notte a trinciare soluzioni puerili e non risolutive. La verità è che, come all’8 settembre, il ‘tutti a casa’ sono cazzi nostri, (perdonate il francesismo) senza se e senza ma, come piace dire ai politici in TV. Possiamo contare solo su noi stessi, nell’individuare qualche negozio – le farmacie ormai sono fuori gioco – che ancora possa fornire quelle mascherine a cui il nostro premier ha consapevolmente voltato le spalle, perché non sono nelle ‘raccomandazioni’: e invece avrebbero dovuto essere la prima cosa a nostra disposizione, se veramente vogliamo sopravvivere.
Una parola per le rivolte nelle carceri. Ha ragione Emiliano: il piano era preordinato, ed è scattato alla minima notizia della restrizione, già prevista e segnalata da qualche ‘gol profonda’, delle visite in carcere. Pronti i detenuti, pronte le mogli, figlie, madri, sorelle: sono quelle che in piazza fanno più chiasso e non possono essere fermate con la forza che si potrebbe usare con un uomo. Intanto chi doveva evadere è evaso, leggi i boss della mafia del Gargano, ed è ancora uccel di bosco. Ma tant’è quando si pensa alla poltrona, e si crede di essere pressocchè un inviato da Dio, certi pensieri non vengono. Dodici detenuti morti, alcuni ‘per overdose’: posto che l’overdose esista. E gli altri? Regolamenti di conti e vendette, secondo il codice della ‘buia’? Nessuno per caso. C’è da riflettere. E il nostro ‘servizio informazioni’ all’interno degli istituti penitenziari non ha segnalato nulla: posto che ci sia, e sarebbe gravissimo se non ci fosse.
Con le ‘disposizioni’ che sono state messe nottetempo in Gazzetta Ufficiale, valide al mattino seguente, forse riusciremo ad interrompere la catena di contagi. Ma come ci troveremo, dopo, in che condizioni la borsa, il commercio, le imprese e tutto ciò che è la parte attiva della nazione? Non vorremmo sentirci dire che “L’operazione è riuscita, ma il paziente è morto.”