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Cronaca

Vigevano, sgominata la baby gang delle stazioni ferroviarie: bulli 15enni violentavano e picchiavano

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Tempo di lettura 5 minuti Un 15enne, è stato oggetto di una vera e propria persecuzione – GUARDA IL VIDEO ALL'INTERNO

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VIGEVANO – Una banda, che ha agito da vero “branco”, prendendo di mira i soggetti ritenuti più “deboli” incapaci di difendersi, scegliendoli tra compagni di classe o vicini di casa. In particolare una di queste vittime, uno studente 15enne, è stato oggetto di una vera e propria persecuzione giunta sino vere violenze fisiche ed umiliazioni che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzarlo con gli altri ed aumentare il suo stato di prostrazione fino a realizzare una vera e propria sudditanza dello stesso nei confronti del branco.

La vittima è un ragazzo fragile, uno studente al primo anno di un istituto tecnico superiore, che è stato bersagliato da un gruppo di ragazzi con veri atti persecutori, tanto da diventare il loro passatempo preferito e di volerlo cercare anche quando la madre, avvertita da alcuni compagni di scuola su quanto il figlio stava subendo, aveva cercato di allontanarlo da queste false amicizie.

Il “branco” riusciva comunque ad imprigionarlo nella propria “tela”, sfruttando l’ascendente di uno dei componenti su di lui, suo compagno di classe e che il 15enne “bullizzato” oltre a crederlo amico, lo vedeva quale persona da emulare e per questo e per non essere emarginato dal gruppo, aveva anche accettato piccole angherie e prese in giro. Successivamente, però, tali angherie sono diventate insopportabili, tanto che il 15enne in più di una occasione accorgendosi della presenza dei “bulli” aveva cambiato strada o era scappato, ma questi lo erano andati a cercare per costringerlo a veri e propri abusi e per “utilizzarlo” nei loro “giochi” prevaricanti e violenti, anche e solamente per avere qualcosa da poter fotografare con i telefonini e quindi esibire come trofeo ad altri coetanei, per vantarsi e farsi vedere, dal loro punto di vista, “grandi” e “belli”. Gravissima anche la diffusione di tali immagini che, tramite Whatsapp, Twitter, Instagram, Facebook, Telegram, Imessage ed altri, avveniva tra tutti i coinvolti e i compagni di classe degli stessi, che si guardavano bene dall’informare genitori ed insegnanti un po’ per la paura di ritorsioni e un po’ per la mancata comprensione della portata degli atti ripresi.

La gravità delle violenze e della persecuzione nei confronti dello studente 15enne, hanno raggiunto il loro apice nei mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017, allorquando i “bulli”, in una circostanza, dopo averlo braccato per strada, mediante la somministrazione coartata di alcolici (se non avesse bevuto lo avrebbero picchiato!), lo ponevano in stato d’ebbrezza e di incapacità d’intendere e volere per poi costringerlo a tollerare di essere condotto in giro per la città, teatro della vicenda, legato ad una catena, prima al collo, poi legata attorno al busto, a mo’ di cane al guinzaglio; ed in un’altra, la più brutale, allorquando in concorso tra loro e con un infra quattordicenne, con violenza consistita nella repentinità del gesto e approfittando delle condizioni di inferiorità fisica della vittima al momento del fatto, denudata, tenuta appesa per le gambe a testa in giù, sospesa sopra un ponte, la costringevano a subire atti sessuali, brutalizzandolo con l’utilizzo di una pigna e fotografando la violenza. La fotografia scattata veniva poi divulgata a terzi tramite applicazioni di messaggistica istantanea.

I Carabinieri di Vigevano, avuta notizia dell’esistenza di queste vicende, sono riusciti prima a convincere alcuni genitori, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente succedere ai loro figli, a presentare alcune denunce, poi in breve tempo hanno individuato il gruppo di ragazzi, che proprio per la gravità dei reati di cui sono indiziati non sono stati denunciati, ma arrestati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, pornografia minorile, violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato della vittima.

E’ bene evidenziare che i militari, nell’avvio di tale attività d’indagine, sono riusciti a creare le condizioni affinché uno studente, coetaneo della vittima di “bullismo” e testimone dei fatti, si sentisse protetto tanto da consentirgli di acquisire una delle fotografie della violenza sessuale divulgata dal “branco”, ove i componenti dello stesso risultavano ritratti visibilmente compiaciuti della tragica rappresentazione e che successivamente rassicurato dai militari, testimoniava circa le violenze a sua conoscenza subite dal coetaneo e amico.

Il branco è un gruppo di una decina di ragazzi di “buona famiglia”, figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Cinque in particolari i bruti, tre hanno 15 anni, uno ne ha 16, e c’ è anche un tredicenne, per questo non imputabile: sono stati rinchiusi nell’Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano a disposizione del Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo, competente territorialmente.
LE ACCUSE

Le esigenze cautelari sono state considerate indispensabili dal GIP del Tribunale per i minorenni di Milano, per l’elevatissimo rischio di recidiva, desumibile dalle modalità e le circostanze dei fatti, gravissimi non solo oggettivamente, ma anche perché ascrivibili ad istinti di sopraffazione verso un soggetto debole tipici del “bullismo”, che nel caso specifico è apparso declinato all’interno di un gruppo con caratteristiche di stabilità, del quale tutti gli indagati fanno tragicamente parte.

Al termine di complesse e delicate indagini finalizzate a reprimere il fenomeno del “bullismo”, tra i giovani e nei loro ambienti di aggregazione i militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 minori poiché gravemente indiziati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (artt. 110, 609 octies in relazione agli artt. 609 bis, 1° e 2° comma nr.1 e 609 ter, n. 5 sexies c.p.), pornografia minorile (artt.110 e 600 ter, 4° comma c.p.), stato di incapacità procurato mediante violenza e violenza privata (artt.81, 110, 613 e 610 c.p.). In particolare le accuse più gravi sono loro rivolte in ordine agli episodi violenti e vessatori commessi nei confronti dello studente 15enne, approfittando del suo stato di fragilità:

Inoltre a carico del “branco”, coadiuvati a seconda dell’occasione da altri coetanei, non compresi tra i quattro arrestati, sono stati accertati diversi episodi di danneggiamento e vandalismo ai danni di alcuni convogli ferroviari, con rottura di vetri, lancio di sassi, imbrattamento delle carrozze, anche mediante utilizzo di estintori. Nel mese di ottobre 2016, alcuni di essi si rendevano responsabili di un lancio di sassi contro un treno regionale, danneggiandolo e causando un ritardo sulla linea di percorrenza di circa 30 minuti.

Tra i componenti del “branco” a tutti gli effetti anche uno studente di soli 13 anni e pertanto non imputabile, la cui posizione, considerata la pericolosità sociale, è comunque al vaglio per l’eventuale richiesta di una misura di prevenzione.

Per questo motivo altri cinque 5 minori, di età compresa tra i 15 e i 16 anni sono stati deferiti a vario titolo per i reati di danneggiamento aggravato e interruzione di un pubblico servizio. Nel corso delle perquisizioni domiciliari eseguite contestualmente alle misure cautelari, i militari hanno rinvenuto e sequestrato diversi martelletti frangivetro asportati dalle carrozze dei treni assaltati.

A carico di alcuni degli indagati, anche una “spedizione punitiva”, avvenuta nel mese di febbraio 2017, nei confronti di due coetanei ritenuti responsabili di aver denunciato, in precedenza, alcuni comportamenti da “bullo” attuati dal capo “branco”. I due 15enni venivano per questo aggrediti di rientro a casa, percossi, spintonati e fatti segno di pugni. Solo l’intervento di un genitore, casualmente di passaggio in tali circostanze, scongiurava ulteriori conseguenze ai due studenti.
Tra le attività istituzionali dell’Arma dei Carabinieri è da sempre prioritaria la difesa delle categorie “Deboli” e in ragione di ciò sono state stipulate numerose convenzioni con altri enti pubblici quali l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. In tale ambito, proprio per un percepito disagio dei minori nell’ambito della Provincia di Pavia, è stato sviluppato uno specifico protocollo con il locale Ufficio Scolastico Provinciale che prevede, tra l’altro, un progetto pilota con Carabinieri e studenti che interagiscono insieme, nelle aule, in un percorso di comprensione ed emersione dei fenomeni del bullismo e che si spera porti a risultati concreti già dalla fine di questo anno scolastico.

Chiara Mattei

 

Cronaca

Milano, droga agganciata con calamite sotto l’auto: arrestato un 27enne dopo inseguimento [VIDEO]

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La Polizia di Stato ieri pomeriggio a Milano ha arrestato un cittadino marocchino di 27 anni, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli agenti del Commissariato Mecenate, verso le ore 13, nel corso di uno specifico servizio di contrasto allo spaccio di droga, hanno intensificato l’attività di osservazione e controllo all’interno del Quartiere Ponte Lambro e viale Ungheria dove hanno notato una vettura utilitaria parcheggiata a bordo strada con un uomo in piedi che parlava con il conducente seduto a bordo della stessa.

Una volta avvicinatisi con la vettura civetta, i poliziotti hanno richiesto l’ausilio di una volante perché la vettura attenzionata, risultata intestata a una società di leasing, aveva ripreso la marcia a velocità sostenuta in direzione di via Mecenate.

Ne è nato un inseguimento fino a via Garavaglia, strada senza uscita, dove il conducente è sceso scappando lungo le vie Forlanini, Barigozzi e Via Cossa dove, entrato in un giardino condominiale, è stato preso e sottoposto a controllo: all’ingresso di via Garavaglia, a bordo strada, i poliziotti hanno rinvenuto un involucro in plastica bianco elettrosaldato a palloncino contenente grammi 1,2 di cocaina e, all’interno della vettura che lì aveva abbandonato, una banconota da 50€ nel vano portaoggetti e, sotto la scocca, due scatole in acciaio di caramelle, agganciate mediante alcune calamite, al cui interno vi erano dieci involucri contenenti 10 grammi circa di cocaina.

L’uomo è stato arrestato e posto nelle camere di sicurezza della Questura in attesa di essere giudicato per direttissima.

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Castelli Romani

Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco nuovo consigliere di Città Metropolitana

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“Nel giorno del mio compleanno, tra messaggi, post e telefonate, ne è giunta una veramente diversa dal solito” inizia così il post di Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri e già assessore all’Urbanistica che nel giorno del suo compleanno riceve una notizia davvero inaspettata: “La Segreteria Generale della Città Metropolitana, ovviamente non per farmi gli auguri di compleanno, ma per comunicarmi che presto farò parte del Consiglio che siede a Palazzo Valentini, come consigliere”.

Una notizia davvero eclatante per la cittadina di Monte Compatri che non aveva rappresentanti in seno a quella che un tempo era la provincia di Roma da almeno quarant’anni.

Agnese Mastrofrancesco, mamma di due bambini, eletta in Consiglio Comunale per ben quattro mandati consecutivi diventa la prima donna di Monte Compatri a sedere a Palazzo Valentini.

L’abbiamo contattata telefonicamente, oltre che per farle le nostre personali congratulazioni, per avere, a caldo, le sue prime impressioni su questo nuovo incarico.


Consigliere Mastrofrancesco prima di tutto le nostre congratulazioni. Se l’aspettava?
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma come per tutte le cose, dobbiamo sempre crederci, perché prima o poi, la ruota gira e può arrivare anche il tuo momento. Quindi non ero certa, ma ci ho creduto fino ad oggi.


Ora il suo impegno politico raddoppia: quali saranno le sue priorità per Città Metropolitana?
Io credo che fare politica è un impegno grande, come grande deve essere la passione nelle cose che uno fa ed in cui crede. Dopo una gavetta, all’ interno del comune di Monte Compatri, posso dire di essere pronta a portare le mie energie anche nel consiglio di Città Metropolitana, dove cercherò di essere sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non vengono mai ascoltati o peggio ancora visti.


Tanti i messaggi di congratulazioni all’indirizzo della neoconsigliere Mastrofrancesco prima su tutti quello della consigliere regionale Laura Corrotti che dalle sue pagine scrive:

l’onorevole Laura Corrotti insieme alla neoconsigliere di Città Metropolitana Agnese Mastrofrancesco

“Congratulazioni a Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri, che da oggi entra ufficialmente in Città Metropolitana. Sono certa che il percorso portato avanti negli anni si svilupperà sempre di più e contribuirà al miglioramento del territorio di Roma e della sua Provincia” a cui fanno eco moltissimi consiglieri comunali dei Castelli Romani.
Fa rumore la mancanza di un messaggio alla neoeletta da parte dell’amministrazione Comunale di Monte Compatri, paese in cui la Mastrofrancesco è da oltre 15 anni Consigliere Comunale.

A nome della redazione tutta auguriamo alla neoconsigliere di Città Metropolitana un buon lavoro.

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Cronaca

Roma, aggressione omofoba in via della Pisana: il racconto di una delle vittime

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“Mercoledì esco assieme ad un amico. Una serata in allegria ci salutiamo e, come il solito, tra amici ci diamo un bacio e da li è iniziata l’aggressione”.
È l’inizio del triste racconto di Gianluca che mercoledì a Roma è stato vittima, assieme ad un amico, di un attacco omofobo da parte di alcuni ragazzi di nazionalità egiziana al grido:
“Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare”.

Non siamo nella periferia della capitale ma in via della Pisana, un quartiere che di certo rappresenta quella che comunemente è definita “Roma bene”.

Una serata davvero da dimenticare per Gianluca ed il suo amico che al di là dell’aggressione verbale vengono colpiti da bottiglie di vetro scagliate con l’intento di fare davvero male ma per fortuna senza troppi danni fisici: “il mio amico, ci dice, il giorno dopo si è trovato le gambe graffiate per i vetri”.

Una vera aggressione squadrista che dimostra, ancora una volta, la troppa insicurezza che percorre la Capitale: “abbiamo sentito un rumore metallico … ci stavano lanciando bottiglie di vetro che poi hanno raggiunto dei segnali stradali quindi ci siamo trovati i vetri addosso, aggiunge Gianluca , e poi in gruppo sono venuti verso di noi urlando”.

Gianluca ed il suo amico hanno sporto denuncia ai Carabinieri perché, ci dice “Queste aggressioni debbono terminare”. E poi aggiunge: “Debbo davvero ringraziare la disponibilità delle forze dell’ordine perché dopo l’aggressione verbale ci siamo immediatamente diretti presso la caserma. Abbiamo raccontato quello che è successo e subito una pattuglia è intervenuta sul posto identificando il gruppo”.

“Addirittura, prosegue, sono stati così cortesi che si sono pure offerti di riaccompagnarci a casa perché la paura che avevamo quel momento era davvero tanta”.

A quanto ci racconta i carabinieri conoscono gli aggressori, già schedati per alcuni precedenti, e, a quanto ci è dato a sapere, delinquenti abituali ma purtroppo, come succede in molte zone della Capitale “non c’erano telecamere”, aggiunge Andrea.

Lo sgomento è tanto perché avviene in una delle zone più tranquille della Capitale ed Gianluca, che vive da tempo a Roma, ci dice con molta tristezza negli occhi che non si era mai trovato in una situazione del genere e la paura ormai lo attanaglia.

Davvero esemplare il comportamento degli uomini dell’Arma dei Carabinieri che dimostrano, ancora una volta, il loro alto senso istituzionale ed umano.

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