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di Roberto Ragone
LODI – Proprio a ridosso dell’andata in onda del web talk Officina Stampa dello scorso giovedì 9 marzo dove si è affrointato il discorso della sicurezza, un altro assalto notturno ha avuto una conclusione tragica, con la morte di un ladro, abbandonato dai complici durante la fuga. Teatro della vicenda la frazione di Gugnano di Casaletto Lodigiano, provincia di Lodi.
Un obiettivo debole e isolato, un bar tabaccheria con annessa ristorazione: un’attività tranquilla, in una piccola frazione dove ci si conosce tutti. Certamente i proprietari non avevano ambizioni particolari. L’incasso quotidiano in certi posti serve per andare avanti onestamente e in maniera serena, pagando i propri conti, le bollette e le tasse ad uno stato che non ci protegge. Il copione è noto e si ripete ogni volta: i ladri scassinano la serranda del locale, scatta l’allarme, e i proprietari, che abitano al piano superiore, accorrono. Il titolare dell’esercizio, Mario Cattaneo 67 anni, una persona mite, con uno dei due figli. Non sa chi si troverà davanti, ma certamente non qualcuno che gli vuole augurare la buona notte.
Per proteggersi il titolare prende il fucile da caccia, regolarmente denunciato: sanno che intervenendo rischiano anche la vita. D’altronde, la difesa della proprietà è difesa anche della propria esistenza e del proprio diritto, in un paese civile. Il furto di un rifornimento di tabacchi può anche mettere in ginocchio un’attività, e l’allarme serve proprio a quello, a proteggere quello che è un bene dello stato, visto che i rivenditori ricavano una minima percentuale dalla vendita di sigarette, peraltro già pagate completamente, e in contanti; tutto il resto va al monopolio. Si trovano di fronte tre o quattro persone, di razza bianca. Nasce una colluttazione. Il bottino è già stato rastrellato, ed è in un sacco tenuto dal ladro che poi rimarrà ucciso.
Nella concitazione del momento, il titolare ingaggia una colluttazione con uno dei ladri, il quale, a suo dire, ma è credibile, tira il fucile per la canna. A quel punto, parte un colpo, che centra alla schiena l’altro delinquente, che si trascina per una decina di metri, ma poi crolla. Verrà abbandonato dai suoi complici insieme al sacco con le sigarette. Si tratta di un romeno 28enne riconosciuto dal fratello, mai censito nello schedario dattiloscopico. Presumibilmente si tratta di un personaggio venuto in missione dall’est Europa, come tanti, che considerano l’Italia terra di conquista.
Proprio durante la puntata di giovedì sera di Officina Stampa, a cui hanno partecipato i rappresentanti di tre importanti sindacati di polizia, sono stati messi a fuoco molti dei problemi che affliggono la nostra nazione, ed uno dei più pesanti è proprio questo clima di impunità che circonda le bande di malfattori, minorenni o no. È recente la notizia di una banda di minorenni – 21 colpi in sei mesi – che rapinavano farmacie, tabaccherie e supermercati a viso scoperto, arrestati dopo mesi di indagini, dopo che hanno postato sui social le loro imprese, di cui si vantavano. Tanto, la galera non fa paura, e si sa che si esce presto, pronti a ricominciare, sulla pelle dei cittadini. La certezza della pena, insieme all’eccessiva depenalizzazione dei reati, e al fatto che si mettono fuori i delinquenti – perché in carcere non c’è più posto, – insieme al mancato e insufficiente controllo del territorio, sono i problemi più gravi che affliggono la nostra società civile, nonostante gli sforzi – malpagati – delle nostre forze dell’ordine. Tutto questo è emerso in maniera chiara e trasversale durante la trasmissione, ed è condivisibile e condiviso dall’uomo della strada. È inammissibile che per far valere il proprio diritto si debba ricorrere alle armi. E’ inammissibile che le forze dell’ordine debbano essere sottorganico, insufficienti a correre in soccorso del cittadino. È inammissibile che il controllo del territorio sia inesistente, stante l’esiguo ed insufficiente numero degli agenti. È inammissibile che lo stato faccia finta di non vedere e non sapere. Poi, quando accadono fatti del genere, si grida allo scandalo, e il bandito morto diventa la vittima, per la quale i familiari, subito venuti allo scoperto, sono pronti a chiedere risarcimenti milionari – concessi dai giudici – quasi il loro congiunto fosse un manager con uno stipendio importante e una carriera davanti. È presto detto, ma non altrettanto presto fatto: il problema è soltanto politico. Se si vuol gestire una nazione bisogna esserne capaci, ciò che i nostri cari governanti hanno dimostrato di non essere. Cambiare leggi che causano storture: se qualcuno mi assale, non importa per quale motivo, di notte e nella mia abitazione o pertinenza, devo essere in grado di difendermi adeguatamente. Se questo non si vuole cha accada, serve un capillare controllo del territorio, soprattutto delle zone più a rischio: davanti a consolati e cosiddetti ‘obiettivi sensibili’ si sprecano giovanotti in divisa armati di FAL; il privato è lasciato a sé stesso, e se si difende va in galera – lui sì! Più mezzi alle forze dell’ordine, più uomini, e meglio pagati, con prospettive di carriera, che invece questo cosiddetto ‘riordino delle carriere’ impedisce. Certezza della pena per chi viene messo in carcere, che non esca prima di averla scontata tutta. Non concedere il rito abbreviato soltanto a richiesta di parte, ma vagliare se lo sconto della pena è giustificato, e non concederlo per i reati più efferati. Costruire nuove carceri, e non impedire gli arresti perché non c’è posto, e l’Unione Europea ci sanziona per il sovraffollamento: tutti i soldi delle contravvenzioni potrebbero andare alla costruzione di nuovi penitenziari. Il problema, come già detto, è soltanto politico. Finchè avremo un governo, e uno stato, ripiegati su sé stessi e attenti solo ai loro cadreghini, saremo sudditi, e non cittadini. Lo stato non mette in grado la polizia e le forze dell’ordine di difenderci adeguatamente. Lo stato non ci permette di difenderci da soli. Lo stato, debole, se la prende con in deboli, cioè noi. Lo stato permette che banditi e delinquenti di ogni risma continuino a passeggiare tranquillamente per le nostre città. Lo stato permette che i giudici decretino somme risarcitorie a vantaggio di banditi presi in flagranza di reato, e magari in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, a danno degli operatori di polizia, senza tenere conto del fatto che chi delinque automaticamente rinuncia a qualsiasi diritto.
Le leggi le fa lo stato, i giudici le applicano, e lo stato non le cambia in meglio. È stata chiesta l’abolizione dell’eccesso in legittima difesa, ma ancora non se ne parla, e i reati continuano a danno dei privati. Lo stato ha paura che un cittadino possa difendersi, ma non lo mette in sicurezza. Ma non ha paura che lo stesso privato cittadino possa subire una perdita che lo costringa magari a cessare un’attività commerciale, o, peggio, lo porti al camposanto. Allora, chi è il nostro nemico?
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