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Editoriali

Il femminicidio fra debolezza psicologica e purezza dei sentimenti

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di Paolino Canzoneri

Non occorre il parere medico o psicologico di chissà quale luminare della scienza o della medicina per comprendere quanto ci sia del patologico nella reazione spropositata e folle del giovane messinese del quartiere di Bardonaro a Messina di pochi giorni fa. Una storia d'amore complessa, burrascosa e gelosa; un impeto incompresibile e una aggressione violenta nei confronti della fidanzata ventiduenne aggredita all'alba sulla porta di casa, cosparsa di benzina   e data alle fiamme, fiamme che per fortuna hanno solo causato il 13% di ustioni senza strapparle la vita. Certe relazioni, certe frequentazioni per quanto possano apparire normali, in taluni casi, riescono a scatenare reazioni e comportamenti innaturali che scavano un solco profondo nella psiche umana non solo del maschio. La debolezza psicologica ed interiore del maschio troppe volte "esplode" e si sfoga nella violenza solo quando il maschio stesso è vittima della becera concezione di supremazia. L'errore e il "virus letale" lo si è già acquisito sin da principio quando il rapporto con il partner è già compromesso da una malsana concezione di possesso come se stessimo parlando di un oggetto e non di una persona fisica. Il fenomeno, come è risaputo, seppur altalenante non trova mai una inversione di tendenza ed ogni anno ci si ritrova a conteggiare un numero di vittime che pone seri dubbi su un sempre più instabile equilibrio della psiche del maschio. Retroterra culturali spesso predispongono certe persone a concezioni errate nei rapporti con l'altro sesso e si tende a non domare certi istinti che possono benissimo essere trattenuti. Una mancanza di via di fuga, l'aggiunta del peggio al peggio e la disintegrazione delle prospettive di un sereno e coeso futuro spesso è aggravato ancor di più dalla perseveranza da parte della vittima donna nel mostrare un amore immenso e "malato" verso il carnefice. Un attaccamento ai limiti dell'ossessione che la dice lunga su quanto la donna sia capace di una sensibilità che mostra una purezza d'animo sbalorditiva che trascende ogni concezione di istinto sessuale o interesse materiale. Una precisa esigenza di completezza che la donna non riesce a separarsene anche quando la coppia stessa appare "infetta" da un male che preme sulla disgregazione della coppia. Per il maschio quello che resta è una meschina consapevolezza di quanto sia dissolutiva la propria debolezza e incapacità di misurare quel senso del possesso e quella immonda violenza emotiva, psicologica e fisica che riversa sul partner donna fino a cercarle di strappare la vita; lei che ha la sola colpa di dover essere sfogo giornaliero e perpetuo di idiosincrosie, rabbia e malessere dovuti sempre a problemi personali o ad impostazioni errate nel rapporto di coppia. Ma l'amore, quello vero, dimostrato pure nella pietà verso il proprio carnefice; quella capacità suprema di difendere fino al proprio sacrificio supremo, è un qualcosa di cosi prezioso e unico che solo la donna è capace di esprimere. Un sentimento che sà di catarsi, di martirio dalla purezza assoluta e dal massimo del disinteresse oltre ogni forma di istinto di sopravvivenza che dimostra putroppo quanto il maschio sia debole e facile preda di squilibri e di instabilità profonde. Rispetto al passato, oggi se ne parla di più e il fenomeno è sempre più seguito e opportunamente studiato ed etichettato in ogni sua forma e tipologia. Serve da parte di ogni uomo o donna scovare e debellare da subito ogni insidia interiore che si presenta nella coppia e "amore e rispetto reciproco" devono essere da subito la regola primaria prima di inziare ogni relazione.

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