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Editoriali

Contenzione: l'incubo degli anziani

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Tempo di lettura 4 minutiParcheggiati presso strutture private o pubbliche ci sono tanti “cari” anziani

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di Emanuel Galea

 

Con la contenzione s’intende ogni metodo fisico, meccanico o farmacologico che riduce la libertà di movimento della persona, l’attività fisica o il normale accesso al proprio corpo. Ciò detto possiamo introdurci nell’argomento: l’incubo di tanti anziani e minorati sfortunati. Ci avviciniamo alle feste natalizie e il pensiero vola al solito pranzo del 25, agli auguri, ai regalini. Quelli che se lo possono permettere, lasciano alle spalle angosce e problemi e si avviano, in anticipo, per la consueta settimana bianca. La mamma, che non vede l’ora di sfoggiare davanti alle amiche la sua nuova tuta da sci Peak Mountain, acquistata a rate per l’occasione e suo marito, porta ben visibili, fermi al porta sci sull’auto, nuovi di zecca, un paio di sci di ottima fattura. Sci googles, guanti, scarponi, per lui, per la signora e per i due figli. Il soggiorno è stato prenotato anzitempo, pensione completa per tutti quanti. A casa, in attesa del Natale sono rimaste diverse famiglie. Molti di queste fanno parte della categoria certificata dall'Istat, e cioè, la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, che nel 2015 è stata pari al 28,7% (17.469.000 individui) cioè pari a oltre un italiano su quattro. Queste famiglie, anche loro italiane, impossibilitate per ragioni economiche di permettersi le festività in montagna, si riuniscono, come da antiche tradizioni, tra amici e parenti. Sperano di dimenticare, anche se solo per un giorno, la crisi che si accanisce su di loro e organizzano il classico pranzo natalizio.
 Intanto, dicono loro, facciamo finta che tutto va ben, e tutti in coro rispondono “tutto va ben”, come cantava Ombretta Colli. I soliti commentatori dei vari tg e gli editorialisti della grande stampa rasserenano i loro rispettivi spettatori e lettori che l’Italia va! Ci sarebbe sì, qualche zona d’ombra, ma presto tutto passerà.
Il tutto verrà domani e “domani è troppo tardi” per chi boccheggia.


Non tutti lasciano la città per trascorrere le festività fuori. Parcheggiati presso strutture private o pubbliche ci sono tanti “cari” anziani. L’ipocrisia, a volte, vuole lavarsi la coscienza dicendo: stanno meglio loro anche se a noi mancano tanto! Non è così! Si dice che lo si fa per il loro bene. E’ tutto da vedere.
 Per fortuna tanti “cari” nonnini hanno accompagnato le famiglie per festeggiare le festività fuori e altri si riuniranno con parenti ed amici e serenamente festeggeranno le festività. Giusto dire che altri nonnini sono ospitati in case alloggio o strutture pubbliche e sono circondati da affetto e cure come se fossero a casa propria. Gli anziani ospiti sono bene trattati, amati e serviti, dove al posto della contenzione si pone assistenza, dialogo, rispetto. 


Di strutture d’eccellenza per anziani ne abbiamo trattato in altre edizioni del giornale. Ci sono residence per anziani che meritano tutti i nostri elogi. Non di questi che si vuole parlare. Ahinoi, esistono altre case alloggio per anziani che non meritano alcuna autorizzazione d’esercitare tale funzione sociale. La cronaca regolarmente richiama la nostra attenzione su casi di maltrattamenti ai danni di anziani e minorati, ospiti di queste sedicenti “oasi per anziani”. In queste case particolari di alloggio, si legge nelle cronache, centinaia di anziani, disabili e minorati psichici, si tengono legati ai letti, in silenzio e molto spesso segregati. Questo succede tanto alle strutture sanitarie pubbliche come in qualche casa di cura oppure residence, (residence suona più chic). Questo metodo è la tanta discussa ed abusata “contenzione” fisica ed ahinoi, spesso farmacologica. Gli infermieri italiani, secondo la Federazione Nazionale Collegi IPASVI, si sono impegnati “affinché il ricorso alla contenzione sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali”. Ahinoi, l’impegno degli infermieri con buoni propositi, molto spesso, è stato e lo è tutt’ora, disatteso in molte parti e molte strutture d’Italia. Robert Gardiner Hill, chirurgo inglese, specialista nel trattamento di malattie mentali, (1811 –1878) asseriva, senza mezzi termini, che in un ambiente adatto, con un numero sufficiente di infermieri professionisti, la contenzione non è mai giustificata, al contrario è sempre da condannare. Il Codice Penale tratta esaurientemente la materia e ravvisa in certi comportamenti scorretti degli operatori sanitari, il sequestro di persona, vedi art. 605, la violenza privata, vedi art. 610 e i maltrattamenti lungamente trattati dall’art. 572.


Questo mal costume è tristemente usato maggiormente per una cattiva organizzazione e per carenza di personale. Manca spesso la professionalità in queste strutture incriminate. Il povero “caro nonnino” con questo barbaro sistema si sente bloccato, in gabbia, senza libertà di movimento. Interpellati alcuni di questi sventurati, vittime di una terapia medioevale, hanno dichiarato: “i cani hanno solo un guinzaglio, noi invece…”. E’ triste, molto triste!


Non si conoscono le statistiche nazionali dei decessi causati da questa “cura”, invece sono noti quelli pubblicati dalla FDA negli USA. Ci sono 100 morti all’anno per uso improprio della contenzione. Negli ultimi 10 anni, nel solo Connecticut ci sono stati 142 decessi da contenzione impropria.
Manca la formazione del personale in queste case alloggio incriminate, mancano i controlli, manca il rispetto verso la dignità dell’anziano. Ripetiamo, per non creare confusione. Per fortuna, sparse per tutt’Italia ci sono delle strutture, pubbliche e private, dove gli anziani ospiti sono bene trattati, amati e serviti, dove al posto della contenzione si pone assistenza, dialogo, rispetto. 


Ahinoi, in mezzo a queste, come mele marce, si inseriscono delle strutture come quella portata alla ribalta dalla stampa il 19 ottobre. La barbara e disumana condotta, maltrattamento in modo continuato ai danni di anziani e minorati psichici ospiti della struttura, casa alloggio di Acerno.
Questa triste ed incivile abitudine non è solo storia d’oggi. L’08/10/2014, è andata in onda su Tg1 la triste vicenda di anziani picchiati e legati al letto. L’orrore era successo in una clinica per anziani in provincia di Isernia, in una struttura di proprietà dello stesso sindaco del paese.
E’ una storia senza fine. Il 14 Ottobre 2015 la stampa pubblicava altra storia di anziani sedati, malnutriti e legati al letto. L’oscenità e tale violenza si compivano in due case di cura, a Palermo. Sempre a Palermo, in una struttura privata, a tutti gli anziani veniva imposta la sveglia alle 4 del mattino. C’era poco da ribellarsi, chi lo faceva veniva immobilizzato alla sedia oppure al letto con lacci e stringhe.


Sarà poi vero che parcheggiamo il caro nonnino nella casa alloggio per il suo bene? Siamo veramente sinceri che ci piange il cuore mentre lo affidiamo alla cura del personale della casa d’alloggio?
Se proprio non ci è stato possibile invitarli a festeggiare le festività insieme a noi e ai loro nipotini, accertiamoci bene, per lo meno, che il caro nonnino non sia legato a letto mentre noi ebbri e briosi brindiamo e auguriamo Buone Feste.
 

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