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di Paolino Canzoneri
Un proverbio dice "Chi rompe paga e i cocci sono suoi". La rottura del rapporto di fiducia tra il leader del M5S e il sindaco del Campidoglio Virginia Raggi all'indomani del clamoroso arresto per corruzione di Raffaele Marra, il "braccio destro" fortemente voluto al fianco da Virginia Raggi, è figlia di un ordine stabile solo nell'apparenza ma rovinosamente presuntuoso nei fatti che sta provocando passo dopo passo una implosione strutturale della forza politica che ha trovato più adesioni e consensi nel paese ma che sembra mostrare una fragilità disarmante. In un pugno di mesi si è assistito ad una serie di eventi di cronaca inammissibili che hanno dato la netta impressione che il movimento pentastellato fosse convinto che volontà e determinazione fossero gli unici ingredienti necessari e vincenti per risolvere i problemi di una capitale "ridotta in macerie". Lo scandalo delle firme false delle comunali palermitane, il caso Muraro e adesso l'arresto di Marra sono i "cocci" di una disgregazione evidente che porta alla luce una probabile inadempienza del Sindaco a governare una capitale che in questi anni rifiuta e rigetta ogni sindaco in auge per via di chiari e pericolosi avventori nel cuore dello stato italiano. I sindaci saliti sul Campidoglio dagli anni 90 ad oggi appartengono tutti a diversi schieramenti politici e ognuno ha proposto una propria interpretazione che si è arenata nel corso di poco tempo mostrando quanto la capitale sia malata di infiltrazioni lobbiste e criminali che tengono sotto ostaggio una Italia che fino ad una decina di anni fa credeva che la criminalità organizzata fosse un problema contestualizzato solo a sud. Difficile credere alle voci che corrono in queste ore circa il ritiro del simbolo M5S da parte di Beppe Grillo ma il caos è totale e il "re" oramai "denudato" farebbe meglio a smettere di insistere sull'accanimento della stampa contro il movimento che, alla resa dei conti, è divenuta risibile quanto quella insistente e priva di fondamento di Berlusconi contro i "giudici politicizzati". Due "comici" che non fanno oramai più ridere perchè raccontano sempre la stessa battuta. Virginia Raggi aveva mostrato una certa giovane e fresca fragilità mista a spensieratezza già a Palermo durante "l'inizio della fine" cioè la famosa festa del Movimento dove saltellando e ballando a tempo, seguita e scortata da attivisti inferociti contro giornalisti e operatori dell'informazione, cercava di ostentare una apparente serenità ma che agli occhi dei più ha solo mostrato quanto fosse una fanciulla troppo giovane alle prese con un compito troppo grande e pesante. Il web sembra impazzito; iscritti che lasciano il movimento e i commenti sempre più furiosi accertano l'entrata del movimento in una soglia di debacle poco proficua in termini di stabilità politica per questo paese che deve fare i conti con una capitale che vacilla e barcolla mostrando falle troppo pericolose; una Italia fascista e piduista oramai divorata da un colpo di stato silente magari già avvenuto all'insaputa degli italiani che fra fiction e programmi culinari trova la propria esaltazione politica in slogan come "legalità legalità" e che presa per i fondelli si mette in fila mesta per andare a votare un referendum creato ad hoc come grande "distrazione di massa" dai problemi reali del paese che la casta non ha la minima intenzione di risolvere. I "cocci" sono anche i poveri cittadini pilotati e "raggirati" da un movimento che dovrà fare i conti con la storia e con la impossibilità pressocchè fisiologica di mettere insieme un enorme numero di gente "veramente onesta" che segue il proprio percorso con la stessa e identica visione del futuro. Chi legge i commenti di questa testata giornalistica sa quanto piaccia cimentarsi in citazioni legate a grandi autori della arti musicali e teatrali. Il grande Giorgio Gaber in un suo spettacolo degli anni 70 cantava: "Una idea, un concetto, una idea finchè resta una idea è soltanto una astrazione, se volessi "mangiare" una idea avrei fatto la mia rivoluzione". E sembra proprio cosi. Al momento le idee del M5S sembrano astrazioni e nonostante siano state coadiuvate da buoni propositi non sembrano essere confermate da un comportamento retto e lineare. L'arresto di Marra sembra essere un ulteriore "raggelante" smacco alla credibilità e alla piena competenza direzionale necessaria per percorrere almeno "un inizio" di cammino verso una gestione che salvi Roma e l'Italia da una disfatta oramai alle porte. Che succederà domani?
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