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Cronaca

Fortuna Loffredo: lanciata nel vuoto ancora viva

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Tempo di lettura 2 minuti Alla sbarra l’imputato Raimondo ‘Titò’ Caputo, presunto assassino e violentatore della bambina

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di Roberto Ragone

 

NAPOLI – Quando fu lanciata nel vuoto da un’altezza superiore ai dieci metri, la piccola Fortuna Loffredo era viva e cosciente, secondo il medico legale Nicola Balzano, teste davanti alla quinta sezione del Tribunale di Napoli, al processo per l’omicidio avvenuto a Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, giunto alla terza udienza.

 

Alla sbarra l’imputato Raimondo ‘Titò’ Caputo, presunto assassino e violentatore della bambina, ex convivente di Marianna Fabozzi, anche lei imputata, madre delle tre bambine che lo hanno accusato. “La posizione del corpo a terra” afferma il perito ingegner Antonio Ciarlegno, consulente della Procura “indica senza ombra di dubbio che è stata lanciata.”   L’assenza di tracce di sangue o di tracce organiche non è anomalo, dato che nei corpi che precipitano da altezze notevoli si riscontrano forti emorragie interne, più che lesioni esterne. Il dottor Balzano ha anche partecipato alla perizia ginecologica, confermando i sospetti di tutti, che cioè la bimba era stata vittima di reiterati e continuati abusi sessuali. Nella ricostruzione da parte del teste della dinamica della caduta e degli effetti devastanti sul corpo di Chicca, la madre si è allontanata rapidamente dall’aula. “Voglio giustizia” aveva detto già in precedenza la donna, Mimma Guardato, “altrimenti me la faccio da me.” Sentiti anche due Carabinieri: un vice brigadiere che per primo cercò la scarpetta che mancava ai piedi di Chicca dopo la caduta, e il tenente Luigi Carriero, responsabile del Nucleo Operativo della Compagnia di Casoria, che coordinò per primo le indagini. “Quando è stata lanciata nel vuoto” , di spalle, leggermente inclinata a destra, ha affermato il dottor Nicola Balzano “Fortuna era viva e cosciente, e non aveva tracce di quelle violenze che sono procurate quando ci si difende da un’aggressione.” A quel punto la mamma è scoppiata in lacrime ed è uscita dall’aula.

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Cronaca

In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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