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"Mostro di Firenze – Al di là di ogni ragionevole dubbio": intervista esclusiva al Prof. Francesco Bruno e Paolo Cochi
Tempo di lettura 7 minutiIl libro verrà presentato venerdì 16 dicembre, alle ore 18.30, presso la sede dell’Università ecampus di Firenze
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8 anni faon
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di Angelo Barraco
Firenze – “Mostro di Firenze" – Al di là di ogni ragionevole dubbio” è un libro che racconta in modo capillare e dettagliato gli 8 terribili duplici omicidi che hanno insanguinato le campagne della toscana dal 68 all’85. Un libro scritto da Paolo Cochi, Francesco Cappelletti e Michele Bruno e rieditato in una versione aggiornata a seguito del grande successo ottenuto con la prima tiratura. Il libro verrà presentato venerdì 16 dicembre, alle ore 18.30, presso la sede dell’Università ecampus di Firenze. All’incontro parteciperà l’autore Paolo Cochi e interverranno anche: Armando Palmegiani, l’Avvocato Antonio Mazzeo, Francesco Cappelletti, Giulia Meozzi. Gli autori hanno hanno ripercorso 48 anni di dubbi e misteri su uno dei fatti di cronaca più intrinseco di mistero che la storia italiana abbia mai avuto, una lunga scia di sangue che ha stroncato la vita ad almeno 16 vittime e morti “collaterali”. Gli autori hanno ricostruito l’intera vicenda con l’aiuto di esperti di medicina legale e di entomologia forense e criminologico. La vicenda raccontata attraverso i verbali, i rapporti giudiziari e atti ufficiali di un’inchiesta lunga e tortuosa, con il fine di una nuova valutazione e per evidenziare aspetti rimasti inediti. In questo libro viene totalmente scardinato il racconto del reo-confesso Giancarlo Lotti, che ha accusato i compagni di merende –cagionando loro la condanna- e si è autoaccusato. Il libro ridimensiona le dichiarazioni di Lotti e ne esce fuori un racconto privo di credibilità, alla luce di elementi oggettivi presenti negli atti del processo. Inoltre, tutta la cronologia degli eventi e nuove conclusioni emersi da recenti studi nel campo entomologico e medico legale che hanno portato alla luce una dicotomia inconciliabile con i risultati fino ad oggi processualmente accertati. Nel libro vi è inoltre una perizia medico legale comparativa tra il delitto del 1983 di Giogoli e il delitto di Scopeti datato 1985. Un libro che rappresenta la più dettagliata e completa opera mai scritta sul Mostro di Firenze poiché racconta in modo cronologico anni di errori giudiziari, sentenze e assoluzioni attraverso le carte processuali che fanno emergere una verità ben distante da quella convenzionale.
Noi de L’Osservatore d’Italia abbiamo intervistato il Prof. Francesco Bruno, massimo esperto di criminologia, noto per essere stato il primo ad aver parlato di questa disciplina sulle reti nazionali. Bruno è stato inoltre consulente di parte nel processo Pacciani.
– Le dichiarazioni di Lotti si possono ritenere inattendibili?
Le dichiarazioni di Lotti sono inattendibili per natura ed è criminale da parte dei giudici che si sono avvalsi della testimonianza di un soggetto che era inadatto a testimoniare. Il Lotti era inattendibile per natura, chiunque si sarebbe reso conto nel vederlo e nel vedere i compagni di merende, non c’è bisogno di fare una perizia, chiunque ragazzino avrebbe visto che erano inattendibili.
– Nel delitto dell’85 secondo lei come mai sono stati nascosti i corpi?
Il delitto dell’85 è un delitto diverso rispetto a quelli precedenti e io interpretai all’epoca questo delitto come un delitto particolare in cui l’assassino aveva un piano che poi abbiamo visto si è estrinsecato nei giorni seguenti con i messaggi che lui ha mandato. Io ipotizzai che quello fosse l’ultimo delitto dopo il quale l’assassino ha mandato dei messaggi, visto che non aveva mai lasciato nessuna impronta digitare, nessun indizio, ha voluto dare qualche indizio in più agli investigatori per farsi catturare. Ma questi non hanno sentito niente, non hanno voluto sentire niente e sono andati a prendere i compagni di merende e hanno fatto tutt’altro.
– Secondo lei ci sono delle similitudini tra il delitto del 68 e il delitto dell’85?
In questo delitto la donna era più grande rispetto al maschio così come nel primo. Il mostro ha cercato di aprire con il coltello la tenda per poi sparare dentro ma non c’è riuscito perché la tenda aveva un’altra intercapedine dietro quindi è dovuto passare davanti alla tenda e facendo questo percorso il maschio è scappato dalla tenda, quindi lui ha avuto solo il tempo di sparare alla donna e di correre appresso al maschio che ha preso a 15 metri più o meno dal luogo. Quindi quello era un giovane che non era stato colpito e perfettamente in grado di scappare in quella situazione, il mostro è stato capace di sorprenderlo e ucciderlo a coltellate, era in una situazione di risparmiare i suoi colpi non aveva più cartucce ne poteva comprarle e allora il problema è questo, questo mostro era inequivocabilmente come d’altro canto era stato visto dai profili che erano stati fatti già da noi e dagli americani, un personaggio di una certa capacità fisica, alto, grande, grosso, che ha colpito questo ragazzo dall’alto verso il basso e dopo averlo colpito lo ha preso e lo ha buttato di sotto buttandoci anche degli oggetti in modo da ricoprirlo parzialmente. Probabilmente perché aveva bisogno di tempo perché non voleva che questi cadaveri fossero scoperti subito e quindi ha cercato di ricoprirli un po’
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo parlato anche con Paolo Cochi, autore del libro, che ha voluto addentrarsi con noi nei meandri di questa torbida vicenda e ci ha parlato dei testimoni del delitto di Scopeti.
Come dato certo, abbiamo il riscontro scientifico, recentemente effettuato dai medici legali Bolino , Campobasso ed Osculati e dagli entomologi Lambiase e Vanin , oltre che alla testimonianza diretta del Prof. Marello che era presente in sala autoptica e che ha effettuato tutte le autopsie dal 1974 al 1984.
Come gia’ nel 1985, l’equipe di Modena del Prof. De Fazio e successivamente dal Prof Introna , avevano dato una collocazione diversa rispetto a quella espressa dal Prof. Maurri “prima della mezzanotte di domenica”.
Ora , con 30 anni di esperienza e tecniche certamente piu’ evolute, Il dato scientifico ci porta a retrodatare il delitto al giorno precedente , se non addirittura al venerdi, giorno dell’arrivo dei ragazzi a Scopeti.
Quando si affronta il problema del giorno del delitto di Scopeti, viene evidenziato da parte di taluni personaggi, che, vi furono molti testimoni che videro i ragazzi francesi in vita la domenica 8 settembre.
Vediamo invece, che Le testimonianze, sono tutt’altro che certe ed attendibili e quasi tutte avvennero 10 anni dopo, quando Pietro Pacciani era gia’ apparso sui giornali ed in Tv ed, ovviamente in buonafede, quasi del tutto inattendibili dal punto di vista del ricordo. Analizziamole con i verbali alla mano:
– Furono sentiti i spari la domenica nelle vicinanze della piazzola ?
Leggendo il verbale di deposizione della Sig.ra Petra Weber reso nell’immediatezza dei fatti si legge: "La sera di domenica 8.09.1985, verso le 24.00 circa, mentre mi trovavo nel piazzaletto antistante all'abitazione del mio fidanzato (1km circa in linea d'aria dal luogo dove avvenne il duplice delitto di Scopeti ndr), intenta a giocare a carte, ho udito un rumore simile a quello di uno stappo di una bottiglia proveniente dal luogo ove si è verificato il delitto. Non sono in grado di precisare da che cosa sia stato provocato quel rumore per'altro molto tenuo. Non ho udito altri rumori di sorta, nè notai particolari che possano essere utili a quello che mi chiedete.
Dunque, nessun chiaro riferimento ai 9 colpi di pistola calibro 22 esplosi per uccidere Nadine e Jean Micheal
Ascoltato il 29 giugno 1994 nel processo a Pietro Pacciani., il testimone Mauro Buonaguidi dichiaro’ di aver visto la domenica 8, una golf bianca parcheggiata senza nessuno a bordo una decina di metri all'interno di una stradella sterrata esistente sulla destra che scendeva verso il bosco. Questo venne ritenuto un riscontro valido , anche se frutto di un ricordo di ben 9 anni prima . Come il teste, potesse realmente ricordare che fosse la domenica e non il venerdi o il sabato, dopo tanti anni, non ci è dato sapere…..
I due ristoratori della locanda “ponte agli scopeti” ai quali fu mostrata la foto di Nadine di molti anni prima con i capelli corti, pochi giorni dopo il delitto dichiararono di aver visto una ragazza dai capelli corti che parlava con accento straniero. Sappiamo, invece, che Nadine aveva i capelli di media lunghezza e quindi non era lei . Versione che nel corso del processo , ben 10 anni dopo, si modifico’ con un’altra serie di particolari . I ragazzi diventarono due (c’era anche l’uomo ) e gli fu servita un’abbondante colazione .
Lorenzo Nesi, altro testimone del processo Pacciani, si rammento’ che ben 9 anni prima era passato la sera di domenica al bivio antistante la piazzola di scopeti ed aveva visto Pietro Pacciani con un’altra persona a bordo nei pressi del luogo dell’omicidio.
– Come mai le dichiarazioni di Lotti risultano inattendibili?
Sono le sue “confessioni” e le sue stesse dichiarazioni a renderlo inattendibile come reo confesso chiamante in correita’. Innanzitutto, non aggiunge nulla a quanto gia si sapeva sui delitti, ma soprattutto quello che racconta è in contrasto con i fatti per come si sono svolti.
Molti sono gli esempi lampanti , basta leggere le sue deposizioni , costantemente ritrattate e modificate nel corso dei dibattimenti e degli interrogatori.
Giancarlo Lotti era una persona che non aveva fissa dimora, senza famiglia e lavoro, che si trova improvvisamente a beneficiare, senza andare in carcere , di una regime di protezione , percependo uno stipendio ed altri benefici previsti per legge. Norma sui pentiti che si applica nei casi di mafia, mai visto applicare tale norma per casi analoghi a delitti come quelli fiorentini.
Al di la’ della sua difficolta’ verbale di comunicazione, ed al suo deficit mentale-culturale, Lotti ci racconta delle cose che non possono essersi verificate (vedi delitto Baccaiano e successivi) . Le motivazioni di queste sue menzogne purtroppo non ci è dato a saperlo, perche’ il poveretto mori’ dopo pochi mesi di carcere dopo l’ultima sentenza in cassazione, senza che nessun giornalista potesse “avvicinarlo”.
L’ altro testimone oculare , Pucci, era affetto da oligofrenia al 100% . Nessuna altra fonte di prova troviamo nei processi contro Mario Vanni.
– Se Lotti risulta inattendibile, Pacciani risulterebbe quindi estraneo alla vicenda?
Constatando le menzogne di Lotti, non possiamo affermare che Pacciani sia estraneo ai fatti, ma non per questo deve esser colpevole. Su di lui vi erano tutta una serie di indizi , che non arrivarono ad essere prove. Dopo la sua assoluzione (annullata da un vizio procedurale ,non nella sostanza) nacquero i cosiddetti compagni di merende , ipotesi investigativa fuori da ogni logica criminale e dalla letteratura criminale stessa. Tre anziani ubriaconi di paese a libro paga di ipotetici mandanti che gli commissionavano delitti e escissioni con annesse missive di minaccia ai giudici inquirenti (vedi la lettera al magistrato Silvia Della Monica).
Una indagine nata sull’input di un serial killer a scopo di libidine che vede Pacciani con il delitto del 1951 e la sua scena primaria del seno sinistro della Bugli, trasformata in una congrega di “mostri” il cui movente appare a tutt’oggi sconosciuto.
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