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di Angelo Barraco
Marsala (TP) – Taglio del nastro per l’Associazione Culturale “Baluardo Velasco” che ha dato il via alla nuova rassegna “BaluArte 2016-2017” presso la splendida cornice del Teatro Comunale “E.Sollima” di Marsala. Un piccolo Teatro nascosto tra le vie della città che assume la forma di uno scrigno perduto nel tempo attraverso il quale sfilano forme d’arte che danno concretezza ad una società che troppo spesso tende a non valorizzare abbastanza il progresso culturale. La rassegna si è aperta con lo spettacolo teatrale “Nuda e Cruda” dell’attrice italiana Anna Mazzamauro.
Uno spettacolo scritto da lei, con musiche originali di Amedeo Minghi e con la regia di Livio Galassi. Un pubblico che ha percepito sin da subito lo spessore di quello che sarebbe stato un dolce ricordo di goliardici momenti di ilarità condivisa attraverso racconti e aneddoti e gli abiti di scena presenti sul palco hanno destato ulteriore curiosità tra i presenti in sala, uno su tutti era proprio l’abito rosso che indossava la Signorina Silvani nel film “Fantozzi – Il Ritorno” del 1996. Dopo una presentazione della rassegna con tutti i soci dell’Associazione sul palco, l’attrice ha fatto il suo ingresso sul palco con in dosso un’elegantissimo abito nero con dei brillanti al centro e la sempre folta capigliatura rossa.
Ha iniziato subito a parlare ironicamente di se stessa, mettendo a nudo quella che è stata la sua vita artistica e privata, facendo un chiaro raffronto con il mondo cinematografico che predilige una bellezza ostentata mentre lei, ironicamente, ha messo a nudo quella che ha definito “bruttezza” che l’ha contraddistinta ma che allo stesso tempo ha portato in auge un carattere e un carisma che negli anni ha creato una netta linea separatista tra le sue colleghe siliconate e gonfie di plastica e la sua sana, pura e naturale attitudine del gusto del vero e della maturità fatta di rughe che raccontano un vissuto sincero e senza troppi giri di parole. La "Signorina Silvani" si è spogliata della sua maschera artistica nota ai più e ha messo a nudo il proprio io di donna e di artista attraverso quelli che sono stati gli aneddoti relativi alle prime pellicole girate con il celebre “Fantozzi” che l’hanno fatta diventare un’icona all’interno di un contesto sociale in cui la stessa Silvani rappresentava l’elemento cardine di cambiamento e gli impiegati sottoposto al padrone invece rappresentavano lo stereotipo di una società oggetto di sudditanza fisica e psicologica dove il rispetto verso il prossimo rappresentava un tabù. Proprio di tabù ha parlato la Mazzamauro, abbattendo con la sua solita leggiadria il sesso in ogni sua forma e scardinando quelli che sono i principi fondamentali che hanno reso questo piacere un tabù.
Uno spettacolo unico e armonico che con uniformità e compattezza ha abbracciato tanti temi con un dinamismo solido e circoscritto nell’essenza dell’essere umano e nella voglia di raccontare se stessi. Dalle risate alle profonde riflessioni attraverso le poesie e i racconti del terribile e toccante argomento che riguarda la violenza sulle donne, con un simbolico gesto di una scarpa col tacco gettata per terra e la voglia di evidenziare quanto sia importante l’amore in ogni sua forma e quanto sia ingiusto per una donna subite e dover desistere ad un amore che attanaglia e distrugge in piacere trasformandolo in dolore. Lo spettacolo è stato accompagnato da intermezzi musicali in cui la Mazzamauro ha cantato e decantato soavi e inebrianti melodie. Un pubblico sempre presente e partecipe ad ogni dinamismo proposto dall’attrice che a seguito di tematiche delicate e complesse ha voluto riacquistare il suo solido e ben evidente elemento comico che l’ha sempre contraddistinta, raggiungendo il pubblico e intrattenendolo con battute di spirito. La città di Marsala ha finalmente accolto uno spettacolo di notevole spessore culturale in un periodo in cui regna un’atarassia quasi totale. Il “Baluardo Velasco” ha portato in scena uno spettacolo di altissimo spessore culturale, evidenziando quelli che sono gli elementi oggettivi che danno prova che nella società odierna è ancora troppo presto per parlare di sconfitta culturale e la presenza di un pubblico eterogeneo ha dato prova ancora una volta che una speranza ancora c’è.
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