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di Paolino Canzoneri
PALERMO – Beppe Grillo era stato informato della presunta falsificazione o ricopiatura, sostanza che non cambia perchè sempre di false firme si tratta, relative alle liste Comunali di Palermo del 2012. Da fonti dirette pare che la "dritta" sia giunta alle orecchie di Grillo durante una telefonata precedente alla sua testimonianza da parte della deputata siciliana Claudia La Rocca prima di andare in Procura a "vuotare il sacco" e ad ammettere la sua partecipazione diretta alla ricopiatura delle firme nelle liste.
A scoprire il fatto alcuni giornalisti della trasmissione Le Iene che, in un servizio trasmesso in televisione poche settimane fà, hanno portato alla luce una presunta falsificazione ad opera del Movimento 5 Stelle, di oltre 2000 firme raccolte per presentarsi alle elezioni comunali a Palermo di pochi anni fa. Sembra infatti che prima del deposito delle liste delle firme sia sorta l'esigenza di controllare l'esattezza dei dati anagrafici e una volta riscontrati degli errori, onde evitare la cancellazione dei nomi con i dati inesatti ad insaputa degli stessi firmatari, si sia proceduto ad una ricopiatura in un nuovo foglio lista ricopiandone pure la firma, atto assolutamente proibito quale palese reato.
La telefonata al leader del M5S sembra sia stata compiuta durante il fine settimana antecedente la testimonianza resa ai magistrati nel martedi 8 novembre. Fonti interne al movimento a Roma dissentiscono questa ipotesi e fanno cerchio comune asserendo che da sempre la regola primaria del movimento è sempre quella di rivolgersi sempre e comunque alla magistratura su cui riservano sempre la massima fiducia. Di questo avviso il deputato regionale M5S Giancarlo Cancellieri che a seguito della sua convocazione dal PM come persona informata dei fatti, assieme ad altri 8 parlamentari 5 stelle i cui nomi al momento risultano secretati, aveva detto: "Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false. Ci siamo limitati ad ascoltarla e ad accogliere con felicità la sua intenzione di parlare con i magistrati".
La Procura comunque inizierà presto gli interrogatori nonostante si levino lamentele e polemiche da ogni dove, i social network stessi sono invasi ogni giorno da messaggi polemici come il Tweet del deputato e membro della segreteria PD Ernesto Carbone: "Grillo sapeva da tempo? I cinquestelle di Palermo lo incastrano, lo scandalo firme false s'ingrossa sempre di più nell'assordante silenzio del blog". Rincara la dose la responsabile comunicazione del PD Alessia Rotta: "Grillo sapeva da almeno dieci giorni, lo confermano i Cinquestelle di Palermo. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista non hanno nulla da dire?". Un coro polemico e unanime si è levato dal PD, Federico Gelli ha dichiarato: "Dopo la ridicola tesi della differenza tra firme copiate e firme falsificate ora il Movimento 5 Stelle s'inventa un nuovo trucco retorico per uscire dall'angolo in cui si è cacciato con la vicenda delle firme di Palermo; la responsabilità individuale, troppo facile, le responsabilità politiche sono di tutto il Movimento, le responsabilità non possono essere soltanto quelle di chi ha materialmente falsificato le firme, violando in modo consapevole la legge. Intorno a questo atto illegale, si è verificata una lunga catena di omissioni, di disattenzioni, di silenzi omertosi durati ben quattro anni; si tratta di comportamenti gravissimi, tanto più se messi in atto da un movimento politico che rivendica a ogni pie' sospinto il mantra della trasparenza". La via della legalità tanto proclamata e sbandierata ai quattro venti come colonna portante del programma del M5S sembra sempre più compromessa, i toni appaiono sempre più marcati e il colore del movimento da giallo acceso sta sbiadendosi in un bianco che sa di resa. Resa ad una evidente impreparazione a sostenere e gestire un partito spacciato per movimento fuori da schemi politici e burocratici che per evidente imperizia sembra stia trascinando il movimento in un "immobilismo" politico che causerà una perdita di consensi non certo di poco conto, processo putroppo già in corso.
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