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Marsala, sequestrati 700 chilogrammi di prodotti ittici surgelati: ecco i dettagli dell'operazione

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Tempo di lettura 5 minuti Capitaneria di Porto: "abbiamo potuto riscontrare che circa 700 chilogrammi non corrispondevano ai requisiti previsti dalla legge"

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di Angelo Barraco

Marsala (TP) – La Capitaneria di Porto di Trapani ha effettuato dei controlli nella città di Trapani e di Marsala. Da tali controlli effettuati nel capoluogo di provincia è emerso che in un punto vendita al dettaglio vi erano prodotti ittici surgelati e preconfezionati ma con etichetta priva dei requisiti linguistici stabiliti dal regolamento europeo e che impone l’esposizione delle informazioni relative agli alimenti che devono necessariamente essere in una lingua di facile comprensione per i consumatori dello Stato in cui quell’alimento specifico viene venduto. La violazione di tale regolamento europeo ha indotto la Capitaneria a notificare all’esercente commerciante una sanzione pari a 3.166 euro. I controlli si sono estesi anche sul territorio marsalese e presso un noto stabilimento di produzione sono stati sequestrati circa 700 chilogrammi di prodotti ittici surgelati che erano sprovvisti della documentazione che attesta la tracciabilità del prodotto. Sono state emesse sanzioni pari a 6.166 euro.
 
Noi abbiamo parlato con la Capitaneria di Porto di Trapani e ci hanno spiegato che loro sostanzialmente si occupano del controllo della filiera ittica quotidianamente, svolgendo attività di verifica e controllo sia su depositi, sia su stabilimenti CE, sia sulle pescherie, anche nei ristoranti. Sia da quando il prodotto viene pescato in mare fino a quando arriva alla tavola dei consumatori. “Per quanto riguarda la situazione di Trapani e Marsala relativa a giorno 5” ci hanno spiegato che “nell’ambito di una normale attività di verifica del territorio delle strutture, è stato fatto presso uno stabilimento CE riconosciuto –gli stabilimenti hanno un riconoscimento a livello europeo cioè sono iscritti in un elenco del ministero della Salute- un accertamento e abbiamo chiesto di ispezionare le celle, abbiamo verificato il prodotto che era all’interno delle celle e naturalmente abbiamo potuto riscontrare che circa 700 chilogrammi non corrispondevano ai requisiti previsti dalla legge ovvero un documento di tracciabilità perché il prodotto ittico, sia fresco che surgelato, deve rispondere ai requisiti di tracciabilità. Se il prodotto è fresco il motopesca deve compilare il cosiddetto giornale di bordo che è un documento relativo all’attività di pesca e ogni volta che viene effettuata la pesca si devono elencare su questo registro quanti prodotti hanno pescato, suddivisi per specie. Il prodotto poi arriva in porto, viene sbarcato e c’è il cosiddetto documento di trasporto, bollo d’accompagnamento e poi arriva nelle pescherie. Quando noi facciamo il controllo, l’esercente ci deve fornire la provenienza del prodotto così noi facciamo i controlli incrociati e possiamo seguire la filiera” ci hanno inoltre spiegato che “in questo caso, trattandosi di prodotti surgelati, hanno un iter simile soltanto che essendo già surgelato l’iter è più lungo quindi nel momento in cui il prodotto viene surgelato ha un numero di lotto e viene apposta sulla confezione un’etichetta che deve riportare la data di congelamento, il nome scientifico del prodotto, il nome del pesce, la specie del prodotto ittico, in che mare è stato pescato, l’etichetta deve riportare una serie d’informazioni che sono previste dal regolamento 11/69”. In merito all’operazione di sequestro ci hanno riferito che nel momento in cui hanno effettuato la verifica nelle celle “abbiamo rinvenuto 700 chilogrammi di prodotto ittico che era privo di questa etichetta, era stato quindi pescato, avviato il processo di surgelamento ma il titolare non è stato in grado di dimostrare da dove proveniva il prodotto ittico quindi in questo caso si dice che non ha tracciabilità e per tanto viene sottoposto a sequestro e confisca  -come prevede la norma, abbiamo applicato la legge 4/2012 sulla pesca che recentemente è stata aggiornata- per la successiva distruzione, oltre a delle sanzioni sono di 1.500 euro per la mancata tracciabilità, 1.500 euro per la mancata etichettatura e poi c’era una parte di prodotto che risultava scaduto e quindi soggiace un’altra sanzione di 3.666 euro”. Abbiamo chiesto se l’assenza di etichetta possa comportare un danno per i consumatori e ci hanno riferito che “nel momento in cui c’è l’assenza di questa etichetta non si può dimostrare quando il prodotto è stato surgelato. Ci sono delle tabelle di riferimento ma se non si sa quando è stato surgelato e quand’è la data di scadenza, che tipo di pesce è…”. Per quanto riguarda l’importante e sopracitato aspetto dei requisiti linguistici invece “noi abbiamo fatto degli accertamenti a campione presso punti vendita che immettono in vendita prodotti surgelati preconfezionati. La normativa sui prodotti italiani in genere, non solo prodotti ittici, dice che nell’ambito dello Stato membro l’etichetta deve essere in una lingua facilmente comprensibile ai consumatori dello Stato membro. In questo caso il prodotto era regolarmente etichettato, non era scaduto, però non aveva i requisiti linguistici quindi gli è stato fatto il verbale, gli è stato chiesto all’esercente di toglierlo dal commercio, di restituirlo all’importatore per la corretta etichettatura”.  
 
Abbiamo parlato inoltre con Giovanni Cicchitelli, Avvocato e Criminologo, che ci ha parlato del fenomeno della contraffazione alimentare in Italia
 
“Nel 2015 David Granieri, Presidente della Coldiretti Roma e Lazio, segnalava che l’Italia è il Paese al primo posto per le contraffazioni alimentari, un fenomeno che si acuisce nel periodo natalizio.
Sempre secondo la Coldiretti, solo in Italia supera il miliardo di euro il giro di affari derivante dalla contraffazione. 
Con l’avvicinarsi delle Feste Natalizie, quindi, vi sono maggiori probabilità di trovare il pangasio del Mekong venduto come cernia, il polpo del Vietnam spacciato come italiano e tanti altri prodotti alimentari che del Made in Italy e della chiarezza di provenienza hanno poco o nulla.
Altra insidia recente è rappresentata dalla vendita online di prodotti alimentari: dal monitoraggio di 106 siti web specializzati, selezionati tra quelli più frequentati dai consumatori, è emerso che è il 51% dei portali a non rispetta il Reg.1169/2011 in materia di etichettatura.
Il Regolamento (UE) n. 1169/2011, che ha modificato e integrato le leggi nazionali vigenti in materia di informazioni ai consumatori (in Italia il D.lgs. 109/92), per la precisione, ha consolidato e aggiornato l’etichettatura generica di prodotti alimentari e l’etichettatura nutrizionale, precedentemente regolata rispettivamente dalle direttive 2000/13/CE e 90/496/CEE; direttive sostituite dal regolamento in oggetto, già quasi interamente vigente, eccezion fatta per l’articolo 9.1.l (etichetta nutrizionale), che entrerà in vigore dal 13 dicembre 2016.
Lo scopo di tale innovazione è quello di tutelare ulteriormente la salute dei consumatori e assicurare un’informazione chiara e trasparente.
Ma cos’è l’etichetta? L’etichetta “è qualunque marchio commerciale o di fabbrica, segno, immagine o altra rappresentazione grafica scritto, stampato, stampigliato, marchiato,  impresso in rilievo o a impronta sull’imballaggio o  sul contenitore di un alimento o che accompagna tale imballaggio o contenitore” (Art. 1 Reg. 1169/2011).
 
La riforma europea dell'etichetta, frutto di lunghi anni di dibattiti per arrivare finalmente a una normativa univoca, si articola su tre fronti: la presentazione e la pubblicità degli alimenti, l'indicazione corretta dei principi nutritivi e del relativo apporto calorico e l'informazione sulla presenza di ingredienti che possono provocare allergie.
Le sanzioni irrogate a Trapani e a Marsala, difatti, sono conseguenza di violazioni al prefato Regolamento.
In particolare, le informazioni obbligatorie sugli alimenti devono apparire in una lingua facilmente comprensibile da parte dei consumatori degli Stati membri nei quali l’alimento è commercializzato e, sul loro territorio, gli Stati membri possono imporre che tali indicazioni siano fornite in una o più lingue ufficiali dell’Unione (ma si possono inserire volontariamente le informazioni in più lingue). 
Per quanto riguarda invece i prodotti ittici surgelati, sulla confezione devono essere riportate le seguenti indicazioni, alcune delle quali in comune col pesce fresco: Denominazione commerciale o di vendita; Eventuale denominazione scientifica; Metodo di produzione; Zona di cattura; Elenco degli ingredienti e delle specie presenti; Quantità netta o nominale; Termine minimo di conservazione; Modalità di conservazione; Istruzioni per l’uso; Codice identificativo del lotto di produzione; Dicitura e sede del produttore e dello stabilimento di produzione/confezionamento”. 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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