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di Paolino Canzoneri
PALERMO – I PM Claudia Ferrari e Dino Petralia hanno modificato il procedimento penale relativo alle presunte firme false apposte alla presentazione della lista del M5S durante le elezioni comunali risalenti al 2012. Da procedimento penale a carico di ignoti si passerà secondo indiscrezioni a veri e proprio avvisi di garanzia che nei prossimi giorni consentiranno i PM ad interrogare indagati per il reato ipotizzato di falsificazione delle liste di elettori o candidati cosi come recita l'articolo 90 secondo comma del testo unico 570 del 1960. La norma punisce penalmente con reclusione dai due ai cinque anni e i PM titolari dell'inchiesta della Procura di Palermo avvieranno appunto gli interrogatori. Il "vaso di Pandora" è stato scoperchiato dai giornalisti della trasmissione Le Iene che poche settimane in un servizio trasmesso in televisione relativo ad una presunta falsificazione, ad opera del Movimento 5 Stelle, di oltre 2000 firme raccolte per presentarsi alle elezioni comunali a Palermo di pochi anni fa. Sembra infatti che prima del deposito delle liste delle firme sia sorta l'esigenza di controllare l'esattezza dei dati anagrafici e una volta riscontrati degli errori, onde evitare la cancellazione dei nomi con i dati inesatti ad insaputa degli stessi firmatari, si sia proceduto ad una ricopiatura in un nuovo foglio lista ricopiandone pure la firma, atto assolutamente proibito quale palese reato. Un fatto dalla connotazione precisa di raggiro politico messo in atto da attivisti che con una precisa incuria e incompetenza avrebbero ignorato, consapevolmente o meno, le basilari. La direzione del movimento avrebbe dovuto comprendere quanto sia necessario affidare compiti di burocrazia a personale esperto escludendo ogni rischio di inadempienze d'ogni tipo.
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