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Redazione
RAGUSA – La mania dei selfie può essere pericolosa, riesce persino a mettere le manette ai trafficanti di vite umane. Sì, è successo veramente. Solo grazie a un selfie è stato possibile identificare lo scafista al timone di un'imbarcazione di migranti. Si tratta di un tunisino, Msarra Ben Ammar, 39 anni, che è stato inchiodato dall'immagine scattata con uno smartphone da uno dei 32 passeggeri a bordo che inizialmente non avevano collaborato con gli investigatori. Il barcone era stato soccorso due giorni fa da una motovedetta della Guardia di Finanza a Sud di Lampedusa. Sette persone che necessitavano di cure mediche erano state sbarcate sull'isola, gli altri 25 erano stati trasferiti a Pozzallo (Ragusa), dove la polizia di stato ha avviato le indagini per risalire allo scafista. Quando gli investigatori hanno trovato nello smartphone di un giovane migrante il selfie con l'immagine del tunisino al timone anche gli altri testimoni che erano accanto a lui non hanno potuto fare altro che ammettere l'evidenza. Lo scafista è stato fermato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e accompagnato nel carcere di Ragusa.
Durante i controlli sull'identità tutti gli sbarcati, gli agenti hanno anche accertato che un altro tunisino, Chebani Hedi, era stato arrestato a Bolzano per spaccio di stupefacenti nel 2007 e doveva scontare una condanna a sette mesi di reclusione. Anche lui è stato condotto in carcere per scontare la pena residua.
Non si ferma la strage nel Mediterraneo: nel corso del salvataggio di due gommoni al largo della Libia sono morti 4 migranti, mentre sono state salvate circa 200 persone. Le operazioni sono state coordinate dalla Guardia Costiera. Un primo gommone è stato soccorso dalla Nave Diciotti che ha tratto in salvo 100 migranti. Sul secondo gommone, una nave di Medici senza Frontiere ha recuperato un cadavere: inoltre, durante le operazioni di soccorso degli altri 100 migranti il gommone si è rotto e sono morte altre 3 persone.
La nave Bourbon Argos di Medici senza frontiere è approdata stamane nel porto di Catania con 867 profughi soccorsi nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 119 donne e otto bambini di cui quattro neonati di pochi mesi. Una delle sette donne in stato di gravidanza ha accusato le doglie subito dopo lo sbarco ed è stata trasferita d'urgenza in ospedale. Medici senza frontiere sottolinea che il 2016 si conferma l'anno più nefasto per le morti nel Mediterraneo, con un tragico record di 4.200 vittime. "Di fronte a questo nuovo vergognoso record, l'Unione Europea non può continuare a far finta di niente e farsi complice di questa tragedia sempre più imponente. Servono con urgenza vie legali e sicure che consentano a persone disperate di trovare sicurezza in Europa senza rischiare, o perdere, la propria vita" ha dichiarato Tommaso Fabbri, capomissione di Msf in Italia.
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