Connect with us

Editoriali

campagne al veleno e legittimi impedimenti

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

CAMPAGNE AL VELENO E LEGITTIMI IMPEDIMENTI

IL DEGRADO DELLA POLITICA E LA PREVARICAZIONE DELLA VOLONTA’ POPOLARE

DI ROBERTO RAGONE


Il lodo Alfano sul ‘legittimo impedimento’ fu una delle leggi ‘ad personam’ approvata da Napolitano e destinata, sotto un diluvio di proteste del PD e di tutta l’opposizione, a trarre d’impaccio il Berlusca di fronte ad una convocazione in tribunale. Oggi Renzi, uno dei primi censori di questo comportamento, ne approfitta per sé. Non sarà, infatti, in tribunale a rispondere alle domande dell’avvocato Taormina, difensore del famigerato ex-impiegato del Comune di Firenze Maiorano, gola profonda relativamente a ciò che riguarda i comportamenti di don Matteo, già da sindaco di Firenze. Glielo impediscono non ancora precisati ‘impegni istituzionali’. Per chi ancora pensasse che la politica è cosa da uomini della strada,  – anche in America, definita culla della democrazia, e dove si dice che anche chi è di umili origini può diventare Presidente,-  è evidente che con l’avvento dei social network essa ha cambiato completamente fisionomia ai nostri occhi. Infatti non dobbiamo più accontentarci di ciò che i media, più o meno tutti –  tranne pochi, che fanno del giornalismo la ricerca della verità – asserviti al carrettino a cui più conviene attaccarsi,  ci propinano quotidianamente. E così abbiamo potuto osservare non solo la trama, ma a volte anche l’ordito di disegni politici mascherati in maniera varia a e diversa. Come, ad esempio, le elezioni americane. A memoria d’uomo non s’è mai vista una campagna elettorale al calor bianco come quella di quest’anno, fra Clinton e Trump, nella quale è evidente anche ad un cieco che dietro la Clinton ci sono quelli del Nuovo Ordine Mondiale – lei infatti figura nelle liste della Bilderberg. I segreti e le nefandezze di ambedue i concorrenti sono state messe in piazza senza ritegno e senza risparmio, travalicando ogni limite di correttezza e di decenza. Corollario della faccenda, i sondaggi che seguono ogni frase ad effetto pronunciata sia da Trump che dalla Clinton, con un andirivieni di percentuali degne di una quotazione borsistica. Questa non è più politica, ed è pur vero che questo comportamento denota la debolezza di ambedue i candidati. Qualcosa di simile si sta verificando in Italia, sotto i nostri occhi. Da mesi assistiamo ad un indegno teatrino di parlamentari, i cui vantaggi sono trasparenti, assicurarci sulla validità del SI’ ad un referendum che approverebbe una riforma della quale non sanno ripetere altro che le solite bugie, come un disco rotto, senza entrare nel merito delle modifiche e negando ogni contestazione così, semplicemente. Secondo la propaganda governativa, la riforma porterebbe riisparmio delle spese statali, eliminazione del bicameralismo – che una volta è ‘paritario’, in’altra ‘perfetto’ – snellimento delle procedure di approvazione delle leggi,  – quando è dimostrato che alcune leggi si sono approvate in pochi giorni – uno stato più ‘snello’ – sembra la pubblicità di una cura dimagrante – meno burocratico, meno spendaccione; infatti viene eliminato anche il CNEL – e questa è una trovata da spin doctor, perché del CNEL nessuno sentiva parlare da decenni – improvvisamente scoperto come Ente inutile, che farebbe risparmiare – udite udite – ben 20 milioni di euro all’anno, mentre solo l’aereo di Renzi ne costa tanto. Non crediamo che gli Enti inutili si riducano al solo CNEL: e allora sarebbe stato il caso di mettere le mani anche sugli altri, se in buona fede. Ma siccome la buona fede è roba d’altri tempi, quando la politica la facevano i galantuomini a vantaggio del Paese, questo non avverrà mai. Intanto la cosiddetta ‘riforma’ funziona da cavallo di Troia a vantaggio dei soliti noti e delle lobby. Abbiamo già parlato del trasferimento delle ‘utilities’ al governo, togliendole alle Regioni, ciò che consentirà una compravendita con incassi miliardari a spese degli utenti: acqua, luce, gas, telefono, eccetera. Un altro Ulisse nascosto nel ventre del cavallo di legno è il ripristino degli emolumenti, – tagliati ad agosto del 2013 per ‘dare un segnale’ –  a vantaggio dei dipendenti del Parlamento – i cui stipendi sono scandalosamente alti. Un provvedimento che ‘Il Fatto Quotidiano’ descrive come ‘blindato’, dovendo passare per la sua eventuale abrogazione da Camera e nuovo Senato, comprensibilmente formato da piddini nominati e quindi invalicabile. Pensate che i dipendenti del Parlamento voteranno NO al referendum? Offri un osso al cane, e ti seguirà dovunque. Gli aumenti previsti sono in contrasto evidente con il risparmio che si proclama dalle tribune mediatiche, arrivando fino a 1.600 euro al mese per il segretario generale di Montecitorio e del suo omologo al Senato, comunque non meno di 350 euro al mese per i commessi. Quando le pensioni minime sono poco più alte, aggiungiamo noi. Mentre Renzi, oltre a sfuggire il tribunale, fugge anche ad alcuni confronti, per i quali pretende di scegliersi gli antagonisti, vedi il No a Di Maio e alla Meloni (Fatto Quotidiano). Mentre la sentenza al tribunale di Milano sul ricorso Onida sulla regolarità del referendum slitta sine die. La dimostrazione del fatto che dietro l’approvazione della riforma costituzionale c’è ben altro, è evidente quando consideriamo gli interventi a suo favore sia da Barack Obama – portavoce della grandi banche d’affari americane – sia da parte della Merkel, che di Scheuble. Sia guardando alla Brexit, che provocherebbe la fuga delle grandi banche d’investimento dall’UK, non più protette dal grande ombrello della cospirazione dell’Unione Europea. In proporzione, leggiamo sui quotidiani che anche il MPS è in stand-by, a rischio di fallimento, mentre gli investitori istituzionali aspettano di vedere l’esito del referendum. Sotto il quale, dunque, non c’è solo ciò che vogliono farci vedere, ma una serie di manovre di sapore internazionale per consentire ai ‘poteri forti’ di fare i loro comodi. Non è forse vero che la JP Morgan, in un suo pamphlet, già nel 2013, si lamentava del fatto che la nostra Costituzione Repubblicana dava troppi diritti ai cittadini? E allora perché dovremmo peggiorarla noi, che non apparteniamo al Gotha della finanza mondiale, ma siamo solo limoni che qualcuno vorrebbe spremere ancora di più, togliendoci anche il diritto di protestare? Un’ultima cosa, sulle tecniche consigliate a don Matteo dal suo personale spin doctor – per chi non conoscesse questo termine, si tratta di una persona che è al di là di un semplice consigliere politico, e che riesce ad ‘avvelenare’ la comunicazione in modo assolutamente scorretto – : si chiamano ‘tecniche di manipolazione’, quelle a cui siamo sottoposti da quando Renzi è al potere, e che si possono riassumere così:


·         Negare


·         Se non è possibile negare, minimizzare


·         Se non è possibile minimizzare, screditare


·         Se non è possibile screditare, distrarre

 

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

Editoriali

Un anno senza Silvio Berlusconi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti